Con l'editto di Saint Cloud del 1804 i francesi disposero la costruzione
dei cimiteri fuori le mura delle città, in luoghi arieggiati e distanti
dai centri abitati soprattutto per norme igienico-sanitarie, poiché
l'uso corrente era quello di seppellire dentro le chiese, sia cittadine
che rurali. Ma l'applicazione di questo editto si rese oltremodo
difficile tanto che, anche dopo il decennio francese (1806-1815), la
provincia di Teramo non aveva ancora provveduto alla costruzione del
cimitero. Con il ritorno dei Borboni fu emanata la legge 11 marzo 1817
n. 653 che indicava la fine del 1820 come termine ultimo per
l'attuazione dei camposanti. Pertanto l'ingegnere Carlo Forti fu di
nuovo chiamato ad occuparsi del reperimento del luogo adatto alla
costruzione ed a redigerne il relativo progetto. La questione già
iniziata nel 1811, fu annosa e di non facile soluzione per le varie
difficoltà che si frapponevano alla scelta del sito, prima fra tutte le
ostilità dimostrate dai proprietari dei fondi. Finalmente il 17
settembre 1819 l'intendente comunica al ministro dell'Interno che, dopo
lunghe indagini svolte, l'unico sito idoneo per la costruzione del
camposanto si trovava fuori Porta Madonna, a sud del convento dei Minori
Osservanti di Santa Maria delle Grazie a circa 800 palmi di distanza
dal predetto convento e dalle ultime case ed a 80 palmi più in basso del
loro livello, precisamente nel luogo di confluenza dei fiumi Tordino e
Vezzola. I lavori furono affidati all'appaltatore Domenico Marinari e,
non appena iniziati, furono sospesi nel 1821 per le note vicende
politiche.
Inoltre, il luogo prescelto ed approvato dal re non dava le garanzie
richieste poiché, sotto il terreno alla distanza di un palmo, si notava
la presenza dell'acqua, problema questo che causò molti disagi e portò,
come vedremo, alla dismissione del cimitero dopo appena un secolo di
vita. Dunque i lavori rimasero fermi per tale causa ma anche per la
permanente mancanza di denaro nelle casse comunali. Arriviamo così al
1838 quando il timore di una pestilenza – a Napoli, l'anno precedente,
era scoppiato il colera morbus - indusse il sindaco Marcozzi a chiudere
urgentemente tutte le sepolture nelle chiese della città ed a riprendere
i lavori della costruzione del camposanto sospesi nel 1821. E finalmente
dopo le interminabili vicende il 1 agosto 1839 il camposanto, delimitato
attorno da ottanta cappelle gentilizie, assegnate e da assegnare ad
altrettante famiglie fu inaugurato e benedetto dal vescovo Alessandro
Berrettini alla presenza dei cittadini e delle autorità civili e
militari.
Per l'occasione Gregorio De Filippis Delfico compose un'ode "In
memoria della consecrazione del camposanto di Teramo, il dì primo agosto
1839".
