A
Larino, nella cattedrale di San Pardo, il 21 dicembre 1848 fu celebrato
il matrimonio tra Filippo, figlio di Gregorio De Filippis Delfico Conte
di Longano e di Marina Delfico, e Cleomene, figlia di Ferdinando
Fallocco, Giudice regio di Larino, e di donna Carmela Barbusci.
Filippo, in fuga da Teramo perché
ricercato dalla polizia, dopo aver partecipato assieme al fratello
Troiano ed altri patrioti ai moti risorgimentali teramani del 30 maggio
e 15 ottobre 1848, si era rifugiato nella città frentana dove aveva
preso moglie, sembrerebbe quasi all’insaputa dei famigliari, come si
evince da una lettera, scritta dallo stesso alla madre Marina il 23
giugno 1849, nella quale, tra le varie notizie chiede di sapere cosa
pensassero i fratelli Bernardino, Melchiorre e Troiano del suo
matrimonio.
In una successiva missiva, inviata alla
madre il 9 agosto 1949 da una località sconosciuta poiché ha dovuto
abbandonare Larino, la informa di essere quasi guarito dalla febbre
terzana e che è stato curato da un bravo medico del luogo che gli ha
fatto assumere il chinino ed altre "pastocchie". Aggiunge che spera su
qualche raccomandazione per raggiungere la Grecia e da lì il fratello
Troiano che si trovava a Corfù. La lettera poi così continua: "… Intanto
veggo indispensabile di far venire Cleomene costì (a Teramo) e partirà
alla prima occasione, per cui vi prego di approntare il necessario per
la venuta della sudetta con il fratello. Consegnerò una somma ad Olindo
per la strada che v’indicherò con un’altra mia; il visto per pagare il
carrozziere potrete darglielo voi. Non c’è bisogno che vi raccomandi
Cleomene perché son sicuro che avrete compassione di una povera ragazza
che trovasi sola in un paese non suo. Se potreste trovarvi in
Montesilvano per l’arrivo di mia moglie sarebbe molto meglio; intanto
dovreste farmelo sapere al più presto possibile…".
Difatti la giovane sposa raggiunge
Teramo e si può facilmente immaginare quanto difficili potessero essere
quei primi giorni tra persone che non aveva mai visto e soprattutto col
pensiero del marito ancora in fuga e del quale avrà purtroppo sempre
poche notizie. Tale situazione non giova al suo stato d’animo tanto che
la giovanissima Cleomene matura l’idea di raggiungere Filippo.
Nell’agosto del 1850 chiede, infatti, al
sindaco di Teramo Serafino Cerulli, una carta di passaggio per recarsi a
Napoli per motivi di salute assieme alla domestica Maria Nicola Pompa. A
seguito di ciò, il secondo eletto del comune, Nicola De Santis facente
funzioni del sindaco in congedo, il 12 dello stesso mese, informa
l’intendente Santo Roberti che non ha nulla in contrario da osservare
per il rilascio del predetto documento, ma lo prega di disporre ciò che
ritiene più conveniente. Il 16 agosto l’intendente, a sua volta, invia
una "riservatissima" al direttore di Polizia del ministero dell’Interno
in questi termini: "Nel giorno del 13 andante accordai una carta di
passaggio per codesta capitale a Donna Cleomene Fallocco (moglie del
profugo D. Filippo De Filippis Delfico di questo capoluogo, che trovasi
colpito da ordini di arresto per imputazioni politiche) ed un’altra ne
concessi anche per costà a Maria Nicola Pompa, cameriera della medesima.
Trattandosi di viaggio a cotesta volta della moglie del predetto
profugo, stimo doveroso di dargliene contezza colla presente per quelle
provvidenze di vigilanza o altro ch’Ella giudicasse opportuno di dare.
Mi pregio altresì di manifestarle che la mentovata Signora, secondo le
confidenze fatte a qualcuno, conta di ottenere in cotesta Metropoli un
passaporto per Marsiglia dove dice trovarsi il di lei marito col quale
ha premura di riunirsi."
Ma la giovane sposa Cleomene non riesce
a partire perché il viaggio presentava evidentemente dei rischi. E così
due anni dopo, e precisamente il 6 luglio 1852, il sindaco di Teramo
Domenico Savini trasmette all’intendente il documento col quale concede
la sua autorizzazione alla Fallocco che però questa volta aveva
richiesto direttamente un passaporto per recarsi a Marsiglia dove
raggiungere il marito. Anche in tale occasione l’intendente si premura
di informare il Ministero dell’Interno - Ramo di polizia sul da farsi.
Il funzionario da Napoli, sempre in forma "riservata" esige che
l’intendente gli dia un ulteriore "parere esplicito e ragionato" sulla
convenienza di rilasciare il passaporto. Si riportano di seguito le
parole con le quali il capo della provincia Roberti risponde: "… Ho
l’onore di rassegnarle che Donna Cleomene Fallocco è una giovinetta
maritata nel corso dell’anno 1848 coll’emigrato D. Filippo De Filippis
Delfico. Io crederei potersele accordare il chiesto recapito per farla
riunire col consorte, mentre abbandonata più oltre a se stessa, la
pubblica morale potrebbe soffrirne. Ella però risolva come meglio creda
convenevole nell’alta di lei saggezza". Finalmente il 28 luglio da
Napoli arriva il desiderato nullaosta ministeriale per il rilascio del
passaporto. Ma ancora una volta il viaggio non si concretizzò.
Si arriva in tal modo al 26 giugno 1854
data della richiesta di Cleomene all’intendente di Teramo. "Eccellenza -
scrive - desiderosa di riunirsi col proprio marito Filippo De Filippis
Delfico e volendo trarre profitto dal permesso ottenuto fin dal 1852,
ora che trovasi rimosso l’ostacolo per cui non le riuscì di partire in
quell’epoca, implora dalla Religione e Giustizia dell’Eccellenza Vostra
il passaporto per Nizza ove attualmente dimora il sudetto suo marito, ed
ove la Supplicante intende condursi per la via di Napoli in compagnia
della sua cameriera Lucia di Paolo di questa Città. E l’otterrà a
singolar favore". Riprende così il solito iter burocratico con una nota
inviata dall’intendente al direttore della Polizia generale che, il 22
luglio 1854, trasmette l’autorizzazione per il rilascio del passaporto
col patto che gli si comunichi la data della partenza di Cleomene
Fallocco che avvenne il successivo 4 ottobre.
L’epistolario di cui si dispone non reca
ulteriori notizie sulla vita dei coniugi ma è a Nizza che nasceranno i
primi tre figli, Diomira, Alba ed Orazio. |