Cinque lettere di
Melchiorre
Delfico a Leopoldo Cicognara |
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di Marcello Sgattoni
In "Notizie dalla Delfico",
n. 1 / 1995, S.Atto
di Teramo,Edigrafital, 1995. |
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L'anno 1994 ha segnato il 250° anniversario dalla nascita di
Melchiorre Delfico (1), e la nostra Biblioteca –
fondata con il lascito dei suoi libri, e a lui intitolata – se pur
non ha inteso ripetere le iniziative intraprese nel 1985,
in occasione del 150° dalla morte (2), non ha mancato, da quell'anno
in poi, di continuare a dedicare al pensatore e uomo politico
teramano le migliori attenzioni.
Chi scrive, infatti, ha finalmente completato la prima bozza
dell'inventario dei manoscritti del "Fondo Delfico" (3), che
dovrebbe essere dato alle stampe al più tardi l'anno prossimo,,
mentre via via – con il budget riservato dalla
Amministrazione Provinciale agli acquisti d'antiquariato – si sono
potuti reperire volumi e documenti, e in particolar modo lettere,
grazie anche alla collaborazione di "amici" fra i quali è ancora
una volta doveroso segnalare Pietro Marcattilii di Teramo.
Naturalmente, in tutto questo tempo, sono comparsi – e non
soltanto in Abruzzo – numerosi lavori, voci d'enciclopedia,
articoli che, direttamente o meno, "riguardano" Delfico (4): fra
questi, come vedremo, il documentatissimo e importante libro di
Francesca Fedi dedicato a Leopoldo Cicognara (5).
Si sa che le cose non vengono mai da sole: una fortunata
concomitanza, dopo uscito il libro della Fedi, permise di reperire
sul mercato antiquario (oltre alle lettere liberamente forniteci
"in comodato" da Pietro Marcattili, ma di tutt'altro argomento)
ben 5 lettere inviate da Melchiorre Delfico, in date anche lontane
fra loro, proprio a Leopoldo Cicognara (6).
Non posso nascondere che la "fortunata riscoperta" mi provocò, per
molte ragioni, una certa emozione: era noto che fra Delfico e
Cicognara v'erano stati dei rapporti (7) da una lettera di
quest'ultimo, a suo tempo pubblicata nelle "Opere Complete" (8),
lettera da cui si capiva chiaramente che fra i due c'era
sicuramente, e da lungo tempo, dimestichezza (9); ancora, aveva
avuto grossi rapporti d'amicizia con Delfico la prima moglie di
Cicognara, Massimiliana Cislago (10), di cui nel nostro "Fondo Delfico" si sono conservate 2 bellissime lettere, per quanto io ne
sappia sfuggite (come tante altre, del resto) all'attenzione degli
studiosi, nonostante la loro importanza (11).
La conferma a queste mie ormai "antiche" convinzioni ci viene
giusto in questi giorni dalla pubblicazione del poderoso lavoro di
Donatella Striglioni Ne' Tori, che dopo un impegno decennale ci ha
"restituito" la conoscenza dell'intero "Fondo Delfico"
dell'Archivio di Stato di Teramo (12): limitandoci a Melchiorre
(13), oltre a tanti nomi ben noti, si scoprono (o si "riscoprono",
questa volta con precisione) amici e corrispondenti
attraverso i quali si potrà veramente arrivare a capire in via
definitiva che Delfico non aveva "confini", né di luoghi, né di
persone, né di culture.
Che i rapporti fra Delfico e Cicognara dovessero avere ben altra
dimensione, nonostante una documentazione "diretta" piuttosto
scarna (su cui, peraltro, si può proficuamente lavorare), lo si
capiva abbastanza chiaramente sia dai contesti degli "epistolari"
editi nelle "Opere Complete" che da altri particolari, come si è
visto: ma c'erano già altri "fatti" importanti (14).
Nel "Catalogo" del Cicognara erano classificate le "Nuove ricerche
sul Bello" di Delfico (15): ma se questa non poteva essere certo
una prova di un rapporto antico e durevole – la sappiamo,
Cicognara acquistava di continuo, per la sua collezione,
soprattutto libri relativi "alle arti" – (16), cominciava a farlo
pensare che nella biblioteca personale di Melchiorre comparivano
le già ricordate "principali"opere del Cicognara, ossia il
trattato "Del Bello" e la prima edizione della "Storia della
Scultura" (17): e se è vero che opere di questo genere, tra l'altro
di un autore ai tempi famosissimo, dovevano quasi necessariamente
far parte della biblioteca degli uomini "di cultura", abbiamo
visto che la lettera di Massimiliana del 1806, quella di Leopoldo
del 1825, e – vedremo – quelle di Melchiorre, sono il segno di un
importante, vero e proprio "rapporto" culturale.
Questo rapporto, come apparirà evidente dalle lettere qui
pubblicate (incluse quelle di Canova e di Cicognara medesimo a
Melchiorre), è improntato, tuttavia, anche se su una solida e
costante amicizia, fino all'ultimo mantenuta anche attraverso un
imponente numero di amici comuni (e fra breve ne avremo gli
esempi: Canova, Rangoni, la Vadori, il Marchese Serra, Selvaggi,
Niccolini, Monticelli) e le due mogli di Cicognara: amici tenuti
uniti, spesso, anche dai medesimi interessi intellettuali.
Non è certo un caso che, appena richiamato dall'esilio, Delfico
scrivesse proprio a Cicognara (11 giugno 1806): certo non avrà
scritto solo a lui, ma è la data ad essere significativa.
Le lettere, questa volta inedite (a differenza di quella già nota
di Cicognara a Delfico, del 1825) davvero ci aprono un orizzonte
affatto nuovo, e confermano quelle che finora erano state solo
supposizioni e ipotesi: il rapporto fra Cicognara e Delfico si è
svolto anche – forse soprattutto – sul piano del lavoro
scientifico, a partire dai primi anni del secolo, come ci ha
suggerito la lettera medesima di Massimiliana Cicognara.
Vedremo quanta parte – ed era un aspetto ignoto – avrà Delfico
nella diffusione della "Storia della Scultura" nel Regno di
Napoli, anche con l'aiuto di amici "di livello" (il Ministro
Zurlo) o di studiosi (l'architetto Niccolini) o di nobili (il
Marchese Serra); vedremo l'appoggio che Delfico darà a Cicognara
per la preparazione del "Catalogo", sempre con aiuto di studiosi
della tempra di un Gaspare Selvaggi, personaggio su cui converrà
tornare in altra sede, per comprendere meglio la genesi, o
comunque l'impostazione di certe teorie estetiche e filosofiche di Delfico (e non è detto che dall'idea del Cicognara di vendere la
Biblioteca non debba dipendere l'idea, poi realizzata da Delfico
della vendita dei propri libri alla Biblioteca Reale di Napoli nel
1816).
Salvo prova contraria, emerge soprattutto la conferma che Delfico
probabilmente mutuò da Cicognara anche l'idea della "Nuove
ricerche sul Bello", e lo vedremo con più precisione : ma vedremo
anche come egli si discostasse anche parecchio dai "Ragionamenti
del Bello" di Cicognara, se è vero che nelle lettere qui
pubblicate si preoccuperà di preavvertirlo, prima della lettura,
dei principi ispiratori della propria opera (18).
Tornando alle opere di Delfico, una corretta "definizione" della
genesi e dei contenuti delle "Nuove ricerche sul bello" va,
ovviamente, affidata a un saggio più specifico: ma, al di là di
tali contenuti, della "ripetitività" o della "originalità"
dell'opera, sia nell'impostazione (lo"schema")che nella
trattazione complessiva, v'è da dire che Delfico non ha
tralasciato molto fra le "letture d'obbligo" all'epoca: anzi, fra
i testi citati, o comunque fra i suoi libri poi confluiti nella
nostra Biblioteca, ve n'è più d'uno ignoto al Cicognara e al suo
Catalogo: lo si è accennato in nota, ma la cosa un po' sorprende,
visti i continui rapporti epistolari fra i due.
Conviene metter punto, avvertendo il lettore che queste "righe"
non sono certo sufficienti a "svolgere l'intero tema, e che molte
considerazioni sono di necessità "rimaste nella penna": quel che
mi premeva tuttavia, era – come prima cosa – illustrare queste "nuove lettere" tornate fortunatamente alla luce, anche per
dimostrare quanto sia meritoria l'attività di "recupero" che tutti
andiamo svolgendo; in secondo luogo, ho voluto sperimentare una "ipotesi di lettura", un metodo (non certo pienamente originale!),
per poter poi lavorare su tutte le altre lettere del "Fondo Delfico" a nostra disposizione, convinto come sono (e gli altri lo
hanno dimostrato) che per mezzo di quelle si arriveranno a
scoprire argomenti e vicende sinora impensabili. |
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(1) Leognano di Montorio al Vomano,
1° agosto 1744 – Teramo 21 giugno 1835. Per un "profilo" completo si veda
oggi la "voce" curata da VINCENZO CLEMENTE per il "Dizionario biografico
degli Italiani", XXXVI, 257-538.
Imprescindibile è anche la
consultazione delle "Opere complete di Melchiorre Delfico. Nuova
edizione curata dai professori Giacinto Pannella e Luigi Savorini",
Teramo, Giovanni Fabbri, 1901 (vol. 1°), 1903 (voll. 2° e 3°), 1904 (vol.
4°), che citeremo come "Opere complete". Per il Catalogo dei libri
di Melchiorre si veda ADELMO MARINO, Scritti inediti di Melchiorre
Delfico, Zolfanelli, 1986. Terza Parte, "Delfico e i libri –
Illuminismo e preromanticismo nella Biblioteca di M. Delfico – Biblioteca
privata di Melchiorre Delfico", pp. 141-187.
Sono tuttavia sfuggiti (al redattore
del "Catalogo" originario, e di conseguenza al curatore della trascrizione
di questo) i volumi "legati" fra loro: un esempio, ai "Ragionamenti del
Bello" (1808) di Cicognara sono uniti quattro lavori di JOSEPH-MARIE DE
GERANDO, non segnalati (le prime due "orazioni" sono studiate e citate da Delfico nelle
"Nuove ricerche sul Bello"); al "Ragionamento del Gusto e
del Bello" (1807) di PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI è unito il "Sistema
filosofico delle Belle Arti" (1816) dell'Abate SALVATORE BROVELLI,
parimenti non segnalato e anch'esso usato da Delfico; ecc.
Ma v'è un'altra questione: alcune
delle opere di "estetica" possedute, usate e citate da Delfico non
sembrano note al Cicognara o – comunque – non compaiono nel suo
"Catalogo": così i ricordati DE GERANDO, NAPOLI-SIGNORELLI, BROVELLI, ma
ancora gli "Etudes sur le Beau dans les Arts" (1815) di JOSEPH DROZ
e la "Théorie du Beau dans la Nature et les Arts" (1807) di P. J BARTHEZ. D'altro canto, sia Cicognara che Delfico
possedevano - e usarono – l'edizione milanese (1804) delle "Ricerche filosofiche" di EDMUND
BURKE.
La questione non mi sembra affatto
di poco conto, e se non è qui luogo per approfondirla, devo avvertire che
è in atto una "revisione" (ancora non sistematica) delle possedute – e
usate – da Delfico.
