La nobile e ricca famiglia Rozzi (1) si insedia a Campli nei primi del
Cinquecento, all’epoca di Madama Margherita d’Austria e della feudalità
dei Farnese di Parma e Piacenza. Il cognome Rozzi (o Rozza), infatti, ha
origini nel parmense e deriva dal latino Rotius e Roscius.
Questa ipotesi è suffragata dal fatto che nel Cinquecento la famiglia
Rozzi doveva essere quella più importante nella città, perché
sicuramente a detta famiglia si deve l’imponente ristrutturazione della
collegiata di S. Maria in Platea che dotò la chiesa delle due navate
laterali e dell’abside. In fondo alla navata di destra, ultimata nel
1561, fu costruita la cappella Rozzi. Un recente restauro dell’altare
della cappella Rozzi ha riportato in luce l’altare in travertino del
primo Cinquecento. Nell’altare della Visitazione sulla cornice del
dipinto sono scolpiti a bassorilievo alcuni stemmi Rozzi (un cavallo che
si abbevera a una fontana alta da terra), e una lapide funeraria
seicentesca.
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Stemma araldico della
famiglia Rozzi,
cappella Rozzi,
Cattedrale |
Lapide, Convento S.
Bernardino - Campli. Oggi trafugata |
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Tra le figure preminenti della famiglia bisogna ricordare: Germanio che
donò un suo palazzo per la realizzazione del seminario e, insieme al
fratello Paolo, fece rifondere nel 1732 la campana grande della
cattedrale; Francesco, poeta e mariologo; Norberto, ingegnere, politico,
saggista e storico.
Palazzo Rozzi
Il Palazzo Rozzi, di rilevanza storica e architettonica, è la struttura
abitativa più grande nel tessuto urbano del centro storico di Campli. Il
Palazzo Rozzi fu realizzato a fine Rinascimento, integrando due edifici
attigui del quattrocento o di epoca medioevale appartenenti ai De Russis
e ai Rozzi stessi. Dopo la ristrutturazione del Palazzo del Parlamento
nel 1520, dopo l’assedio mortificante che la città subì il 15 aprile
1557 per opera delle truppe papaline e francesi, dopo l’emanazione dei
nuovi Statuti del 1575, la città cambiò radicalmente e, nonostante una
indiscussa floridezza economica, prese coscienza dell’impossibilità di
espandersi a livello urbanistico. Non era più la città al passo con i
tempi come era stata nel medioevo, esempio straordinario di urbe
fortificata: ora era tempo di superfetazioni, dove tutti gli spazi
possibili dovevano essere sfruttati per far crescere urbanisticamente la
città.
In questo contesto, a eccezione di Palazzo del Vescovato e Casa del
Medico, solo Palazzo Rozzi dà un’impronta urbanistica nuova alla città,
secondo i dettami dell’Alberti. La sua struttura fisica, infatti,
caratterizza l’intera strada in cui insiste, imponendosi tra Porta S.
Paolo (strada per Teramo) e Porta S. Salvatore (strada per Civitella e
lo Stato Pontificio), in pratica l’asse viario più importante della
città dopo quello principale del Corso.
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Stemma araldico famiglia
Farnese. Palazzo Rozzi |
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Gli aspetti stilistici di fine Rinascimento sono evidenziati fortemente
sulla facciata perfettamente speculare alla Via della Balena sulla quale
insiste, con una volta a botte, la struttura che mette in comunicazione
i due maggiori corpi di fabbrica dell’edificio. Le due "spalle" a
sezione semicurva, che delimitano la parte centrale della facciata sono
gli elementi che maggiormente attribuiscono al tardo Rinascimento lo
stile del Palazzo, anzi rappresentano concetti stilistici che anticipano
il Barocco. Le finestre e il cornicione del tetto, invece, sono simili a
quelli del Palazzo Vescovile (finito di costruire alla fine dell’ultimo
decennio del Cinquecento dove nel 1600 vi si insediò il primo Vescovo di
Campli, Alessandro Boccabarile).
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Stemma araldico. Palazzo
Rozzi (2) |
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Nella sua struttura interna Palazzo Rozzi, pure con concetti costruttivi
moderni dell’epoca, conserva l’impostazione dei due edifici
quattrocenteschi inglobati. Si spiegano così i due grandi saloni: quello
che si affaccia all’angolo del Corso e Via del Ponte (antica Casa De
Russis) e quello che si affaccia in Via del Ponte (antica Casa Rozzi). I
due saloni rappresentano ancora gli spazi cerimoniali degli edifici
quattrocenteschi preesistenti, ma sono costruiti con volte
all’avanguardia per l’epoca, (vedasi travatura che sostiene la volta di
gesso e "canniola" del salone più grande, appena restaurata).
