Il
deposito dell'archivio Delfico presso l'Archivio di Stato di Teramo venne
effettuato nel 1940. Gli Atti della direzione permettono di seguirne l'iter
burocratico. Da una nota dell'Ufficio centrale degli Archivi di Stato (Ministero
dell'Interno) del 3 luglio 1939 al soprintendente del regio Archivio di Stato di
Napoli ed al conservatore dell'Archivio provinciale di Stato di Teramo, si
legge:"Di recente è stato fatto dono alla città di Teramo dei manoscritti
di Melchiorre Delfico, che erano conservati presso i discendenti dell'illustre
pensatore. Tali manoscritti, che sono di evidente grande importanza, è quanto
mai opportuno che siano depositati presso il locale Archivio di Stato, che ne è
la sede naturale e solo, fra gli Istituti locali, può offrire serie garanzie
per la buona conservazione dei documenti in parola".
Il
19 settembre 1939 il conservatore dell'Archivio rimise al prefetto un
"rapporto" compilato da Alberto Scarselli, coadiutore capo, nel quale
si evidenziava l'importanza storica dei manoscritti di Melchiorre Delfico che
"furono tenuti dai famigliari del grande teramano quasi sempre celati agli
studiosi, i quali, specialmente dai grandi centri, mostrano desiderio di
conoscerli". Inoltre faceva notare che il senatore Troiano De Filippis
Delfico, già nel 1899, aveva scritto al fratello Filippo di "avere
l'idea" di depositare le lettere ed i manoscritti di Melchiorrre e degli
altri della famiglia in un archivio pubblico.
Il
15 luglio 1940 il direttore del regio Archivio di Stato informò il ministro
dell'Interno, il soprintendente archivistico ed il prefetto di Teramo di aver
ottenuto il passaggio dei manoscritti Delfico all'Archivio.
Successivamente
i proprietari promisero allo stesso direttore di cedere anche i manoscritti da
essi conservati in Montesilvano con una sola eccezione: "E nostro desiderio
trattenere soltanto la busta contenente le carte relative alla Repubblica di S.
Marino avendole da tempo promesse a quella Repubblica".
Il
24 ottobre 1940 Marino e Luciano De Filippis Delfico consegnarono, a titolo di
deposito, al cav. Alberto Scarselli, rappresentante della sezione di Archivio di
Stato di Teramo, manoscritti e carteggi dei loro antenati "nell'interesse
della loro conservazione e degli studi".
Il
16 dicembre 1940 il podestà di Teramo versò alla sezione di Archivio di Stato
i manoscritti provenienti dalla biblioteca di palazzo Delfico in Teramo.
A
questi si aggiunsero nel 1941 le 255 pergamene trovate nella stessa biblioteca.
Al
momento del versamento i documenti vennero sistemati secondo l'ordine dato da 3
elenchi sommari: i primi due concernevano il materiale archivistico conservato
in palazzo Delfico a Teramo, il terzo quello proveniente da Montesilvano.
Il
I elenco "manoscritti d'indole privata" era costituito da trenta fasci
di documenti di cui si indicavano la data e l'oggetto sommario.
Il
II elenco "manoscritti d'indole generale" era formato da 43 fasci di
carte; anche di questi veniva dato l'oggetto sommario.
Il
III, infine, era composto da 75 fasci e da una
miscellanea di documenti non identificati.
Delle
pergamene inizialmente venne compilato solo un elenco che ne dava la consistenza
numerica per ciascun secolo; successivamente esse vennero numerate e datate.
I
148 fasci di documenti e la miscellanea formano oggi le 27 buste che, insieme
alle 252 pergamene, costituiscono il fondo Delfico conservato presso l'Archivio
di Stato di Teramo, i cui estremi cronologici sono 1225-1853.
E
bene precisare che sei documenti in pergamena sono rintracciabili nelle buste;
si tratta di atti di piccolo formato che si è ritenuto opportuno conservare
insieme ai documenti in carta.
Il
1° è un frammento della risposta della Regia Camera di Napoli ai ricorsi dei
cittadini di Teramo contro la violazione dei loro privilegi da parte dei
doganieri (date citate 1598 e 1602; b. 18, fasc. 223).