(2) Fra l'altro, la nostra
Biblioteca organizzò, dal 20 giugno al 6 luglio di quell'anno, una
importante Mostra storico-documentaria: se ne veda il catalogo, "MELCHIORRE
DELFICO. 1744/1835". Sant'Atto di Teramo, Edigrafital, 1985.
L'annata celebrativa fu conclusa il
7 e 8 dicembre con un altrettanto importante Convegno Nazionale di Studio
("Melchiorre Delfico. Filosofo, Storico,Giurista Riformatore")
patrocinato da Enti e Istituzioni culturali della Provincia e organizzato
dal Centro Abruzzese di Ricerche Storiche – Teramo -. Chi scrive vi
partecipò con una relazione su "Il Fondo Delfico presso la Biblioteca Provinciale",
illustrando e proponendo nuove ipotesi e "metodologie" di lettura,
motivate anche dalla revisione completa (benché di "prima mano") sia del "Fondo
Delfico" della nostra Biblioteca che di quello della Biblioteca
Governativa di San Marino. Oggi certe "anticipazioni" possono diventare
realtà, dopo la pubblicazione del volume della Striglioni (che ricorderò
più avanti) e la redazione, da parte di chi scrive, dell'Inventario
dei manoscritti di Melchiorre, già all'uso del pubblico, ma da stampare
quanto prima in forma compiuta.
Purtroppo del Convegno del 1985 non
si sono mai potuti pubblicare gli "Atti".
(3) I manoscritti del "Fondo Delfico"
sono conservati in un armadio d'epoca ("Armadio Delfico"), e i manoscritti
di Melchiorre sono conservati in n. 10 buste, come segue
-
Epistolari (1-290)
-
Inediti (291-420)
-
Miscellanea I
(421-520)
-
Miscellanea II
(521-837)
-
Miscellanea III
(838-925)
-
Miscellanea IV
(926-1031)
-
Miscellanea V
(1032-1050)
-
Miscellanea VI
(1051-1128)
-
Numismatica di Atri
(1129-1178)
-
Miscellanea Sgattoni (denominazione
convenzionale) (1179-1201).
Della 10 buste di cui sopra,
solo quella denominata "Miscellanea Sgattoni" è stata sistemata ex novo
con materiale sparso proveniente da altri "fondi" della Biblioteca e non
dalle donazioni dei Delfico.
Vi è in ogni caso da rilevare che la
suddivisione in buste, con i relativi argomenti, non è per niente
sistematica; ad esempio, lettere di M.D. o a M.D. e si trovano anche in
altre buste; abbozzi, appunti, ecc., concernenti la "Numismatica" e si
trovano ovunque nelle altre buste, e via di questo passo.
Tale disordine è originario,
ma è stato anche aggravato, probabilmente, dal pessimo uso e dal poco
corretto comportamento di coloro che nel tempo hanno consultato i
manoscritti.
La revisione è stata operata "hic et
nunc": nel senso che ogni pezzo è stato individuato ed inserito in
una cartellina recante sia le dizioni d'uso che tutti gli elementi
necessari (ivi compreso un breve regesto) ad una migliore individuazione e
conoscenza del pezzo. Ciascuna cartellina è stata numerata,
progressivamente, da 1 a 1201 (quanti sono i pezzi individuati), ed è
stata lasciata nella sua busta d'origine, nella sua posizione (che oggi è
meglio segnalata per via del n. d'ordine progressivo).
Solo in un secondo momento, e cioè
nel lavoro definitivo, verranno effettuati i debiti rinvii interni,
nell'ambito dell'indice analitico delle opere di Delfico, e degli
argomenti trattati. Sarebbe lungo, in questa sede, dare una descrizione
anche se sommaria, del contenuto dei manoscritti: si tratta di un buon
numero di lettere, di "abbozzi" o addirittura "preparazioni per la stampa"
delle varie opere di M.D., oppure diverse redazioni (soprattutto per la
"Numismatica") dalle opere poi effettivamente stampate, oppure di
manoscritti relativi ad opere in fieri, ecc. ecc.
Assai interessante, e varia, la
documentazione francese e borbonica relativa agli incarichi
pubblici del Delfico. Nella "Miscellanea Sgattoni", costituita di
materiale sparso e reperito altrove, è presente una serie di documenti e "memorie" relative alla situazione monetaria dello Stato Pontificio e
delle province napoletane confinanti che – a tutta prima – sembra essere
sfuggita agli studiosi precedenti.
I primissimi risultati della nova
classificazione furono presentati nell' "Incontro per lo studio e
l'edizione di testi e documenti del Settecento" organizzato dalla
Società Italiana di Studi sul Secolo XVIII a Santa Margherita Ligure (6-7
giugno 1988), e, successivamente, e in altra forma, nell' "Incontro
annuale" della Deputazione di Storia Patria (14 maggio 1992).
(4) Al proposito, oltre alla citata
"voce" di V. CLEMENTE, mi permetto di ricordare la "rassegna" di saggi di
autori abruzzesi nella mia prefazione al bel volume di GIORGIO PALMIERI,
Melchiorre Delfico e il decennio francese (1806-1815), L'Aquila,
Edizioni del Gallo Cedrone, 1986, e la ristampa anastatica, pure con mia
prefazione, della "biografia" di GIACINTO CANTALAMESSA CARBONI, Sulla vita
e sugli scritti del Commendatore Melchiorre de' Marchesi Delfico.
Commentario di G. C. C. inserito nel Tomo LXV del Giornale Arcadico, Roma, Boulzaler, 1835 (ristampa anastatica: Teramo, Il Poliorama, 1993).
(5) FRANCESCA FEDI, L'ideologia
del Bello. Leopoldo Cicognara e il classicismo fra Settecento e Ottocento,
Milano, Franco Angeli, 1990.
Un minore, secondo la
tradizione critica, Cicognara fu assai celebre in vita fra gli artisti e i
letterati che in Europa animarono la rinascita della cultura classicistica
(da Goethe a A.C. Quatremère de Quincy, da Giordani a Monti, da David a
Canova, le cui opere non furono affatto ignote ai Delfico, come in parte
vedremo). Massone e giacobino, Ministro plenipotenziario e poi membro del
Consiglio legislativo della Repubblica Cisalpina, abbandonò
l'attività politica quando il bonapartismo si risolse in Impero,
conservando tuttavia un ruolo pubblico importante come Presidente
dell'Accademia di Venezia. Oltre ad alcuni dei suoi molti scritti, con
i "Ragionamenti del Bello" e la "Storia della Scultura"
intese proporre un modello estetico che fosse insieme la realizzazione dei
suoi principii ideologici.
I quattro studi raccolti nel
volume delle Fedi (dalla cui "presentazione" traggo, in parte, questa
nota) esaminano la sua attività di poeta, di bibliofilo e collezionista,
di teorico, critico e storico dell'arte, allargando l'analisi a temi
centrali della cultura neoclassica, come la discussione sul concetto di "misura" e di
"sublime", il valore "politico" del collezionismo e l'importanza della
storiografia artistica per la formazione di una cultura nazionale unitaria
(come si comprenderà bene oltre un secolo dopo, con la pubblicazione de "La letteratura artistica" di Julius Schlosser
Magnino).
Nelle "appendici" vengono proposte –
oltre a documenti inediti – numerose lettere del Cicognara, fondamentale
testimonianza di "idee" e di "rapporti": e poco importa che nel libro
della Fedi – e l'autrice ne fa capire i varii perché – i nomi dei
Delfico non compaiono affatto.
Detto questo, mi auguro che il
presente saggio – breve, e che assai parzialmente riprende qualcuna delle
idee elaborate in un ormai lontano passato, per un'opera che avrebbe
dovuto essere pubblicata altrove – possa servire a far comprendere che,
nonostante i numerosi e talora ottimi studi condotti finora, tutti i
Delfico vanno riletti non solo alla luce – fondamentale – degli
inediti, ma seguendo una visuale ben più ampia e comprensiva di tutta
la vastità e complessità del loro operare: una "parcellizzazione" degli
interventi critici, se può far comodo all'indagine, fatalmente porta ad
escludere gli altri aspetti, che – per quanto "diversi" – non vanno mai da
soli, pur nell'intrinseca "specializzazione": penso a Melchiorre
collezionista e scrittore di "numismatica", di "estetica", di "questioni
femminili", interessante anche dove non è originale, e penso al Longano "poeta": anche in questo senso il libro della Fedi è un importante
"paradigma".
(6) FRANCESCO LEOPOLDO CICOGNARA
nacque in Ferrara il 26 novembre 1767 dal Conte Filippo e da Luigia Gaddi
di Forlì. Morì il 5 marzo 1834 a Venezia. Per un "profilo" completo si
veda la "voce" curata da G.D. ROMANELLI per il Dizionario biografico degli
Italiani, XXVI, 421-428, ma – come già detto – è oggi fondamentale anche
il citato volume della Fedi.
(7) Come testimoniò, dopo la morte
di Melchiorre, GREGORIO DE FILIPPIS DELFICO, CONTE DI LONGANO, Della
vita e delle opere di Melchiorre Delfico, Libri due, Teramo, Ubaldo
Angeletti, 1836, p. 56 e nota 55 a pp. 104-105.
(8) La ripubblico anch'io, in
appendice, con le opportune annotazioni.
(9) La mia convinzione fu chiarita
dopo la pubblicazione del volume, curato da GIANNI VENTURI, Leopoldo
Cicognara. Lettere ad Antonio Canova, Urbino, Argalia, 1973, lettere
in quattro delle quali – come vedremo – si parla esplicitamente di Delfico,
in toni che testimoniano familiarità e interessi comuni fra i tre
personaggi.
Il saggio del Venturi è, per più
aspetti, esemplare, e contiene una ricca analisi dell'estetica
sette-ottocentesca, ovviamente anche in riferimento al trattato "Del
Bello" e alla "Storia della Scultura" del Cicognara.
(10) Leopoldo Cicognara, conosciuta
la "non nobile" Massimiliana Cislago ai Bagni di Abano nell'estate del
1794, la sposò il 16 ottobre 1795: da lei ebbe l'unico figlio, Francesco,
nato il 16 dicembre del medesimo anno.
Amico e confidente della Cislago era
Melchiorre Cesarotti (1730-1808), con cui il Cicognara potè dunque entrare
in rapporti. Donna assai colta e intelligente, ebbe con i maggiori
rappresentanti della cultura del tempo frequenti e fecondi rapporti,
testimoniati dalle "Lettere inedite" pubblicate a Venezia nel 1888 da
VINCENZO MALAMANI: cfr. anche G. VENTURI, o.c., 1973, p. XV.
Dopo la morte di Massimiliana (Pisa,
6 gennaio del 1807), Cicognara sposò, nel 1808, una vedova veneziana,
Lucia Fantinati.
(11) B.P. TE, "Fondo Delfico –
Manoscritti di Melchiorre Delfico", n. I 38 e 39 (secondo la nuova
classificazione, d'ora in poi definitiva, da me data all'interno del
"Fondo").