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"Teramo - Città capitale della Provincia" Camposanto vecchio,
particolare da una stampa del 1841 |
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La morte inaspettata del marchese Orazio Delfico colse di sorpresa i
famigliari che, dopo la colmatura della loro tomba sita nella cattedrale
di Teramo, non avevano ancora provveduto ad acquistare una sezione nel
nuovo camposanto cittadino per costruirvi la sepoltura, secondo il
progetto ed i regolamenti previsti. L'istanza di Gregorio De Filippis
Delfico rivolta al sindaco di Teramo con il versamento di ducati 17.54,
per mano dell'incaricato Carlo Ginaldi, reca infatti la stessa data
della scomparsa di Orazio: 12 novembre 1842. E' per tale "…urgente
circostanza che il defunto venne riposto in uno dei tumuli laterali alla
Cappella del camposanto provvisoriamente, ma chiuso, comunque, con
pietra calce e gesso per impedire qualunque nociva esalazione…" In
verità Orazio Delfico nel suo testamento in forma mistica, scritto il 15
luglio 1835, aveva lasciato precise disposizioni circa le sue esequie
"…Voglio che il mio funerale sia semplice. Il cadavere sarà trasportato
chiuso nella cassa dalla sola Compagnia del Rosario di cui sono
Confratello e dal Parroco colla croce, e seppellito così chiuso nel
Duomo nella sepoltura gentilizia di mia famiglia tra le ossa dei miei
buoni antenati, proibendo ogni altra qualsiasi pompa funebre e
precisamente il luttuoso suono dei sacri bronzi". A questo punto
Gregorio De Filippis Delfico si trova nella necessità di agire con
sollecitudine per togliere il congiunto dalla sistemazione temporanea e
così chiede all'intendente e questi al sindaco di poter acquistare
quella sepoltura, dove era stato momentaneamente collocato il marchese
Delfico, e che nel progetto doveva servire, assieme all'altra, da
sacrestia alla Cappella impegnandosi, qualora gli fosse stata concessa,
a farla utilizzare per l'impiego cui in origine era stata destinata e
che soltanto il sottoposto tumulo sarebbe rimasto per uso della propria
famiglia, offrendo la somma di ducati 100. Il decurionato con delibera
24 novembre 1842 con ventuno voti a favore ed uno contrario concede ai
Delfico quanto richiesto. Il Consiglio d'Intendenza accorda
l'approvazione il 7 dicembre 1842, valutando la non indifferente somma
offerta dal Delfico, che avrebbe risollevato non poco le povere sorti
delle casse comunali. Vane le proteste di alcune famiglie teramane,
l'altra sepoltura laterale, per la stessa somma ed alle stesse
condizioni fu concessa, l'anno successivo, alla famiglia Savini.
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Pianta generale vecchio
cimitero urbano di Teramo Archivio di Stato di Teramo,
Prefettura II 41, s.II, b. 153,f.1165
(Autorizzazione Prot. n. 1.9127/28.01.00 del 10.01.2008,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
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Pianta generale vecchio
cimitero urbano di Teramo (particolare indicazione "cappella
Delfico") Archivio di Stato di Teramo,
Prefettura II 41, s.II, b. 153,f.1165
(Autorizzazione Prot. n. 1.9127/28.01.00 del 10.01.2008,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
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Per i danni conseguenti alle continue infiltrazioni d'acqua il
camposanto fu per anni sottoposto ad interminabili lavori di
manutenzione che lo resero sempre più malsano ma anche insufficiente a
causa dell'incremento demografico della città. Si iniziò così a pensare
sin dai primi anni del 1900 ad un altro sito individuato a Piano Pavone
(Cartecchio) dove già nel 1906 erano iniziate le inumazioni.
Nel 1937, quaranta cittadini proprietari di cappelle gentilizie con un
esposto chiesero al ministro dell'Interno, di evitare la chiusura del
vecchio cimitero e di permetterne la trasformazione in "sepolcreto
privato", ma questa come altre iniziative furono vane cosicchè il
prefetto Bianchi, viste le misure predisposte dal comune di Teramo per
facilitare il trasferimento delle sepolture dal vecchio al nuovo
cimitero di Piano Pavone, sentito il parere favorevole del Consiglio
provinciale di Sanità decreta che dal 1° gennaio 1938 il vecchio
cimitero di Teramo sia soppresso. Le proteste proseguirono inutilmente,
anche il vescovo Gilla Vincenzo Gremigni scrisse al prefetto nel luglio
del 1945 di intervenire con saggezza e spirito cristiano per la
risoluzione della difficile situazione del cimitero ed anche per "il
timore che sia trasformato in campo sportivo" e il prefetto diede le sue
garanzie rassicurandolo…ma così non fu!
La famiglia De Filippis Delfico che da tempo si era trasferita a
Montesilvano, provvide a traslare in quel cimitero i propri cari, mentre
nella cattedrale di Teramo una epigrafe, posta nell'abside a destra,
ricorda la sepoltura di Melchiorre Delfico. |