Lettere di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico |
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di Luciana D'Annunzio |
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Scrive Gregorio De Filippis Delfico nell’opera biografica
dedicata a Melchiorre Delfico che il filosofo teramano
trascorre gli ultimi anni della sua esistenza circondato
"dall’amor di congiunti, sollecitudine di amici, gratitudine di
cittadini, ossequio di letterati, applauso pubblico italiano…"
ed aggiunge che "L’arrivar della posta contribuiva ad abbassare
o rialzare i gradi del benessere nell’animo suo: l’amor degli
amici conservava in esso un esteso potere; e poiché tanti ne
aveva, o morte di alcuno o disgrazia oppur novella di felice
successo che li riguardasse bastava a far di lui conturbato o
contento. Il suo carteggio negli ultimi anni poteasi dire
unicamente ridotto ad alimentar tali sentimenti …(1)"
Come è noto, nel suo ricco epistolario, purtroppo smembrato e
conservato presso l’Archivio di Stato, la Biblioteca provinciale
"M. Delfico" di Teramo e la Repubblica di San Marino, figurano,
oltre a diverse nobildonne, nomi di alto rilievo politico,
filosofico-letterario, scientifico, artistico quali, per citarne
alcuni, Giuseppe Napoleone, Destutt de Tracy, Volta, Spallanzani,
Filangieri, Galanti, Bianchini, Santangelo, Canova, Münter,
Fortis, lettere provenienti da Milano, Pavia, Torino, Venezia,
Roma, Firenze, Napoli, San Marino, Parigi, Copenaghen.
Ma, continua il De Filippis, "…più che di queste e di tutte
soleva compiacersi il buon vecchio di quelle che venivangli da
una coltissima damina D.a Angelica Caracciolo. E
quando la cugina di costei D.a Luisa Potenziani,
voleva da Roma addirizzargli anche le sue, andavane egli
glorioso oltremodo, e rispondendole scrivea: "Era per me un
soave pensiero a 90 anni trovarmi in corrispondenza epistolare
con una vaga fanciulla da ogni merito distinta; ma ora che vedo
raddoppiato questo piacere, fo il miglior augurio alla mia
esistenza, giachè (sic) solo questi sentimenti nella mia
età possono assistere la mia conservazione (2)."
Chi era la "coltissima damina"?
Angelica (3), nata a Napoli nel 1814, era figlia di Francesco
Caracciolo, principe di Torella il quale, nel 1806, aveva
sposato Caterina (4), figlia del corso Cristoforo Saliceti,
Ministro di Polizia e di guerra nel governo francese ed amico di
Melchiorre Delfico che, com’è noto, aveva rivestito la carica di
Consigliere di stato nel medesimo governo. E’ evidente che
durante la permanenza a Napoli il filosofo teramano aveva
frequentato casa Caracciolo come scrive la stessa Angelica,
quando "bambina" aveva avuto la fortuna di conoscerlo e ne aveva
custodito un ricordo denso di stima e di ammirazione tant’è che,
appena possibile, fa chiedere dalla madre, che tra l’altro era
stata la madrina di battesimo di Filippo De Filippis Delfico,
pronipote di Melchiorre, il permesso di poter avere un rapporto
epistolare con lui.
Viene da chiedersi quali siano i motivi per cui una ragazza
appena sedicenne desidera intraprendere una corrispondenza con
un personaggio di così elevato prestigio culturale ma con un
divario di anni veramente considerevole? La risposta è insita
nelle sue stesse parole.
Scrive infatti la Caracciolo "Ella ha ben ragione di dire che il
commercio epistolare che corre fra me è cosa singolare
perché è veramente singolare che una persona qual è lei
degni spendere parte del tempo a trattenersi per iscritto con
una ragazza di niun merito come son io. E quanto io di ciò mi
tenga onorata e quanto ne sia contenta non le so dire. Ogni
volta che ricevo una sua lettera provo un vero piacere e ne fo
parte a quanti posso perché così mi par diventar presso degli
altri persona di più importanza" ed ancora "... Se ella
come dice prova piacere nel dirigermi i suoi caratteri nel suo
89 mo anno, pensi qual gioia sia la mia di riceverli,
poiché mi fan chiaro conoscere essere sempre io presente alla
sua mente; e anzi sono sì pieni d’affezione che mi rendono certa
ch’ella, senza mio merito, mi vuol bene davvero, la qual cosa io
riguardo come una delle più grandi fortune che possa avere in
questo mondo. Le dirò di più ch’io vada superba dell’amicizia di
una persona che da tutti sento sì giustamente lodare a cielo".
