De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Lettera "illustrata" del 1888 di Melchiorre De Filippis-Delfico

di Anna Maria Paris e Paolo Semenzato

Una lettera di Melchiorre Delfico, in "Rivista Abruzzese", LVII (2004), n. 4, ottobre-dicembre, pp. 312-316 Lettera "illustrata" inviata nel 1888 da Melchiorre De Filippis-Delfico alla cognata Michelina Martinetti Bianchi, moglie di Bernardino. In quattro pagine Melchiorre trova modo di "caricaturare" fratelli, cognati, figli, nipoti e, naturalmente sé stesso. SITO INTERNET della rivista abruzzese.

 

UNA LETTERA DI MELCHIORRE DELFICO

 

Quando periodicamente gli saliva la nostalgia della sua città e della sua famiglia di origine, mio padre, Michele Paris, primogenito di Elisabetta Delfico, chiamava me e mio fratello ancora bambini a "guardare" la lettera di zi' Melchiorre.

Vivevamo a Pisa e mio padre era professore in quella Università, dove insegnava elettrotecnica, che aveva scelto più per spirito di pionierismo che per passione profonda. I suoi interessi erano soprattutto rivolti alle "humanae litterae" come testimoniavano i suoi libri, le sue collezioni, le lunghe soste nel suo studio ornato di "fondi oro", le frequentazioni dei luoghi di incontro di artisti e letterati, dei Musei e degli antiquari più colti. Noi accorrevamo divertiti. La lettera era molto vecchia, ma i colori e la vivezza del segno non si erano persi. L'aveva scritta e illustrata Melchiorre Delfico per farsi perdonare il ritardo con cui aveva annunciato la nascita del suo ultimo figlio e risposto all'annuncio del matrimonio della nipote Elisabetta, per noi nonna Bibì, con Luigi Paris, nonno Gigino, a Teramo. Continuava illustrando un felice episodio della sua vita collegato alle sue notevoli capacità di musicista, mostrando la soddisfazione dei parenti, primo fra tutti il fratello Troiano con la moglie Bianca Casamarte dei baroni di Campotino, descrivendo l'eccitazione per un benessere finalmente raggiunto, e terminava con i saluti della sua famiglia debitamente schierata. Lo spassoso "mi ripeto" del finale lasciava un pò confusi noi bambini. Ci lascia ancora perplessi l'episodio con l'americano che compra l'opera "I Coscritti" e con l'amico Chiola, definito "angelo protettore", probabilmente il mediatore di questa operazione, ma qui speriamo nell'"aiuto del pubblico" come in una nota trasmissione televisiva. Noi non abbiamo individuato questi personaggi. Era il 1888, e nello stesso anno Melchiorre inviava un'altra lettera, ben più importante e lunga otto facciate, all'amico Giuseppe Verdi, illustrando e commentando l'esecuzione a Napoli dell'Otello.

Scrive Emidio Agostinone in un gustosissimo articolo dei primi anni del '900. "Verdi lo conobbe per la musica, ma lo amò per le caricature" (1). E le caricature verdiane furono molte e attraversarono dal 1858 tutta la vita del Delfico, perchè le occasioni che il grande musicista gli procurò furono tali da incitarlo senza sosta.

Melchiorre De Filippis Delfico nacque a Teramo nel 1825, da Marina Delfico e Gregorio De Filippis conte di Longano nel palazzo fatto costruire dal prozio illuminista insieme con i fratelli. Questo palazzo da poco restaurato e intelligentemente predisposto ed attrezzato, ospita oggi la ricca Biblioteca Provinciale di Teramo. In questa città fece i primi studi e frequentò la scuola di disegno di Pasquale della Monica, ma a soli sedici anni si recò a Napoli dove, dopo una formazione letteraria alla scuola di Monsignor Antonio Mirabelli, si dedicò allo studio della musica.

Compose alcune opere che ebbero molto successo, anche se effimero e fu anche librettista per restaurare le sue "sconquassate finanze", come si esprime nella lettera a Michelina, ma fu sopratutto caricaturista di alto livello artistico. Cominciò a Napoli nell'ambiente del teatro, forse all'inizio un pò per gioco, poi più seriamente ma sempre, anche nelle opere più curate, con quella vivezza di improvvisazione pittorica che gli permise di fissare la freschezza delle emozioni e la velocità del pensiero.