Il
2° è una copia in "forma libri", datata: Napoli, 1603 maggio 5, del
testamento del canonico Fedele Delfico rogato dal notaio Claudio Cichetta di
Teramo il 15 dicembre 1597 (b. 19, fasc. 149).
Il
3° è la concessione del titolo di conte da parte di Carlo VI d'Asburgo a
D.Francisco de Secada, quattralbo delle galere del Regno di Napoli, datata:
Vienna, 1730 novembre 4 (b. 19, fasc. 235, con sigillo in cera in teca
metallica).
Il
4° è la conferma del titolo di conte concesso da Carlo VI d'Asburgo a
Francisco de Secada (1731, marzo 17 - b. 19, fasc. 243).
Il
5° è il diploma in "iure pontificio et cesareo" di Filippo Antonio
Delfico (Fermo, 1704, maggio, 5 - b. 19 fasc. 238 con sigillo in cera in tcca
metallica).
Il
6° è il riconoscimento di "onori, emolumenti e prerogative" a
Melchiorre Delfico, quale Consigliere di Stato (Napoli, 1807, novembre 22 - b.
19 fasc. 230).
Il
riordinamento del fondo ha avuto inizio nel 1983.
I
documenti si presentavano già raccolti in buste (I elenco di deposito: bb.
1-13; II elenco: bb. 14-18; III elenco e miscellanea: bb. 19-27) e, all'interno
di queste, sistemati in fascicoli. Sulla copertina di ogni fascicolo era
indicato l'oggetto che, non di rado, illustrava solo una parte del contenuto.
Come
prima cosa si è proceduto alla schedatura analitica del fondo, lasciando
inalterati la successione ed il numero dei fascicoli.
Per
i fascicoli che presentavano atti di argomento e data diversi, sono state
elaborate più schede (una per ciascun argomento), contraddistinte dalle lettere
dell'alfabeto, al fine di ottenere una divisione in più parti del fascicolo
senza dover ricorrere ad una nuova numerazione.
Al
termine della schedatura delle 27 buste si è proceduto alle regestazione delle
pergamene. Di queste si aveva inizialmente solo un elenco di consistenza.
Al
tempo dei primi lavori di preparazione della Guida generale degli Archivi di
Stato, era stato redatto un elenco dove di ogni pergamena venivano indicati,
oltre al numero progressivo, la data topica, la data cronica, la natura
dell'atto e lo stato di conservazione.
In
questo caso si è preferito rispettare la numerazione esistente.
Al
termine di questa prima fase sono stati elaborati i primi due inventari.
Il
1° concerne i 646 fascicoli raccolti nelle 27 buste e conservati nell'ordine in
cui sono stati studiati dal 1940 ad oggi.
Esso
fornisce nell'ordine: il numero di busta, il numero di fascicolo, l'oggetto, gli
anni, le carte scritte, il numero vecchio che rimanda agli elenchi di deposito
ed infine le annotazioni.
Il 2° inventario, pubblicato nella rivista "Aprutium" del Centro
Abruzzese di Ricerche Storiche, anno IX - 1991 - numero 2/3, è costituito dai
regesti delle 252 pergamene dell'archivio Delfico.
In
esso, all'indicazione del numero progressivo, della data topica e di quella
cronica, seguono il regesto delle pergamene ed infine i nomi del giudice ai
contratti e del notaio che ha rogato l'atto.
Nella
seconda fase del riordinamento, successiva quindi alla schedatura dei fascicoli
ed alla regestazione delle pergamene, sono state riunite le schede i cui oggetti
e regesti erano simili.
A
questa fase non è seguito lo spostamento materiale delle carte, come avviene
in un riordinamento tradizionale, poiché questi atti sono stati consultati
nello stesso
ordine dal
1940 in
poi.
Dall'accostamento
delle schede è emersa una divisione del fondo nei seguenti settori:
1)
Contabilità ed amministrazione;
2)
Patrimonio;
3)
Giov. Bernardino Delfico (1739-1814);
4)
Giov. Filippo (1742-1793);
5)
Melchiorre( 1744-1835);
6)
Orazio (1769-1842)
7)
Gregorio De Filippis Delfico (1801-1850);
8)
Varie;
9)
Melatino, Teramo e università vicine;
10)
Papi, vescovi di Teramo, Capitolo aprutino;
11)
Atti privati vari.
