Patrasso, 8 marzo 1850
Caro fratello, Con molto piacere ho ricevuto una tua
carissima dopo tanto tempo e mi consolo che abbia fatto un buon viaggio
e ti trovi in posto sicuro, avrei molto desiderio di raggiungerti costì,
ma per ora mi mancano i mezzi di poter intraprendere un così lungo
viaggio, giacchè una cambiale a me diretta di Dc 200 si è perduta in
Atene e mi son trovato in molte angustie per questo incidente, a giorni
spero di avere altro denaro, tu intanto non credo che ti muoverai da
cotesta città che deve avere un bel soggiorno, ma se ti muovessi fammelo
sapere e lascia costì avviso dove ti sei diretto o per mezzo di qualche
amico o con una lettera in fermo posta. Il teramano che é in mia
compagnia è quel povero vecchio di Giuseppe Del Cucco, che ha perduto il
figlio fucilato a Roma da Garibaldi, come saprai, e che si sarebbe
trovato in mezzo a una strada se non lo avessi preso con me. Io gli son
grato, però, perchè mi ha fatto molta assistenza e una bella compagnia
nel mio viaggio. Lungo sarebbe il narrarti le mie avventure nella
presente emigrazione, ma te ne darò un cenno. Nell'entrare a Teramo
delle truppe di Landi, io ne uscivo con Giorgio Marozzi, col mio fucile
e col mio sacco. Sul Pennino vidi l'entrata degli eroi del Borbone, poi
fui a caccia a Fano Adriano e a Tossicia, ma, stringendo le cose, passai
il confine sulle montagne e dopo due giorni e due notti di faticoso
cammino giunsi in Ascoli, mi son trattenuto in Ascoli, e in S.Benedetto
molto tempo, fintanto che, minacciata Ascoli dai briganti, contro i
quali mi ero battuto all'Acquasanta assieme al povero Donatuccio, dai
Napoletani, ed assalita da tutte le parti e da tutte le nazioni la
Repubblica Romana, mi ritirai in Ancona. Colà fu una combinazione
favorevole per me vedere, dopo poco tempo, giungere Marianicola che
veniva a comperare della roba per Aurora, ma il giorno appresso che
giunsero si chiusero le porte e dovettero trattenersi tutto il mese
dell'assedio e soffrire il pericolo del continuato e forte
bombardamento. Capitolata che ebbe Ancona, fummo caricati in folla su
due barche che alzarono la bandiera inglese, molto soffrii nel viaggio
per la folla della gente e per lo scarso e cattivo cibo, finalmente a
Corfù fummo ricevuti, mediante garanzia. Dopo quattro mesi partii per la
Grecia, dove sono. Quì l'unico e bel divertimento è la caccia che si
trova in moltissima abbondanza e questo è stato l'unico mio prediletto
passatempo durante questo inverno. Spero di poterti presto raggiungere,
ma debbo pensarvi prima, perchè il viaggio é lungo, e spesoso, tanto più
che Giuseppe dovrebbe venire con me: egli ti saluta caramente e vuole
che ti faccia sapere che l'altro giorno io e lui abbiamo ammazzato una
lepre e quattro pernici e che questa mattina ce le mangiamo perchè noi
facciamo cucina a casa e stiamo benone. Con un'altra ti scriverò con
precisione ciò che risolvo: intanto ti stringo al cuore e mi ripeto il
tuo aff.mo fratello Troiano
P.S. Non scrivere niente - raccomando - al figlio di
Del Cucco perchè egli non sa niente della disgrazia. |