De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Epistolario

Il Conte Troiano Delfico al fratello Filippo

Lettera datata Patrasso, 8 marzo 1850

Pubblicata in Alberto Scarselli, Intimità nell'esilio. Carteggio di un esule e di una Madre. Marina Delfico al figlio Filippo (1850-1853); il conte Delfico al fratello Filippo (1850, 1853, 1859, 1860), Teramo, De Carolis, 1950; pp. 12-13

Ubicazione del manoscritto: -

A cura di Fausto Eugeni, (10/2005)

Trascrizione

Patrasso, 8 marzo 1850

Caro fratello, Con molto piacere ho ricevuto una tua carissima dopo tanto tempo e mi consolo che abbia fatto un buon viaggio e ti trovi in posto sicuro, avrei molto desiderio di raggiungerti costì, ma per ora mi mancano i mezzi di poter intraprendere un così lungo viaggio, giacchè una cambiale a me diretta di Dc 200 si è perduta in Atene e mi son trovato in molte angustie per questo incidente, a giorni spero di avere altro denaro, tu intanto non credo che ti muoverai da cotesta città che deve avere un bel soggiorno, ma se ti muovessi fammelo sapere e lascia costì avviso dove ti sei diretto o per mezzo di qualche amico o con una lettera in fermo posta. Il teramano che é in mia compagnia è quel povero vecchio di Giuseppe Del Cucco, che ha perduto il figlio fucilato a Roma da Garibaldi, come saprai, e che si sarebbe trovato in mezzo a una strada se non lo avessi preso con me. Io gli son grato, però, perchè mi ha fatto molta assistenza e una bella compagnia nel mio viaggio. Lungo sarebbe il narrarti le mie avventure nella presente emigrazione, ma te ne darò un cenno. Nell'entrare a Teramo delle truppe di Landi, io ne uscivo con Giorgio Marozzi, col mio fucile e col mio sacco. Sul Pennino vidi l'entrata degli eroi del Borbone, poi fui a caccia a Fano Adriano e a Tossicia, ma, stringendo le cose, passai il confine sulle montagne e dopo due giorni e due notti di faticoso cammino giunsi in Ascoli, mi son trattenuto in Ascoli, e in S.Benedetto molto tempo, fintanto che, minacciata Ascoli dai briganti, contro i quali mi ero battuto all'Acquasanta assieme al povero Donatuccio, dai Napoletani, ed assalita da tutte le parti e da tutte le nazioni la Repubblica Romana, mi ritirai in Ancona. Colà fu una combinazione favorevole per me vedere, dopo poco tempo, giungere Marianicola che veniva a comperare della roba per Aurora, ma il giorno appresso che giunsero si chiusero le porte e dovettero trattenersi tutto il mese dell'assedio e soffrire il pericolo del continuato e forte bombardamento. Capitolata che ebbe Ancona, fummo caricati in folla su due barche che alzarono la bandiera inglese, molto soffrii nel viaggio per la folla della gente e per lo scarso e cattivo cibo, finalmente a Corfù fummo ricevuti, mediante garanzia. Dopo quattro mesi partii per la Grecia, dove sono. Quì l'unico e bel divertimento è la caccia che si trova in moltissima abbondanza e questo è stato l'unico mio prediletto passatempo durante questo inverno. Spero di poterti presto raggiungere, ma debbo pensarvi prima, perchè il viaggio é lungo, e spesoso, tanto più che Giuseppe dovrebbe venire con me: egli ti saluta caramente e vuole che ti faccia sapere che l'altro giorno io e lui abbiamo ammazzato una lepre e quattro pernici e che questa mattina ce le mangiamo perchè noi facciamo cucina a casa e stiamo benone. Con un'altra ti scriverò con precisione ciò che risolvo: intanto ti stringo al cuore e mi ripeto il tuo aff.mo fratello Troiano

P.S. Non scrivere niente - raccomando - al figlio di Del Cucco perchè egli non sa niente della disgrazia.