De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

Homa page 

Melchiorre De Filippis Delfico, da "Il Giornale d'Italia", 1913

di Guido D'Agostino

In "Il Giornale d'Italia", rubrica "Divagazioni della Domenica", Domenica 21 Dicembre 1913

 

Melchiorre Delfico, in "Il Giornale d'Italia", rubrica "Divagazioni della Domenica", Domenica 21 Dicembre 1913

Melchiorre Delfico, in "Il Giornale d'Italia", rubrica "Divagazioni della Domenica", Domenica 21 Dicembre 1913

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Ricerche a cura di Lina Ranalli

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Proprietà della Biblioteca Provinciale "Melchiorre Dèlfico", Teramo

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Pubblichiamo alcune note storiche su "Il Giornale d'Italia", tratte dal sito:

http://ibc.regione.emilia-romagna. It/soprintendenza/grafe/giornale.htm

Fortemente caldeggiato da Sidney Sonnino ed espressione del liberalismo monarchico del primo Novecento, "Il Giornale d'Italia" uscì con il primo numero la sera del 16 novembre 1901. Al persicetano Alberto Bergamini (cui tra l'altro si attribuisce il merito di aver dato vita alla "terza pagina"), allora giovane giornalista, fu affidata la direzione del nuovo giornale. Per ventidue anni il Bergamini, in qualità di direttore ed amministratore, seppe assicurare alla testata un prestigio indiscusso, non solo a livello nazionale, ed una larghissima diffusione nel centro-sud, dove si pubblicavano particolari edizioni. Nel 1923 Bergamini lasciò definitivamente la direzione del quotidiano, proprio nel momento in cui sempre più palesemente si esigeva l'asservimento del giornale alla dittatura fascista. Il declino de "Il Giornale d'Italia", pur con alti e bassi, proseguì nel secondo dopoguerra (periodo durante il quale continuò a distinguersi quale voce dei gruppi più conservatori e reazionari), fino alla crisi economica che investì il settore dell'editoria italiana alla metà degli anni Settanta. Il gruppo Monti, ultimo proprietario del giornale, ne decise la chiusura con il numero del 24 luglio 1976.

Dopo la cessazione del quotidiano, la raccolta completa de "Il Giornale d'Italia", con l'archivio redazionale ed amministrativo, furono trasferiti dalla sede romana di Palazzo Sciarra in quella bolognese de "il Resto del Carlino", altra testata di proprietà del gruppo Monti. In seguito ad un atto di donazione alla Biblioteca comunale "G.C. Croce" (7 settembre 1980) il materiale non amministrativo fu definitivamente trasferito a San Giovanni in Persiceto.
Un primo intervento di riordino, volto a compiere una ricognizione del materiale - anche per individuarne lo stato di censervazione - fu condotto nel 1989. Successivi interventi hanno avuto come fine il riordino, esattamente nel 1990, della collezione dei quotidiani, pressoché integralmente rilegati; il riordino della sezione più recente dell'archivio (nel 1993); la ricomposizione dei cataloghi coevi, preziosi strumenti di accesso alla parte più antica dell'archivio (nel 1994). Allo stato attuale del riordino non sono stati trovati documenti del primo ventennio di vita del quotidiano. L'archivio redazionale de "Il Giornale d'Italia" si presenta come una vera e propria enciclopedia privata del quotidiano: è costituito essenzialmente da migliaia di fotografie, ritagli di giornali, appunti manoscritti e dattiloscritti, promemoria predisposti in dossier con diverse modalità e chiavi d'accesso per il reperimento immediato delle notizie da utilizzarsi per la redazione degli articoli. Si tratta di materiale che permette la ricerca e la ricostruzione minuziosa di tutti gli avvenimenti che si sono verificati in oltre cinquant'anni di storia italiana. Un recupero della memoria storica attraverso la lettura distaccata delle tante e diverse vicende culturali, politiche, economiche, sociali in ambito nazionale, internazionale ma anche locale.