Alessandro Volta ad Orazio Delfico, 13 aprile 1795

De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

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Delfico

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Epistolario

Alessandro Volta ad Orazio Delfico

Lettera datata Pavia 13 aprile 1795

Pubblicata nella "Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti", a. II, 1887, pp. 49-56, a cura della redazione composta da Orazio Albi, Vittorio Savorini che firma la nota al testo della lettera, Eugenio Cerulli e Federico Occella (1).

Alessandro Volta scrive a Orazio Delfico in riferimento alle esperienze sui conduttori.

Ubicazione del manoscritto: -

A cura di Luciana D'Annunzio

Trascrizione

Amico carissimo e Padrone Stimatissimo,

 

Comincio dal fare scusa a V. E. del tanto ritardo a rispondere a due sue compitissime, la prima delle quali ricevei al principio dell’autunno, l’altra nel, principio dell’inverno scorso. Voleva io aspettare a risponderle d’aver parlato delle sue commissioni all’Ab. Re. Venni a Pavia verso la metà di Novembre; gliene parlai; ma non potei conchiudere che egli eseguisse gli Elettrometri comparabili quest’inverno: è questa una fattura lunga, e fin verso le nostre vacanze estive non gli avanza tempo per eseguirli; promette però di farli prima che io parta da Pavia, avendo bisogno della mia assistenza, quale io presterò ben volentieri.

Sono andato ancora più innanzi colla mia ricerca sull’azione dei conduttori elettrici, massime metallici, sopra i nervi e i muscoli: de’ conduttori metallici, dico, posti a semplice contatto, ossia combaciali con conduttori di un’altra classe, cioè acqua ed altri fluidi non oleosi, e corpi anche solidi, ma contenenti bastante dose di cotali fluidi; quali tutti, e solidi e liquidi, dinoto brevemente col nome di Conduttori umidi, chiamando Conduttori secchi quei della prima classe, cioè tutti i metalli, varie miniere e piriti (delle quali, massime piriti, molte non la cedono in conducibilità ai metalli puri e perfetti), e i carboni vegetali ed animali. Tutte le esperienze ed osservazioni mi persuadono sempre più che la mossa al fluido elettrico vien data dai Conduttori medesimi applicati esternamente, per propria loro virtù, la quale agisce pel semplice combaciamento di due di essi dissimili; senza che vi sia bisogno di supporre sbilancio di detto fluido negli organi dell’animale, es. gr:, tra muscolo e nervo, o tra l’interno ed esterno del muscolo, come sostengono tuttavia i seguaci di Galvani.

