Dalla vaporiera al libro |
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di Sandro Galantini Introduzione
a La ferrovia Teramo-Giulianova e le Note storiche ed anedottiche di
Savini, Teramo, Ricerche e Redazioni, 2003 (ristampa in occasione
della elettrificazione della linea Teramo-Giulianova)
(In coda alle note, il discorso del Senatore Troiano De
Filippis Delfico tenuto in occasione dell’inaugurazione della ferrovia
Teramo-Giulianova, avvenuta il 15 luglio 1884 e pubblicato dal "Corriere
Abruzzese", Teramo, 23 luglio 1884) |
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Alle ore 14,15 del 15 luglio 1884, con l’entrata nella stazione del
capoluogo aprutino del treno inaugurale tra due ali di folla festante,
veniva inaugurata ufficialmente la linea ferroviaria Teramo-Giulianova
(1).
Si realizzava così, non senza fatica, un sogno a lungo atteso dalle
popolazioni valligiane del Tordino, costrette prima di quella storica
data, come si legge in un articolo relativo alle condizioni delle vie di
comunicazione nell’800, ad utilizzare scomode e lente carrozze trainate
da cavalli per i loro spostamenti (2). Era stato il deputato montoriese
Francesco Sebastiani a sostenere alla Camera nella seduta del 10 aprile
1865 la necessità di questa ferrovia, già oggetto di studio del Governo
Napoletano nel 1855, seguito da altri autorevoli esponenti politici –
dall’onorevole teramano Settimio Costantini, che nel 1873 aveva
vanamente formulato la proposta di un suo prolungamento sino a Roma, ai
parlamentari Jacini, Bonghi e De Petris – finalmente riusciti,
innestando proficuamente la questione all’interno del vivace dibattito
relativo alle ferrovie complementari, ad ottenerne, con la legge 29
luglio 1879, la costruzione (3).
A soli cinque anni dalla promulgazione della legge, nel gennaio 1884, a
Giulianova venivano finalmente battuti gli ultimi chiodi alle rotaie. A
farlo – cinti da una cornice di pubblico plaudente, duemila e più
persone assiepate sul piazzale della stazione – erano il prefetto
Leonardo Gotti, il sindaco di Teramo Emidio Cerulli, quello di
Giulianova Francesco Acquaviva e l’ingegnere senese Gioacchino Losi,
direttore del Genio Civile. Dopo l’adempimento dell’operazione rituale
non sprovvista di significati simbolici, alle ore 16 un treno speciale,
di prova, poteva partire da Teramo e raggiungere – dopo 25 chilometri
intervallati dalle quattro stazioni intermedie di Castellalto, Bellante,
Notaresco e Mosciano Sant’Angelo – la città adriatica, primo di numerosi
convogli che sarebbero divenuti familiari, dopo quel 15 luglio, ai
valligiani del Tordino.
Sarà proprio l’avvio di quell’esperienza – che finalmente allacciava
Teramo, unico capoluogo provinciale escluso da ogni tracciato
ferroviario, «con il mondo», per usare la colorita espressione allora in
uso – ad occasionare il pregevole (ed ormai raro) volumetto intitolato
Note storiche ed aneddotiche pel viaggiatore sulla strada ferrata
Giulianova-Teramo, consegnato per la stampa alla fiorente tipografia
teramana di Quintino Scalpelli e figlia (4) da Francesco Savini, forse
già pensando alle possibili prospettive turistiche legate alla nuova
linea.
Queste Note del Savini si incuneavano, con caratteri di originalità, in
quella letteratura odeporica o di viaggio che – pur non folta – si era
rivolta all’Abruzzo, oltretutto precedendo di cinque anni l’altrettanto
gustoso Viaggio in strada ferrata da Roma a Sulmona, pubblicato
presso le senesi edizioni all’insegna dell’Àncora da quel Gioacchino
Losi il cui nome conosciamo.
Il Savini, allora trentottenne e già autore di due lavori – uno edito
nel 1881 (5), l’altro nel 1884 (6), sincronico alle Note – che
facevano presagire il suo diligente impegno di ricerca in ambito
soprattutto medievalistico (7) e destinati ad aggiungersi ad una
bibliografia che diverrà in prosieguo di tempo copiosissima (8), a mezzo
delle trenta pagine del suo volumetto in sedicesimo avrebbe descritto,
avvedutamente ricorrendo ad un linguaggio alieno da ogni preziosismo ma
senza abiurare al suo abitus mentale di storico scrupoloso, le
bellezze della bassa valle del Tordino (9) esponendo al «viaggiatore»
aspetti storici ed artistici, ma anche curiosità, delle località toccate
dalla ferrovia.
