De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

Homa page 

La famiglia Rozzi a Campli

di Nicolino Farina

In "Campli Nostra Notizie", a. VI., n. 26, luglio-settembre 2008 - Speciale

La nobile e ricca famiglia Rozzi (1) si insedia a Campli nei primi del Cinquecento, all’epoca di Madama Margherita d’Austria e della feudalità dei Farnese di Parma e Piacenza. Il cognome Rozzi (o Rozza), infatti, ha origini nel parmense e deriva dal latino Rotius e Roscius. Questa ipotesi è suffragata dal fatto che nel Cinquecento la famiglia Rozzi doveva essere quella più importante nella città, perché sicuramente a detta famiglia si deve l’imponente ristrutturazione della collegiata di S. Maria in Platea che dotò la chiesa delle due navate laterali e dell’abside. In fondo alla navata di destra, ultimata nel 1561, fu costruita la cappella Rozzi. Un recente restauro dell’altare della cappella Rozzi ha riportato in luce l’altare in travertino del primo Cinquecento. Nell’altare della Visitazione sulla cornice del dipinto sono scolpiti a bassorilievo alcuni stemmi Rozzi (un cavallo che si abbevera a una fontana alta da terra), e una lapide funeraria seicentesca.

Stemma araldico della famiglia Rozzi, cappella Rozzi, Cattedrale

Lapide, Convento S. Bernardino - Campli

Stemma araldico della famiglia Rozzi,

cappella Rozzi, Cattedrale

Lapide, Convento S. Bernardino - Campli.

Oggi trafugata

Tra le figure preminenti della famiglia bisogna ricordare: Germanio che donò un suo palazzo per la realizzazione del seminario e, insieme al fratello Paolo, fece rifondere nel 1732 la campana grande della cattedrale; Francesco, poeta e mariologo; Norberto, ingegnere, politico, saggista e storico.

Palazzo Rozzi

Il Palazzo Rozzi, di rilevanza storica e architettonica, è la struttura abitativa più grande nel tessuto urbano del centro storico di Campli. Il Palazzo Rozzi fu realizzato a fine Rinascimento, integrando due edifici attigui del quattrocento o di epoca medioevale appartenenti ai De Russis e ai Rozzi stessi. Dopo la ristrutturazione del Palazzo del Parlamento nel 1520, dopo l’assedio mortificante che la città subì il 15 aprile 1557 per opera delle truppe papaline e francesi, dopo l’emanazione dei nuovi Statuti del 1575, la città cambiò radicalmente e, nonostante una indiscussa floridezza economica, prese coscienza dell’impossibilità di espandersi a livello urbanistico. Non era più la città al passo con i tempi come era stata nel medioevo, esempio straordinario di urbe fortificata: ora era tempo di superfetazioni, dove tutti gli spazi possibili dovevano essere sfruttati per far crescere urbanisticamente la città.

In questo contesto, a eccezione di Palazzo del Vescovato e Casa del Medico, solo Palazzo Rozzi dà un’impronta urbanistica nuova alla città, secondo i dettami dell’Alberti. La sua struttura fisica, infatti, caratterizza l’intera strada in cui insiste, imponendosi tra Porta S. Paolo (strada per Teramo) e Porta S. Salvatore (strada per Civitella e lo Stato Pontificio), in pratica l’asse viario più importante della città dopo quello principale del Corso.

Stemma araldico famiglia Farnese. Palazzo Rozzi

Stemma araldico famiglia Farnese. Palazzo Rozzi

Gli aspetti stilistici di fine Rinascimento sono evidenziati fortemente sulla facciata perfettamente speculare alla Via della Balena sulla quale insiste, con una volta a botte, la struttura che mette in comunicazione i due maggiori corpi di fabbrica dell’edificio. Le due "spalle" a sezione semicurva, che delimitano la parte centrale della facciata sono gli elementi che maggiormente attribuiscono al tardo Rinascimento lo stile del Palazzo, anzi rappresentano concetti stilistici che anticipano il Barocco. Le finestre e il cornicione del tetto, invece, sono simili a quelli del Palazzo Vescovile (finito di costruire alla fine dell’ultimo decennio del Cinquecento dove nel 1600 vi si insediò il primo Vescovo di Campli, Alessandro Boccabarile).