Entrambe le lettere – abbastanza
lunghe, e molto belle – testimoniano palesemente una reciproca stima, un
affetto profondo, una grande "confidenza", una cordialità e una
familiarità che vanno ben oltre i rapporti soltanto formali.
A dire il vero di esse fece già
cenno, e una parziale trascrizione, G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c., 1836, p.
34 (ove si parla delle numerose donne sue "corrispondenti", e ovviamente
anche di Massimiliana, e pp. 100-1, nota 34).
Nella prima lettera Massimiliana
scrive a Melchiorre (che è ancora a S. Marino) da Milano, il 21 ottobre
1804: lo avverte che in quei giorni suo marito Leopoldo si trova a
Ferrara, al capezzale del padre [Filippo], gravemente malato.
Nella seconda lettera Massimiliana,
sempre da Milano, l'8 febbraio [del 1806] scrive a Melchiorre [che è
ancora a S. Marino]:
"…Mio marito vi saluta
teneramente: la stagione poco favorevole al genere di pittura che Egli ha
prescelto, gli ha fatto imprendere un lavoro di metafisica sublime
[sono, ovviamente, i "Ragionamenti del Bello", poi stampati nel 1808]
applicata alle bell'arti: se il travaglio meriterà l'approvazione de' suoi
amici, egli ve lo presenterà augurandosi che sia da voi accolto…"
Questo passo (che è anche il secondo
riportato da Gregorio De Filippis Delfico) contiene alcuni elementi
importanti: il preciso accenno a Cicognara che si dilettava di pittura,
confermato dal fatto che egli – venuto a Roma nel 1807 - per distrarsi
in seguito alla scomparsa dell'ancor giovane moglie Massimiliana, visitò
lo studio di Canova, e gli fece anche un "ritratto".
(Per questa come per altre
circostanze, sull'amicizia fra Cicognara e Canova si veda la voce "Canova,
Antonio", redatta da M. PAVAN, cit., p. 20, G. VENTURI, o.c. 1973 e F.
FEDI, o.c. 1990).
Ma il ritratto è pittura da
cavalletto, mentre Massimiliana fa chiaramente comprendere che il marito
dipinge anche all'aperto ("en plein air", come si userà dire qualche anno
più avanti: ciò che è confermato ancora da G. VENTURI, o.c. 1973, p.
XXVIII e nota 29), che ricorda un "paesaggio" di Cicognara, proprietà
della Baronessa Elsa Treves.
Un secondo elemento importante della
lettera di Massimiliana è, che anche attraverso la corrispondenza della
moglie, gli studiosi furono immediatamente informati della preparazione
dell'importante trattato "Del Bello": ed è questo il primo segno di
contatti, sull'argomento, fra Cicognara e Delfico. Resta da vedere, per
Delfico, su quando egli iniziasse a maturare l'idea del proprio
trattato, e se questa gli venisse proprio dal rapporto con Cicognara.
L'esame dei manoscritti di Delfico, conservati nella nostra Biblioteca,
certamente determinerà il chiarimento. Ma un altro importante chiarimento
è oggi possibile: G: VENTURI, o.c., 1973, p. XVI, afferma che Cicognara si
dedicò alla stesura del trattato "Del Bello" nel 1807, dopo la
morte della moglie, ma che la sua preparazione ve fatta risalire al
1802 (p.XVIII): nella lettera di Massimiliana tutto è invece molto chiaro:
"…la stagione poco favorevole… gli ha fatto imprendere un lavoro di
metafisica sublime applicata alle bell'arti…", e siamo, l'abbiamo
visto, all'8 febbraio 1806.
Lo spazio mi ha costretto a
riportare soltanto i "passi" relativi a Leopoldo, ma tornando alle date –
la prima lettera di Massimiliana del 1804, l'unica conosciuta di Leopoldo
del 1825 – e al contesto anche di lettere d'altri corrispondenti, stampate
nel IV volume delle "Opere complete", si evince che la "frequentazione"
non soltanto epistolare, oltre che di vecchia data, non si era mai
interrotta. Le cinque belle lettere di Melchiorre a Leopoldo ne sono
un'importante riprova: e a questo punto non resta che sottoscrivere quanto
afferma F. FEDI, o.c., 1990, "Appendice II. Lettere inedite di
Cicognara", più in particolare pag. 241.
Si veda, per questo, anche la mia
nota 11.
(12) DONATELLA STRIGLIONI NE' TORI,
L'inventario del Fondo Delfico. Archivio di Stato di Teramo, ivi,
Centro Abruzzese di Ricerche Storiche, 1994.
Il volume è recensito in altra parte
di questo numero di "Notizie dalla Delfico".
(13) In effetti, proprio nel volume
di D. STRIGLIONI NE' TORI,o.c., 1994, p. 99, b. 12, fasc.157c, viene
indicata una lettera inviata da Ferrara il 6 settembre 1803 da un
"Leopoldo" a Orazio Delfico. Ne ho verificato il breve testo, e – sia per
il luogo, che per il mittente ("il tuo amico Leopoldo"), che per i
contenuti, non può trattarsi d'altri che del Cicognara, che certamente
Orazio deve aver conosciuto durante la sua permanenza nelle città del Nord
Italia: la lettera è talmente confidenziale (addirittura si annuncia
l'invio in regalo di un "cappellino" per Marina, figlia di Orazio, allora
di due anni) da far presumere una ben più antica frequentazione del Cicognara coi Delfico.
Se così stanno le cose, è importante
perché costituisce la testimonianza di un rapporto del Cicognara coi
Delfico che è ben anteriore (come si capisce dal tono!) a quello ricordato
da Gregorio: cfr. la mia nota 14.
(14) Delfico conobbe Cicognara –
unitamente ai maggiori rappresentanti della cultura lombarda – nel 1804,
durante il viaggio e il soggiorno a Milano per stampare le "Memorie
storiche della Repubblica di San Marino" (Milano, Francesco Sonzogno,
1804): così G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c., 1836, p. 56; lo stesso ci
informa (p. 71) che Delfico rivide Cicognara a Napoli nel 1806.
(15) Stampate a Napoli da Agnello
Nobile nel 1818: il "visto si stampi" fu concesso il 28 aprile 1818, e
vedremo come la data avrà anche una sua importanza. L'opera compare, fra
pochissime altre, col n. 1052, p. 187 – nella sezione riservata agli "Scrittori
del Bello" nel Tomo Primo del "Catalogo ragionato dei libri d'arte
e d'antichità posseduti dal Conte Cicognara", stampato a Pisa da
Niccolò Capurro nel 1821 (la nostra Biblioteca ne possiede la ristampa
anastatica: Cosenza, Editrice "Casa del Libro", 1960). Sulla preparazione
del "Catalogo", sulla sua funzione pratica (fu preparato per la
vendita della collezione, acquisita dalla Biblioteca Vaticana), e sul
giudizio del Cicognara circa l'opera di Delfico si vedrà a suo luogo.
(16) I riferimenti, naturalmente,
potrebbero essere tanti: ma ve n'è uno preciso nella lettera di Delfico a
Cicognara dell11 giugno 1806, pubblicata qui appresso.
(17) Questa, comunque, non avrebbe
potuto costituire la "prova certa" di un rapporto senza la testimonianza
delle lettere che qui pubblichiamo.
(18) Una premessa: nel "Fondo Delfico" della nostra Biblioteca esiste un gran numero di manoscritti
relativi sia alla preparazione che alla stesura delle "Nuove ricerche sul
Bello", e solo una collazione con quanto pubblicato nel 1818 potrà
chiarirci l'effettiva genesi dell'opera. Ma se la matrice potrebbe essere
comune (Diderot: anche se Delfico sembra conoscere solo, e lo cita, l'art.
"Beau" dell'Enciclopedia; mentre Cicognara attinge, come più volte
dimostra la Fedi, o.c., 1990, al "Traité du Beau", di cui segue quasi
fedelmente anche lo schema), e, ancora, se Delfico si riferisce
espressamente al Cicognara come propria "matrice", lo svolgimento dei due
lavori è poi alquanto diverso, come Delfico fa capire con chiarezza allo
stesso Cicognara.
Sono dissimili, in più casi, le
fonti e gli autori citati: ma se non è qui luogo per un'analisi precisa, è
importante, anzi fondamentale evidenziare come Cicognara, pur ottimo
collezionista, come abbiamo già visto, non conoscesse (infatti non
compaiono nel "Catalogo", nella parte riservata agli "Scrittori del
Bello") l'importante trattato "DEL GUSTO E DEL BELLO.
Ragionamento di PIETRO NAPOLI-SIGNORELLI. Edizione napoletana",
Napoli, Vincenzo Orsini, 1807, e neppure il "Sistema filosofico delle
Belle Arti dell'Abate SALVATORE BROVELLI", Milano, Ferdinando Baret,
1816, e la "Orazione" e la "Allocuzione" di G.M. DE GERANDO,
entrambe pronunziate nel 1810 a Roma e subito ivi stampate da Luigi Perego
Salvioni.
Nel caso del trattato di
NAPOLI-SIGNORELLI, Professore a Bologna, Cicognara avrebbe fatto in tempo
addirittura a usarlo per il suo lavoro, uscito nel 1808Per quanto riguarda
i testi citati, Delfico le possedeva tutti, anzi: i due lavori del DE
GERANDO sono stati rilegati assieme ai "Ragionamenti" del Cicognara,
mentre sono anche rilegati assieme il "Trattato" del NAPOLI-SIGNORELLI e
l'altro dell'Abate BROVELLI, tutte opere ancora presenti nella nostra
Biblioteca.
Da quanto detto brevemente qui, si
nota la programmata sistematicità di Delfico nell'impostare e usare le
"fonti" per il proprio lavoro.
Una curiosità: Delfico conosce assai
bene le opere del Quatremère de Quincy, ma nella nostra Biblioteca è
conservata solo un'edizione del 1823: "Essai sur la Nature, le But et
les Moyens de l'Imitation dans les Beaux-Arts par M. QUATREMERE DE QUINCY", Paris,
1823.
Per quanto riguarda il "rapporto di
dipendenza" Di Cicognara da Diderot, si
veda "DIDEROT.
Oeuvres. Texte établi et annoté par ANDRE' BILLY" (Bibliothèque de la
Pléiade, 25), Bruges, Gallimard, 1965, e più in particolare "Traté du
Beau" (pp. 949-958 e 1423-1425), e l' "Essai sur la Peinture"
(pp. 1113-1170 e 1426-1429). Devo rinunciare, in questa sede, a Diderot e
A.F. Thomas come sicure fonti di Delfico per le sue analisi sulla
"questione femminile". |
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Appendice
I: Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara
S. Marino, 11 giugno 1806 |
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A S.E. IL Signor Consiglier (1)
Leopoldo Cicognara.
Bagni di Lucca (2)
S. Marino 11 Giugno 1806 (3)
Mio dilettissimo
Non ho potuto evitare il mio destino. S.M.
Giuseppe Napoleone (4) mi nominò Consiglier di Stato nel giorno 3.
corrente (5) unitamente al Marchese del Gallo (6), fatto
anche Ministro degli Affari esteri, ed al Principe di Siringano (7) Presidente
del Sacro consiglio. Partirò dunque sollecitamente, benché colle lagrime,
da questo soggiorno vero asilo di Libertà e di pace; e colla speranza di
farvi ritorno (8). Intanto vi prego col più vivo sentimento darmi
sollecitamente le vostre nuove, giacchè non è l'ultimo turbamento del mio
cuore la parte che prendo alle vostre pene per lo stato della sì cara e
gentile amica (9).