Le Note, pur appartenendo alle opere minori del Savini, tuttavia
lasciano trasparire in filigrana sia la vasta erudizione dell’autore,
resa consistente da un serio lavoro di scavo e fertilizzata da una
cultura di base di carattere generale e di natura specifica acquisita
attraverso autonomi ma non manchevoli percorsi, sia l’amore consapevole
e sincero per il suo territorio, e sia, finalmente, le qualità
metodologiche, fondate sul ricorso diretto alle fonti, sulla discussione
ponderata degli storici precedenti, sulla serenità di giudizio e sulla
prudenza delle conclusioni.
Trascorrerà oltre un quarantennio prima che si proceda alla seconda
edizione, accresciuta, di quel suo lavoro del 1884.
Il libro, ora folto di 53 pagine e intitolato Lungo la strada ferrata
da Giulianova a Teramo (Note storiche ed anedottiche), esce infatti
nel 1927 presso la nota tipografia teramana di Giovanni Fabbri (10),
inserito nella "Collezione Abruzzese" diretta dal figlio Pasquale (11),
che pure ne firma la prefazione.
La riedizione del volume forse non casualmente interveniva nel 1927,
l’anno nel quale vedeva la luce un progetto, di Pietro Verrua, che
ipotizzava quel sempre accarezzato ma mai realizzato collegamento
ferroviario con Roma attraverso un percorso che, inoltrandosi per Isola
del Gran Sasso e mediante una galleria di 7 chilometri sotto il
Massiccio, avrebbe consentito di raggiungere L’Aquila da Teramo,
quest’ultima città – peraltro depauperata proprio nel 1927 di parte
consistente del suo territorio a favore della nuova provincia di Pescara
– finalmente in grado di emanciparsi dal non più tollerato ruolo di
subalternità derivante dall’essere stazione terminale di una tratta
ferroviaria (pure arricchita, a partire dal luglio del 1904, delle nuove
fermate di Nepezzano e Colleranesco) la quale, a causa della sua
brevità, del debole armamento e del materiale rotabile superato,
iniziava ad avere un respiro decisamente dispnoico (12).
Il progetto del ’27, come quelli precedenti e gli altri successivi,
sarebbe rimasto mestamente confinato nei meandri della burocrazia e tra
gli infiniti intralci della politica.
Occorrerà attendere quasi settant’anni per riscontrare un forte ritorno
d’interesse verso la Teramo-Giulianova. E difatti risale al 21 gennaio
1994 un importante convegno sulla ferrovia Teramo-Giulianova,
organizzato dall’Associazione "Il Poliorama" a Teramo, destinato a
segnare una tappa importante nella storia recente della strada ferrata
di cui discorriamo. A fronte di un notevole incremento registrato nel
settore viaggiatori sulla tratta, si aprivano – e venivano in effetti
prospettati – nuovi scenari di rilancio della ferrata (13) che in parte
riassumevano reiterate istanze di potenziamento venute a maturazione nel
corso degli anni precedenti, anche a fronte di un rinnovato interesse da
parte dell’opinione pubblica, degli enti locali e delle forze politiche,
sociali e culturali.
La verticalizzazione demografica ed i conseguenti fenomeni di espansione
urbana e di conurbazione lungo la strada statale 80, l’esorbitante
utilizzo del mezzo su gomma con inevitabili fenomeni di congestione ed
inquinamento atmosferico, la stessa oggettiva inadeguatezza del peraltro
obsoleto tracciato stradale di collegamento tra Teramo e Giulianova ma
anche la consapevolezza del possibile effetto tonificante nei confronti
della valorizzazione turistica del territorio mediante il mezzo su
rotaia, hanno sollecitato un piano di rilancio ora concretizzatosi nella
elettrificazione in "metropolitana di superficie".
In questa nuova stagione coinvolgente la linea Teramo-Giulianova, la
riproposizione del volume di Francesco Savini assume una valenza che
travalica la semplice operazione – certo meritoria ed opportuna – di
recupero e di restituzione a circuiti di più ampia fruibilità di un
"cimelio" bibliografico altrimenti riservato al numerus clausus
di appassionati bibliofili o di impegnati studiosi: la ristampa,
insomma, si colora anche di un indubitabile significato connesso ad un
fondamentale – e certo "storico" – momento riguardante la più che
secolare vicenda della ferrovia Teramo-Giulianova, cui sono consegnate
ragionevoli opportunità di sviluppo per il territorio e impegnative
sfide per il futuro. |
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Immagine tratta da "Teramo
com'era", a cura di Fernando Aurini, Clemente Dino Cappelli, Fausto Eugeni, Marcello Sgattoni,
Roma, Editalia Libreria dello Stato, 1996) e contenuta nella "strenna Delfico" del 1884,
per la inaugurazione della ferrovia (14) |
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La stazione di Teramo, da
un'immagine di fine '800 |
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(1) Sulle fasi
genetiche ed il successivo sviluppo della ferrovia Teramo-Giulianova si
rinvia al documentatissimo lavoro di ADRIANO CIOCI, La ferrovia
Teramo-Giulianova, Cortona, Calosci, 1994.
