Epistolario
Lazzaro Spallanzani a Melchiorre Delfico (1) |
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Lettera datata 8 aprile 1789
Pubblicata in Melchiorre Delfico,
Opere complete, Teramo, Fabbri, 1901,1904, a cura di Giacinto
Pannella e Luigi Savorini, vol .IV, pg.140.
Ubicazione
del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b.
20, f. 283, n. 3
A cura di Luciana
D'Annunzio
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Trascrizione
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(Napoli) di Casa, la mattina degli 8 Aprile 1789
Preg.mo S.r D. Melchiorre
Circa la trasmessami pietra, crederei di averla servita, col dirle
che è puramente calcare aereata. L’acido nitroso, quantunque poco
concentrato, la scioglie interamente con effervescenza; e la piccola
parte non sciolta che rimane è pretto solfo, di che tal pietra è per
ogni parte penetrata, il qual solfo, di fatti tutto arde e si consuma
con l’accostarvi la fiamma della candela. Il fuoco del tubo
ferruminatorio applicato ad un pezzetto della stessa pietra, mette prima
in fiamma il solfo, poi continuato alcun poco, la calcina; e questa
calce viva posta nell’acqua l’assorbe avidamente e se ne imbeve, e tra
le dita diventa una pasta non duttile.
Restituendole la pietra sono con pienezza di stima e di rispetto. Suo
umil.[issi]mo obb.[ligatissi]mo serv.[itore] ed amico
Spallanzani |
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(1) Lazzaro Spallanzani nacque il
12 gennaio 1729 a Scandiano, vicino a Reggio Emilia, da Gian Nicola,
giureconsulto, e da Lucia Ziliani, primo di nove fratelli. Anche se
agiata, la famiglia numerosa condizionò la sua precoce scelta per lo
stato clericale. Fatti i primi studi a Scandiano, a 15 anni entrò nel
Collegio dei gesuiti di Reggio per seguire i corsi di retorica e
filosofia e di qui passò a Bologna per studiare diritto e seguire così
la carriera paterna. Spallanzani decise però di abbandonare il diritto
per la filosofia naturale A Bologna Spallanzani studiò anche
greco, francese, matematica e astronomia, e apprese l'uso del
microscopio. Accettò quindi nel 1757 l'insegnamento di greco nel
Seminario e di fisica e matematica all'Università di Reggio. Nel 1762, a
trentatré anni, prese gli ordini sacerdotali e nel 1763 si trasferì a
Modena per insegnare filosofia all'Università e matematica e greco
presso il Collegio di San Carlo. Grazie alla fama acquisita con le
ricerche condotte tra il 1761 e il 1768, Spallanzani fu chiamato a Pavia
dal plenipotenziario della Lombardia austriaca
Carlo di Firmian
per ricoprire l’insegnamento di Storia Naturale in una delle fasi più
intense della riforma dell’Università. Spallanzani si trasferì a Pavia
entro il novembre del 1769 e assunse la cattedra e la direzione del
Museo dell’Università, di cui fu anche rettore nell’anno 1777-1778. Pur
lamentandosi del clima insalubre della città, vi rimase per trent’anni.
La mattina, prima e dopo la messa, era dedicata all'allestimento delle
esperienze e alla valutazione dei risultati . Dopo pranzo Spallanzani si
recava in università a fare lezione. Nel tardo pomeriggio riprendeva il
suo lavoro di sperimentazione e stesura delle memorie scientifiche, che
concludeva nella serata, dopo cena. Durante i suoi anni pavesi,
Spallanzani interruppe spesso questa routine compiendo almeno 13
grandi "escursioni". Il viaggio certamente più avventuroso fu quello via
mare a Costantinopoli, nel 1785: rischiò prima di naufragare e poi di
essere gettato in mare dall'equipaggio che lo credeva uno stregone.
Prudentemente Spallanzani intraprese il viaggio di ritorno via terra,
attraversando la Valacchia, la Transilvania, l'Ungheria e l'Austria.
Continuò a lavorare fino a qualche giorno prima della morte avvenuta
nella notte tra l'11 e il 12 febbraio 1799 nella sua abitazione di Via
S. Martino a Pavia per un tumore alla vescica, malattia di cui soffriva
da tempo. |
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