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Busto, Palazzo Rozzi |
Busto, Palazzo Rozzi |
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Lo stesso ingresso principale dell’edificio, con la scalinata a due
rampe addossata ai lati del muro e la piccola loggia, realizzate nella
corte, mantengono la tipologia costruttiva tipica del Quattrocento.
Indicativi sono anche i due stemmi araldici in pietra murati nella corte
dell’edificio. Probabilmente quando si costruì Palazzo Rozzi inglobando
i due edifici quattrocenteschi, i cimeli più importanti delle vecchie
strutture si posero nella corte alla vista di tutti a testimonianza
dell’importanza della famiglia. Uno è lo stemma della famiglia Farnese,
di fattura cinquecentesca e riferibile a una delle visite di Margherita
d’Austria (sposa in seconde nozze di Ottavio Farnese) a Campli, sua
città feudale.
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Giardino di Palazzo
Rozzi, fotografia di Gianfrancesco Nardi, 1865 ca.,
Fondo Bertrame,
Biblioteca Provinciale "M. Delfico" |
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Non a caso il Palazzo è inserito in un progetto sui luoghi farnesiani
della Regione, al momento ancora da attuare. L’altro stemma è
sicuramente più antico, probabilmente legato agli Aragonesi e alla
famiglia De Russis. Oggi l’ala a sinistra di Via della Balena, guardando
la facciata, è di proprietà di privati. La restante parte, recentemente
acquistata e parzialmente restaurata dal Comune di Campli, è ancora di
grande pregio architettonico, storico e artistico. Sarà destinata ad
ospitare le nuove sale espositive del Museo Nazionale d’Archeologia.
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Dipinto su volta, Palazzo
Rozzi |
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Come quasi tutti i palazzi nobiliari camplesi, l’edificio ha uno spazio
dedicato al giardino in Via del Ponte è ancora murata una piccola vasca
di raccolta, usata per il deflusso delle acque piovane, di grande
interesse archeologico. Si tratta di un pezzo di acquedotto romano
riutilizzato; a Campli ne esistono altri esemplari in strutture
medioevali, tutti riutilizzati per sistemi di raccolta o di deflusso di
acqua piovana. Nella città fortificata medioevale, lungo le ripide e
impraticabili scarpate sui torrenti Siccagno e Fiumicino, erano stati
costruiti orti murati necessari per il sostentamento della milizia e dei
cittadini in caso di assedio. In questo modo le scarpate, non gravate
dal peso di strutture architettoniche, potevano mantenere il loro
profilo scosceso (quasi verticale) senza temere frane o smottamenti.
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Dipinto su sovraporta. Palazzo
Rozzi |
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Così era L’originario orto murato dei Rozzi poi trasformato in giardino
in occasione della costruzione del Palazzo. Poco dopo l’unità d’Italia,
però, intorno al 1870, la città si dotò di una migliore viabilità:
furono costruite la "Vianova" e la "Circonvallazione". Per far posto
alla nuova strada di circonvallazione, una parte del giardino del
Palazzo fu sacrificata. Si sacrificarono anche un terrazzo e una
scalinata che collegavano il giardino al solarium e alle stanze attigue
alla biblioteca del primo piano. In una fotografia,recentemente
acquisita dalla Biblioteca Dèlfico di Teramo, scattata intorno al 1865
da Gianfrancesco Nardi (marito di Filomena Rozzi, a sua volta figlia di
Francesco e sorella di Norberto) è raffigurato il giardino di Palazzo
Rozzi prima della realizzazione della circonvallazione. Dalla foto si
può evincere come la scalinata eliminata era dello stesso tipo e fattura
di quella della Casa del Medico (oggi casa Natali), edificio realizzato
pure alla fine del Cinquecento.
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Dipinto su sovraporta. Palazzo
Rozzi |
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In occasione della costruzione della circonvallazione e dell’attigua
Piazza S. Salvatore, la famiglia Rozzi realizzò di fronte al Palazzo, in
Via del Ponte, dove probabilmente insisteva l’emiciclo per la rimessa
delle carrozze e stalla, un opificio industriale per segheria a gas. In
pratica è l’edificio dove attualmente insiste il Supermarket Conad Rad.