Questi
settori, suggeriti dalla schedatura delle carte, sono stati riportati nel 3°
inventario, vero risultato del riordinamento.
Esso
presenta le stesse suddivisioni del 1°: busta, fascicolo, oggetto, anni, carte
scritte, numero vecchio ed annotazioni, tenendo conto però innanzitutto
dell'oggetto.
Le
buste ed i fascicoli non hanno un ordine progressivo poiché la collocazione
materiale delle carte, come si è detto, è rimasta quella originaria, e la
divisione in settori dell'inventario riflette solamente l'ordine logico impresso
alla documentazione a seguito dell'accostamento delle schede.
All'interno
di ogni settore i documenti sono disposti in ordine cronologico.
Il
settore I è quello della CONTABILITÀ ED AMMINISTRAZIONE. In esso sono stati
riuniti i bilanci, i conti, le spese, le tasse, i registri d'introito ed esito,
le ricevute, le procure e tutto ciò che riguarda l'amministrazione dei beni
della famiglia Delfico dal 1772 al 1853.
Il
più consistente è il settore II - PATRIMONIO. In esso sono inseriti tutti gli
atti, in pergamena ed in carta, che hanno determinato l'accrescimento o la
diminuzione del patrimonio della famiglia dal 1459 al 1852: compravendite,
testamenti, capitoli matrimoniali, cause, censi, affitti, benefici, debiti,
donazioni.
Il
settore, per maggiore chiarezza, è stato a sua volta suddiviso in base ai nomi
dei componenti della famiglia che si sono succeduti nel tempo, dagli eredi di
Ser Marco fino a Gregorio De Filippis: Pier Giovanni, Orazio I, Fedele, Laura,
Giov. Berardino I, Chiara Di Giovanni Di Sebenico, Orazio II, Giov. Berardino II,
famiglia Volpi di Montorio, Orazio III, Melchiorre I, Filippo Antonio, Giov.
Domenico, Maria Antonia, Giov. Berardino III, Caterina Rozzi, Melchiorre II.
Alvaro, Orazio IV, Berardo, benefici di S. Tommaso Apostolo e S. Antonio di
Padova, Giov. Filippo, Melchiorre III, Giov. Bernardino IV, famiglia Mazzocchi,
Orazio V, Gregorio De Filippis, famiglia De Filippis, famiglia De Secada,
famiglia Cicconi.
Questa
suddivisione comprende anche le famiglie, imparentate con i Delfico, i cui atti
sono presenti nel fondo:
1)
Famiglia Volpi di Montorio: Tommaso Volpi nomina suo erede Giov. Berardino II e
istituisce i due benefici di S. Tommaso apostolo e di S. Antonio di Padova
(1649). Nel fondo sono presenti cinque pergamene dell'archivio Volpi: due
diplomi di laurea, un testamento, due atti di compravendita (1575-1637).
2)
Famiglia Rozzi di Campli: Giov. Berardino II sposa nel 1640 Vittoria Rozzi,
Dorinda Delfico sposa nel 1632 Melchiorre Rozzi. Giov. Berardino III nel 1691
prende in moglie Caterina Rozzi.
Nel
fondo sono conservati diversi atti relativi a questioni di eredità.
3)
Famiglia Mazzocchi di Napoli: Giovan Bernardino IV sposa nel 1767 Caterina
Mazzocchi. La documentazione presente è relativa all'eredità del marchese
Filippo, zio di Caterina e presidente del Sacro Regio Consiglio, il quale lascia
il titolo ed i beni al nipote Orazio V (1799).
4)
Famiglia De Filippis: Marina, l'ultima dei Delfico, sposa nel 1820 il conte
Gregorio De Filippis il quale aggiunge al proprio congnome quello dei Delfico.
La
documentazione, circa 110 fascicoli (1707-1834), riguarda soprattutto il feudo
di Longano (Molise) e questioni relative all'eredità di Antonio e di Troiano.
Troiano
De Filippis (prima metà del XVIII secolo)
sposa Claudia Ma stellone
↓
Antonio
— Raffaele — Pasquale — Emanuela Maria — Teresa — Francesca
sposa nel 1750
Maria De Secada
↓
Troiano
(m. 1804) — Anna Maria Emanuella —Francesco Maria —Guglielmo
sposa
nel 1790
(n.