(2) Cfr. in proposito NEMO, Curiosità del secolo XIX.
Come si andava a Giulianova un secolo indietro, in «Teramo.
Bollettino mensile del Comune», a. II (1933), fasc. XI, pp. 44-45.
(3) Interessanti rilievi in proposito sono quelli di
GAETANO SABATINI, La ferrovia transappenninica
Giulianova-Teramo-Aquila-Roma. Il primo progetto, in «Bollettino del
CAI – Sezione dell’Aquila», serie III, n. 32, dicembre 1995, pp. 21-31.
Riassume recentemente il dibattito sulle ferrovie interne il tema
sviluppato nella mostra storica di Pescasseroli del luglio-agosto 1995,
per il quale cfr. il num. monograf. della rivista «Provincia oggi», a.
XII (1995), n. 40 e soprattutto, il vol. La rivoluzione dei trasporti
in Italia nel XIX secolo. Temi e materiali sullo sviluppo delle ferrovie
tra questione meridionale e storia regionale, a cura di Gaetano
Sabatini, L’Aquila, Amministrazione Provinciale, 1996, con foltissima
bibliografia pertinente. Sull’impegno politico del Sebastiani e circa il
ruolo da questi avuto nella genesi della tratta ferroviaria
Teramo-Giulianova, cfr. da ultimo EGIDIO MARINARO, Francesco
Sebastiani: la formazione culturale e l’impegno politico di un notabile
del secolo scorso, in «Aprutium», a. XV (1996), n. 1-2, spec, pp. 107
ss.
(4) Sulla tipografia Scalpelli, nata nel 1832, cfr.,
oltre a LUIGI PONZIANI, Annali tipografici dell’Abruzzo Teramano. Il
XIX secolo, Teramo, Amministrazione Provinciale – Biblioteca
Provinciale "Melchiorre Delfico", 1997, i due lavori di LIDA BUCCELLA,
L’editoria abruzzese dell’Ottocento, in L’Abruzzo
nell’Ottocento, Pescara, Istituto Nazionale di Studi Crociani –
Ediars, 1996, pp. 564 ss., e L’editoria abruzzese dell’Ottocento,
Chieti – Villamagna, Tinari, 1999.
(5) I Signori di Melatino. Notizie storico-critiche
sulla più illustre famiglia teramana del Medio-evo, corredate di inediti
ed originali documenti, Firenze, Tip. M. Ricci, 1881.
(6) Regesto dell’antichissimo Monastero di S. Giovanni
a Scorzone presso Teramo, ora per la prima volta pubblicato con proemio
e note, Teramo, Tip. Q. Scalpelli e figlia, 1884.
(7) Sull’impegno del Savini in ambito storiografico cfr.
ora Francesco Savini e la storiografia abruzzese e molisana tra
Ottocento e Novecento. Atti del Convegno Nazionale di Studi. Teramo,
4-6-dicembre 1997, Teramo, Istituto Abruzzese di Ricerche Storiche,
2002.
(8) Per la bibliografia di Savini si rimanda a RAFFAELE
AURINI, Dizionario bibliografico della gente d’Abruzzo, vol. III,
Teramo, Cooperativa tipografica in «Ars et Labor», MCMLVIII, pp. 158-175,
ora disponibile nell’ediz. Colledara, Andromeda editrice, 2002, vol. V,
pp. 252 ss. La bibliografia dell’Aurini è stata aggiornata,
limitatamente alla parte riguardante la produzione saviniana, da
Marcello Sgattoni col suo saggio Per Francesco Savini, 1846-1940:
aggiornamento bibliografico, in «Notizie dalla Delfico», 3/1990, pp.
18-34.
(9) Cfr. GIULIO DI FRANCESCO, Francesco Savini:
storico, umanista, archeologo, in «Aprutium», a. VI (1988), n. 2-3,
p. 33.