Stemma araldico. Palazzo Rozzi

Stemma araldico. Palazzo Rozzi (2)

Nella sua struttura interna Palazzo Rozzi, pure con concetti costruttivi moderni dell’epoca, conserva l’impostazione dei due edifici quattrocenteschi inglobati. Si spiegano così i due grandi saloni: quello che si affaccia all’angolo del Corso e Via del Ponte (antica Casa De Russis) e quello che si affaccia in Via del Ponte (antica Casa Rozzi). I due saloni rappresentano ancora gli spazi cerimoniali degli edifici quattrocenteschi preesistenti, ma sono costruiti con volte all’avanguardia per l’epoca, (vedasi travatura che sostiene la volta di gesso e "canniola" del salone più grande, appena restaurata).

Busto, Palazzo Rozzi

Busto, Palazzo Rozzi

Busto, Palazzo Rozzi

Busto, Palazzo Rozzi

Lo stesso ingresso principale dell’edificio, con la scalinata a due rampe addossata ai lati del muro e la piccola loggia, realizzate nella corte, mantengono la tipologia costruttiva tipica del Quattrocento. Indicativi sono anche i due stemmi araldici in pietra murati nella corte dell’edificio. Probabilmente quando si costruì Palazzo Rozzi inglobando i due edifici quattrocenteschi, i cimeli più importanti delle vecchie strutture si posero nella corte alla vista di tutti a testimonianza dell’importanza della famiglia. Uno è lo stemma della famiglia Farnese, di fattura cinquecentesca e riferibile a una delle visite di Margherita d’Austria (sposa in seconde nozze di Ottavio Farnese) a Campli, sua città feudale.

Giardino di Palazzo Rozzi, foto di Gianfrancesco Nardi, 1865 ca.

Giardino di Palazzo Rozzi, fotografia di Gianfrancesco Nardi, 1865 ca.,

Fondo Bertrame, Biblioteca Provinciale "M. Delfico"

Non a caso il Palazzo è inserito in un progetto sui luoghi farnesiani della Regione, al momento ancora da attuare. L’altro stemma è sicuramente più antico, probabilmente legato agli Aragonesi e alla famiglia De Russis. Oggi l’ala a sinistra di Via della Balena, guardando la facciata, è di proprietà di privati. La restante parte, recentemente acquistata e parzialmente restaurata dal Comune di Campli, è ancora di grande pregio architettonico, storico e artistico. Sarà destinata ad ospitare le nuove sale espositive del Museo Nazionale d’Archeologia.

Dipinto su volta, Palazzo Rozzi

Dipinto su volta, Palazzo Rozzi

Come quasi tutti i palazzi nobiliari camplesi, l’edificio ha uno spazio dedicato al giardino in Via del Ponte è ancora murata una piccola vasca di raccolta, usata per il deflusso delle acque piovane, di grande interesse archeologico. Si tratta di un pezzo di acquedotto romano riutilizzato; a Campli ne esistono altri esemplari in strutture medioevali, tutti riutilizzati per sistemi di raccolta o di deflusso di acqua piovana. Nella città fortificata medioevale, lungo le ripide e impraticabili scarpate sui torrenti Siccagno e Fiumicino, erano stati costruiti orti murati necessari per il sostentamento della milizia e dei cittadini in caso di assedio. In questo modo le scarpate, non gravate dal peso di strutture architettoniche, potevano mantenere il loro profilo scosceso (quasi verticale) senza temere frane o smottamenti.

Dipinto su sovraporta. Palazzo Rozzi

Dipinto su sovraporta. Palazzo Rozzi

Così era L’originario orto murato dei Rozzi poi trasformato in giardino in occasione della costruzione del Palazzo. Poco dopo l’unità d’Italia, però, intorno al 1870, la città si dotò di una migliore viabilità: furono costruite la "Vianova" e la "Circonvallazione". Per far posto alla nuova strada di circonvallazione, una parte del giardino del Palazzo fu sacrificata. Si sacrificarono anche un terrazzo e una scalinata che collegavano il giardino al solarium e alle stanze attigue alla biblioteca del primo piano. In una fotografia,recentemente acquisita dalla Biblioteca Dèlfico di Teramo, scattata intorno al 1865 da Gianfrancesco Nardi (marito di Filomena Rozzi, a sua volta figlia di Francesco e sorella di Norberto) è raffigurato il giardino di Palazzo Rozzi prima della realizzazione della circonvallazione. Dalla foto si può evincere come la scalinata eliminata era dello stesso tipo e fattura di quella della Casa del Medico (oggi casa Natali), edificio realizzato pure alla fine del Cinquecento.