L’interno del Palazzo fu relativamente compromesso quando, negli anni
settanta del Novecento, fu trasformato in convento e collegio delle
suore Dorotee. Il salone di rappresentanza e alcune altre stanze,
conservano un magnifico pavimento mosaicato in graniglia e dei dipinti
allegorici, sulle sovrapporte e nelle volte, di grande qualità
artistica. Si tratta di dipinti attribuibili alla scuola napoletana del
primo Ottocento, come quelli delle case nobiliari di Teramo, come Casa
Palma, Pistocchi, Pelagalli, Taraschi, Savini solo per fare alcuni
esempi. Il piano terra del Palazzo è studiato e strutturato con stanze,
per contenere e ammassare tutte le masserizie prodotte nelle
numerosissime "masserie" della famiglia che andavano ben oltre il
territorio comunale. In una, ancora è visibile la base di un "trappito"
per la macinatura delle olive e produzione di olio.
Alcune stanze sono ancora strutturate con volta a vela in uso nel
quattro-cinquecento. Nel primo piano, oltre le stanze prima citate,
ancora è evidente una struttura adibita a solarium con attigua una
scala, che accede a un’uscita secondaria in Via della Balena, e a delle
strutture sicuramente collegate al terrazzo sul giardino. Interessante è
pure la biblioteca, completamente rivestita in legno, con le sovrapporte
arricchite da bassorilievi e stanzino predisposto allo studio, alla
lettura e alla scrittura. Una parte del sottotetto era adibita a
ospitare le stanze della servitù.
In una stanza ancora è presente una stufa ottocentesca. Sicuramente
nella seconda metà dell’Ottocento, quando si ridimensionò il giardino
per far posto alla nuova viabilità, e nel primo Novecento, l’intero
edificio subì degli accomodi, perché era attivo l’ingegnere Norberto
Rozzi che probabilmente rimodernò l’edificio anche tenendo conto dei
nuovi servizi di elettrificazione e della rete idrica e fognaria.
Palazzo Rozzi è un bene culturale che, oltre a qualificare il
territorio, costituisce il migliore esempio del patrimonio
architettonico-artistico civile post-rinascimentale camplese e come tale
va salvaguardato.
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Sistema costruttivo
della volta del grande salone di Palazzo Rozzi Recentemente è stato
restaurato insieme a tutte le coperture della struttura |
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Francesco Rozzi (1807-1881)
La figura di Francesco Rozzi è ancora tutta da scoprire. La sua opera,
soprattutto, sarebbe da analizzare oltre che nel contesto
cattolico-teologico, anche in relazione all’ambiente fervido teramano e
nazionale che attraversa l’Ottocento; epoca di grandi cambiamenti
sociali, politici, economici e di costume.
Francesco nasce a Campli il 30 gennaio 1807, da Giuseppe Rozzi ed
Eleonora Ranalli di Nereto, dopo dieci anni di matrimonio. Dopo la
nascita del fratello e della sorella, nel 1817 il padre, di fervida fede
cristiana, muore. La madre affida l’educazione del primogenito al
proprio fratello Bernardo Ranalli, uomo di cultura che occuperà alte
cariche amministrative nel Regno di Napoli.
Il giovane Francesco deve trasferirsi a casa dello zio materno a Nereto,
dove cresce e studia insieme al cugino Ferdinando Ranalli, futuro
illustre letterato e docente universitario a Pisa. In questo ambiente
mostra subito amore e attitudine per lo studio delle lettere e della
poesia. Intanto ha una corrispondenza sentimentale con Carolina Rozzi,
sua lontana parente.
La famiglia Rozzi a Campli, all’epoca, è divisa in due rami. L’ultima
nata del secondo ramo è Carolina Rozzi, quasi coetanea di Francesco e
unica discendente di Nicola e Rosa Sorricchio di Atri. Vista la simpatia
evidente fin dall’adolescenza fra Francesco e Carolina, Eleonora Ranalli
favorisce il matrimonio dei due ragazzi.
Eleonora vuole assicurarsi una immediata discendenza e, nel contempo,
riavere a casa Francesco intenzionato a proseguire gli studi che lo
porterebbero sicuramente lontano da Campli.
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Francesco Rozzi con la
moglie e le figlie.
Foto tratta da
Gianfrancesco Nardi - Ritratti e personaggi ( a cura di F.
