De Filippis Delfico
- Rossi
"Aurora
De Filippis Delfico non avrebbe voluto che l'ultimo nato,
Arnaldo, andasse via da casa. L'avrebbe voluto sempre con sé,
ma il desiderio di avventura e di libertà spinsero Arnaldo a
scappare di casa, forse con la complicità del cocchiere della
famiglia, e ad andare a Napoli nel famoso collegio dell'
Annunziatella, dove fu subito accolto, perchè lì erano già stati gli altri fratelli,
già avviati a diventare, uno
ufficiale delle truppe coloniali in Africa, gli altri ufficiali
dell'Esercito Regio.
Arnaldo, compiuti gli studi all'Annunziatella andò
all'Accademia Navale di Livorno per diventare ufficiale di
Marina, ma tanta la passione per la meccanica che volle divenire
ufficiale del Genio Navale, cioè responsabile per l'andamento
dei motori delle navi (ben distinto degli ufficiali di coperta,
che sono responsabili per la rotta delle navi). Gli ufficiali del
Genio Navale sono equiparati agli ingegneri e molto spesso, quando
si congedano dalla Marina, trovano ottime occupazioni nelle
industrie civili, nei cantieri navali, ecc. Così fu per Arnaldo
che quando andò in pensione, divenne ispettore di una Società di Navigazione a Venezia.
Così
Arnaldo seguì la carriera militare a Taranto (dove nacque la sua
primogenita Aurora), Venezia, La Spezia (dove nacque Alba),
Livorno, Venezia (dove nacque Mario), La Spezia (dove nacque
Dada), e infine Venezia fino al grado di Colonnello, dopo di che
chiese di essere congedato perchè nella promozione a generale,
che gli sarebbe spettata, fu a lui anteposto un altro. Arnaldo si
… nauseò e si congedò. Questo avvenne a Venezia, dove era
stato destinato al finire della guerra. La famiglia, che appena
arrivata era andata ad abitare sul Canal Grande, si era poi
trasferita al Ponte dei Greci, perchè a Zaira non piacevano le
piccole calli attorno alla casa, per dove si doveva passare per
accedere al palazzo di San Cassiano.
Arnaldo
aveva intanto conosciuto un certo Calzavara, divenuto poi uomo di
fiducia del Conte Giuseppe Volpi di Misurata, che era il promotore
del porto industriale di Marghera ed era stato ministro e
governatore in Libia, allora colonia italiana. Calzavara aveva
acquistato delle navi in legno costruite durante la prima guerra
mondiale in Canada (una nave si chiamava Calgary), per demolirle e
vendere tutto ciò che poteva ancora servire (legname, motori, etc).
La demolizione era effettuata in un cantiere a Cannaregio e
Arnaldo aveva il compito di sorvegliarla, dirigerla, e selezionare
i materiali e le cose che c'erano. Naturalmente c'erano degli
operai che eseguivano i lavori.
In
seguito Volpi acquistò delle petroliere. E sempre tramite
Calzavaria, Arnaldo ebbe il compito di ispettore navale, cioè
doveva sorvegliare e curare che quelle navi fossero sempre in
ordine ed efficenti, ed eventualmente faceva eseguire i lavori
necessarii a tale scopo, sia in Italia che all'estero (Russia,
Francia, Germania, Canarie).
Poi
Arnaldo si ammalò e lasciò l'incarico. Con la liquidazione
ricevuta, tramite Mario, suo figlio, e Giordano Ardizzon
(l'ordinanza rimasta fedele alla famiglia Rossi, che era
ortolano a Chioggia), acquistò un podere nelle Valli di
Chioggia ove fece anche costruire una casa. Forse aveva nostalgia
della vita rurale della sua infanzia. Ma in seguito Arnaldo decise
di vendere e cercare altrove, e la scelta di Mario questa volta
cadde nella Guizza (Conegliano).
La
salute di Arnaldo intanto si era aggravata, tanto che, quando
venne l'ordine di sfollare Venezia a causa dei bombardamenti
alleati della seconda guerra mondiale, dovette essere trasportato
a Conegliano in ambulanza. Passato il periodo più grave, tutta
la famiglia tornò a Venezia, dove poco dopo Arnaldo morì.
Aveva
lasciato scritto che voleva avere ai suoi funerali gli onori
militari, la banda della Marina e la grande imbarcazione che la
Marina teneva per simili tristi occasioni, ma quelli erano giorni
di guerra particolarmente difficili. Il 25 luglio era caduto il
governo fascista e l'8 settembre, con la liberazione di
Mussolini da parte dei Tedeschi, era stata instaurata la
Repubblica di Salò. Ma
i Tedeschi facevano retate di militari e di civili e li mandavano
nei campi di concentramento in Germania. Perciò i militari
Italiani erano molto cauti a mostrarsi tali. Ecco perché ai
funerali di Arnaldo i militari erano in borghese e la barca
mandata dalla Marina era disadorna. Fu sepolto a San Michele, ma
poi quando morì Zaira, che allora abitava al Lido, la sua tomba
fu trasferita al Lido, vicino a quella della moglie.
Arnaldo
era un uomo
molto positivo, che parlava pochissimo, con i modi da signore,
come da signore era il suo aspetto. Non era alto, ma aveva un bel
viso, bei denti forti e occhi sempre sorridenti, anche quando era
inquieto. Parlava con i denti un po' stretti, per cui molti
credevano che fosse inglese…dati anche i suoi modi pacati e
flemmatici.
Quando
finiva il suo lavoro in Arsenale, in Marina a Venezia, andava
sempre a giocare a ramino con i suoi amici, pure ufficiali, al
Circolo Ufficiali, che era allora in Bocca di Piazza, sopra gli
attuali uffici Postali. Giocavano
a punti, non a soldi o eventualmente a pochi centesimi, ma si
divertivano molto allo "sfottò", cioè a prendersi in
giro ad ogni mossa sbagliata. Tornava a casa alle 20:30 e dopo
cena non usciva più.
Zaira
Verardi era
invece un tipo estroverso, molto arguta e piena di vitalità.
Era nata in provincia di Lecce (Puglia) di cui lei elogiava sempre
la bellezza e la pulizia e l'ottimo Italiano che vi si parlava.
Tutti ci scherzavano sopra, quando diceva cosi', ma nessuno era
mai stato a Lecce, fino quando qualcuno di famiglia ci andò e
constatò che era tutto vero. Infatti Lecce è detta "la
Firenze della Puglia" per l'ottimo italiano dei suoi abitanti.
A Zaira piaceva cambiare vestiti, mobili e gioielli. Era sempre
elegante e eleganti i suoi figli. Ogni sabato pomeriggio riceveva
la visita delle sue amiche, cui offriva il te' e i pasticcini.
Sappiamo
poco della famiglia Verardi. Sappiamo solo di una nonna inglese, Henrietta,
molto severa, che girava sempre con un grosso mazzo di chiavi di
tutti i cassetti e di tutte le porte, legato alla cintura.
Sappiamo
anche di un fratello di latte (cioe' nutrito dalla stessa balia)
di Zaira divenuto Accademico d' Italia, che è il massimo riconoscimento per i medici, letterati, scienziati italiani, per i
suoi meriti nel campo dell'igiene. C'è a Roma una strada
intestata a lui, Dante de Biasi.
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