Dipinto su sovraporta. Palazzo Rozzi

Dipinto su sovraporta. Palazzo Rozzi

In occasione della costruzione della circonvallazione e dell’attigua Piazza S. Salvatore, la famiglia Rozzi realizzò di fronte al Palazzo, in Via del Ponte, dove probabilmente insisteva l’emiciclo per la rimessa delle carrozze e stalla, un opificio industriale per segheria a gas. In pratica è l’edificio dove attualmente insiste il Supermarket Conad Rad.

L’interno del Palazzo fu relativamente compromesso quando, negli anni settanta del Novecento, fu trasformato in convento e collegio delle suore Dorotee. Il salone di rappresentanza e alcune altre stanze, conservano un magnifico pavimento mosaicato in graniglia e dei dipinti allegorici, sulle sovrapporte e nelle volte, di grande qualità artistica. Si tratta di dipinti attribuibili alla scuola napoletana del primo Ottocento, come quelli delle case nobiliari di Teramo, come Casa Palma, Pistocchi, Pelagalli, Taraschi, Savini solo per fare alcuni esempi. Il piano terra del Palazzo è studiato e strutturato con stanze, per contenere e ammassare tutte le masserizie prodotte nelle numerosissime "masserie" della famiglia che andavano ben oltre il territorio comunale. In una, ancora è visibile la base di un "trappito" per la macinatura delle olive e produzione di olio.

Alcune stanze sono ancora strutturate con volta a vela in uso nel quattro-cinquecento. Nel primo piano, oltre le stanze prima citate, ancora è evidente una struttura adibita a solarium con attigua una scala, che accede a un’uscita secondaria in Via della Balena, e a delle strutture sicuramente collegate al terrazzo sul giardino. Interessante è pure la biblioteca, completamente rivestita in legno, con le sovrapporte arricchite da bassorilievi e stanzino predisposto allo studio, alla lettura e alla scrittura. Una parte del sottotetto era adibita a ospitare le stanze della servitù.

In una stanza ancora è presente una stufa ottocentesca. Sicuramente nella seconda metà dell’Ottocento, quando si ridimensionò il giardino per far posto alla nuova viabilità, e nel primo Novecento, l’intero edificio subì degli accomodi, perché era attivo l’ingegnere Norberto Rozzi che probabilmente rimodernò l’edificio anche tenendo conto dei nuovi servizi di elettrificazione e della rete idrica e fognaria.

Palazzo Rozzi è un bene culturale che, oltre a qualificare il territorio, costituisce il migliore esempio del patrimonio architettonico-artistico civile post-rinascimentale camplese e come tale va salvaguardato.

Sistema costruttivo della volta del grande salone di Palazzo Rozzi

Sistema costruttivo della volta del grande salone di Palazzo Rozzi

Recentemente è stato restaurato insieme a tutte le coperture della struttura

Francesco Rozzi (1807-1881)

La figura di Francesco Rozzi è ancora tutta da scoprire. La sua opera, soprattutto, sarebbe da analizzare oltre che nel contesto cattolico-teologico, anche in relazione all’ambiente fervido teramano e nazionale che attraversa l’Ottocento; epoca di grandi cambiamenti sociali, politici, economici e di costume.

Francesco nasce a Campli il 30 gennaio 1807, da Giuseppe Rozzi ed Eleonora Ranalli di Nereto, dopo dieci anni di matrimonio. Dopo la nascita del fratello e della sorella, nel 1817 il padre, di fervida fede cristiana, muore. La madre affida l’educazione del primogenito al proprio fratello Bernardo Ranalli, uomo di cultura che occuperà alte cariche amministrative nel Regno di Napoli.

Il giovane Francesco deve trasferirsi a casa dello zio materno a Nereto, dove cresce e studia insieme al cugino Ferdinando Ranalli, futuro illustre letterato e docente universitario a Pisa. In questo ambiente mostra subito amore e attitudine per lo studio delle lettere e della poesia. Intanto ha una corrispondenza sentimentale con Carolina Rozzi, sua lontana parente.

