Domenica 22 dicembre 1895 a Portici, nella casa posta in Via Giordano 1,
alle ore 3.00 si spegneva Melchiorre De Filippis Delfico. Considerato
uno dei più geniali e singolari artisti dell'Ottocento, fu compositore,
cantante, direttore d'orchestra, scrittore e librettista ma soprattutto
l'ineguagliato maestro d'arte della caricatura napoletana, autentico
caposcuola della stampa satirica italiana.
Del suo ambiente contemporaneo niente e nessuno erano sfuggiti alla sua
agile e ironica matita: personaggi ed eventi della politica
risorgimentale e postunitaria, imperatori, nobili e prelati, artisti e
critici del mondo lirico e teatrale, primo fra tutti Giuseppe Verdi che,
lo conobbe come musicista ma lo amò per le sue caricature ed al quale
fu legato da profonda amicizia sino alla fine dei suoi giorni.
Le note biografiche e le cronache del tempo ci riferiscono però che
l'ultimo periodo della vita di Melchiorre De Filippis Delfico, così
intensamente sentita e trascorsa, era stato contrassegnato da profonda
malinconia ed infinita tristezza, tanto da logorarlo nel corpo e nello
spirito. Stentiamo a crederlo ed a riconoscere in queste descrizioni "il
principe della caricatura", colui che per anni aveva fatto ridere il
mondo napoletano e non solo!
Certo, la delusione per la situazione politica e sociale ed i numerosi
problemi d'ordine interno derivati dall'unità d'Italia non lo avevano
lasciato indifferente, problemi troppo grandi per chi aveva dato il suo
entusiasmo, ma non si era preparato per i compiti della ricostruzione,
che sono il banco di prova di uomini ed istituzioni (1). Ma, di sicuro,
erano stati determinanti per il suo stato di salute gli eventi luttuosi
che avevano afflitto la sua famiglia. Nel settembre 1884, mentre
collaborava con il "Caporal Terribile", giornale umoristico nel quale
ogni domenica riempiva una pagina con i suoi disegni, perde il
primogenito Giovanni Battista, poco più che ventenne e la figlia Bianca
di soli otto anni, entrambi colpiti dal morbo colerico che flagellava
Napoli in quel periodo. Lo si apprende proprio dal giornale che per
alcune domeniche era uscito privo del foglio ove si "vedeva sempre il
sorriso della linea gioconda della sua satira onesta" e nel quale i
collaboratori esprimevano affetto, dolore e solidarietà per le care
perdite che avevano colpito "il compagno affettuoso di redazione" (2).
Ma non era finita, solo qualche anno dopo, nel dicembre del 1889 veniva
a mancare anche l'amata ed ancor giovane moglie
Concetta Sposito,
lasciandolo con una nidiata di figli, alcuni dei quali, ancora in tenera
età.
Avvenimenti così forti e dolorosi che, sicuramente, avevano lasciato un
profondo segno nell'animo sensibile di un padre e di un marito
intensamente legato agli affetti famigliari. E, quasi il presagio della
sua prossima fine, è testimoniato da un documento della Reale
Arciconfraternita dell'Immacolata Concezione di Portici del 22 novembre
1891, nel quale è scritto che Melchiorre De Filippis Delfico avendo
contribuito con lire centocinquanta alle spese di fabbrica e nicchie
nella Cappella sepolcrale, come "fratello" avrebbe potuto disporre della
sepoltura per sé e per i suoi famigliari.
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Ingresso Reale Arciconfraternita |
Le sue spoglie sono infatti ancora lì custodite e "non vi è in Portici
né nella sua casa, né nella sua tomba niente che ricordi il suo nome tra
molti assai men degni…!" (3) intendendo con ciò rilevare che nessuna
epigrafe o lapide era stata apposta a perenne memoria del suo valore
artistico e della sua geniale versatilità. Ciò nonostante, le sue
caricature sono tuttora molto apprezzate e ricercate da amatori e
collezionisti e non è raro vederne pubblicata qualcuna su riviste e
quotidiani.
"Il Mattino di Napoli" così ne annunciava, laconicamente, la scomparsa:
"Per un estinto. Portici 23 – (Febo) Ieri mattina dei manifestini
listati a lutto annunziarono alla cittadinanza che, durante la notte,
munito dei conforti religiosi, era morto il cav. Melchiorre Delfico,
fratello dell'illustre patriotto (sic), conte Troiano Delfico,
senatore del Regno. Egli era stato artista assai stimato, ma in special
modo era stato valoroso caricaturista, notissimo sotto la sigla di
Delf.
Ieri stesso ebbero luogo i funerali che riuscirono assai imponenti per
il numero di amici che vollero seguirne la salma e per l'intervento di
tutte le autorità di Portici.
Alla famiglia desolata per tanta perdita inviamo le nostre vive e
sincere condoglianze" (4).
A Teramo, sua città natale, la notizia veniva riportata da "La
Provincia", dove oltre alle brevi note biografiche è scritto che "…il
Sindaco di Teramo [Luigi Paris] appena ebbe la notizia della morte
telegrafò subito al Sindaco di Portici con preghiera di rappresentarlo
ai funerali e di deporre una corona di fiori sul tumulo a nome della
città di Teramo" (5).
La ricorrenza del primo centenario della morte di Melchiorre De Filippis
Delfico venne celebrata a Teramo con una mostra retrospettiva dei suoi
disegni caricaturali, autentiche opere d'arte, realizzate su giornali,
riviste, album e strenne napoletane, nonché a Lucca, a Perugia, a Londra
e a Firenze, inaugurata proprio il 22 dicembre 1995 presso la sede del
Liceo Musicale "G. Braga" e poi portata nei maggiori centri della
regione Abruzzo, sino a Portici ed a Napoli dove fu esposta nel ridotto
del teatro S. Carlo. La rassegna, che voleva offrire una ulteriore
occasione di conoscenza ed approfondimento dell'opera grafica e musicale
dell'artista, si avvalse anche dell'esposizione di cinquanta disegni,
mai pubblicati prima ed offerti da alcuni discendenti, disegni nei quali
Melchiorre, con nostalgica tenerezza, rievoca gli avvenimenti famigliari
ed artistici, la sua infanzia, gli episodi sentimentali, come pure le
figure ed i personaggi che scandirono il suo mondo quotidiano ed i suoi
primi passi artistici (6). |