Le sue satire sui personaggi del teatro, sui costumi dell'epoca, sugli avvenimenti della politica, si caratterizzano per l'ironia benevola e il grande senso della misura, uniti a una vivacissima fantasia che lo fece passare da invenzione a invenzione, senza mai ripetersi. Il "gioco" diventò subito lavoro; collaborò a diverse testate di giornali a Napoli ma anche a Firenze, dove frequentò il Caffé Michelangelo con i Macchiaioli e a Londra dove, secondo la tradizione, avrebbe collaborato al "Punch".

Mio padre raccontava che in famiglia aveva sentito parlare di questo soggiorno a Londra, dove il suo prozio, abituato al clima partenopeo, e non solo in senso meteorologico, si sentì molto a disagio e non riuscì a resistere, malgrado le lusinghiere offerte economiche. Ma sul viaggio e sulla collaborazione a giornali londinesi erano sorte incertezze perchè le ricerche degli studiosi del Delfico, che insistevano sul noto giornale "Punch", erano risultate infruttuose.

In questi giorni, mio figlio Paolo, stanco di sentirmi brontolare per le fallite ricerche, ha cercato ancora su Internet alla voce Delfico, e ha scoperto alcune sue caricature sul "Vanity fair", confermando l'"avventura" londinese del nostro antenato (2). A lavorare al "Vanity fair" dopo il ritorno a Napoli del Delfico rimase un nobile di Capua, Carlo Pellegrini che ebbe uno stile simile al suo.

E' noto che gli ultimi anni di zì Melchiorre furono caratterizzati da una grave forma di ipocondria, ma che per questo non tralasciò il lavoro, anche se nell'ultima opera sulla storia di Pompei, forse per il soggetto non troppo stimolante per lui che amava il presente nel suo scorrere, la sua verve si attenuò.

Mi piace terminare con le parole del de Grada: "Melchiorre Delfico, un personaggio da riscoprire, un gustoso interprete del mondo di passaggio tra il vecchio e il nuovo, assai più alto del 'caricaturista' dell'Ottocento così come, con la bonomia che fa male, lo abbiamo definito fino ad oggi" (3). 

                                                                                                            Anna Maria Paris Semenzato

 

Ringrazio mio fratello Luigi Paris, proprietario della lettera, che ne ha permesso la pubblicazione

Pag. 1

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Pag. 3

Pag. 3

Pag. 4

Pag. 4

Trascrizione

Mia carissima Michelina

Non ti ò partecipato lo sgravo di mia moglie!! sono una bestia!!!

Non ò risposto alla partecipazione del matrimonio di Bibì!! sono un cetrulo!!!

mi perdonerai di questa mancanza bestiale………….

Finalmente dopo le mie fatiche, sono stato incoronato!!!!!!!

Tu ne ài goduto, e di ciò non dubito. L'Americano mi vuol bene,

e l'amico Chiola è il mio angelo protettore……

Ne à goduto Troiano, Bianca… ed i compari…

Cleomena, Filippo, Gregorio

e tutti gli altri parenti.

Io ò ristaurato le mie sconquassate finanze!..

e m'aggi'accunciato quattr'ove dint'a nu piatto!!!!!!

Ti do i saluti di Concetta di Amalia e Carluccio

di Marina di Rosa di Celeste di Olga

e di Riccardo cuor di coniglio!!!

ed io dandoti una buona stretta di mano………mi ripeto….

il tuo…..D.L.

(e qui c'è un fico disegnato per cui si legge: Del fico)

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(1) L'articolo, apparso sulla rivista "Il secolo di Milano", è stato ripubblicato, in occasione di una esposizione di centododici opere del Delfico a Teramo, sul catalogo della "Mostra retrospettiva del caricaturista e musicista teramano Melchiorre De Filippis Delfico", Teramo, 1971; 

(2) Due caricature ad acquarello, una rappresentante il barone Reuter, l'altra dell'Earl di Galloway, tratte da "Vanity fair" si trovano nella National Portrait Gallery di Londra (si visiti anche: http://www.belairgallery.co.uk/vanityfairpoliticians.htm, sito inglese con caricature di Melchiorre De Filippis Delfico).

(3) Le caricature fiorentine di Melchiorre Delfico, dal granducato di Toscana a Firenze capitale d'Italia. Introduzione di Raffaele De Grada, testo di Graziella de Florentiis.