Lettrici belle, avete mai sognato di visitare un sito poetico? – un
sito, ove, un valoroso maestro s’erge, fra silfidi, in recinto
fantasticamente illuminato, e vi fa sentire tutta la Cavalleria
rusticana, sino al grido straziante e sì famoso – Hanno ucciso
Turiddo! – un sito dove le donne spasimano e fanno spasimare?
Ebbene, sabato domenica e lunedì s., il giardino Delfico era veramente
tale; basta dire che il nume Pencre, aveva preparato un mese
prima, l’aura mite della sera, il cielo stellato, il canto
dell’usignolo…
E, diciamolo subito, il giardino Delfico, abituato da tempo al silenzio
solenne – immenso, durante i tre giorni di festa, tutt’all’intorno
echeggiava di quella musica allegra, e sorrideva dei sorrisi di tante
gentili creature, cui la mite stagione consente vaghe toelette, colori
vivaci in armonia colla brillante tavolozza della natura.
Sotto le fronzute piante, lungo quei viali, udivi lo scriccolio delle
scarpine, squillavano le risa argentine, i motti galanti e le celie
argute. Risaltava fra tutti, la candida barba del prof. Gennaro Della
Monica, artista in tuta la maestà sua, troneggiava fra tutti l’incedere
molle del Presidente, comm. Cerulli-Irelli, brillava fra tutti il correr
continuo del Cav. Malvolti, la posa grave dell’avv. Moruzzi, segretario
per eccellenza. Fra gli altri ci colpì il passeggiar cadenzato del prof.
Cerulli, con tentone come una pasqua d’aver dato alla luce la sua bella
«Figlia di Re» e parea dicesse:
…
e voi, da lunge, a le miserie tutte di questo mondo sorrideste o stella!
***
I
gruppi dei visitatori si stringono, si sparpagliano, si muovono, vanno,
tornano, e tutto in virtù dell’assioma che mai si è soli, come tra molta
gente.
E
tutta questa gente trova da divertirsi ad ogni passo. Qui v’è il giuoco
degli anelli, là, il fotografo ambulante, in altre parti, il Cantastorie
Abruzzese, Bahrunm, il telefono, la fiera dei prodotti locali,
l’esposizione di animali da cortile e da colombaia, l’oracolo di Delfo,
le delizie del palato e dell’olfatto, della vista, dell’udito.
In sito apposito, poi, si fanno giuochi popolari, come, l’albero della
cuccagna, il passaggio del Niagara con premi, il ballo con mazzo
incantato, trapezio ed altalena, una lira per un soldo, il tiro a segno
con carabine ad aria compressa, il giuoco dei birilli ed esercizi
diversi. Laggiù, fra recessi ombrosi, ed in sito veramente pittoresco,
v’è il caffè Italia con tante cose fresche e graziose.
Di là, sotto annosi alberi sorge un padiglione alla chinese, ove si
vendono portafogli, portamonete, portasigari, albums,
necessaire, cristallerie, porcellane, maioliche ed altri svariati
generi di fantasia, e sopra tutto di molto gusto.
-
Colto al volo. - Dice il proverbio:
-
Chi troppo vuole niente ha, io vorrei niente altro che quello specchio
regalato dal Prefetto Giorgetti.
-
Signore, il proverbio si sbaglia, qui, chi niente paga, niente ha.
***
Poco discosto v’è un altro padiglione colorato sotto cui sorge un trofeo
smagliante di giocattoli, che toccano la passione di tutte le donnine,
l’incanto e la tentazione di tutti i bimbi, - quadri, bottiglie, lumi,
orologi, graziose scatole di profumeria, vasi di cristallo di tutti i
lavori, specchi, ricami, insomma un vero bazar.
Attorno a questi oggetti, bellamente disposti dal Cav. Grue e da A. De
Carolis, si aggirano le signore e signorine: Balestrini, Benincasa,
Delfico, de Marco, Fabbri, Francese, Grue, Marozzi, Nardi, Sagaria,
Sarti, Scandalibeni, Tanzi, e Urbani; le Signore: Castelli, Cossovich,
Della Cananea, De Michetti, De Santis, Grue, Malvolti, Montani, Nurzia,
Pagliuzzi, Paris e Tanzi.
In questo sito fatato, ove c’è da perdere la testa e rimpiangere che il
taschino non sia mai abbastanza ben fornito, v’è la lotteria di
beneficenza: quivi tutto ciò che si fa, si fa per la carità, in nome
della carità: è l’obolo che si vuole ad ogni costo per alimentare le
tristi mense, per aiutare gli sventurati. Bene!
Dove non provvede la legge, da che altro ha da venire il rimedio, se non
dall’amore del prossimo?
FAUSTO [Eugenio Cerulli] |