Con Zaffarini (10) già ci amiamo
senza conoscerci. Attendo la nota con i prezzi per farla presto soddisfare
(11). Amatemi sempre, e credetemi sempre degno di essere Vostro.
Vostro
affezionatissimo amico e servitore
Melchiorre Delfico. |
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Appendice II:
Trascrizione lettera di
Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara
Napoli, 12 luglio 1812
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Napoli 12 luglio 1812
Mio
dilettissimo amico
Per non tardarvi molto il riscontro dopo
il sufficiente ritardo della posta, vi assicuro per ora di aver ricevuto
la vostra cogli annessi quattro Prospetti per l'opera (12), che
sarà coronata colla più generale acclamazione. Io mi occuperò intanto
secondo le vostre vedute ad aver de' nomi per l'associazione, benché forse
anche voi avrete riflettuto che nella società si sviluppa generalmente un
certo gusto di distrazione e direi quasi di storditaggine in tutto ciò che
non ci tocca personalmente e direttamente.
Oh sì…sarà cosa buona…dove sta l'autore…Vi
è Vinkelman (13)…tali sono le risposte che in mezzo all'attuale
stordimento si sogliono ripetere all'occasione. I nostri fogli pubblici
sono ridotti al solo Giornale Officiale (14), il quale neppure
sussisterebbe, se non fosse un esteso obbligo di guardarlo.
Vi era un Giornale d'Incoraggiamento
(15), che ha perduto il coraggio per non perdere le spese: un altro
Analitico (16), chè andato in dissoluzione. Del resto farò capo
dagli amici, che mi indicate, e qualcuno de' miei pochi non mancherà.
Niccolini (17) mi dice, avervi già
fatto sapere per altrui mezzo, che i doveri di officio l'han obbligato a
posporre i più piacevoli dell'amicizia. Impegnato alla restaurazione del
gran Teatro di S. Carlo (18) per i 15. del mese venturo, non ha
avuto il tempo di occuparsi de' vostri desiderij; mi ha promesso però che
per la fine del detto mese se ne incaricherà assolutamente. Voi lo
compatirete, giacchè del resto non manca di tutto il fervore
dell'amicizia. Ma tornando all'oggetto principale, non farete male a
scrivere al Marchesino Serra (19), ed a qualche altro di coloro i
quali essendo più sparsi nella società, sono più opportuni all'oggetto.
Vedrò Daniele Coraggio (20) mio caro amico.
Amatemi come vi
amo, e credetemi sempre e cordialmente Vostro affezionatissimo amico
Delfico |
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Appendice III:
Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara
Napoli, 1° settembre 1812
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a S.E. Il Signor Cavalier (21)
Leopoldo Cicognara
Venezia
Mio buon e caro amico
Io temo che noi sbagliammo, affidando quelle
tali ricerche al Signor Niccolini (21 a).
S'Egli da principio mi avesse allegati i suoi
impedimenti,mi sarei incaricato io di servirvi, assistito da valevoli e
corrispondenti ajuti, ciocchè non feci, per aver Egli mostrato piacere
di ben meritare della vostra amicizia. Ora intanto veggo che di 15
giorni è passata la metà di Agosto, ed avendogli di questo intervallo
scritto un biglietto di ricordo, non veggo neppur riscontro, non dico
effetto. Che far dunque?
Io lo solleciterò ancora, o cercherò la
restituzione della vostra Memoria (22), perché l'animo mio non soffra di
veder così forensemente dilazionati i desideri degli amici, e
specialmente del carissimo Leopoldo.
Intanto col Ministro dell'Interno (23)
abbiamo convenuto, ch'Egli ne prenderà dodici esemplari (24); ed io
spero pure di poter giungere a tal numero di associati, giacchè non ne
sono lontano. Ma oh Cieli! La Storia delle belle arti che dovrebb'essere
la guida quasi al loro perfezionamento o ravvivamento, io temo che ne
sarà piuttosto l'Elogio funebre per ora; e che passeranno de' secoli
prima che quelle possano risorgere o ringiovanire. Una pruova nella mia
testa o cranio, ch'esse non allignarono o albergarono in Roma da quando
fu Papale: Io però vorrei pur vedere presto l'opera vostra, per
rallegrarmi almeno in quella dell'amico, non,potendo di altre di lontano
speranza.
Conservatevi, ed amatemi sempre, come
vi ama il
Vostro Delfico
Napoli il dì 1°
settembre 1812 |
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Appendice IV:
Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara
Napoli, 29 giugno 1818
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A S.E. Il Signor Leopoldo Cicognara
Venezia
Napoli 29 giugno 1818
Mio
dilettissimo amico
Mi lusingo, che avrete già ricevuto i
riscontri del marchese Serra (25) intorno all'arrivo della cassa,
che resta tuttavia chiusa per non sapersi ancora chi debba esserne
l'apritore.
Speriamo, che presto debba esser deciso
questo importantissimo articolo di giurisdizionale Diplomazia, e così avrò
il piacere di abbracciarmi caramente questo terzo volume (26), e mi
auguro, che non sarà l'ultimo vostro travaglio. Dalla sincerità
dell'amicizia vostra io mi aspetto un corrispondente giudizio sul mio
lavoro (27); ma se mi volete veramente render contento, dovreste
particolarmente indicarmi i vostri desiderj; giacché sapete, che io non
vanto pretensioni, e non ho titoli da vantarne su l'oggetto. Avendo
tentato di determinar in qualche modo le idee troppo vaghe su l'assunto, e
di attaccar de' pregiudizij che s'introducono in tutti i rami del sapere,
il mio principale scopo, fu di riunir le Belle arti alla Morale tanto nel
principio quanto negli effetti: e sebbene per questi si sia detto molto, e
bene, non essendo stato fatto altrettanto in quanto ad un principio
comune, mi è sembrato così che l'idea potesse essere in qualche modo
completa (28). Non pretendo che tale sia il libretto, poiché vi si
potrebbero trovare de' principj per molte deduzioni ed applicazioni, che
io non sono stato in grado di eseguire. Basta. Le vostre osservazioni
saranno per me un magnifico e pregiatissimo regalo (29).
Sono a parte delle vostre pene e della
eccellente compagna per le perdite veramente tragiche, cui la ragione non
trova ripari. Queste tali disgrazie mi fanno accorgere de' miei lunghi
anni, e non mi fanno amare questa misera esistenza (30).
L'unico sollievo per la sensibilità è, di
occuparsi a far del bene e porger sollievo agli infelici. Se questa mia vi
troverà ancora a Venezia, vi darà il buon viaggio per Vienna (31),
ed auguro all'amica coppia tutto il bene che può desiderare.
Con Annetta Vadori (32), che abbiamo
qui da più mesi, ho l'occasione di parlar spesso di Voi. Saluto Marina e
Peppe (33) se li vedete e finisco abbracciandovi, e confermandomi
Vostro affezionatissimo amico
M. Delfico |
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Appendice V:
Trascrizione lettera di Melchiorre Delfico a Leopoldo Cicognara
Napoli, 4 gennaio 1820
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A S.E. Il Signor Conte Leopoldo Cicognara
Venezia
Napoli 4 [gennaio] del 1820
Mio
dilettissimo amico
Conosco il vostro spirito il vostro cuore,
per comprendere che il lungo viaggio (34) non debba esser stato
infruttuoso pel primo, ne spiacevole per l'altro; e che alfin de' conti vi
siate trovato contento di Voi, e più istruito del Mondo. Quanto mi spiace
perciò, di non potervi rivedere e riabbracciare, perché profitterei anche
io de' vostri vantaggi, per intendere specialmente, che pensate dello
stato di Europa in quanto ai suoi progressi. Io stimo che si voglia correr
la pista prima di essersi resa praticabile la strada, che ha molto bisogno
ancora di essere sgombrata (35). Perciò vi ringrazio, se avete
compatito il mio Bello (36), perché l'ho diretto principalmente ad
uno scopo morale, cui in ultimo risultato dovrebbero tendere tutti i
travagli dei buoni ingegni. A ciò sono destinate similmente le mie Memorie
Accademiche (37), e nell'ultima letta in Settembre mi lusingo di
aver dato un ordine al complesso delle mie idee su l'assunto.
Serra tornò dai Calabri, ma saprete la
novità avvenuta in famiglia, che riuscì poco piacevole al Marchese, cioè
il matrimonio di Baciccia (38) colla nipote Giulietta (38) già
prossima ad esser madre; ciò si potè eseguire colla donazione fatta da D.
Stanislao (38) agli sposi. Benché tutto si eseguisse col pieno
consenso de' maggiori, si è avuto poi il dispiacere, di veder l'ottima
Duchessa (38) caduta in malinconia, che dura da più mesi, ma che
lode al cielo va migliorando, per quel che sento.
Il mio Selvaggi (39) che vi rende
cordialissimi saluti, si occuperà nelle ricerche di cui lo incaricate e
siccome non si sente molto forte in tal'indagini, e che di rado se ne
danno le occasioni, pregherà qualche suo conoscente a prestargli mano,
essendo pur impegnato a far che il vostro Catalogo (40) possa
comparire in tutta l'ampiezza che può renderlo interessante.
Nelle lettere non abbiamo alcune novità
interessanti, ma credo che tra breve l'Accademia Archeologica(41)
ci regalerà di un volume di Memorie e di Papiri.
Per questi il celebre Chimico Davy
(42), che abbiamo qui da qualche tempo, fa sperare, di aver trovato o
poter trovare un metodo da svolgere que' papiri, pei quali il solito
metodo è stato insufficiente. Vedremo.
La mia salute si conserva in generale, ma il
femore sempre più retrogrado nelle sue funzioni, per cui assai di raro
posso uscir di casa. Vedendo Marina (43)
e Rangoni (43), direte tante
cordialità per parte mia, e così ossequiando la vostra amabile compagna,
vi stringo al cuore, come Vostro affezionatissimo amico
Delfico |
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Appendice VI:
Trascrizione lettera di Antonio Canova a Melchiorre Delfico
(44)
Roma, 16 giugno 1818
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Al Chiarissimo Signore
Il Signor Don Melchiorre Delfico
Napoli
Signore
Un giorno prima che io lasciassi Napoli
(45) mi venne dall'egregio
Professor Monticelli (46) presentato in dono a di lei nome una
copia delle nuove ricerche Sul Bello da lei dettate: e l'altro jeri da
questo librajo De Romanis ne riceveva un altro [sic]esemplare (47).
Io sono assai grato alla di Lei gentile e spontanea benevolenza per avermi
voluto adornare d'un sì cortese pegno della sua stima, e amicizia, e
spiacemi che la brevità del mio soggiorno in codesta Capitale non m'abbia
consentito che io potessi adempiere in persona e a voce giudizioso atto
della mia riconoscenza. Suppliscavi la presente, per la quale mi è caro
L'assicurarla della obbligazione dell'animo mio alla sua amorevole
testimonianza, e del desiderio, che nutro di meritarmi con qualche opera
il gradimento di lei, che io stimo e onoro cotanto.
