J M J *
Certifico io qui
sottoscritto Dottor Fisico qual medico ordinario della casa
dell’Illustre Conte D. Trojano de Filippis, come per essere il detto
Conte attaccato da ostruzioni di visceri addominali, che da lungo tempo
gravemente l’affliggevano, nella fine di gennaro del 1804 si tenne un
consulto col Sig. D. Domenico Cotugno, e in esso si deliberò che per più
mesi avesse fatto uso di una massa pillolare composta di rabarbarati,
gomme, sali incisivi, saponi ed estratti. Nel corso di tal cura verso la
fine di marzo sopraggiunse al medesimo Sig. Conte una piaga alla gola,
che in consulto col chirurgo D. Bruno Amantea se gli ordinò per
gargarismo l’acqua di Gurgitello e per bevanda sopra la citata massa
aggiungesi il siero d’asina. Intanto non veggendosi un evidente profitto
da una tal detta cura, in giugno dello stesso anno in consulta col Sig.
Tiberio Cammajola, e con D. Gennaro Cava si stimò un campiamento (sic)
di aria per cui si mandò in Castellamare, ove praticò detti semicupj di
acqua media, e le bevute di essa. Ma dopo un mese di dimora
sperimentandosi piuttosto nociva quell’aria si menò al Vomero, ove
coll’esercizio di cavalcare, e colla dieta lattea si trattenne un mese
circa. Le dette gravi ostruzioni fraditanto sviluppando altri più
funesti sintomi si ricondusse in sua casa, e tenutosi un altro consulto
con D. Antonio Sementini, e col detto D. Gennaro Cava se li fecero
praticare de’ semicupi emollienti e de’ leggieri quotidiani vomitivi; ma
veggendosi finalmente riuscire per la gravezza del morbo infruttuosa e
inefficace ogni medicina, e aumentandosi tuttavia la ferocia di esso,
facendolo cadere in una grande debolezza, sospeso ogni altro
medicamento, si pose alla dieta di latte di asina fino a prendere oncie
trenta circa al giorno di unito con acqua di cannella, e con altri ajuti
cardiali, che nulla puranco profittando, e ridotto all’estrema debolezza
andò a finire la vita nel dì 18 ottobre del corrente 1804.
Vincenzo De Rubertis |