Eugeni e J. Nardi, Teramo, 2002) |
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Francesco desidera ardentemente finire gli studi, ma, forte dell’amore
per Carolina, cede alla volontà della madre che mira anche a rinnovare
il prestigio della famiglia. Il 19 ottobre 1823, a 16 anni, Francesco
sposa Carolina; matrimonio che sarà fecondo, pieno di affetto e di lunga
durata.
Giovinetto imberbe, Francesco riesce a porre riparo ai debiti onerosi
della famiglia della consorte, fino ad accrescere il suo patrimonio
domestico senza ricorrere a taccagna economia. I suoi contadini e
dipendenti lo stimano e a loro volta godono di larga fiducia. Dal
matrimonio nascono 13 figli, di cui quattro morti in tenera età.
Nonostante gli impegni di famiglia, sempre più numerosa, e di gestione
del patrimonio, Francesco non tralascia mai i suoi prediletti studi. Più
volte l’anno si reca a Teramo presso la Società Economica, di cui è uno
dei membri più attivi, a leggere suoi versi. L’amore per la poesia lo
porta a pubblicare sonetti e versi in occasione di feste, matrimoni,
regi anniversari e altre solennità.
I figli maschi della coppia studiano a Napoli, dove risiedono dal cugino
della loro madre, il latinista Quintino Guanciali. Francesco vuole
assolutamente che i figli si laureino in una disciplina a loro
congeniale, nonostante per vivere non abbiano bisogno di svolgere alcuna
professione.
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Cartolina viaggiata
raffigurante lo stabilimento industriale Rozzi (segheria)
della seconda metà dell'Ottocento |
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Ama particolarmente Campli, città natia dalla quale non si stacca mai.
Con grande sacrificio e dispiacere, quando i briganti minacciano Campli,
intorno al 1860, è costretto a fuggire con tutta la famiglia a Teramo,
presso la casa dei Savini (la figlia Rosa è sposata Savini), dove rimane
per ben tre anni.
Di carattere gioviale e di temperamento felice, concepisce la vita
secondo i principi cristiani. La serenità e la tranquillità della
famiglia gli procurano entusiasmo e gioia di vivere. Una volta vista
assicurata la propria discendenza, Francesco lascia la gestione del
patrimonio familiare e dell’azienda domestica ai figli e si dedica con
assiduità ai suoi diletti studi acetici.
Scrive per quasi tutti i periodici mariani d’Italia. Pubblica molti
libri. La sua maggiore opera è La vergine madre di Dio, glorificata
in tutto il mondo secondo la sua mirabile profezia, prova
incontrastabile di nostra fede, pubblicazione che esaurì l’intera
edizione in soli due mesi.
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Ritratto di Filomena
Rozzi. Foto tratta da
Gianfrancesco Nardi - Ritratti e personaggi ( a cura di F.
Eugeni e J. Nardi, Teramo, 2002) |
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Secondo il nipote Giuseppe Savini, oltre alla seconda edizione de La
Vergine Madre di Dio…, il nonno scrive due opere che non riesce a
pubblicare a causa dell’improvvisa morte: la prima è Sempre con Maria,
una raccolta dei suoi migliori articoli (rivisitati), e pubblicati in
varie riviste mariane il secondo è un manoscritto di «maggior lena»,
intitolato L’Abruzzo Mariano, che doveva essere la storia e la
descrizione di tutti i santuari mariani abruzzesi.
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Stemma araldico, metà
del Settecento, Convento S. Bernardino, Campli |
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Non fa menzione invece dell’inedito quaderno intitolato Notizie
storiche intorno all’antica e miracolosa statua di Maria Immacolata
Principale Protettrice della Città di Campli in provincia di Teramo che
si venera nel succorpo della sua ex Cattedrale, manoscritto inedito
recentemente ritrovato e riproposto in stampa anastatica. Muore,
probabilmente di difterite, il 7 aprile 1881, all’età di 74 anni.
Le pagine del Corriere Abruzzese così ne annuncia la notizia: «…Vero
padre di famiglia, seppe trasfondere nei suoi figli la fede che aveva
succhiato col latte materno, e seppe informarli a quelle virtù sociali,
delle quali fu egli, in verità, il più caro e gentile modello. Carissimo
a tutti per quella grazia che traspariva dalla sua nobile fronte, dai
suoi modi cortesi, fu specialmente l’amore e il rifugio dei poverelli e
dei più sventurati, la cui voce trovò sempre un’eco nel suo cuore».