La famiglia Rozzi a Campli, all’epoca, è divisa in due rami. L’ultima nata del secondo ramo è Carolina Rozzi, quasi coetanea di Francesco e unica discendente di Nicola e Rosa Sorricchio di Atri. Vista la simpatia evidente fin dall’adolescenza fra Francesco e Carolina, Eleonora Ranalli favorisce il matrimonio dei due ragazzi.

Eleonora vuole assicurarsi una immediata discendenza e, nel contempo, riavere a casa Francesco intenzionato a proseguire gli studi che lo porterebbero sicuramente lontano da Campli.

Francesco Rozzi con la moglie e le figlie

Francesco Rozzi con la moglie e le figlie.

Foto tratta da Gianfrancesco Nardi - Ritratti e personaggi ( a cura di F. Eugeni e J. Nardi, Teramo, 2002)

Francesco desidera ardentemente finire gli studi, ma, forte dell’amore per Carolina, cede alla volontà della madre che mira anche a rinnovare il prestigio della famiglia. Il 19 ottobre 1823, a 16 anni, Francesco sposa Carolina; matrimonio che sarà fecondo, pieno di affetto e di lunga durata.

Giovinetto imberbe, Francesco riesce a porre riparo ai debiti onerosi della famiglia della consorte, fino ad accrescere il suo patrimonio domestico senza ricorrere a taccagna economia. I suoi contadini e dipendenti lo stimano e a loro volta godono di larga fiducia. Dal matrimonio nascono 13 figli, di cui quattro morti in tenera età.

Nonostante gli impegni di famiglia, sempre più numerosa, e di gestione del patrimonio, Francesco non tralascia mai i suoi prediletti studi. Più volte l’anno si reca a Teramo presso la Società Economica, di cui è uno dei membri più attivi, a leggere suoi versi. L’amore per la poesia lo porta a pubblicare sonetti e versi in occasione di feste, matrimoni, regi anniversari e altre solennità.

I figli maschi della coppia studiano a Napoli, dove risiedono dal cugino della loro madre, il latinista Quintino Guanciali. Francesco vuole assolutamente che i figli si laureino in una disciplina a loro congeniale, nonostante per vivere non abbiano bisogno di svolgere alcuna professione.

Cartolina viaggiata raffigurante lo stabilimento industriale Rozzi (segheria) della seconda metà dell'Ottocento

Cartolina viaggiata raffigurante lo stabilimento industriale Rozzi (segheria) della seconda metà dell'Ottocento

Ama particolarmente Campli, città natia dalla quale non si stacca mai. Con grande sacrificio e dispiacere, quando i briganti minacciano Campli, intorno al 1860, è costretto a fuggire con tutta la famiglia a Teramo, presso la casa dei Savini (la figlia Rosa è sposata Savini), dove rimane per ben tre anni.

Di carattere gioviale e di temperamento felice, concepisce la vita secondo i principi cristiani. La serenità e la tranquillità della famiglia gli procurano entusiasmo e gioia di vivere. Una volta vista assicurata la propria discendenza, Francesco lascia la gestione del patrimonio familiare e dell’azienda domestica ai figli e si dedica con assiduità ai suoi diletti studi acetici.

Scrive per quasi tutti i periodici mariani d’Italia. Pubblica molti libri. La sua maggiore opera è La vergine madre di Dio, glorificata in tutto il mondo secondo la sua mirabile profezia, prova incontrastabile di nostra fede, pubblicazione che esaurì l’intera edizione in soli due mesi.

Ritratto di Filomena Rozzi

Ritratto di Filomena Rozzi.

Foto tratta da Gianfrancesco Nardi - Ritratti e personaggi ( a cura di F. Eugeni e J. Nardi, Teramo, 2002)

Secondo il nipote Giuseppe Savini, oltre alla seconda edizione de La Vergine Madre di Dio…, il nonno scrive due opere che non riesce a pubblicare a causa dell’improvvisa morte: la prima è Sempre con Maria, una raccolta dei suoi migliori articoli (rivisitati), e pubblicati in varie riviste mariane il secondo è un manoscritto di «maggior lena», intitolato L’Abruzzo Mariano, che doveva essere la storia e la descrizione di tutti i santuari mariani abruzzesi.