1752 m
. 1831)
(n. 1755)
Aurora
Cicconi
↓
Gregorio
— Luisa — Maria
(n.
1800 m
.1851)
sposa Saverio Giordani
sposa
nel 1820
Marina
Delfico
5)
Famiglia De Secada: è collegata ai De Filippis dal matrimonio di Maria con il
barone Antonio (1750). I cinque fascicoli sono relativi alla concessione del
titolo di conte a Francesco ed all'eredità di Giuseppe Fernandez De Secada
(1730-1799).
6)
Famiglia Cicconi: entra a far parte della famiglia De Filippis a causa del
matrimonio di Aurora con Troiano, padre di Gregorio (1790).
La
documentazione riguarda in prevalenza Francesco Cicconi, padre della sposa.
Aurora
Cicconi, rimasta vedova, sposa in seconde nozze Michele Genovesi di Napoli che
è spesso citato negli atti.
I
settori centrali dell'inventario sono contraddistinti dai nomi dei membri più
noti della famiglia Delfico in quanto ad essi si riferisce la maggior parte
della documentazione esaminata nel corso del riordinamento.
Il
settore III, relativo a GIOV. BERNARDINO (n.
1739 m
. 1814), è costituito in prevalenza da lettere, di
cui vengono indicati date e mittenti (1768-1813).
Il
settore IV, GIOV. FILIPPO (n.
1743 m
. 1793) è il più breve in quanto costituito da
appena cinque fascicoli (1788-1793).
Il
settore V è dedicato a MELCHIORRE (n.
1744 m
. 1835), il personaggio più importante e più famoso
della famiglia al centro di gran parte della documentazione: accanto ai titoli
ed alle cariche vi si trovano lettere, i manoscritti di alcune opere, gli
appunti di suo pugno sugli argomenti più diversi e le riforme di cui si è
occupato (1774-1835).
Il
settore VI riguarda ORAZIO (n.
1769 m
. 1842) e la moglie Diomira Mucciarelli. La maggior
parte della documentazione è formata da lettere (1806-1842).
Il
settore VII è costituito dalla documentazione relativa a GREGORIO DE
FILIPPIS-DELFICO ed a sua moglie Marina.
E'
un settore ricco di lettere e di manoscritti in quanto egli fu autore di
tragedie e di versi (1826-1853). Il maggior merito elle va riconosciuto a
Gregorio è quello di aver conservato l'archivio di famiglia e soprattutto di
aver raccolto la documentazione relativa a Melchiorre: lo si legge nel
"Della vita e delle opere di Melchiorre Delfico" da lui pubblicato nel
1836.
Il
settore VIII-VARIE - comprende quelle carte di diversa natura che non si possono
attribuire in modo sicuro a nessun esponente della famiglia. Si tratta di
ricette mediche, appunti, elenchi di libri.
Gli
ultimi tre settori, infine, non sono legati alla famiglia Delfico.
Nel
settore IX - I MELATINO, TERAMO E UNIVERSITÀ VICINE - si trovano atti
riguardanti la storia locale. Accanto alle pergamene, che sono le più antiche
del fondo, vi si possono trovare documenti in carta. Molti degli atti,
ricollegabili a quelli dell'archivio comunale di Teramo, sono citati dal Palma e
dal Savini (1225-1833).
Il
settore X - PAPI, VESCOVI DI TERAMO E CAPITOLO APRUTINO - elenca documenti,
quasi tutti in pergamena, emanati dalle autorità ecclesiastiche.
Molti
di questi atti sono già stati citati nel settore PATRIMONIO di quest'inventario
vicino ai Delfico canonici aprutini (1386-1766).
Il
settore XI comprende tutti gli ATTI PRIVATI in pergamena che non è stato
possibile riferire ai Delfico (1266-1513), anche se questo non vuol dire che si
trovino nel fondo casualmente; non bisogna dimenticare, infatti, che l'archivio
Delfico è stato smembrato tra l'Archivio di Stato,
la Biblioteca
provinciale di Teramo,
la Repubblica
di S. Marino e i discendenti della famiglia.
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