Elenco delle opere pubblicate da Francesco Rozzi
- Santuari di Maria SS. nella regione Aprutina,
Scalpelli, Teramo 1861;
- Efeso e Roma ovvero Il trionfo di M. V.,
Tipografia Felsinea,Bologna 1868;
- Ricordi di un padre ai suoi figli su la religione,
Tipografia di Pio Istituto, Brescia 1869
- La felicità di chi si consacra a Dio,
Bologna 1869
- La medesima, tradotta in francese dal P.H. Ranière, e
pubblicata nel "Messager du Sacré Coeur de Jésus";
- Amiamo Maria, Marsilii, Teramo 1871;
- Ragione e fede, Scienza e Fede, Amore e fede,
Istituto Tip. dell’Immacolata, Bologna 1871;
- La settimana santa in Roma nel 1870, Istit.
Tip., Bologna 1871;
- La Vergine Madre di Dio, glorificata in tutto il
mondo secondo la sua mirabile profezia, Idea e sunto dell’opera,
Cesari,
Ascoli Piceno 1872;
- Le infinite misericordie del Dio. Rimembranze della
mia vita, Cesari, Ascoli Piceno1874;
- I benefici dell’umanità, Istituto Tip.., Bologna
1875;
- Il gemito della Vergine Madre di Dio, Istituto
Tip., Bologna 1875;
- Speranza e felicità, Istituto Tip., Bologna
1875;
- La prima casa di una città italiana (racconto),
Tip. All’insegna di S. Bernardino, Siena 1875;
- Roma nei secoli cristiani, Istituto Tip.,
Bologna 1875;
- Il vero prete italiano ossia S. Filippo Neri
(cenni storici), Istituto Tip., Bologna 1875;
- Una ghirlanda di fiori a Maria, Tip. All’insegna
di S. Bernardino, Siena 1875;
- La stessa, Istituto Tip., Bologna 1876;
- La Vergine Madre di Dio, glorificata in tutto il
mondo secondo la sua mirabile profezia, prova incontrastabile di nostra
fede, Pomponj, Teramo 1878. (Di quest’opera l’autore preparava la
seconda edizione, ed erano già corsi i programmi).
Sono oltre un centinaio gli articoli suoi pubblicati in
vari periodici religiosi d’Italia, come la Madonna delle Grazie
di Udine, la Vergine di Roma, le Piccole letture cattoliche
di Bologna, il Giardinetto di Maria di Bologna, l’Eco e la
Voce di Maria Ausiliatrice di Siena, la Madre cristiana di
Siena, la Stella del Carmelo di Siena, l’Apostolo della Sacra
Famiglia, e altri.
Norberto Rozzi (1835-1917)
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Norberto Rozzi
(1835-1917) |
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Figlio del letterato e mariologo Francesco, Norberto nasce a Campli il
24 aprile 1835. Come il padre è un precoce fervido studioso di arte,
letteratura e scienza. Studia all’Università di Napoli dove si laurea in
ingegneria. Nel periodo universitario, insieme ai fratelli Nicola e
Carmine, Norberto risiede a Napoli presso il latinista Quintino
Guanciali, cugino della madre, che lo influenza e stimola verso un
approfondimento degli studi filosofici.
Dopo la laurea Norberto diventa uno degli uomini di spicco
dell’Ottocento teramano, alla pari dei nipoti Francesco e Giuseppe
Savini, figli della sorella Rosa.
Attivo nella politica locale è protagonista nei principali fatti
amministrativi della provincia e, parallelamente, contribuisce non poco
a tenere vivo quel movimento intellettuale, letterario e scientifico che
prende vita nella seconda metà dell’ottocento in Abruzzo. Il suo ingegno
poliedrico, l’attrattiva per la ricerca storico-artistica, l’amore per
l’astronomia e l’esplorazione della mente umana lo portano a eccellere
in diversi campi, dalla storia all’architettura, dall’astronomia alla
psicologia.
L’attività civile e politica lo porta a promuovere e progettare molti
lavori pubblici, a volte ultimati con le proprie risorse economiche.
Esempi di questi lavori sono il Cimitero di Campli, la strada Val
Vibrata-Nereto del 1892, la chiesa di S. Giuseppe a Corropoli del 1877,
la rete elettrica a Campli del 1911. Progetta acquedotti, argini di
fiumi, strade, palazzi; restaura chiese, cattedrali, campanili ed
edifici.
«Nel Consiglio provinciale – scrive Delpaggio – la sua voce risuonò
sempre grave e solenne, il suo parere ebbe sempre un’accoglienza
rispettosa e deferente sia che si trattassero questioni fra colleghi,
sia che si dovesse rappresentare il più alto consenso della provincia in
Congresso Generale come quello di Torino nel 1898».