Stemma araldico, metà del Settecento, Convento S. Bernardino, Campli

Stemma araldico, metà del Settecento, Convento S. Bernardino, Campli

Non fa menzione invece dell’inedito quaderno intitolato Notizie storiche intorno all’antica e miracolosa statua di Maria Immacolata Principale Protettrice della Città di Campli in provincia di Teramo che si venera nel succorpo della sua ex Cattedrale, manoscritto inedito recentemente ritrovato e riproposto in stampa anastatica. Muore, probabilmente di difterite, il 7 aprile 1881, all’età di 74 anni.

Le pagine del Corriere Abruzzese così ne annuncia la notizia: «…Vero padre di famiglia, seppe trasfondere nei suoi figli la fede che aveva succhiato col latte materno, e seppe informarli a quelle virtù sociali, delle quali fu egli, in verità, il più caro e gentile modello. Carissimo a tutti per quella grazia che traspariva dalla sua nobile fronte, dai suoi modi cortesi, fu specialmente l’amore e il rifugio dei poverelli e dei più sventurati, la cui voce trovò sempre un’eco nel suo cuore».

 

Elenco delle opere pubblicate da Francesco Rozzi

- Santuari di Maria SS. nella regione Aprutina, Scalpelli, Teramo 1861;

- Efeso e Roma ovvero Il trionfo di M. V., Tipografia Felsinea,Bologna 1868;

- Ricordi di un padre ai suoi figli su la religione, Tipografia di Pio Istituto, Brescia 1869

- La felicità di chi si consacra a Dio, Bologna 1869

- La medesima, tradotta in francese dal P.H. Ranière, e pubblicata nel "Messager du Sacré Coeur de Jésus";

- Amiamo Maria, Marsilii, Teramo 1871;

- Ragione e fede, Scienza e Fede, Amore e fede, Istituto Tip. dell’Immacolata, Bologna 1871;

- La settimana santa in Roma nel 1870, Istit. Tip., Bologna 1871;

- La Vergine Madre di Dio, glorificata in tutto il mondo secondo la sua mirabile profezia, Idea e sunto dell’opera, Cesari, 

   Ascoli Piceno 1872;

- Le infinite misericordie del Dio. Rimembranze della mia vita, Cesari, Ascoli Piceno1874;

- I benefici dell’umanità, Istituto Tip.., Bologna 1875;

- Il gemito della Vergine Madre di Dio, Istituto Tip., Bologna 1875;

- Speranza e felicità, Istituto Tip., Bologna 1875;

- La prima casa di una città italiana (racconto), Tip. All’insegna di S. Bernardino, Siena 1875;

- Roma nei secoli cristiani, Istituto Tip., Bologna 1875;

- Il vero prete italiano ossia S. Filippo Neri (cenni storici), Istituto Tip., Bologna 1875;

- Una ghirlanda di fiori a Maria, Tip. All’insegna di S. Bernardino, Siena 1875;

- La stessa, Istituto Tip., Bologna 1876;

- La Vergine Madre di Dio, glorificata in tutto il mondo secondo la sua mirabile profezia, prova incontrastabile di nostra fede, Pomponj, Teramo 1878. (Di quest’opera l’autore preparava la seconda edizione, ed erano già corsi i programmi).

 

Sono oltre un centinaio gli articoli suoi pubblicati in vari periodici religiosi d’Italia, come la Madonna delle Grazie di Udine, la Vergine di Roma, le Piccole letture cattoliche di Bologna, il Giardinetto di Maria di Bologna, l’Eco e la Voce di Maria Ausiliatrice di Siena, la Madre cristiana di Siena, la Stella del Carmelo di Siena, l’Apostolo della Sacra Famiglia, e altri.

 

Norberto Rozzi (1835-1917)

Norberto Rozzi (1835-1917)

Norberto Rozzi (1835-1917)

Figlio del letterato e mariologo Francesco, Norberto nasce a Campli il 24 aprile 1835. Come il padre è un precoce fervido studioso di arte, letteratura e scienza. Studia all’Università di Napoli dove si laurea in ingegneria. Nel periodo universitario, insieme ai fratelli Nicola e Carmine, Norberto risiede a Napoli presso il latinista Quintino Guanciali, cugino della madre, che lo influenza e stimola verso un approfondimento degli studi filosofici.

Dopo la laurea Norberto diventa uno degli uomini di spicco dell’Ottocento teramano, alla pari dei nipoti Francesco e Giuseppe Savini, figli della sorella Rosa.

