De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

Homa page 

Dai registri contabili di Gregorio De Filippis Delfico

di Luciana D'Annunzio

Il fondo privato della famiglia Delfico, poi De Filippis Delfico, conservato presso l’Archivio di Stato di Teramo, è un vero e proprio scrigno che contiene un prezioso patrimonio documentario compreso tra la metà del XVI e la fine del XIX secolo e della cui importanza e valore si è già scritto in diversi ambiti e occasioni.

Con il seguente contributo si vuole invece dare rilievo ad alcune singolari "testimonianze" emerse dall’esame di diversi registri di amministrazione e contabilità redatti, con certosina precisione tra il 1825 e il 1846, da Gregorio de Filippis marito di Marina Delfico. Sono dei veri e propri diari dai quali emergono informazioni sulla vita della famiglia e dei rapporti con la moglie e i figli e sulle loro quotidiane attività, sui viaggi intrapresi, sugli interessi e gli impegni culturali e politici.

Ebbene, tra queste infinite annotazioni di spese e appuntamenti si trovano anche delle "ricette" e dei "rimedi", che si riportano di seguito trascritti, quali testimonianze degli usi e delle abitudini del tempo.

 

Surrogato di the

"Si può surrogare il the prendendo un pugno di gusci di mandorle si pestano un poco, si fanno bollire per mezzora, poi si filtra a traverso d’una tela di lino sottile. Questa bibita sana e balsamica ha un gusto soavissimo di vaniglia".

 

Sciroppo di vino

"Si pesano due libre di zuccaro bianco purissimo, ed una libra di buon vino di Bordeaux, si frantuma lo zuccaro in minuti pezzi, lo s’introduce in una bottiglia di vetro sottile, vi si aggiunge il vino, che deve essere primieramente filtrato in un imbuto coperto, si chiude il collo della bottiglia con pergamena, in cui si fanno con uno spillo minutissimi fori, e si fa riscaldare. Allorché lo zuccaro è squagliato, lo sciroppo è confezionato; si leva la bottiglia dal fuoco, si lascia raffreddare, si passa da una stamigna (1), e lo si conserva in bottiglia pulitissima, per servirsene a due cucchiai per volta dentro l’acqua".

 

Aceto

"Si ponga un pezzo di legno di tasso (2) nel vino, e ben presto questo liquore sarà convertito in aceto". 

 

Racahout (3)

"Prendosi fiore di farina d’avena lib.1 – Cioccolate lib.1 – Zuccaro alla vaniglia lib.1. Facciasi una esatta mescolanza, si passi una o due volte allo staccio, e tengasi questa polvere su una boccetta chiusa ermeticamente. Si fa cuocere al fuoco, sciogliendola prima nell’acqua, dimenando sempre sino a che bollirà; aggiungasi un pizzico di sale bianco prima di ritirarla dal fuoco – altra – polvere bianca di patate mezza libra – Fiore fino di frumento mezza libra – Cioccolate lib.1 – Zuccaro polverizzato un quarto – Cannella in polvere 10 a 20 grani. Si mescoli ecc."

 

"Si prenda un pugno di gusci di mandorle dure ben frantumati, fateli bollire nell’acqua per una buona mezzora, ed in quest’acqua filtrata con tela sottile stemperate un cucchiaio di fecola di patate, aggiungete del latte e dello zuccaro; fate bollire un momento, e troverete in questa preparazione il sapore e le qualità del racaou".

 

Pel dolore di denti

"Si mescolano once sedici di spirito di vino a 40 con altrettanto di sugo di fiori di crescione di Para (4) (Spilanthus oleracea)e si filtra per carta: si mescolano poi al liquore filtrato once 2 di carbone animale (5) e si lascia agire per 2 giorni, avendo cura di agitare spesse volte. Questa tintura è meno amara di quella che è direttamente preparata con i fiori, ed è perciò preferibile. Volendo servirsene si fa inzuppare un pizzico d’esca con preparata la quale s’applica sul dente afflitto."

 

Pel dolore di denti cariati

"Acetato di piombo (6), solfato di zinco (7), 20 grani di ciascuno – tintura d’oppio (8) mezzo grosso. Si triti ben bene per formarne una pasta della quale si mette una quantità eguale a due volte la grossezza d’una spilla sopra un piccolo pezzo di cotone che introducesi nel dente rennovandolo due volte in 24 ore." 

 