Leggerò con sommo diletto l'interessante
opuscolo, conto già nel mio cuore di trovarvi argomento di alto elogio
all'esimio ingegno suo, benemerito delle lettere ed arti nostre (48).
Accolga intanto i sensi di quella perfetta
considerazione e attaccamento, con che mi pregio essere
Di Vostra Signoria Devotissimo
Roma 16 giugno 1818
Obbligatissimo Vostro Servitore ed Amico
Antonio Canova |
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Appendice VII:
Trascrizione lettera di
Leopoldo Cicognara a Melchiorre Delfico (49)
Venezia, 29 aprile 1825
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Venezia, li 29 aprile 1825
Preziosissimo amico,
Di due cose a me carissime mi ha convinto
il grazioso invio del vostro studiosissimo lavoro sulle "Origini Italiche
e sull'Antica Numismatica di Atri" (50). La prima di non essere dimenticato dalla vostra sempre
costante amicizia, la seconda che gli studi di questa Natura senectutem
oblectant, et in adversis solarium ac perfugium praestant. Io negli
identici casi e per poca grata fortuna e per età crescente non ho altro
asilo che nell'occupazione che più o meno intensa, non mai interrotta, mi
tiene conscio della vita. Molto bello è l'argomento che prendete a
trattare, e le Origini italiche gran tema offrono ragionevolmente ai
curiosi delle alte antichità, siccome mi accade da ultimo verificare
intorno all'Arena di Verona oramai giunta alla sua prima illustrazione per
cura del C. Giulian (51) e
pare non potere volgersi più in dubbio appartenere essa ai popoli nostri
prima del dominio dei Romani.
Non fa che giungermi il vostro libro, che
non solo leggerò, ma mediterò con tutta l'attenzione. E vi scrivo intanto
acciò sappiate quanto io vi sia gratissimo della memoria che di me
conservate, e della delizia che mi avete procacciata.
Scrivetemi una vostra (52).
Ditemi del buon vescovo di Teramo, vive
egli lieto della sua vecchiaia illustre?
Forma egli ancora la delizia d'un piccolo
crocchio d'amici? (53)
Selvaggi come sta? Dove vive? (54)
Io ho passato un inverno sufficiente, e mia moglie (55) è
passabilmente. Questo è il buono, anzi il diritto della medaglia. Non vi
parlerò del rovescio che mal sarebbe retribuirvi con un'Iliade amarissima
di cose tristi.
Sto a Venezia fino a luglio, poi,
cercherò, ove mi si permetterà, di respirare fuori delle Lagune e delle
Ostriche un po' d'aria comune agli augelli.
Oh se potessi avere un po' d'ala, vorrei
pur volare ad abbracciarvi di cuore siccome il fo intanto in iscritto
presentandovi i saluti della mia moglie.
Vostro aff.mo amico e servo
L. Cicognara |
_______________ |
(1) Nel 1801
Cicognara era stato nominato membro del "Consiglio legislativo"
(Consiglio di Stato) della Repubblica
Cisalpina.
(2) Nota come
centro termale fin dal medioevo, la località divenne, nella prima
metà del secolo XIX, prediletto soggiorno di villeggiatura della
colonia straniera di Firenze e della Corte del Granduca di
Toscana. Fra i frequentatori, oltre al Cicognara, è importante
ricordare il nostro Gregorio De Filippis Delfico, Conte di Longano
(1801-1847), per il quale si veda almeno la "voce" curata da
VINCENZO CLEMENTE nel "Dizionario biografico degli italiani", XXXIII,
759-761. Gregorio, nel 1834, pubblicò a Firenze i "Ricordi
e fantasie su' Bagni di Lucca",
parzialmente riediti a Napoli, sempre nel 1834, come "Addio
a' bagni di Lucca". Tale
circostanza – siamo in un ambiente che è stato chiaramente
illustrato nel citato volume della FEDI – potrebbe essere densa di
significati, come l'altra del viaggio culturale compiuto nel 1827
in Inghilterra, Francia e Svizzera, cui seguì la pubblicazione in
Napoli, nel 1832, del poema boschereccio "La valle di
Simmenthal".
Anche questo "Gran
Tour" alla rovescia – al centro
Europea, e non a Sud – è una "caratteristica" particolare di
alcuni personaggi del periodo, a cominciare da Aurelio Bertela de
Giorni, per passare attraverso Pindemonte e, come vedremo, allo
stesso Cicognara, e tanti altri: un atteggiamento che, oltre alla
"curiosità", cela ben altri interessi, non soltanto letterari o
culturali. Per gli aspetti legati ad ambienti e circoli "massonici" cui Delfico fu ampiamente legato è fondamentale
richiamarsi a VINCENZO FERRONE, I profeti dell'Illuminismo,
Bari, Laterza, 1989, passim.
Tornando al
Cicognara, certo cominciò a frequentare i Bagni di Lucca durante
il suo "esilio" in Toscana del 1803-4: si veda, per questo, la
citata "voce" del Romanelli nel "Dizionario biografico degli
italiani".
(3) Sono
altrimenti note le vicende che portarono Delfico a scegliere nel
settembre 1799 l'esilio di San Marino, dove soggiornò appunto fino
al 1806, quando tornati i Francesi a Napoli nei primi mesi di
quell'anno, Giuseppe Bonaparte, nominato Re di Napoli (il 30 marzo
1806) istituiva un "Consiglio di Stato" di cui Delfico venne a far
parte con nomina del 3 Giugno 1806. La "nomina" è conservata
nell'Archivio di Stato di Teramo, "Fondo Delfico",
b. 19, fasc.
230: cfr. D. SRIGLIONI NE' TORI, o.c., 1994, p. 127.
Si veda V.
CLEMENTE in "Dizionario biografico degli italiani", cit.,
ad vocem,
pp. 534-5.
Le circostanze
della lettera furono poi con più precisione ricordate da G. DE
FILIPPIS DELFICO, o.c.., 1836, pp. 60-62; cfr. anche GIORGIO
PALMIERI, Melchiorre Delfico e il
decennio francese (1806-1815),
L'Aquila, Edizioni del Gallo Cedrone, 1986, passim.
(4) Giuseppe
napoleone Bonaparte – a nome e come Luogotenente Generale del
fratello Napoleone I Imperatore – prese possesso di Napoli il 15
febbraio 1806: il 30 marzo del medesimo 1806 venne nominato anche
Re delle Due Sicilie.
Rinunciò il 2
luglio 1808 (in quanto i 6 giugno era stato nominato Re di Spagna)
e fu sostituito dal cognato, Gioacchino Murat.
L'istituzione del
"Consiglio di Stato" sarà fra i primi e più importanti
provvedimenti del suo Governo.
Cfr.
G. PALMIERI, o.c., 1986, passim,
che riassume quanto al proposito si legge in LODOVICO BIANCHINI,
Storia delle Finanze del Regno delle Due Sicilie,
Napoli, Tip. Platina, 1834 (2° ed. ivi, Stamperia Reale, 1859; 3°
ed. ivi, Edizioni Scientifiche Italiane, 1971); J. RAMBAUD,
Naples sous Joseph Bonaparte, 1806-1808,
Paris, Plon-Nourrit, 1911; ANGELA VALENTE, Gioacchino Murat
e l'Italia Meridionale,
Torino, Einaudi, 1965, 2° ed.
(5) Per la lettera
di nomina vedi la nota 3.
(6) Maurizio
Mastrilli, Marchese e poi Duca del Gallo: A. VALENTE, o.c., 1965,
ad indicem;
B. MARESCA, Memorie del Duca di Gallo,
in "Archivio Storico delle Province napoletane", a. XIII (1888),
p. 325 ss.
(7) Per il
"Principe di Sirignano", ibidem.
Assieme a costui e
al Duca di Cantalupo (Domenico Di Gennaro) Delfico fece parte nel
1787 della Commissione deputata alla organizzazione dei soccorsi
per il terremoto in Calabria del 1783: cfr. "Opere Complete", I,
p. XII.
(8) Come ricorda
anche G. PALMIERI, o.c., p. 25 e nota 17, la nostalgia di Delfico
per la Repubblica fu sincera e profonda, testimoniata da tante
lettere da lui inviate da Napoli al suo amico sammarinese Giuseppe
Mercuri.
Una silloge di
tali lettere si può leggere in P. FRANCIOSI,
Un epistolario di Melchiorre Delfico, San Marino,
Della Balda, 1935.
(9) Massimiliana
Cicognara morirà, come abbiamo visto, il 6 gennaio 1807.
(10) Non mi è
riuscito di individuare il personaggio.
(11) Molto
probabilmente si tratta di libri che Cicognara ha inviato a
Delfico, e il cui prezzo deve essere rimborsato previa "nota
spese".
(12) Sulla genesi
e le vicende della "Storia della
scultura dal suo risorgimento in Italia sino al secolo di
Napoleone per servire di continuazione alle opere di Winkelmann e
di d'Agincourt", Venezia,
[Giuseppe] Picotti, 1813-1818, in 3 voll., la letteratura è
ovviamente vastissima, ma per noi sono importanti GIANNI VENTURI
(a cura di), Leopoldo Cicognara, Lettere ad Antonio Canova,
Urbino, Argalia, 1973, passim
(sia per la premessa critica che
per i numerosi riferimenti nelle lettere e relative note) e,
ancora, FRANCESCA FEDI, L'Ideologia del Bello. Leopoldo
Cicognara e il classicismo fra Settecento e Ottocento,
Milano, Franco Angeli, 1990, ma più in particolare il Cap. IV,
La genesi della Storia della Scultura e le correzioni di Pietro
Giordani, pp. 133-229, nonché la
"Appendice I. Il
Prospetto della
Storia della Scultura: due redazioni",
pp. 231-237.
Come si sa, fu
Pietro Giordani a ispirare l'opera, a lavorarvi anche, e a
correggere il "Prospetto" definitivo, che fu poi quello diffuso (cfr.
F.FEDI, o.c., 1990, p. 155 e ss.): lo stesso Giordani, oltre che a
promuovere
in più modi la vendita, contava anche sull'appoggio del "ben
introdotto Canova", mentre "altre copie del prospetto
dovevano venir affidate ad amici e conoscenti che potessero farsi
a loro volta – e con successo – promotori dell'opera…
", ecc.
"…
Ho scritto a Canova per tutte le corti tedesche, per Torino o,
Firenze e Napoli, benché in queste città puoi e devi fare qualcosa
anche tu…"
Purtroppo la
nostra Biblioteca e il locale Archivio di Stato non possiedono
copia del "Prospetto", che è invece ancora conservato in alcune
Biblioteche italiane.
E' comunque
importante segnalare come la presente lettera di Delfico sia la
conferma di un'operazione ad "ampio raggio" che, attraverso la
fitta rete di amicizie, avrebbe dovuto portare a propagandare
adeguatamente e a far vendere l'opera.
Se a Delfico sono
state inviate quattro copie del
prospetto
si confida molto, evidentemente, nelle sue capacità, come vedremo
in seguito.