Attivo nella politica locale è protagonista nei principali fatti amministrativi della provincia e, parallelamente, contribuisce non poco a tenere vivo quel movimento intellettuale, letterario e scientifico che prende vita nella seconda metà dell’ottocento in Abruzzo. Il suo ingegno poliedrico, l’attrattiva per la ricerca storico-artistica, l’amore per l’astronomia e l’esplorazione della mente umana lo portano a eccellere in diversi campi, dalla storia all’architettura, dall’astronomia alla psicologia.

L’attività civile e politica lo porta a promuovere e progettare molti lavori pubblici, a volte ultimati con le proprie risorse economiche. Esempi di questi lavori sono il Cimitero di Campli, la strada Val Vibrata-Nereto del 1892, la chiesa di S. Giuseppe a Corropoli del 1877, la rete elettrica a Campli del 1911. Progetta acquedotti, argini di fiumi, strade, palazzi; restaura chiese, cattedrali, campanili ed edifici.

«Nel Consiglio provinciale – scrive Delpaggio – la sua voce risuonò sempre grave e solenne, il suo parere ebbe sempre un’accoglienza rispettosa e deferente sia che si trattassero questioni fra colleghi, sia che si dovesse rappresentare il più alto consenso della provincia in Congresso Generale come quello di Torino nel 1898».

Sindaco di Campli dal 1878 al 1905, diventa prima Consigliere e poi Deputato Provinciale dal 1893 per più legislature, collaborando con i più illustri uomini del teramano, quali, Costantini, Scarselli, Cerulli, e altri. La sua intensa attività politica di amministratore pubblico non gli impedisce di approfondire gli studi che spesso si traducono in modo proficuo in pubblicazioni di libri e articoli giornalistici. Conosciuto per i suoi scritti in Italia e all’estero, gli vengono conferite molteplici onorificenze, tra le quali: Cavaliere della Corona d’Italia (1880); Membro titolare della Società astronomica di Francia (1910) e d’Italia (1915); Cavaliere di S. Sebastein et Guillaume (1915); Socio corrispondente Circolo numismatico napoletano (1915), Medaglia d’oro della società Protezione degli animali. Secondo Francesco Maruzzi (L’Italia Centrale del 17-18 marzo 1917): «L’architettura rappresenta per lui l’elevazione dell’anima verso l’azzurro, e diverse ville signorili che disegnò e diresse,e la scalinata dei suoi parenti Savini di Teramo, portano l’impronta del suo carattere, della sua concezione artistica pura, elevata».

Norberto Rozzi e famiglia

Norberto Rozzi e famiglia

Si può evincere il modo del suo intendere l’architettura classico da un bozzetto per un grande monumento di 130 metri d’altezza, mai realizzato, dedicato al Risorgimento italiano. Il bozzetto viene disegnato nel 1862, quando costretto a fuggire dalla sua casa con tutta la famiglia, si rifugia a Teramo dalla sorella Rosa, presso casa Savini, perché Campli è invasa dai briganti.

Dimostra pienamente l’amore per l’architettura, la competenza per l’arte e lo studio, nella pubblicazione de I quattro campanili fratelli (le torri campanarie di Teramo, Atri, Campli e Corropoli), che ancora oggi rimane un caposaldo per conoscere l’architettura dal Romanico al Rinascimento della provincia.

Dà un contributo notevole per la storia della propria città con Breve monografia di Campli, un dotto saggio storico-scientifico che all’epoca della pubblicazione è accolto con grande interesse dagli storici Piccirilli, Bindi, Fioravanti e da tutta la stampa d’Abruzzo.

Progetto di monumento da realizzare a Campli di Norberto Rozzi

Progetto di monumento da realizzare a Campli di Norberto Rozzi

Tra le sue pubblicazioni bisogna ricordare Gli Antropocentrici, lavoro nel quale sostiene che anche secondo la religione cattolica, da lui professata, l’uomo non è il centro dell’universo; Sogni e il bacio della luna, rivelano la sua vasta cultura storica, astronomica e filosofica. Delpaggio ancora scrive: «Tutto il suo valore egli lo faceva dipendere dall’intelletto acuto e pronto dinanzi alle più svariate questioni, dal cuore generoso e ardente così nelle adunanze dei grandi come nella compagnia dei miseri. Era il rappresentante autentico di tutta una generazione oramai completamente scomparsa, era l’ultimo anello che ci congiungeva ad un’epoca forte per idee e per propositi, per pensiero e per azione».