Per togliere le macchie

"In moltissimi casi basta per far iscomparire le macchie d’imbeverle colla saliva essendo a digiuno. L’essenza di trementina che si vende da farmacisti è anche d’un uso generale; ma specialmente s’adopra per le macchie di grasso. L’essenza di sapone può anche bastare per togliere la maggior parte delle macchie, ed anche per lavare varie parti di vestiario e renderle come nuove: esso si prepara con un litro di spirito di vino di 30 gradi, once 10 di sapone bianco tagliato a minutissimi pezzi, e due once di potassa (9); il tutto bene mescolato insieme coll’aiuto d’un moderato calore d’un fuoco pur moderato. Si lascia riposare, si chiarifica, si filtra e si conserva: =  Si umetta leggermente la macchia con questa essenza, la si ricopre quindi con la terra argillosa, detta da’ droghieri terre smanie (10) ecc. si frega leggermente col dito; si lascia seccare e si spazzola. Se la macchia ricomparisce, si rinnova l’operazione. Quando poi le macchie sono tenacissime, come quelle di olio cotto, non si possono togliere che rammollendole ad un foco leggero, nel tempo stesso che si applicano le materie atte a farle scomparire" = "Le macchie di vino, di caffè, cioccolatte, more, ciliegie, liquori ecc. se non se ne vanno con una buona insaponatura si lavano con acqua di favelle (?), o con acqua nella quale si è posto dell’acido solforico (11). Si può far uso semplicemente del vapore di zolfo (12): si bagna la macchia e si espone a questo vapore. La macchia di ruggine nera si toglie ricoprendo la macchia con cremor di tartaro (13), ridotto in finissima polvere, quindi si bagna, si lascia agire per qualche tempo questa polvere umida, dopo di che se frega con la massima cura. Quando la rugine è fortissima e color rosso si adopera l’acido d’acetosella (14), tratto dall’acetosella e dallo zuccaro. Le macchie d’aceto e d’altri acidi deboli, si tolgono bagnandole coll’ammoniaca, o alcali volatile (15)".

 

Modo di nettare i guanti di color chiaro

"Allorché i guanti sono succidi mettonsi sopra una mano di legno che le tenga esattamente tesi, o sulla propria mano e poscia prendasi una piccola spugna, ed inzuppatola di latte tiepido, e stropicciatola poi sul sapone bianco, si fa scorrere sulla superficie de’ guanti con diligenza  ed in fretta; si stropiccia quando è umido ancora con un pannolino morbido senza premere molto. Vuolsi per mente di non bagnar troppo il guanto, perciocché diverrebbe molle ecc.".

_______________

(1) Tela di stame o pel di capra usata per colare.

(2) Albero delle conifere con foglie lineari acute velenose che produce una specie di bacca rossa.

(3) Miscela farinosa per la preparazione di dolci, in uso tra le popolazioni musulmane, composta di sale, farina di ghiande dolci e di riso, fecola, cacao, zucchero, vaniglia.

(4) Varietà di spilanthes (o spilanthus) oleracea, specie erbacea dell’America meridionale, della famiglia delle composite, localmente coltivata come pianta da orto e, in particolare, per le sue proprietà curative nelle odontalgie.

(5) Si ottiene riscaldando ossa ad alta temperatura ed in assenza di ossigeno. E’ molto poroso e può essere usato per decolorare i vini, potabilizzare le acque e nei filtri delle sigarette e delle maschere antigas.

(6) Composto cristallino molto velenoso con sapore molto dolce, viene anche chiamato "zucchero di piombo di Saturno.

(7) E’ un importante composto commerciale, utilizzato nell’industria delle fibre sintetiche, come mordente conciario, come disinfettante, ignifugo per legno e tessuti, in medicina e in altri campi.

(8) Si ottiene dall’oppio lasciato a macerare per alcuni giorni con zafferano e cannella; contiene morfina e in passato veniva usata come calmante dei dolori viscerali.

(9) Detta "cenere di vaso" perché facendo bollire cenere di legno con acqua in un vaso di ferro si otteneva una soluzione di potassa. In chimica carbonato di potassio, veniva adoperata per la fabbricazione dei saponi.

(10) Varietà di argilla usata per decolorare.

(11) Acido forte che si ottiene per reazione tra il triossido di zolfo e l’acqua. E’ l’acido industrialmente più importante, utilizzato in moltissime lavorazioni industriali: per la raffinazione dei petroli, per la preparazione dei detersivi, fertilizzanti, coloranti, esplosivi, lubrificanti, oli vegetali raffinati e seta artificiale.

(12) Diossido di zolfo, gas che ha l’odore caratteristico dei fiammiferi accesi, si trova nelle emanazioni vulcaniche e si forma nella combustione dello zolfo. E’ tossico, è sbiancante e viene usato industrialmente nella decolorazione della carta, della paglia e della seta

(13) Noto anche col nome di tartaro delle botti, si forma durante la fermentazione del mosto nelle botti, a causa dell’aumento del tenore di alcool. Viene recuperato industrialmente, per essere utilizzato nella preparazione di acque gassate, lieviti artificiali, in tintoria come mordente ed in conceria.

(14) Oxalis acetosella, detta acetosella o trifoglio acetoso o erba brusca, è una pianta erbacea della famiglia ossalidacee il cui acido serve per togliere le macchie di ruggine e d’inchiostro.

(15) Si trova combinata sotto forma di sali di ammonio nel terreno e nelle acque, dove si forma principalmente per decomposizione di sostanze organiche azotate. E’ un gas incolore più leggero dell’aria, dal caratteristico odore penetrante.

----- ~ -----

I documenti consultati sono stati pubblicati in: Herbarum. Erbe officinali e spezie tra veterinaria e salute pubblica nell’Abruzzo teramano – secc. XVII-XX, S.Atto,Teramo, Edigrafital 2003

Ubicazione documenti: Archivio di Stato Teramo, Fondo Delfico, b. 8, fasc. 48 (prima metà sec. XIX)