Chi dovesse andare
per il sottile troverà facilmente di che criticare il titolo della presente
rassegna: "Cento anni di satira a Teramo". Un primo "distinguo" verterà sul
valore lessicale e funzionale che vogliamo dare alla parola satira.
Innanzi tutto non stiamo parlando in questa sede di un genere letterario, in
quanto ci interessiamo solo della sua manifestazione iconica, attraverso il
disegno, la pittura e la stampa, quest'ultima mediata dalla diffusione
attraverso giornali, riviste,ecc. In secondo luogo un altro distinguo può
facilmente farsi a proposito del binomio satira-caricatura. Può la
caricatura assumere valore di satira? La satira presuppone un giudizio morale
sul fatto o sulla rappresentazione, lasciando lo spettatore o il lettore di
esprimere un suo giudizio, pilotato dall'immagine o dalla didascalia, attraverso
il riso suscitato dal "grottesco" o "dall'assurdo". La caricatura, spesso, non
assume questo ruolo, perché volentieri si ferma alla superficie. Solo quando
scava all'interno di personaggi, noti o con ruolo "pubblico", può diventare
anche satira, in quanto il personaggio caricaturato non è in quel momento solo
se stesso, ma ciò che rappresenta nella società, nel suo ruolo di personaggio, e
non solo di persona. E' chiaro che non sempre la linea di demarcazione è netta
ma ogni volta che ci addentriamo al di sotto della superficie iconica, facciamo
una operazione di conoscenza, tanto più profonda, quanto più aiutata dalla
cultura e dalla informazione. Un ultimo distinguo riguarda la Teramanità della
rassegna, teramanità cara ai due sodalizi promotori della mostra: l'Associazione
Teramo Nostra e il Tribunale dell'Arte. Si potrà obiettare che Teramo c'entra
solo perché gli autori sono teramani e non perché tutto quanto rappresentato ha
come soggetto la nostra città. Infatti Melchiorre De Filippis Delfico opera a
Napoli, Dante Cirillo ha illustrato fatti e avvenimenti su giornali e riviste
non teramane. Ma sia l'uno che l'altro (per parlare dei due estremi della
rassegna) sono teramani e da Teramo hanno dato al mondo la ricchezza della loro
mordacità, della rigorosità morale insita in ogni illustratore satirico. La
presente mostra inizia con le tavole di Melchiorre De Filippis Delfico tratte
esclusivamente dal giornale napoletano "l'Arlecchino", edito negli anni
immediatamente post-unitari. La recente mostra antologica-documentaria tenutasi
in occasione del centenario della morte dell'autore, curata da Fernando Aurini
(mostra, come la presente, castigata purtroppo da un periodo esiguo di
esposizione!), ha fatto il punto sulla figura e sull'opera dell'insigne artista,
noto, oltre che per il, suo genio grafico e pittorico (è da ricordare la
decorazione dipinta nella volta della cappella della Cintura di S. Agostino*),
anche per un eclettismo veramente eccezionale (musica, teatro, poesia, ecc.).
dalle tavole dell'Arlecchino, larvatamente filo-borboniche, anti piemontesi e
anti unitarie, si evince un fatto incontestabile, che, cioé, anche allora si
vedeva nei politici una sorta di ipocrisia (il ministro a due facce!) e di
sfacciataggine arrogante (gente che non ha vergogna di nulla), che i "potenti"
manovrano, come adesso, popolazioni e territori, come se si trattasse di merce
propria (la Prussia vorace, o la umiliazione della Danimarca).
Gennaro Della Monica
è abbastanza noto anche ai meno informati: pittore e saggista gravitò intorno
all'ambiente napoletano per quanto riguarda la sua formazione artistica. Si
dedicò con passione anche al disegno satirico e alla caricatura. I cinque lavori
esposti, provenienti dalla Collezione dell'avv. Pietro Nardini, possiedono un
delicato senso dell'ironia, forse poco mordace se rapportato allo spirito
generale della presente rassegna. Pur tuttavia la presenza dell'artista è
necessaria per capire lo sviluppo del disegno satirico e della illustrazione.
Per quanto riguarda
Maria Palma Mezzopreti, può ritornare utile ricordare, come detto nel preambolo,
che le sue caricature non sono solamente pure esercitazioni grafiche e
cromatiche, ma che i suoi "personaggi" sono visti appunto nella loro dimensione
pubblica e non solo individuale: personaggi come Ida Rubinstein, Dina Galli,
sono talmente noti da rappresentare non solo se stessi, mentre la zitella
agghindata (tipo esercito della salvezza) prende una sicura posizione sul "femminismo"
o sul fenomeno delle "suffragette" che chiedevano il diritto di voto.
Maria Palma si rende conto che per quanto riguarda l'Italia, i tempi non sono
ancor maturi.
Segue un inatteso
Fedele Romani, noto come insigne letterato. Purtroppo si è potuta esporre solo
una fotocopia di un suo lungo articolo sulla "Normale" di Pisa, il cui
originale, intrasportabile si trova presso la biblioteca di quella Università.