Contribuì non poco a incrementare la ricca biblioteca di famiglia e la collezione numismatica, purtroppo andate entrambe disperse negli anni sessanta del Novecento.

Muore a Campli l’8 marzo 1917 alla veneranda età di 82 anni, amato dai suoi concittadini e tenuto in gran considerazione da tutte le autorità politiche e culturali della Regione. 

 

Le opere pubblicate da Norberto Rozzi:

- Breve monografia di Campli, Teramo, Giovanni Fabbri Editore, 1909;

- Studi sul nucleo terrestre, Teramo, tip. del Corriere, 1910;

- Medaglia commemorativa rinvenuta in Castelnuovo quartiere di Campli, Teramo, Arti Grafiche a. De Carolis, 1910

- I quattro campanili fratelli di Teramo, Atri, Campli e Corropoli, Teramo, Giovanni Fabbri Editore, 1913;

- Agli antropocentrici, Teramo, Casa del Corriere, 1914;

- Boceto e Santuccio di Froscia, Teramo, Arti Grafiche A. De Carolis, 1914;

- Sonno e sogni, Teramo, Giovanni Fabbri Editore, 1915

Scalinata di Casa Savini a Teramo, progettata da Norberto Rozzi

Scalinata di Casa Savini a Teramo, progettata da Norberto Rozzi

Scalinata di Casa Savini a Teramo, progettata da Norberto Rozzi

_______________

(1) La famiglia Rozzi stabilisce il primo legame di parentela con la famiglia Delfico nel 1637 attraverso il matrimonio di Dorinda, figlia di Orazio Delfico (secondo nella genealogia) con Melchiorre Rozzi. Nel 1640 Giovan Berardino (secondo nella genealogia), fratello di Dorinda prende in moglie, in seconde nozze, Vittoria Rozzi ed infine Giovan Berardino (terzo nella genealogia) sposa nel 1691 Caterina Rozzi. Dalla loro unione nasce, tra gli altri Berardo, padre a sua volta di Melchiorre Delfico (1744-1835).

(2) Resto di stemma da cui si evincono però le pezze araldiche:
Scudo incavato al canton sinistro del capo, inclinato verso sinistra, a losanga affusata, gigliata di Francia. Due stelle a sei punte nel canton destro e sinistro. Elmo posto sullo scudo con celata aperta all'altezza degli occhi, di profilo a sinistra. Cercine ripiegato a ciambella che sorregge il cimiero e trattiene il mantelletto cadente dietro lo scudo. Cimiero raffigurante un drago con le fauci aperte e lingua sputante fiamme. Sicuramente databile al sec. XV. Sia la conformazione dello scudo così particolare, sia l'uso del cimiero raffigurante un animale fantastico, l'uso del mantelletto ci fanno presupporre la memoriadi imprese militari. Il drago è infatti simbolo di valore militare ma anche di vigilanza, custodia e fedeltà. La pezza araldica romboidale è spesso simbolo femminile e quindi potrebbe alludere ad un avo materno (nota di Teresa Merlini Guiguet).

----- ~ -----

Bibliografia:

Giuseppe Savini, Francesco Rozzi commemorazione, Angelo Baglione Tipografo,Torino 1881

Per la morte di Francesco Rozzi, "Corriere Abruzzese", a. VII, n. 29 e n. 30, aprile 1881

Norberto Rozzi, Breve Monografia di Campli, Giovanni Fabbri Editore, Teramo 1909

Pasquale Delpaggio, In morte di Norberto Rozzi, Teramo Giovanni Fabbri Editore, 1917

La morte di Norberto Rozzi, in "L’Italia Centrale", a. XX, n. 1801, 17-18 marzo 1917

Nicolino Farina, Campli Città dell’Immacolata – inedito manoscritto di Francesco Rozzi, ed. Deltagrafica, Teramo 2005

Nicolino Farina, Rozzi Norberto (1835-1917), in "Gente d’Abruzzo – dizionario biografico" (a cura di Enrico Di Carlo), Andromeda Editrice, Recanati (MC) 2007, vol .IX