(10) Su questa tipografia e sul suo fondatore Giovanni
Fabbri si rimanda a GABRIELE DI CESARE, Giovanni Fabbri editore in
Teramo. I primi vent’anni di attività, in Tipografi, editori,
libri in Abruzzo tra Ottocento e Novecento, a cura di Luigi Ponziani
e Umberto Russo, in «Abruzzo contemporaneo» (num. monograf.), n.s.,
6/1998, pp. 162-190.
(11) Sul quale cfr. la conferenza tenuta da Ermanno
Magazzeni a Teramo il 9 marzo 1968 e quindi pubblicata presso le
edizioni "Eco" di San Gabriele nello stesso anno.
(12) Cfr. ADRIANO CIOCI, La ferrovia Teramo-Giulianova,
cit., pp. 43-44.
(13) Su questo convegno e sui suoi contenuti si rimanda
ad ADRIANO CIOCI, La ferrovia Teramo-Giulianova, cit., p. 110 ss.
(14) E’ una delle strenne, ormai introvabili, che
Melchiorre De Filippis Delfico (Teramo, 1825 – Portici, 1895),
l’eclettico e genialissimo artista teramano, caposcuola della stampa
satirica napoletana della seconda metà dell’Ottocento, disegnava e
stampava ogni anno. Quella del 1884, tra le altre tavole (ogni tavola è
dedicata a un mese dell’anno) contiene una grande litografia che si
riferisce alla solenne inaugurazione della ferrovia «Giulianova-Teramo»,
un avvenimento memorabile – scrissero i giornali – «nella storia del
progresso e del vivere civile della città pretuziana».
Melchiorre De Filippis Delfico, con rapidi segni e con
una grafica sorprendentemente moderna, sintetizza ed essenzializza le
due cerimonie clou del programma della gran giornata
dell’inaugurazione: l’arrivo del treno, arrancante sulla «salita delle
Mandorle» e atteso dal sindaco Emidio Cerulli, banda e Giunta comunale,
e la rappresentazione al Teatro Comunale del Rigoletto,
interprete una superstar della lirica di quei tempi: il
celeberrimo tenore Angelo Masini, che manda in visibilio il pubblico.
La strenna fa parte della serie di almanacchi e albi che
da solo o insieme a Enrico Colonna, altro illustre esponente della
stampa umoristica dell’Ottocento, Delfico pubblicò in più di mezzo
secolo della sua intensa e incessante attività, da quando cioè, già noto
in qualità di musicista e pittore, iniziò nel 1861 la sua collaborazione
all’Arlecchino, il foglio satirico di maggior successo e di più
lunga vita, sul cui modello maturarono in seguito i giornali culturali e
umoristici del primo Novecento.
Queste sue caricature possono raccontare la vita e la
storia di un uomo e di un artista e insieme del suo tempo. Bonarie o
beffarde, paradossali, surreali o allegoriche, argute e caustiche, sono
ancora di una impressionante attualità, come quelle esposte a Napoli
nell’ambito della «Mostra della satira politica» organizzata dalla
Biblioteca Universitaria e aventi per soggetto l’onnipossente ministro
abruzzese Silvio Spaventa, contro il quale Delfico più d’una volta aveva
affilato la sua matita. Le vignette, cariche di simboli, allusioni e
allegorie, sono perfettamente calzanti. |
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Discorso del Senatore Troiano De Filippis Delfico tenuto
in occasione dell’inaugurazione della ferrovia Teramo-Giulianova,
avvenuta il 15 luglio 1884 e pubblicato dal "Corriere Abruzzese",
Teramo, 23 luglio 1884
Cittadini! Permettete anche a me di proporvi un
brindisi.
Si è giustamente dimostrata la nostra riconoscenza per
l’ottenuta ferrovia, al governo, ai nostri rappresentanti, ai nostri
legislatori, e verso l’augusta Dinastia che sta alla testa della
nazione.
A questo proposito però a me sembra che non dobbiamo
trascurare, né porre in completo oblio le migliaia d’operai che hanno
avuto tanta parte attiva nella sollecita e perfetta riuscita
dell’impresa. Parmi perciò conveniente che in questo geniale convegno
s’innalzi una voce per ricordarli.
Noi teramani possiamo considerare questo lieto
avvenimento dell’essere stati finalmente ricongiunti al gran movimento
generale di circolazione, come una battaglia vinta. Della quale vittoria
è giusto che noi tributiamo le dovute lodi non solo ai generali, ai capi
che hanno preparata e diretta l’azione, ma anche ai soldati che l’hanno
eseguita. Quindi è che io o signori, v’invito a bere alla prosperità di
questo esercito di lavoratori che col loro intelligente ed assiduo
travaglio, coi loro sudori hanno contribuito al compimento di
quest’opera eminentemente civile. (Applausi) |
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