(13) E' una delle
grafie usate per Joachim Winckelmann (Winkelmann 1717-1768),
teorico, archeologo e storico dell'arte tedesco, di cui Delfico
possedeva la "Storia delle arti del disegno presso gli antichi…"
nell'edizione di Milano (Tomi 1° e 2°, 1779) e Roma (Tomo 3°,
1784), conservata nella nostra Biblioteca. L'accenno di Delfico è
naturalmente, ironico, e penso sia rivolto a coloro che ancora "si
attardavano" sulle teorie di colui che, per molto tempo, fu il "nume tutelare" di alcune discipline umanistiche.
Tornando alla
grafia del cognome, è curioso notare come nel 1° volume della
"Storia della Scultura" (1813) compaia, sul frontespizio, scritto
come "Winckelmann", mentre nel 2° (1816) e 3° (1818) è scritto "Winkelmann".
Come si vede,
Delfico esprime perplessità sulle possibilità di vendita,
nonostante più sopra si sia dichiarato convinto del successo
dell'opera. Pur nell'apparente contraddizione
Delfico aveva piena ragione:
nonostante, e l'abbiamo visto, potesse contribuire alla
diffusione, si può essere certi comunque – afferma la Fedi – che
neppure un intervento più ampio ed energico sarebbe riuscito a
creare nel pubblico medio-alto un interesse apprezzabile per
questo singolare lavoro, cui le sue stesse qualità sembravano
precludere la circolazione sul mercato.
L'esemplare
appartenuto a Delfico è ancor oggi conservato nella nostra
Biblioteca.
(14) "Il
vero giornale ufficiale del decennio francese fu
il
Monitore Napolitano
che nel
1811 prese il nome di Monitore delle Due Sicilie…": così ALFREDO
ZAZO, Il giornalismo a Napoli nella prima metà del secolo
XIX, Seconda edizione…",
Napoli, Procaccini, 1985, p. 35 e ss.
(15) Nel 1807
cominciarono a pubblicarsi gli "Atti del Real Istituto di
Incoraggiamento delle Scienze Naturali di Napoli", che durò a
lungo. Fra i collaboratori, Teodoro Monticelli (che vedremo
ricordato nella lettera di Canova a Delfico del 16 giugno 1818),
Michele Tenore e lo stesso Melchiorre Delfico. Cfr. O. MASTROIANNI,
Il Reale Istituto di Incoraggiamento
in Napoli (1806-1906).
Ricerche – Studi,
Napoli, Pierro, 1807; A. ZAZO, o.c., 1985, p. 39.
(16) La
"Biblioteca Analitica di Scienze, Letteratura e Belle Arti"
comparve nel 1810. Non si pubblicò nel 1811 in séguito a una
polemica con l'Accademia delle
Scienze.
Ristampatasi poi nel 1812, modificò il suo titolo in "Biblioteca
Analitica di Istruzione e Utilità Pubblica": cfr. A. ZAZO, o.c.,
1985, p. 41.
(17) Il
"neoclassico" architetto toscano Antonio Niccolini (San Miniato al
Monte, 1772 – Napoli, 1850), ebbe molta fama nell'ambiente
napoletano, e rivestì numerose cariche di prestigio in seno alle
più importanti istituzioni della Capitale: cfr.
ad vocem, in
"Dizionario enciclopedico di Architettura e Urbanistica", IV, pp.
224-5, e ROBERTO DI STEFANO, Storia, architettura e
urbanistica,
in "Storia di Napoli", ivi, Edizioni Scientifiche Italiane, 1972,
vol. IX, più in particolare pp. 677-8.
(18) La questione
è spiegata in R. DI STEFANO, o.c., 1972, l.c. Nel 1810 Niccolini
ebbe l'incarico di rinnovare il
Teatro di S. Carlo,
per il quale già in precedenza aveva eseguito imponenti e ardite
opere di sostegno. Dopo aver mutato le precedenti decorazioni
interne, rifece la facciata esterna, aggiungendo l'atrio e la
logia [sono i lavori cui accenna Delfico]; nel febbraio del 1816
un violento incendio distrusse completamente il Teatro, che fu
immediatamente ricostruito dal Niccolini in soli sette mesi, su
incarico di Ferdinando I, che affidò il controllo dell'opera a
quattro illustri "supervisori", fra i quali il Marchese Berio e il
Duca del Gallo, intimi di Delfico.
Cfr.
p. 224 della citata "voce" del "Dizionario enciclopedico di
Architettura e Urbanistica" e la p. 22 de "Il
Teatro di S. Carlo",
a cura dell'Ente Autonomo del Teatro – Città di Napoli, 1951.
(19) Per la
famiglia dei "Serra di Cassano" si veda A. VALENTE, o.c., 1965,
pp. 18 e 252.
(20) Non mi è
riuscito di individuare il personaggio.
(21) Nel dedicare
a Napoleone I Imperatore i "Ragionamenti del bello" (1808),
Cicognara si sottoscrive "Cavaliere dell'Ordine della Corona di
Ferro".
(21a) Si veda la
mia nota 17 alla lettera precedente. Si tratta di "ricerche" per
la "Storia della Scultura".
(22) Credo di
poter affermare che, se non proprio si tratta di una copia del
citato "Prospetto", è certamente uno scritto attinente alla "Storia della Scultura" cioè una
"Memoria" che Niccolini deve
leggere e revisionare.
(23) Giuseppe
Zurlo (Baranello del Molise, 1759 – Napoli, 1828).
Il 18 febbraio
1808, sotto il Governo Francese, fu Consigliere di Stato e poi,
come Ministro della Giustizia e dell'Interno redasse la
Costituzione del Regno.
Nel 1820, nel
breve periodo di vita costituzionale a Napoli ottenne ancora una
volta la reggenza del Ministero dell'Interno.
(24) A questo
proposito sono assai eloquenti due lettere di Cicognara a Canova:
nella prima (10 giugno 1812: cfr. G. VENTURI, o.c., 1973, p. 19),
egli scrive: "…Eccovi uno dei
prospetti dell'opera mia… La mia impresa è vasta e pericolosa… e
chi sa come anderà la faccenda. L'assistenza degli amici mi
conforta ma il mare è grande… Ma pochi buoni italiani io spero mi
saranno grati…"
Nella seconda (19
settembre 1812: G. VENTURI, o.c., 1973, p. 25) Cicognara,
indirettamente,
conferma a Canova quel che ha scritto Delfico:
"Quest'opera
mia mi annichila. La Regina di Napoli
[Carolina Bonaparte, moglie di Gioacchino Murat] bravamente
ne ha ordinato 12 esemplari…"
Tra l'altro, v'è
una perfetta rispondenza cronologica: il 1° settembre Delfico
scrive "abbiamo convenuto
[con Zurlo] ch'Egli ne prenderà",
e il 19 l'operazione è conclusa: "ne ha ordinato 12
esemplari".
Sarebbe
interessante poter sapere se le 12 copie fossero "di
rappresentanza" o destinate ad essere distribuite fra le
istituzioni pubbliche napoletane: la questione non è di poco
conto, perché nel Nord Italia, come testimoniano eloquentemente
alcune pagine dei citati volumi del Venturi e della Fedi, non
poche erano le difficoltà di vari Comuni di reperire fondi per
l'acquisto dell'opera da destinare alle Biblioteche e istituzioni
locali.
Tralascio di
commentare il già eloquente contesto dell'intera lettera.
(25) Si veda la
nota 19 alla lettera del 12 luglio 1812.
(26) Rispetto alle
precedenti lettere qui pubblicate è passato dunque parecchio
tempo: siamo ormai al 3° volume della "Storia
della Scultura",
e la "cassa" di cui si parla è, evidentemente, ricolma di
esemplari per i "sottoscrittori".
(27) E' appena
stato pubblicato il volume delle "Nuove
ricerche sul Bello" (Napoli,
Agnello Nobile, 1818: il visto si stampi
è del 28 aprile) e, ovviamente, Delfico ne ha inviato un esemplare
al Cicognara, l'autore – come abbiamo visto – dei "Ragionamenti
del Bello",
stampati nel 1808.
(28) Non è questa
la sede per un'analisi più precisa: ma è importante far notare
come Delfico – seppur con poche parole – prevenga Cicognara, prima
della lettura, sui principi ispiratori della propria opera.
(29) Il senso è
chiaro. Da parte mia, devo avvertire dell'impossibilità – tra
l'altro, pratica – di delineare qui compiutamente l'intera
questione. Mancano al momento, alla mia ricerca, alcune indagini
indispensabili, volutamente e necessariamente tralasciate in
occasione di questo saggio.
Comunque, sul
lavoro di Delfico non conosco altri giudizi del Cicognara, tranne
quello apparso sul "Catalogo" (n. 1052, t. I, p. 187):
"L'egregio
autore scrisse il suo libro penetrato intimamente nel suo bel
cuore dalla sublimità dell'oggetto con profondità di metafisica".
Devo onestamente
confessare che il significato del giudizio non mi è chiaro, o
meglio: credo di capire che l'opera a Cicognara non sia proprio
piaciuta, tanto da giudicarla con una frase –
un dire e non dire
– che io interpreto come "di circostanza".
(30) Ho
tralasciato di indagare su particolari per i quali rimando alla
ben nota biografia di VINCENZO MALAMANI,
Memorie del Conte Leopoldo Cicognara tratte dai
documenti originali,
Venezia, 1888.
E' tuttavia
interessante notare come Delfico, poiché non ignora neppure i
fatti personali do Cicognara e della sua famiglia, debba aver
avuto col medesimo una corrispondenza costante. A ulteriori
ricerche, ovviamente, il compito di chiarire certe questioni.
(31) Per questo
"viaggio" si veda la successiva lettera del 1820, e la mia nota
34.
(32) Annetta
Vadori di Venezia fu una delle più assidue corrispondenti di
Delfico: di lei restano alcune lettere, sia nel "Fondo
Delfico" della nostra
Biblioteca che in quello dell'Archivio di Stato di Teramo. Cfr.
anche G. DE FILIPPIS DELFICO, o. c., 1836, p. 30.
(33) Sono i
coniugi veneziani Marina e Giuseppe Rangoni (Rangone), amici
comuni di Delfico e di Cicognara. Per brevità, riferisco poche
circostanze: in una prima lettera del Rangoni a Delfico (da
Venezia, 25 settembre 1833: "Opere complete), IV, 276-7), oltre a
dargli alcune interessanti notizie lo informa della cagionevole
salute sia della moglie Marina che di Leopoldo Cicognara ("Egli
pure invia col mio mezzo a voi i più cordiali saluti"),
che poi morirà, l'anno dopo.
Ma una seconda
lettera (Venezia, 9 luglio 1834: "Opere complete", 177-8), oltre a
convenevoli e notizie di carattere familiare, è di grandissimo
interesse; Rangoni riferisce a Delfico di aver letto sul periodico
francese "Le Temps" il pessimo giudizio critico (poi ripubblicato
in "Bellezza e Civiltà",
Firenze, Le Monnier, pp. 328-35) di Niccolò Tommaseo su Leopoldo
Cicognara, appena scomparso, e se ne rammarica con toni accesi e
vibranti.
