De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Racconto di famiglia: De Filippis Delfico - Rossi

di Rugiada Rossi Beltrametti

De Filippis Delfico - Rossi  

"Aurora De Filippis Delfico non avrebbe voluto che l'ultimo nato, Arnaldo, andasse via da casa. L'avrebbe voluto sempre con sé, ma il desiderio di avventura e di libertà spinsero Arnaldo a scappare di casa, forse con la complicità del cocchiere della famiglia, e ad andare a Napoli nel famoso collegio dell' Annunziatella, dove fu subito accolto, perchè lì erano già stati gli altri fratelli, già avviati a diventare, uno ufficiale delle truppe coloniali in Africa, gli altri ufficiali dell'Esercito Regio.

Arnaldo, compiuti gli studi all'Annunziatella andò all'Accademia Navale di Livorno per diventare ufficiale di Marina, ma tanta la passione per la meccanica che volle divenire ufficiale del Genio Navale, cioè responsabile per l'andamento dei motori delle navi (ben distinto degli ufficiali di coperta, che sono responsabili per la rotta delle navi). Gli ufficiali del Genio Navale sono equiparati agli ingegneri e molto spesso, quando si congedano dalla Marina, trovano ottime occupazioni nelle industrie civili, nei cantieri navali, ecc. Così fu per Arnaldo che quando andò in pensione, divenne ispettore di una Società di Navigazione a Venezia.

Così Arnaldo seguì la carriera militare a Taranto (dove nacque la sua primogenita Aurora), Venezia, La Spezia (dove nacque Alba), Livorno, Venezia (dove nacque Mario), La Spezia (dove nacque Dada), e infine Venezia fino al grado di Colonnello, dopo di che chiese di essere congedato perchè nella promozione a generale, che gli sarebbe spettata, fu a lui anteposto un altro. Arnaldo si … nauseò e si congedò. Questo avvenne a Venezia, dove era stato destinato al finire della guerra. La famiglia, che appena arrivata era andata ad abitare sul Canal Grande, si era poi trasferita al Ponte dei Greci, perchè a Zaira non piacevano le piccole calli attorno alla casa, per dove si doveva passare per accedere al palazzo di San Cassiano.

Arnaldo aveva intanto conosciuto un certo Calzavara, divenuto poi uomo di fiducia del Conte Giuseppe Volpi di Misurata, che era il promotore del porto industriale di Marghera ed era stato ministro e governatore in Libia, allora colonia italiana. Calzavara aveva acquistato delle navi in legno costruite durante la prima guerra mondiale in Canada (una nave si chiamava Calgary), per demolirle e vendere tutto ciò che poteva ancora servire (legname, motori, etc). La demolizione era effettuata in un cantiere a Cannaregio e Arnaldo aveva il compito di sorvegliarla, dirigerla, e selezionare i materiali e le cose che c'erano. Naturalmente c'erano degli operai che eseguivano i lavori.

In seguito Volpi acquistò delle petroliere. E sempre tramite Calzavaria, Arnaldo ebbe il compito di ispettore navale, cioè doveva sorvegliare e curare che quelle navi fossero sempre in ordine ed efficenti, ed eventualmente faceva eseguire i lavori necessarii a tale scopo, sia in Italia che all'estero (Russia, Francia, Germania, Canarie).

Poi Arnaldo si ammalò e lasciò l'incarico. Con la liquidazione ricevuta, tramite Mario, suo figlio, e Giordano Ardizzon (l'ordinanza rimasta fedele alla famiglia Rossi, che era ortolano a Chioggia), acquistò un podere nelle Valli di Chioggia ove fece anche costruire una casa. Forse aveva nostalgia della vita rurale della sua infanzia. Ma in seguito Arnaldo decise di vendere e cercare altrove, e la scelta di Mario questa volta cadde nella Guizza (Conegliano).

La salute di Arnaldo intanto si era aggravata, tanto che, quando venne l'ordine di sfollare Venezia a causa dei bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale, dovette essere trasportato a Conegliano in ambulanza. Passato il periodo più grave, tutta la famiglia tornò a Venezia, dove poco dopo Arnaldo morì.

Aveva lasciato scritto che voleva avere ai suoi funerali gli onori militari, la banda della Marina e la grande imbarcazione che la Marina teneva per simili tristi occasioni, ma quelli erano giorni di guerra particolarmente difficili. Il 25 luglio era caduto il governo fascista e l'8 settembre, con la liberazione di Mussolini da parte dei Tedeschi, era stata instaurata la Repubblica di Salò.  Ma i Tedeschi facevano retate di militari e di civili e li mandavano nei campi di concentramento in Germania. Perciò i militari Italiani erano molto cauti a mostrarsi tali. Ecco perché ai funerali di Arnaldo i militari erano in borghese e la barca mandata dalla Marina era disadorna. Fu sepolto a San Michele, ma poi quando morì Zaira, che allora abitava al Lido, la sua tomba fu trasferita al Lido, vicino a quella della moglie.

Arnaldo era un uomo molto positivo, che parlava pochissimo, con i modi da signore, come da signore era il suo aspetto. Non era alto, ma aveva un bel viso, bei denti forti e occhi sempre sorridenti, anche quando era inquieto. Parlava con i denti un po' stretti, per cui molti credevano che fosse inglese…dati anche i suoi modi pacati e flemmatici.

Quando finiva il suo lavoro in Arsenale, in Marina a Venezia, andava sempre a giocare a ramino con i suoi amici, pure ufficiali, al Circolo Ufficiali, che era allora in Bocca di Piazza, sopra gli attuali uffici Postali.  Giocavano a punti, non a soldi o eventualmente a pochi centesimi, ma si divertivano molto allo "sfottò", cioè a prendersi in giro ad ogni mossa sbagliata. Tornava a casa alle 20:30 e dopo cena non usciva più.

Zaira Verardi era invece un tipo estroverso, molto arguta e piena di vitalità. Era nata in provincia di Lecce (Puglia) di cui lei elogiava sempre la bellezza e la pulizia e l'ottimo Italiano che vi si parlava. Tutti ci scherzavano sopra, quando diceva cosi', ma nessuno era mai stato a Lecce, fino quando qualcuno di famiglia ci andò e constatò che era tutto vero. Infatti Lecce è detta "la Firenze della Puglia" per l'ottimo italiano dei suoi abitanti. A Zaira piaceva cambiare vestiti, mobili e gioielli. Era sempre elegante e eleganti i suoi figli. Ogni sabato pomeriggio riceveva la visita delle sue amiche, cui offriva il te' e i pasticcini.

Sappiamo poco della famiglia Verardi. Sappiamo solo di una nonna inglese, Henrietta, molto severa, che girava sempre con un grosso mazzo di chiavi di tutti i cassetti e di tutte le porte, legato alla cintura.

Sappiamo anche di un fratello di latte (cioe' nutrito dalla stessa balia) di Zaira divenuto Accademico d' Italia, che è il massimo riconoscimento per i medici, letterati, scienziati italiani, per i suoi meriti nel campo dell'igiene. C'è a Roma una strada intestata a lui, Dante de Biasi.