Sindaco di Campli dal 1878 al 1905, diventa prima Consigliere e poi
Deputato Provinciale dal 1893 per più legislature, collaborando con i
più illustri uomini del teramano, quali, Costantini, Scarselli, Cerulli,
e altri. La sua intensa attività politica di amministratore pubblico non
gli impedisce di approfondire gli studi che spesso si traducono in modo
proficuo in pubblicazioni di libri e articoli giornalistici. Conosciuto
per i suoi scritti in Italia e all’estero, gli vengono conferite
molteplici onorificenze, tra le quali: Cavaliere della Corona d’Italia
(1880); Membro titolare della Società astronomica di Francia (1910) e
d’Italia (1915); Cavaliere di S. Sebastein et Guillaume (1915); Socio
corrispondente Circolo numismatico napoletano (1915), Medaglia d’oro
della società Protezione degli animali. Secondo Francesco Maruzzi
(L’Italia Centrale del 17-18 marzo 1917): «L’architettura rappresenta
per lui l’elevazione dell’anima verso l’azzurro, e diverse ville
signorili che disegnò e diresse,e la scalinata dei suoi parenti Savini
di Teramo, portano l’impronta del suo carattere, della sua concezione
artistica pura, elevata».
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Norberto Rozzi e
famiglia |
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Si può evincere il modo del suo intendere l’architettura classico da un
bozzetto per un grande monumento di 130 metri d’altezza, mai realizzato,
dedicato al Risorgimento italiano. Il bozzetto viene disegnato nel 1862,
quando costretto a fuggire dalla sua casa con tutta la famiglia, si
rifugia a Teramo dalla sorella Rosa, presso casa Savini, perché Campli è
invasa dai briganti.
Dimostra pienamente l’amore per l’architettura, la competenza per l’arte
e lo studio, nella pubblicazione de I quattro campanili fratelli
(le torri campanarie di Teramo, Atri, Campli e Corropoli), che ancora
oggi rimane un caposaldo per conoscere l’architettura dal Romanico al
Rinascimento della provincia.
Dà un contributo notevole per la storia della propria città con Breve
monografia di Campli, un dotto saggio storico-scientifico che
all’epoca della pubblicazione è accolto con grande interesse dagli
storici Piccirilli, Bindi, Fioravanti e da tutta la stampa d’Abruzzo.
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Progetto di monumento da
realizzare a Campli di Norberto Rozzi |
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Tra le sue pubblicazioni bisogna ricordare Gli Antropocentrici, lavoro
nel quale sostiene che anche secondo la religione cattolica, da lui
professata, l’uomo non è il centro dell’universo; Sogni e il bacio della
luna, rivelano la sua vasta cultura storica, astronomica e filosofica.
Delpaggio ancora scrive: «Tutto il suo valore egli lo faceva dipendere
dall’intelletto acuto e pronto dinanzi alle più svariate questioni, dal
cuore generoso e ardente così nelle adunanze dei grandi come nella
compagnia dei miseri. Era il rappresentante autentico di tutta una
generazione oramai completamente scomparsa, era l’ultimo anello che ci
congiungeva ad un’epoca forte per idee e per propositi, per pensiero e
per azione».
Contribuì non poco a incrementare la ricca biblioteca di famiglia e la
collezione numismatica, purtroppo andate entrambe disperse negli anni
sessanta del Novecento.
Muore a Campli l’8 marzo 1917 alla veneranda età di 82 anni, amato dai
suoi concittadini e tenuto in gran considerazione da tutte le autorità
politiche e culturali della Regione.
Le opere pubblicate da Norberto Rozzi:
- Breve monografia di Campli, Teramo, Giovanni
Fabbri Editore, 1909;
- Studi sul nucleo terrestre, Teramo, tip. del
Corriere, 1910;
- Medaglia commemorativa rinvenuta in Castelnuovo
quartiere di Campli, Teramo, Arti Grafiche a. De Carolis, 1910
- I quattro campanili fratelli di Teramo, Atri, Campli
e Corropoli, Teramo, Giovanni Fabbri Editore, 1913;
- Agli antropocentrici, Teramo, Casa del Corriere,
1914;
- Boceto e Santuccio di Froscia, Teramo, Arti
Grafiche A. De Carolis, 1914;
- Sonno e sogni, Teramo, Giovanni Fabbri Editore,
1915
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Scalinata di Casa Savini
a Teramo, progettata da Norberto Rozzi |
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