[La brevità mi
impone di sorvolare sull'importante contesto di notizie contenute
nella lettera, che del resto è edita]. Sulle problematiche sorte
dopo l'acido intervento "post mortem" del Tommaseo si vedano la
citata voce "Cicognara" redatta da G.D. ROMANELLI per il "Dizionario biografico degli Italiani" e F. FEDI, o.c., 1990, pp.
55-7 e passim,
con relative note.
Anche G. VENTURI,
o.c., 1973, p. XIII e nota 23 respinge il troppo severo giudizio,
motivandolo con le errate premesse teoriche del Tommaseo: ma anche
Venturi, come la Fedi, riprende la questione da "Bellezza
e Civiltà",
senza ricordare la "" prima fonte, cioè "Le Temps" di cui si
lamentava Rangoni.
Delfico,
dunque, ormai vecchio (morirà anch'egli l'anno dopo) e costretto
"in periferia", attraverso i suoi amici e corrispondenti più
fidati può ancora conoscere i fatti letterari e scientifici, anche
i più importanti, al punto che ci fanno ancora discutere.
Nel nostro "Fondo
Delfico" si sono
conservate 11 lettere (numeri 160 / 170) di Melchiorre a Rangoni,
scritte dal 16 novembre 1819 al 24 luglio 1834.
Lettere di
Cicognara a G. Rangoni sono conservate nella Biblioteca
dell'Archiginnasio in Bologna, come segnala F. FEDI, o.c., 1990,
p. 10: in una di queste, senza data, è inequivocabilmente
testimoniata l'appartenenza del Cicognara, del fratello Vincenzo,
e del Rangoni medesimo alla Massoneria. Su Rangoni "Segretario
della Repubblica Cisalpina a Parigi", e sulle sue idee e vicende
politiche, si veda sempre la FEDI, o.c., 1990, p. 126 e nota 23.
(34) In occasione
della consegna dell'omaggio
in denaro (che Cicognara riuscì a far convertire in opere d'arte
contemporanea) dovute dalle Province Venete per le nozze - 1817 –
dell'Imperatore Francesco I d'Austria di Baviera. Cicognara
medesimo, nel luglio 1818, si recò a Vienna, e di là a Praga,
Dresda, Berlino, Weimar, Parigi, donde – nella primavera del 1819
– passò a Londra: lì rimase alcuni mesi, rientrando poi a Venezia
nell'ottobre, dopo aver toccato Aquisgrana, Stoccarda, Ulma e
Monaco. Alla fine dell'anno era con Canova a Roma, dove rimase
fino alla fine del '21. Quindi nel gennaio non era a Venezia, dove
invece gli aveva scritto Delfico. Sui motivi del viaggio devo
ancora una volta rinviare al volume di G. VENTURI, o.c., 1973,
passim, alla voce
specifica del "Dizionario biografico degli italiani", e a F. FEDI,
o.c., 1990, passim,
perché si tratta di un aspetto troppo "ampio" della vita di
Cicognara, per poter essere anche soltanto accennato in questa
nota.
(35) Penso che
all'intera frase si possa attribuire un significato ben preciso,
sul quale peraltro non è ora il caso di "addentrarsi". Appunti
manoscritti "Dello Stato morale dell'Europa" sono conservati nel
nostro "Fondo Delfico",
n. 1107.
(36) Come abbiamo
visto, Delfico aveva inviato a Cicognara le "Nuove
ricerche sul Bello",
nel giugno 1818 (cfr. la mia nota 27 della lettera precedente):
evidentemente, non avendo avuto più contatti con Cicognara per via
del viaggio, Delfico gli può chiedere solo ora un giudizio
sull'opera.
(37) Ritengo debba
trattarsi del "Discorso sulle Scienze morali", di 112 pagine, che
G. DE FILIPPIS DELFICO, o.c., 1836, elenca fra "Le Inedite", col
n. 52 a p. 118.
(38) Non ho
notizie del personaggio.
(39) Gaspare
Selvaggi, per il quale rinvio alla "Lettera
di L. Cicognara a M. Delfico",
pubblicata qui appresso.
Non si può
ignorare l'importanza del ruolo di Selvaggi nei confronti del
Cicognara e del suo "Catalogo",
e ne vedremo il perché.
(40) La notizia è
davvero interessante e dimostra, con tutta evidenza, che il
Cicognara chiede "lumi" ovunque per la preparazione e il buon
esito del proprio "Catalogo": il Selvaggi era particolarmente
adatto, la persona giusta, come capiamo da G. GIUCCI, o.c., 1845,
p. 216: "…Essendo molto amante della
lettura de' buoni libri, si ha formato una scelta biblioteca,
ricca specialmente di pregiate edizioni di autori italiani, e nel
1830 ne ha benanche pubblicato il Catalogo per le stampe…".
(41) Sull'Accademia
Archeologica Ercolanense, una
delle più importanti istituzioni del Regno, si veda una fonte
contemporanea: GIUSEPPE CASTALDI, Della regale Accademia
Ercolanense dalla sua fondazione sinora, con un cenno biografico
de' suoi soci ordinari,
Napoli, D. Porcelli, 1840.
(42) Sir Humphry
Davy, chimico inglese (1778-1829): nessuno dei più noti repertori
su di lui registra un qualche riferimento a tale particolare
attività sui papiri ercolanesi del Davy medesimo, anche se non mi
è parso il caso di fare, per questa nota, ricerche più precise. E'
superfluo, tuttavia, sottolineare l'importanza della notizia che
ci riporta Delfico, notizia su cui, peraltro, troviamo conferma in
P. CALA' ULLOA, o.c., 1859, I,p. 336-7:
"…C'est
de ce temps que H. Davy, u de ces hommes qui avait le plus donné
d'impulsion aux sciences naturelles, vint a Naples pour tenter
quelques essais sur les papyrus d'Herculanum. Son attente fut
trompée, il ne reussit point a les derouler, ou s'il pervint à en
détacher les feuilles, on en trova les lettres effacées…",
ecc. Il Davy ebbe poi a lamentarsi della "gelosia" degli studiosi
napoletani, che si dimostrarono ben lieti dell'insuccesso! Il Davy
aveva pubblicato a Napoli sia i due volumi degli "Elementi
di chimica rurale" (1815) che
gli "Elementi di filosofia chimica"
(1816), entrambi posseduti da Delfico e ancora presenti nella
nostra Biblioteca.
(43) Si veda la
mia nota 33 nella precedente lettera del 1818.
(44) Archivio di
Stato di Teramo, "Fondo
Delfico", b. 19, fasc.
233: cfr. D. STRIGLIONI NE' TORI, o.c., 1994, p. 141.
Sinora inedita, la
lettera – al di là di un linguaggio e di un atteggiamento che
possono apparire solo "di circostanza" – mi sembra per molti
aspetti importante e mi sorprende che sia a suo tempo sfuggita ai
curatori delle "Opere complete".
(45) Si veda, al
proposito, la voce "Canova, Antonio", redatta da MASSIMILIANO
PAVAN per il "Dizionario biografico degli italiani", XVIII,
197-219, ma più in particolare p. 215. Nel giugno del 1818 il
canova fu a Napoli perché bisognava fondere la statua equestre già
preparata su commissione di Giuseppe Napoleone, nel 1806, per
rappresentare l'Imperatore Napoleone I, ma poi destinata al
monumento di Carlo III di Borbone. Su tale circostanza è
chiarissima e documentata ANGELA VALENTE,
Gioacchino Murat e l'Italia meridionale,
Torino, Einaudi, 1965, pp. 329-330 e nota a p. 330.
Già il 14 del mese
di giugno Canova era a Roma, dopo un soggiorno brevissimo, come
dirà egli stesso nel prosieguo della lettera.
Tuttavia – anche,
ma non solo, per il medesimo scopo – Canova era stato a Napoli
agli inizi del 1813, come si legge in una lettera indirizzatagli
dal Cicognara il 27 febbraio 1813. La lettera ci interessa molto
direttamente: contiene un piccolo rimprovero del Cicognara a
Canova: "…Se avessi saputo il vostro viaggio, vi avrei pregato di
recuperar certo libro, e certe carte da Delfico…". Dunque i
rapporti fra i tre personaggi sono più che evidenti: cfr. GIANNI
VENTURI (a cura di ), Leopoldo
Cicognara. Lettere ad Antonio Canova,
Urbino, Argalia, 1973, pp. 41-42, Lettera X.
(46) Teodoro
Monticelli, che ebbe rapporti con il Marchese del Gallo a
proposito del nascente (1808) "Real Collegio" di Napoli, e cui
fa riferimento A. VALENTE, o.c., 1965, nota 3 a p. 321. Nella
nota, particolarmente stimolante, si trovano varii riferimenti
sulla fondazione di alcuni "Reali Collegi", fra cui anche quello
di Teramo (16 maggio 1813). Di lui resta, nel nostro "Fondo
Delfico", n. 117, una
lettera a Melchiorre del 24 gen. 1819.
(47) Questa
circostanza conferma, da un lato, la brevità del soggiorno
napoletano di Canova e, dall'altro, la ferma volontà di Delfico di
fargli avere, e al più presto, il libro: cosicchè Delfico, temendo
la partenza di Canova per Roma, lo "precede" incaricando il ben
noto libraio e stampatore De Romanis (che già doveva a
disposizione alcune copie) di far avere un esemplare a Canova, una
volta rientrato a Roma: contemporaneamente, dà incarico a
Monticelli di farsi tramite per un'immediata consegna, se
possibile "di persona". E' chiaro, dunque, che Delfico sa che
canova e Monticelli devono incontrarsi: più difficile è capire
perché Delfico non potesse incontrare di persona il Canova.
Evidentemente, la brevità della visita del Canova a Napoli non ha
consentito un appuntamento perché – il tenore dell'intera lettera
sembrerebbe dimostrarlo – i due avrebbero "veramente" desiderato
incontrarsi.
Canova
e Delfico, dunque, ben si conoscevano, e s'erano già visti in
precedenza proprio a Napoli, in casa del Marchese Berio, che
ospitava abitualmente un "circolo" d'intellettuali. La circostanza
è ricordata da Lady MORGAN, L'Italie,
Paris, Dufart, 1821, IV, p. 278 e segg. : sul "salotto Berio" si
vedano anche PIETRO CALA' ULLOA, Pensées et souvenirs sur
la littérature contemporaine du Royaume de Naples,
Genere, Cherbuliez, 1859, I, p. 372, e G. GENTILE, o.c., 1969, I,
p. 473.