Così è: i conduttori singolarmente metallici non sono atti soltanto a tradurre l’elettricità già mossa o sbilanciata, come si è sempre creduto; ma hanno la virtù e il potere di muoverla essi, di turbare il riposo al fluido elettrico, di concitarlo e metterlo in giro, qualunque volta in un circolo compito trovisi, od un Conduttore della classe dei Conduttori umidi tra due della classe dei Conduttori secchi, tra due, dico, di questi dissimili o sostanzialmente, come oro, argento, mercurio da una parte, stagno, piombo, zinco dall’altra, od anche solo per qualche accidentale diversità di tempera, di levigazione ecc.; ovvero un conduttore secco tra due umidi parimenti diversi, come acqua pura, acqua salata, aceto, spirito di vino, inchiostro, liquori acidi, alcalini, ecc., latte, siero, sangue, mucco, saliva, orina, bile ecc. Con questo principio dimostrato da sperienze dirette si spiegano tutti i fenomeni della pretesa, secondo me insussistente, elettricità animale, ed anche quello dell’eccitarsi qualche volta nelle più favorevoli circostanze le contrazioni della rana preparata di tutto punto alla maniera Galvani, senza l’interveto di alcun metallo, col far toccare cioè immediate le gambe, segnatamente il muscolo gastrocnemio, e meglio la sua parte tendinosa liscia e biancastra al troncone di spina, ossia ai muscoli della schiena gementi sangue od altro umore, o ai nervi ischiatici intrisi parimenti. Con questa e simili esperienze pretendono i Galvaniani di trionfare, e che si dimostri un vero sbilancio di fluido elettrico esistente tra i muscoli della gamba, e i nervi che vi s’impiantano, una vera carica elettrica prodotta da virtù organica; ma inclino molto più a credere, e sono anzi convinto, che anche qui gli organi non sieno che passivi, semplici Elettrometri cioè; e che la mossa al fluido, l’impulso originario proceda dal contatto di due conduttori dissimili in qualche modo, quali sono nella superficie almeno, e laddove si toccano, il muscolo gastrocnemio col suo tendine da una parte vestiti da una membrana bianco-lucida, e dall’altra, nervi crurali sanguinolenti, o d’altro umore intrisi o la rana nuda e parimenti intrisa del dorso della rana di fresco preparata; e tanto più mi confermo in questa credenza, dacchè ad ottenere l’effetto delle convulsioni, che difficilmente e rare volte riesce così, senza l’intervento, cioè, di alcun metallo, e solo nelle rane vivacissime e di fresco preparate non valse il contatto di qualunque siasi parte della gamba con qualunque del dorso, ma vogliono essere certe parti, o certi punti, e or questi or quelli, secondo le circostanze, ma per lo più le indicate parti tendinose bianche verso il piede, rosse, o gementi umore sul dorso ai confini del taglio, e dacchè quando per avventura difficilmente si ottiene l’effetto, o più non si ottiene affatto dopo qualche tempo, si torna spesso ad ottenerlo con bagnare un de’ capi, singolarmente il dorso di scialiva, d’acqua salata, di spirito di vino, d’inchiostro, od anche di sangue, e far che riesca il contatto in tali punti bagnati; all’incontro nulla succede né al principio né dopo bagnate bene, e lavate le parti nell’acqua pura. Scorgesi pertanto chiaramente da questa sperienza, e da altre molte da me in varie maniere istituite, che sarebbe troppo lungo il qui descrivere, qualmente l’elettricità giuoca, ossia il fluido elettrico è incitato e messo in giro, per causa soltanto, e in ragione della dissomiglianza fra loro de’ conduttori che vengono a combaciarsi. Che se l’effetto, con tutta la dissomiglianza dei due conduttori della classe dei conduttori umidi, è piccolissimo in confronto di quello si ottiene con due conduttori dissimili della classe secca, con argento e. g. e stagno o zinco, gli è perché come sono questi incomparabilmente migliori conduttori di quelli, così sono anche motori più eccellenti, vale a dire posseggono l’indicata virtù da me scoperta di togliere al riposo e mettere in corrente il fluido elettrico, ad un grado assai più eminente. Del resto il principio è il medesimo, ed estendendosi a tutti i Conduttori, come io aveva congetturato fin da principio, delle quali congetture feci parte fin dal 1792 ad alcuni miei corrispondenti specialmente al sig. Van Barum in due lettere, che cedo siensi pubblicate, acquista, col divenir più generale, sempre maggior fondamento.

La potenza che hanno i Conduttori, massime metallici, di concitare il fluido elettrico, e metterlo incorso, secondochè, essendo due diversi uno lo spinge avanti, e l’altro lo tira, od uno prevale all’altro nel tirarlo o spingerlo; e la somma eccitabilità dei nervi, che vengono trovandosi nel circolo conduttore, investiti da tale corrente, massime ove sia questa obbligata a passare ristretta per essi nervi; rendono ragione del sapor vivo eccitato nella lingua del lampo entro all’occhio, e della sensazione di dolore nell’interno delle palpebre, e verso la glandula lacrimale, siccome pure sul vivo delle ferite o piaghe recenti, ogni qualvolta queste parti sensibili entrino, come si è detto nel circolo conduttore porzione del quale formisi da due metalli molto dissimili, massimo argento e zinco in contatto immediato fra loro, o coll’interposizione di altri metalli, e il resto di tal circolo deferente sia formato da conduttori umidi. Tali sensazioni sono effetto immediato dello stimolo elettrico sopra i rispettivi nervi. Ma quando non sono nervi del senso quelli che il fluido elettrico invade, ed attraversa nel suo corso, ma nervi del moto, nervi che reggono muscoli flessori od estensori, e si eccita il moto corrispondente ne’ detti muscoli, può questo essere, ed io credo che sia sempre in tutto o in massima parte, un effetto non già immediato del fluido elettrico, ma sibbene mediato o secondario: cioè il fluido elettrico stimola ed eccita il nervo; e questo poi, in qual maniera non sappiamo ancora, eccita alla contrazione il muscolo. Infatti non è bisogno che il detto fluido scorra per il nervo fino al muscolo medesimo, come suppongono i sostenitori della teoria di Galvani;

