Biografia
di Gianbernardino Delfico |
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di Niccola
Palma
(Per le notizie biografiche di Niccola Palma cfr. Nicolino Farina, in
Gente d’Abruzzo – Dizionario biografico, Castelli (Te), Andromeda
Editrice, 2006, vol. 7, pp. 267-271) |
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Primogenito
di Berardo Delfico e di Margarita Civico, nato in Teramo a' 29.
Dicembre 1739, sortì dalla natura, con un fisico ben composto e
maestoso, un ingegno facile e pronto, ed una certa gajezza, la
quale rendeva sommamente piacevole la conversazione con lui,
condita sempre da scelta erudizione e da attici sali. Questi
personali vantaggi gli facilitarono nel 1767. il conseguimento
della mano di Caterina Mazzocchi unica figlia di Lorenzo giudice
di vicaria, stato assessore in Teramo dal 1759. al 1765:
matrimonio in un aspetto felice, per aver portato ai sigg.
Delfico, coll'eredità di quella famiglia originaria di S. Maria
di Capua e famosa per aver dato al Regno il celebre filologo
Alessio‑Simmaco Mazzocchi, anche il titolo di Marchese,
alla morte di Filippo Mazzocchi presidente
del
sacro Regio
Consiglio, ma in altro senso disgraziato, per esser Caterina
mancata ai vivi in Giulia a' 19. Maggio 1769. sei giorni dopo aver
ivi partorito Orazio,
unico frutto
del
ben assortito imeneo.
Il luogo della riferita morte e dell'indicata nascita mi chiama a
notare che Gianbernardino, creato Amministratore ed Uditore
generale dello stato d'Atri (divenuto Regio allodiale) alternava
la residenza fra il palazzo di Atri e quello di Giulia. Un impiego
esso era per gestione di larghe finanze e per l'attribuzione di
decidere in seconda istanza sulle sentenze dei governatori locali,
cospicuo: impiego dal Delfico esercitato per lo spazio di circa
trent'anni, e più decorosamente da che fu dichiarato Presidente onorario della Regia Camera della Sommaria, tribunale di quei tempi
supremo per le cause miste di economico e di giudiziario. Ne
rimane singolare memoria nei Versi
di amore e d'amicizia dell'ab. Alberto Fortis, impressi in
Vicenza
(p. 14.) O squallido Atri, o della tua primiera - Forma diviso e in povertà caduto - Caro ognor mi sarai! per te di vera - Dolcezza ampio tesoro è in me venuto
- D'amistà indissolubile e sincera. - O' a Berardin tuo reggitor dovuto - Il ben celeste, e la soave aita - Che l'amaro scemò della mia vita. - Ei degli eletti suoi Fratelli i cori - Primo dispose ad accostarsi al mio. - Quindi l'aureo Melchior, ch'ai casti
amori - Caro tributo in dotte carte offrìo -
A me si strinse: insiem gioje e martori -
Egli meco, e con esso aver voll'io. -
E mio divenne il buon Filippo ancora -
Ch'amicizia e virtù quai numi onora.
Si
potrebbe credere che dal considerevole soldo alla carica annesso
avesse la famiglia Delfico (18) ritratto o qualche
vantaggio, o l'indennità almeno delle spese: eppure accadde il
contrario per la splendidezza di Gianbernardino, che in lui
giungeva sino alla profusione. Della
croce di commendatore dell'ordine Costantiniano, meritata nel
1798. mi risovviene aver fatto altrove cenno. Era giusto ch'egli
fosse nominato socio corrispondente dell'Accademia Regale
d'istoria e di belle lettere, e Presidente della società agraria
della nostra provincia. Nel giorno dell'inaugurazione di questa,
che fu il 1. Novembre 1810. pronunciò un discorso, inserito negli
Atti dell'istallamento delle
società agrarie del Regno, in cui maestrevolmente esaminò
quale stata fosse l'antica agricoltura de' Pretuziani e de'
Vestini: e nella seconda tornata, 6. Gennajo 1811. a rintracciar
si pose la loro popolazione, il loro commercio e la loro
pastorizia. Le
sue idee si veggono rifuse nell'Interamnia
Pretuzia, tante volte nel primo volume della presente storia
citata e commentata, conosciuta ed applaudita eziandio
nell'estero: dono pregevolissimo ch'ei fece alla patria, mercè la
stamperia Regale di Napoli nel 1812. insieme colla pubblicazione
delle raccolte lapide (19). Men
di due anni le sopravvisse il ch. autore, essendo inopinatamente
trapassato a' 17. Gennajo 1814. Nei magnifici funerali celebrati
per tre giorni consecutivi nel Duomo, ebbi da monsig. Nanni, grande amico dell'illustre defonto, l'incarico di comporre le
iscrizioni apposte alle due porte della Chiesa ed ai quattro lati
del tumulo, e di recitare il funebre elogio
(20), nel
quale ben fondato augurio io trassi dell'eterno riposo di
Gianbernardino, dall'aver egli non solo generosamente dimenticata
qualche privata maligna influenza a certe traversìe sofferte dal
1798. al 1802. ma di avere altresì, giusta l'Evangelico precetto,
ricambiato l'odio con beneficenze. Tale virtù, il disinteresse e
1'eutrapelìa formar dovevano e formano le tre tinte
caratteristiche dello storico suo ritratto
(21).
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(18)
G. De Lucia, Alcuni aspetti
dell'opera dei fratelli Delfico nella provincia di Teramo, in
«Abruzzo», n. VII (1969), n. 1, pp. 117-128; R. Cerulli, La
famiglia Delfico nel Risorgimento, Pescara 1968.
(19)
Dell'Interamnia Pretuzia, memorie di Gio: Bernardino Delfico ne è
stata curata la ristampa anastatica dall'Editore Forni di Bologna
nel 1977.
(20)
E' conservato, inedito, nella biblioteca provinciale di Teramo:
Ciarelli Papa – Sgattoni, Il "fondo Palma", cit., p. 72.
(21)
Ulteriori notizie su G. B. Delfico si possono trovare in altro
manoscritto del Palma, Raccolta di Memorie Istoriche, riguardanti la città di Teramo e gli
altri Luoghi dell'antica Regione Pretuziana (alla sezione X:
cfr. Ciarelli Papa – Sgattoni, Il "fondo Palma", cit., pp.
117-119), volume del quale si è interessato G. Pannella, Un nuovo
manoscritto del maggior storico teramano Niccola Palma in «Rivista
Abruzzese etc.», a. X (1895), fasc. IV (Aprile), pp. 192-196 e
fasc. V (Maggio), pp. 219-226.
Cfr.
inoltre, C. Campana, Un
periodo di storia di Teramo etc., cit., pp. 202-204; L. Coppa
– Zuccari, L'invasione francese etc., cit., «Indice generale analitico»,
vol. II ad vocem, pp. 1157-1158,
e vol. IV ad vocem, pp.
621-623.
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Biografia tratta da: Niccola Palma, Storia della città e Diocesi di
Teramo, vol.V, pp. 309-311, ricerche a cura di Fausto Eugeni.
Il
personaggio trovasi nominato in varii modi: Gianbernardino, Giov.Bernardino
(IV), Gio:Bernardino
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