Lettera datata 31 dicembre 1788
Pubblicata in Melchiorre Delfico, Opere complete,
Teramo, Fabbri, 1901,1904, a cura di Giacinto Pannella e Luigi Savorini,
vol. IV, pg.138.
Spallanzani informa l’abate Fortis di
aver "aver provato il maggior piacere" nel conoscere Melchiorre Delfico
e che il nipote Orazio, suo allievo, è "vogliosissimo di studiare e
profitterà sicuramente".
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo,
Fondo Delfico, b. 20, f. 283, n. 2
A cura di Luciana D'Annunzio
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Pavia l’ultimo del 1788
A[mico] C[arissimo]
Voglio credere che a quest’ora avrete avuto mie nuove dal sig. D.
Giuseppe Brentano, il quale vi avrà eziandio fatto le mie scuse, se in
quell’ordinario non vi ho scritto. Il fo adesso quantunque affollato o
piuttosto affollato da mille seccagini, compagne presso che inseparabili
per tutto il tempo ch’io soggiorno in Pavia. Ho provato il maggior
piacere nel conoscere di volto questo sig. Delfico, ed il nipote il
quale frequenta l’Università nostra, ed è anche mio scolare. Egli è
vogliosissimo di studiare, e profitterà sicuramente. E’ nel tempo stesso
il più amabile signorino del mondo. Lo zio l’ho trovato qual voi me lo
dipingeste, e non potrei abbastanza spiegarvi quanto mi è cara la sua
conversazione sì nel fisico che nel morale. L’Ajo altresì frequenta le
lezioni di diversi professori; a me sembra uomo colto, e i due Delfico
mostrano esserne contentissimi. Il seniore mi ha letto due carissime
vostre, in cui gli parlate del vostro affare, pel quale posso
assicurarvi che sono impegnato come se fosse tutto mio. Dal contenuto
dei vostri fogli continuo a presagirne bene: ma io vorrei (ed
ardentemente lo desidero) che si venisse ad una final conclusione. Dopo
che vi siete dentro con le mani e coi piedi, presso la Corte e il
Ministro, non lasciate di instare, urgere, increpare.
Indipendentemente dall’interesse, la ripetizione vostra lo vuole.
Qui in Pavia in riguardo ai fermenti passati tutto è nella maggior
quiete; e il Santo Frate di nera e lunga roba, è avvilito, perché quasi
abbandonato da tutti. Egli è il fratello foenum habent in cornu longe
fuge. Al mio arrivo all’Università ho però avuto un aneddoto, che voglio
comunicarvi. Un certo Timeo Palermitano, era fra noi l’anno scolastico
passato, sotto pretesto di studiare la Botanica, ma in sostanza non
faceva nulla, a riserva di dir male di tutti. Quindi la più parte dei
suoi compagni, anzi che imitarlo lo aborriva.
Alla morte di Scopoli animato costui da qualche mio collega, so che
compose una vita in lode di quest’uomo laboriosissimo, e che promise di
stamparla in Napoli dopo che vi sarebbe giunto. Si lasciò pure allora
intendere che in questa vita vi farebbero poco buona figura alcuni
possessori di Pavia; ed io interpretai allora ch’io sarei del bel numero
uno, anzi lo primo. Ma io e i miei buoni amici lasciammo a sua voglia
gracchiar questo corvo. Non è difficile che questo pazzo abbia mantenuta
la parola, cosa che per me non monta un frullo, e per cui non mi
prenderò mai la più piccola pena. Se mai per accidente ne sentite costà
parlare, a riserva di prender voi le mie parti, siccome mio buono amico,
lasciate cader da sé quelle ciance, anzi altamente sprezzatele, siccome
farò io. Qui abbiamo un freddo insoffribile, e la notte scorsa il mio
termometro reaumuriano, posto fuori della finestra, marcava il gradi 11
½ sotto la congelazione. Quale enorme divario fra
il clima di qui e quello di costì!
Ne’ giorni scorsi essendo io andato a Milano il sig. Conte di Wilzeck
ha mostrato con me tutta la soddisfazione pel passato mio viaggio, e per
la raccolta fatta in tale occasione; ed avendogli il da Napoli delineato
uno sbozzo del nominato viaggio, ha avuto la bontà di dirmi che non solo
lo ha gradito, ma che lo ha creduto degno di mandarlo al Principe
Kannitz. Il Reale Arciduca altresì ha avuta la clemenza di voler sentire
le mie osservazioni sul Vesuvio, su l’Etna e le isole Eolie, e mi ha
dato o piuttosto rinnovato i maggiori contrassegni della bontà sua a mio
riguardo. In questo ordinario scrivo due versi all’amabile Breislak.A
casa Brentano un milione di ossequi. Datemi le vostre nuove che mi
saranno carissime.
Il freddo mi stringe a far punto, gelando fino gli sputi nella mia
stanza, che ad onta del fuoco continuo ch’io vi fo, è una vera
ghiacciaia che non la cede punto a quella degli Svizzeri. Io però
malgrado un tanto rigore, sto così bene di salute e di tranquillità
d’animo che meglio star non potrei.
Addio, amico mio immortale, addio. V’abbraccio, e vi bacio fin di
qua!
Il Vostro
Spallanzani
[Indirizzo]
All’Ill.mo Sig.r P. Col.mo
Il Sig.r Abbate Fortis
Delle più illustri Accademie
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