no, non è bisogno che arrivi la corrente elettrica fino ad esso muscolo, basta che scorra un piccol tratto del nervo solo; basta anche che ne attraversi soltanto la grossezza prima dell’inserzione di esso nervo nel muscolo. Sringasi dolcemente il nervo crurale snudato di una testuggine, o di una grossa rana, un pollice o mezzo sopra la sua inserzione nei muscoli, con una pinzetta d’argento, e una o due più sopra ancora stringasi con altra pinzetta di stagno, o meglio di zinco; quando si faran comunicare le due pinzette, o immediatamente, o mediante un terzo metallo, nasceranno le violente convulsioni nei muscoli. Io voglio eccitarle anche stringendo il nervo con una pinzetta sola, di cui una branca è d’argento, l’altra di zinco.

Questa sperienza di eccitare le contrazioni de’ muscoli col far passare il fluido elettrico per un buon tratto solamente di nervi, col pungere, diciam così, essi nervi soltanto, salvi i muscoli, riescono per i nervi dei moti volontari, non già per quelli dei moti necessari od involontari. Stimolati per tal modo i nervi del cuore, del ventricolo ecc., non entrano punto né il ventricolo né il cuore in contrazione. Per eccitare il cuore ad un raddoppiamento di battute, o per risvegliarvi le languide, o già cessate, bisogna che la corrente di fluido elettrico invada e attraversi la sostanza medesima di esso cuore. E ancora con questo, ancora con la viva scintilla della macchina elettrica difficilmente e poco si eccita. Questo muscolo, come gli altri tutti involontari, è molto più appropriato agli stimoli meccanici e chimici, che allo stimolo elettrico; e ricerca al dippiù che lo stimolo gli sia applicato immediatamente: tutt’all’opposto i muscoli dei moti volontari si risentono molto più facilmente allo stimolo elettrico, e non hanno neppur bisogno che questo venga loro applicato immediatamente, che la corrente cioè di fluido elettrico arrivi fino ad essi; basta che cotesto fluido scorra per un tratto anche brevissimo de’ nervi da cui sono tal muscoli retti, come la mia esperienza poco sopra riportata, ed altre analoghe dimostrazioni.

Tutto questo ed altre analoghe han fatto nascere in me una forte congettura, che dal fluido elettrico appunto si serva la volontà per produrre le contrazioni pe’ muscoli soggetti al suo impero. E di vero osservando che per il cuore, pei muscoli del ventricolo e degli intestini, che trovansi più appropriati agli stimoli meccanici e chimici, si serve appunto la Natura di tali stimoli ad eccitarne le contrazioni, cioè del sangue per il primo, dei succhi gastrici, degli alimenti dell’aria per questi altri, perché non crederemo che l’istessa economa Natura adoperi l’agente elettrico per quei nervi o muscoli che sono a questo appunto più che ad ogni altro stimolo appropriati? E tanto più quantochè non ha da fare grande spesa per fabbricare od elaborare un tale fluido, non ha bisogno di organi segretorj per separarlo, di vasi per contenerlo, diffuso trovandosi esso naturalmente e in copia in tutti i corpi, e presto a muoversi al minimo impulso ne’ conduttori qual sono gli umori del corpo, i suoi nervi, e le umide fibre tutte quante; né ha da impiegare grande sforzo, ma anzi il minimo bastando come si è veduto, ove si ecciti tal corrente elettrica che invada o attraversi un piccolo tratto del nervo, acciò il muscolo soggetto entri nelle più violenti contrazioni; corrente non già impetuosa e vibrante molto, ma sommamente blanda, a somiglianza di quella che nasce dal semplice contatto di due metalli dissimili, corrente, la cui tensione, ossia sforzo non giunge a vibrare il più mobile elettrometro, né a vincere il minimo ostacolo di coibenza. Per tal modo adunque là nel cervello ove mettono capo i nervi tutti, l’azione della volontà otterrebbe i moto richiesti da muscoli e membri con non altro che imprimere un così lene moto al fluido elettrico, e determinare una cotal blanda corrente ne’ rami o fili nervosi rispettivi; né già fino all’inserzione loro nei muscoli soggetti, che di tanto non è bisogno; ma per un tratto più o meno breve de’ medesimi, come dicemmo, per un tratto che potrebbe non oltrepassare, o di poco la sede stessa del cervello, Suam parvo molimine res magna!

