Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia l’associazione
teramana «Il Poliorama» fa un omaggio a Camillo Benso di Cavour
attraverso il tributo a un altro illustre personaggio,
Melchiorre De Filippis Delfico, poeta, pittore, musicista e
soprattutto caricaturista, nato a Teramo nel 1825 e morto a
Portici nel 1895. Melchiorre De Filippis Delfico era esponente
della prima famiglia del patriziato teramano, i conti Delfico,
in cui spiccava il nome del prozio da cui prese il nome, quel
Melchiorre Delfico (1744-1835) filosofo e giurista illuminista
legato alla Repubblica Partenopea.
«Il Poliorama» e il suo presidente Siriano Cordoni già tre anni
fa dedicarono una ristampa alle caricature di De Filippis
Delfico sempre con il contributo della studiosa Maria Paola
Fabiocchi. In quell’occasione furono pubblicati i disegni che
l’intellettuale teramano, considerato un maestro della satira
dell’Ottocento, pubblicò sul foglio satirico napoletano
«Arlecchino – Giornale caos di tutti i colori» ritraendo
Giuseppe Garibaldi. Ecco ora «Cavour nelle caricature di
Dèlfico», ricca di 35 tavole e documentati saggi degli studiosi
Maria Pia Critelli e Mario Bottoni, entrambi in forza alla
Biblioteca di storia moderna e contemporanea di Roma, e dei
cultori di storia locale Maria Paola fabiocchi, Adelmo Marino,
Fausto Napolitani. Molte di queste 35 tavole furono anch’esse
pubblicate sull’Arlecchino. Spiega Cordoni: «Quando Delfico
inizia la sua attività di vignettista collaborando con
l’Arlecchino si erano già verificati eventi che stavano
cambiando il destino dell’Italia. Garibaldi era entrato a
Napoli, c’era stato il plebiscito per l’annessione al futuro
Regno d’Italia».
Uno dei protagonisti di questi eventi fu Cavour,
molto-rappresentato nelle immagini di quel periodo, soprattutto
nelle illustrazioni, anche satiriche, che comparivano sui
periodici. Come altri disegnatori, Melchiorre De Filippis
Delfico rappresentò Cavour a volte con spirito di ammirazione
verso la statista che aveva contribuito alla nascita
dell’Italia, a volte con lo scetticismo di chi guardava con
occhio critico la politica antimeridionalista del conte
piemontese. De Filippis Delfico ritrae spesso Cavour insieme a
Garibaldi, l’uomo politico e astuto tessitore di strategie
diplomatiche e l’eroico combattente. In una vignetta
ironicamente li raffigura uniti in matrimonio dall’Italia
turrita tra lo stupore di lazzaroni e codini. Ma l’eroe
Garibaldi per Melchiorre De Filippis Delfico resta un mito
intoccabile. I potenti ritratti nelle sue illustrazioni sono
invece in modo caricaturale, da Cavour a Napoleone III, da
Francesco II di Borbone a Federico Guglielmo di Prussica,
dall’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe al pontefice Pio IX.
Oltre all’Arlecchino, De Filippis Delfico collaborò con altri
giornali satirici napoletani, l’Omnibus, l’Arca di Noè, il
Pulcinella. Nel loro volume del 1982 «In Vanity Fair» Roy
Matthews e Peter Mellini citano Melchiorre De Filippis Delfico
come maestro napoletano della caricatura, capace di influenzare
i maggiori vignettisti della rivista. A testimonianza di una
fama che varcò i confini. |