Alessio
Simmaco Mazzocchi nacque a S.Maria di Capua nel 1684 nel palazzo paterno in via
Croce da Lorenzo, farmacista, e da Margarita Battaglia, morta poco dopo la sua
nascita, ultimo di diciotto fratelli. Compiuti gli studi a Capua e a Napoli,
preferì stabilirsi nella capitale del regno, dove, nominato prima docente di
lingua greca ed ebraica e prefetto del Seminario arcivescovile (1715), poi nello
stesso anno designato canonico della cattedrale dal cardinale G.Spinelli e
lettore di Sacre Scritture nell'Università federiciana dal re Carlo di Borbone
(1735), dimorò stabilmente per tutta la vita. Erudito, epigrafista, archeologo
e biblista insigne, scrisse tutte le sue opere in latino, nel rispetto dei
canoni stilistici ciceroniani, trattando argomenti di antiquaria, di filologia e
di agiografia e cogliendo occasione per le sue voluminose opere dalle
circostanze più svariate. Dedicò tutta la sua lunga vita agli studi (per i
quali rinunciò alla nomina a vescovo di Lanciano e a cardinale), senza tuttavia
trascurare gli uffici sacerdotali e stabilendo buoni rapporti con gli esponenti
del mondo politico ed ecclesiastico e con i più famosi dotti italiani ed
europei del tempo. Membro di prestigiose accademie storico-archeologiche, fu
enfaticamente proclamato da Ch. Lebeau, segretario perpetuo della Academie des
Inscriptions et Belles Lettres di Parigi,
TOTIUS EUROPAE LITTERARIAE MIRACULUM.
Le opere di A.S.Mazzocchi sono circa venti,
tra cui l'Anfiteatro Campano (1727), la Dedica sub ascia (1739),
il Calendario Marmoreo (1744-55), la Cattedrale di Napoli (1751),
i Vescovi di Napoli (1753), le Tavole di Eraclea (1754-55), gli Atti
bolognesi di S.Gennaro (1759), gli Spicilegi biblici (1762-78), gli Opuscoli
(post.1771-1830). Tra queste ultime, risulta una piccola opera, che il dotto
canonico fece pubblicare nel 1745 col nome del nipote marchese Filippo
Mazzocchi, presidente del S.R.C., dal titolo In causa Hilari fide constituti
actorum recensio, allo scopo di rintuzzare le critiche infondate e velenose
sull'interpretazione di una, in verità, non molto significativa epigrafe,
mosse dal collega sacerdote ed erudito Luigi Sabbatini; nelle note, l'alto
magistrato rivela equilibrio e solida dottrina giuridica e letteraria.
G.M.Galanti osservò che "egli era stato allevato nelle belle lettere;
giudice della Vicaria, mostrò uno spirito retto nell'arte del giudicare; si
trovava in lui un tesoro di buon senso: il foro non aveva corrotto il suo
cuore".
La fama di Mazzocchi, diffondendosi in Italia
e in Europa, illustrò il Regno delle Due Sicilie, in particolare nel tempo in
cui re Carlo di Borbone, il marchese B.Tanucci e il card. G.Spinelli, con la
loro politica illuminata ed il loro mecenatismo, assicurarono a Napoli un
periodo di indiscusso primato in campo culturale ed artistico. Le sue
monumentali opere, dense di dottrina ebraica, greco-romana e cristiana,
ricevettero il plauso di eminenti studiosi contemporanei, quali L.a. Muratori,
Ch.Lebeau, J.J. Winckelmann, con i quali ebbe relazioni più o meno fitte e
cordiali.
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