Si aggiunge molto peso alla nostra ipotesi se si considera la struttura de’ nervi i quali sono tutt’altro che tubi cavi o canali, per cui possa scorrere qual sia fluido liquido, per sottile che s’immagini, con quella rapidità che d’uopo sarebbe al bisogno. Ma se niun liquore spiritoso od etereo può esser mobile apparentemente abbastanza per valicare di slancio cotali strade nervose, e il vapore elettrico all’incontro ha soprattutto tal facoltà di scorrere facilissimamente per entro a questi come deferente, qual altro dunque dobbiam credere che sia, fuori di questo fluido, che compie nei modi volontari le funzioni attribuite già dai fisiologo a un supposto fluido nerveo dinotato vagamente col nome di spiriti animali? Questo fluido o agente animale unqua né definito, né inteso, viene ormai ad essere specificamente conosciuto, se diciamo che sia il vero fluido elettrico comune; del quale, se non l’intima natura, tante proprietà e leggi ci ha la Fisica sperimentale scoperte, e messe in chiaro.

Dietro queste idee non avrà né la Fisica né la Medicina a dolersi che io abbia rovesciato un sistema di Elettricità animale, quello cioè di Galvani, e de’ suoi seguaci; mentre un altro ve ne sostituisco, in cui fa puranco una bella comparsa nell’economia animale il nostro fluido elettrico, ed un gran giuoco nella più nobile parte, qual è quella dei moti volontari, costituito in certo modo funzionario di essa volontà. Altri Fisiologi avran già supposta dell’analogia tra gli spiriti animali, e l’etere, la luce, il fluido Elettrico, anzi alcuni sostenuto una perfetta identità fra questo o detti spiriti; ma erano pure ipotesi destituite non che di prove, di argomenti probabili, secondo ciò che si conosceva allora delle leggi e fenomeni elettrici, e secondo la maniera onde immaginavamo che giuocasse esso fluido elettrico, poco conforme, se non affatto contraria, alle leggi medesime: però fu combattuta tale opinione da Haller, e quindi rigettata communemente con una folla di argomenti e Fisici e Medici. Or il nuovo aspetto, sotto cui presento io la mia ipotesi non soggiace a tali e tante obbiezioni, ed essa altronde non è vaga arbitraria, ma fondata sopra analogie e convenienze decise.

Avrei molte altre cose; ma la lettera è già troppo lunga. Finisco dunque col pregarla della continuazione della sua padronanza ed amicizia e di passare i miei complimenti al degnissimo suo zio, e col maggiore ossequio mi protesto

Di Lei Amico Carissimo e Padrone Stimatissimo

 

Pavia li 13 aprile 1795

 

Dev.mo  Obb.mo Servo e Amico

ALESSANDRO VOLTA 

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(1) L’onorevole Senatore Troiano [sic ma De Filippis] Delfico, nel mandarci copia della preziosissima lettera inedita di Alessandro Volta ad Orazio Delfico, del che noi gli siamo profondamente grati, ci scrive queste parole:

"Credo che sarebbe utile pubblicarla nella RIVISTA ABRUZZESE, perché per quanti progressi abbia fatto la Fisiologia il grave argomento in esse trattato dopo quasi un secolo non ha ricevuto ancora alcun schiarimento, che io conosca. E’ rimasto sempre nel buio il sapere con quale mezzo la volontà mette in movimento i muscoli e le parti del corpo umano a lei soggetti; il conoscere dunque l’ipotesi appoggiata dai forti argomenti del grande osservatore, può lenire, se non altro, a richiamare su di essa l’attenzione dei pensatori e spingerli a continuare esperienze che possano essere feconde di immensi risultati".

Ed è vero.

L’elettricità dal tempo di Volta fino a noi ha fatti di gran progressi; ma, sia per l’indirizzo pratico e positivo de’ nuovi tempi, sia perché ogni qualvolta si tenta di applicare i principii della fisica allo studio dell’uomo morale si grida da filosofi allo scandalo e alla profanazione dell’anima, così nulla si sa ancora intorno agli effetti del fenomeno della elettricità su nervi e su muscoli umani.

Di recente il Charazain ed il Deerè hanno dimostrata la polarità umana. Secondo questi due scienziati una metà del nostro corpo è elettrizzata positivamente, l’altra negativamente. Non sarebbe dunque il caso di seguire il consiglio del Senatore Delfico e continuare le esperienze di Volta?

L’invito a chi tocca.     V.[ittorio]  S.[avorini]