Tuttavia, abbiamo
già visto nella precedente nota 2 come la conoscenza, se non
proprio la frequentazione, fra Canova e Delfico fosse d'antica
data: il che è pure confermato da tre altre lettere del Cicognara,
sempre riportate da G. VENTURI, o.c., 1973:
"…
Ho ordinato al mio amico Delfico che tiene il denaro d'una copia
del I° volume della Storia [della
Scultura in Italia] acciò lo faccia da Napoli a voi
pervenire [a Roma],
e lo
passiate a Rinaldi [Rinaldo:
scultore veneto, per il quale si vedano G. VENTURI, o.c., 1973,
ad indicem, e F. FEDI,
o.c., 1990, p. 97, nota 123]…" (Lettera XXII,
17 settembre 1814, p. 86);
"…
Il mio amico Delfico che deve riscuotere in Napoli qualche cosa di
più della somma dei franchi 65 che vi debbo, vi farà versare la
somma, se così non vi spiace, e mando a lui oggi l'opportuna
procura all'oggetto: ci conguaglieremo poi quando saprò l'appunto
esatto di quanto vi avrà rimesso…"
(Lettera XXVIII,
18 febbraio 1815, p. 101: Canova aveva acquistato per Cicognara
alcuni libri della Biblioteca del Seroux d'Agincourt e il Conte
aveva concordato con lo scultore di pagare la somma attingendo,
per mezzo di Delfico, alle prebende acquisite con la sua
aggregazione all'Ordine Due Sicilie);
"…Non
vedo che abbiate ricevuto da Delfico il mio denaro, intorno a che
pregovi d'innoltrare l'acclusa."
(Lettera XXXI,
19 aprile 1815, p. 113; nel frattempo era intercorsa della
corrispondenza a noi ignota, forse Canova bussa a quattrini,
Cicognara – lo sappiamo – non ne ha molti, e i soldi sperati da
Delfico son fermi per strada! Bisogna ritentare!).
(48) Al di là del
fatto che, tranne per quelli citati, non ho altri riscontri dei
rapporti fra Delfico e Canova, non mi arrischio a "dare un
valore", se non "di circostanza", al resto della lettera, al di là
della stima e della considerazione, che erano certamente sincere
perché motivate dalle attività di Delfico.
(49) Archivio di
Stato di Teramo, "Fondo
Delfico", b. 20, fasc.
274: cfr. D. STRIGLIONI NE' TORI, o.c., 1994, p, 144. Già
pubblicata in "Opere
Complete",
IV, pp. 258-9.
(50) "Della
antica Numismatica della Città di Atri nel Piceno con un discorso
preliminare su le origini italiche",
Teramo, Ubaldo Angeletti, 1824; l'opera fu quasi subito riedita,
con mutamenti e ampliamenti notevoli: "Della antica
Numismatica della Città di Atri nel Piceno con alcuni opuscoli su
le origini italiche".
Napoli, Angelo Trani, 1826 (quest'ultima è stata poi ristampata in
"Opere complete", II, pp. 299-505).
La nostra
Biblioteca possiede solo l'edizione teramana (quella, quindi,
inviata a Cicognara), mentre l'assai migliore edizione napoletana
mi è stata cortesemente messa a disposizione da Pietro Marcattili
di Teramo, che ha manifestato l'intenzione di volerla ristampare.
I manoscritti preparatori di entrambe le edizioni sono conservati
nel "Fondo Delfico" della nostra Biblioteca, tranne qualche
piccola parte rimasta presso l'Archivio di Stato di Teramo. Mentre
per delfico "collezionista" credo il discorso vada ripreso "ab
imis", sugli interessi del Cicognara per la numismatica e il
collezionismo rinvio ancora a F. FEDI, o.c., 1990, e più in
particolare al Cap. II, "Cicognara e
la figura del conoscitore-collezionista tra Sette e Ottocento".
Ma tale tipo di "figura", e questa "passione", celano legami e
interessi (la "Massoneria", ad esempio)
cui neppure Delfico fu estraneo: ma "de hoc satis".
(51) Errata
trascrizione dei curatori delle "Opere complete" del nome del
Conte Bartolomeo Giuliari, architetto e scrittore, attivo
soprattutto a Verona e dintorni (Verona, 1761-1842). Nel 1819 fu
direttore degli scavi dell'Anfiteatro (Arena)
di Verona, su cui scrisse varie "relazioni": "Lettere
concernenti l'Anfiteatro di Verona",
ivi, Giuliari, 1817; "Riflessioni intorno ad una lettera
dell'Abate Giuseppe Venturi concernente l'Anfi-teatro di Verona",
ivi, Giuliari, 1817 (a pp. 15-26 la costruzione dell'Arena
viene fatta risalire a epoca etrusca); "Relazione degli
scavamenti fatti nell'Anfiteatro di Verona l'anno 1818",
ivi, Giuliari, 1818; "Relazione degli scavi fatti
nell'Anfiteatro di Verona l'anno 1819",
ivi, Società Tipografica Editrice, 1821; stampata postuma "L'Anfiteatro
di Verona: relazione storica",
ivi, Noris, 1880, che dovrebbe essere l'opera cui accenna nella
lettera. Nel Palazzo di famiglia, oltre alla Biblioteca, nel 1793
impiantò una tipografia dalla quale uscirono le più prestigiose
edizioni dell'epoca. Nel 1806, come a Cicognara, gli venne
conferito a Parigi il titolo di "Cavaliere della Corona Ferrea".
Sul Giuliari si
vedano almeno, ad vocem,
U. Thieme – F. Becker, Kunstler Lexicon, Leipzig,
1907 ss., e "Dizionario
enciclopedico di Architettura e Urbanistica",
cit., II, p. 485; infine, Giuseppe Biadego, Una falsa
iscrizione intorno all'Anfiteatro di Verona,
Torino, Carlo Clausen, 1904, pp. 3-4; la più moderna e informata
bio-bibliografia è quella di Monica Meneghelli, ad vocem,
in "L'architettura a Verona nell'età della Serenissima (sec. XV-
sec. XVIII)", a cura di Pierpaolo Brugnoli e Arturo Sandrini,
Verona, Banca Popolare di Verona, 1988, vol. II, p. 376 ss.
(52) Sembrerebbe,
anche dal contesto, che Delfico avesse fatto avere il libro a
Cicognara per qualche tramite, senza alcun accompagnamento
epistolare.
(53) Si tratta
certamente di Francesco Antonio Nanni (LXXI Vescovo Aprutino), che
risponde alle caratteristiche descritte da Cicognara, e non del
suo successore Giuseppe Maria Pezzella, che era in effetti Vescovo
di Teramo nel 1825, mentre Nanni era già morto nel 1822. Ma dal
contesto della lettera si comprende che Cicognara da più tempo,
forse, non aveva contatti con Delfico né notizie su Teramo, e
quindi non avrebbe potuto conoscere la morte del Nanni. Ancora,
Pezzella era stato eletto solo alla fine del 1823, e non poteva
perciò aver creato "il crocchio
d'amici", mentre Nanni era stato
eletto nel 1805, contemporaneamente, quindi, agli inizi dei "migliori" contatti del delfico col Cicognara medesimo. Ma il tono
e il linguaggio della lettera fanno piuttosto capire che Cicognara
conosceva personalmente il Vescovo e il suo "crocchio", e
quindi doveva essere stato almeno qualche volta a Teramo.
Per i due Vescovi si veda GIACINTO PANNELLA, Catalogo dei
Vescovi Aprutini e de' Camplesi, Opera postuma del Canonico
NICCOLA PALMA con note ed aggiunte,
Teramo, Giovanni Fabbri, 1890, rispettivamente n. LXXI,pp. 59-61,
e n. LXXII, pp. 61-62; per Nanni, l' "Indice generale
analitico" in Appendice al vol.
IV di LUIGI COPPA-ZUCCARI, L'invasione francese negli
Abruzzi (1798-1815),
Roma, Tipografia Consorzio Nazionale, 1939.
(54) Gaspare
Selvaggi, filosofo ed erudito (Napoli, 1763-1856). Amico di Luigi
Dragonetti e di Delfico, partecipò attivamente al risveglio
culturale degli ambienti dotti dell'Italia meridionale in seguito
al movimento di larga diffusione del pensiero europeo nel primo
Ottocento. Il suo orientamento fu costituito da un moderato
empirismo: scrisse parecchie opere, fra cui una "Grammatica
generale filosofica" stampata
a Napoli nel 1839 da Agnello Nobile (che era stato nel 1818
l'editore delle "Nuove ricerche sul Bello"
di Delfico), nonché di un "Catalogo"
della propria ricchissima Biblioteca, parimenti stampato a Napoli
nel 1830. Aderì alla "Scuola Scozzese", e in particolare fu
seguace di Thomas Reid e di Dugald Stewart, il cui "Essay
on the Beautiful" fu noto (forse
per la "mediazione di Selvaggi ?) a Delfico medesimo, che lo cita
in nota a p. 130 delle "Nuove ricerche sul Bello";
Delfico, tuttavia [è impossibile addentrarsi qui nella specifica
questione], sembra "…
non essersi accomodato alla
sottigliezza della scuola scozzese…",
come scrive G. DE FILIPPIS DELFICO, La Delficina,
Napoli, Trombetta, 1841, p. 6.
Quando Selvaggi
era membro della "Società Reale Borbonica nell'Accademia
Ercolanese di Archeologia", Delfico gli inviò da Napoli, il 10
novembre 1815, una lettera sulla "Poesia
drammatica", in seguito
pubblicata (anche in "estratto") sul "Giornale Enciclopedico di
Napoli", a. XII (1818), num. 2, pp. 129-158 (poi ristampata in "Opere complete", IV, pp. 403-422). La lettera contiene importanti
quanto personali considerazioni sull'opera di A. W. SCHLEGEL,
Vorlesungen…ecc.,
1809-11, di cui Delfico possedeva l'edizione di Paris-Geneve, J.J
Pachoud, 1814, ancora conservata nella nostra Biblioteca, mentre
la I° ed. italiana è solo del 1817.
Fonti
contemporanee al Selvaggi sono GAETANO GIUCCI,
Degli Scienziati Italiani formanti parte del VII
Congresso in Napoli nell'autunno del MDCCCXLV. Notizie biografiche
raccolte da G.G., Napoli, A.
Lebon, 1845, pp. 216-7, e GIUSEPPE CASTALDI, Della Regale
Accademia Ercolanese dalla sua fondazione sinora, con un cenno
biografico de' suoi soci ordinari,
Napoli, Porcelli, 1840, p. 236.
Sul Selvaggi –
ovviamente, in relazione anche a Delfico – è particolarmente
illuminante GIOVANNI GENTILE, Storia
della filosofia italiana. A cura di EUGENIO GARIN,
Firenze, Sansoni, 1969, vol. I. Parte IV, Cap. 6°. La
critica del materialismo e gli Scozzesi,
pp. 582-593; ancora, FULVIO TESSITORE, La cultura
filosofica tra due rivoluzioni (1799-1860),
in "Storia di Napoli", ivi, E.S.I., IX, pp. 224-293,
passim.
Per Selvaggi nelle
lettere dei corrispondenti di delfico si vedano le "Opere
complete", IV, ad indicem.
Approfitto di
questa nota per ricordare, su Delfico, sia l'intervento di G.
Gentile, o.c., 1969, vol. I, parte IV, cap. 2°, "Melchiorre Dèlfico"(analisi delle "Nuove ricerche sul Bello" a pp. 509-512),
che di Benedetto Croce, Estetica…,
Bari, Laterza, 1908, 3° ed. riveduta, pp. 406-7 (fortemente
critico sulle "Nuove ricerche"): è superfluo accennare alla
importanza di entrambe le opere per un analisi del "contesto" in
cui Delfico si trovò ad operare.
(55) Si tratta di
Lucia Fantinati, seconda moglie di Cicognara, come abbiamo visto. |
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