Il Romani, traccia con un segno sicuro alcuni "ritratti" dei parrucconi, suoi
docenti, cogliendone attraverso la fisionomia caricaturale, quella "inarrivabilità"
propria dei docenti universitari dell'epoca.
Una menzione
particolare a questo punto va fatta sulle testate abbastanza varie e numerose
che si pubblicano tra la fine dell'800 a Teramo e il 1926 (anno in cui viene
abolita la libertà di stampa).
Fioriscono moltissime
testate: "Sor Paolo Bifolco" fondato, diretto e pubblicato da Fedele
Romani tra il 1882 e il 1885, il "Il Piccolo Sasso", "Lo Stracciato",
"Il Linguacciuto", "Il Cittadino", "Il Centrale" (edito per
alcuni anni anche ad Ascoli Piceno) , "L'Attualità", "Il Pupazzetto";
alcune di esse vivono solo pochi anni. La stampa satirica riprende con la
restaurazione del regime democratico ed ecco allora "Lo Spillone", "Lo
Spillone balneare".
Per quinto riguarda
le "figurette" di Ernesto Aurini, ritagliate (purtroppo!) da diversi giornali
satirici (Linguacciuto, 1908/9 – Il Piccolo Sasso, 1906/7 – Il
Ficcanaso, 1908/9 – Lo Stracciato, 1903/6) si può fare il discorso
generale enunciato nel preambolo, e cioè il rapporto tra caricatura e satira.
Basti, per tutte, la figura del Cap. Camillo Pepe, al centro pagina di
"Attualità" (1913) dove il personaggio pubblico assume un iconismo emblematico
che travalica la persona rappresentata. Emblematica è la scena del duello
elettorale Barnabei – De Michetti pubblicata su "Lo Stracciato" nel 1905
purtroppo non presente in mostra. Di Luigi Puccinelli, disegnatore e
caricaturista, siamo riusciti a sapere ben poco. Si sa solo che fu docente
presso il locale Istituto Tecnico tra gli anni 10 e 20. Sul "Pupazzetto",
numero unico del 1921 che "esce quando gli fa comodo", con illustrazioni del
nostro, la satira nasce dal binomio immagine-filastrocca (dovuta alla penna di
Luigi Brigiotti, poeta dialettale e satirico particolarmente noto ai teramani).
Esigue le notizie
riguardanti anche Vincenzo Bonanni. Illustratore del giornale "Il Piccolo
Sasso", ne incise la testata rinnovata (xilografia). Collaborò anche al
giornale "Il centrale".
Nell'immediato
dopoguerra esce il giornale "Lo Spillone", dove appare un illustratore dal nome
Mondino, non meglio conosciuto. Sue xilografie si trovano anche nella versione
estiva denominata "Lo Spillone balneare".
Di Giovanni
Melarangelo, pittore, conosciamo abbastanza per quanto riguarda la sua attività
di pittore. Nel 1921 collaborò come caricaturista a "Il Piccolo Sasso" e
le sue vignette, come "Il Processo di Frine" e "Monarchia o Repubblica",
mostrano una attenzione particolare verso i temi sociali. Castigata la libertà
di stampa nel 1926, il nome di Melarangelo illustratore appare nell'immediato
dopoguerra su "Lo Spillone".
Il nostro itinerario
termina con Dante Cirillo, disegnatore satirico, scenografo. Con lui la satira
travalica nettamente i confini della provincia per approdare ai confini della
nazione: tra gli anni '50 e '60 collabora alle più importanti testate nazionali,
quali "Epoca", "Tempo Illustrato" e "Settimo Giorno". Egli
nel filone dell'illustrazione satirica di un certo livello (basti pensare a
Maccari!), commenta con mordacità e sottile ironia, spesso nascosta in un
contesto culturale decisamente non popolare, i fatti di costume più salienti
della vita italiana: dal 1957 al '64 le sue vignette appaiono su di una rivista
che ben presto si eleva al di sopra delle altre, per quanto riguarda la satira
(famosissimi ormai sono i "titoli" che "L'Espresso" ha inventato, mordaci a tal
punto da fare scuola!). La satira di Cirillo, però, non dimentica mai la sua
dimensione pittorica: niente a che vedere con quello che diventerà ai giorni
nostri con Altan, Cipputi e Forattini, dalla "grafica" addirittura irritante.
Arte e Satira con Cirillo raggiungono una equilibrata sintesi tali da segnare,
senza ombra di dubbio, il gusto di un'epoca, purtroppo tramontata.
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Frontespizio cartella |
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Introduzione di Lina Delli Compagni |
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Melchiorre De Filippis Delfico |
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Melchiorre De Filippis Delfico |
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Melchiorre De Filippis Delfico |
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Maria Palma - "Femminismo" |
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Maria Palma - "Il Capitano
Caravella" |
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Maria Palma - "Figura con gatto" |
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Dante Cirillo - "Diario di viaggio" |
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Dante Cirillo - "Paesaggio italiano" |
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Dante Cirillo - "Le nostre azioni
sono rimaste le più stabili" |
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Articolo di Giovanni Corrieri |
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