Angelica è evidentemente affascinata dal fatto che Melchiorre
Delfico sia conosciuto fin oltre i confini dell’Italia, dalla
sua enorme cultura, dalla modernità del suo pensiero, ma
soprattutto è felice ed ammirata perché ha accettato di appagare
il desiderio di corrispondere con lei e di questo può farsene un
vanto in società. Nelle lettere manifesta anche il desiderio di
poterlo incontrare e scrive: "E’ stata una gran sventura la mia
che, quando era piccola e non potea affatto valutare la fortuna
ch’io avea di stare spesso con esso lei, ella abitava nella
stessa nostra città; ora che potrei ritrarre tanto profitto
dalla sua società e che mi sento un poco più capace di
appoggiarla, ora ella è tante miglia lontano da noi…" ed ancora:
"Quanto fortunata mi riputerei se potessi accettare il suo
cortese invito chè il sentir … la sua cara famigliuola sarebbe
per me piacere più grande di quello ch’ella si possa immaginare,
ma le tante miglia che ci separano, purtroppo! Me l’impediscono
e non vi sarebbe che l’ippogrifo d’Ariosto che potrebbe
rimediare a questo ostacolo; ma tali bestiacce sono nel mondo
immaginario de’ poeti non al mondo nostro reale: perciò convien
rassegnarmi alla mia disgrazia che mi toglie il bene di passare
qualche bel momento con esso lei…"
Nelle lettere, quindici in tutto, inviate tra il 1830 ed il 1834
tutte da Napoli, con tratto elegante e raffinato la Caracciolo,
oltre alle formalità dei saluti e degli auguri per i compleanni
di Melchiorre o per le festività natalizie e pasquali scrive dei
suoi viaggi a Roma in visita alla zia materna sposata Potenziani,
la cui figlia Luisa, come già detto, avrà una corrispondenza
epistolare con Melchiorre Delfico(5), della meraviglia provata
nell’ammirare la "Roma antica e moderna", S. Pietro, i Musei
Vaticani, il Campidoglio, Villa Panfilii, la Cappella Sistina,
dà notizie con entusiasmo della politica del nuovo re Ferdinando
II nel quale ripone fiducia e speranze, racconta le proprie
esperienze e come trascorre le giornate. Dà notizia della sua
collezione di autografi per la quale ringraziando il Delfico
scrive: "Io le sono tenutissima della bontà ch’ella ha avuta di
privarsi per me di due lettere di persone che tanto onorano la
nostra Italia. Elleno abbelliscono di molto la mia collezione ed
io le ho carissime per loro stesse e perché mi vengono regalate
da lei. Vorrei presto aver occasione di mostrarle col fatto
quanto le sia riconoscente della sua bontà ed amorevolezza verso
di me".
Con semplicità racconta dei malanni suoi e dei fratelli come il
morbillo e la scarlattina ed anche del timore che nella città di
Napoli possa diffondersi il cholera - siamo nel giugno del 1832
- o della epidemia di "grip"(6) del 1833.
Non si astiene dal dare informazioni sulla sua famiglia e, in
particolare, sulle occupazioni del padre scrive "…papà da pochi
giorni è tornato da Firenze dove insieme a Niccolino ha passato
15 giorni per affar della società teatrale di cui egli è
Presidente. Non so s’ella abbia inteso dire che fra le tante
società che si sono formate a Napoli ve n’è una che
principalmente s’incarica dell’impresa de’ Teatri Reali. Ma
quello che preme maggiormente a mio padre è lo stabilimento
dell’Annunziata; egli n’è Soprintendente, e perché la cosa veda
bene vi spende le giornate intere; infatti quelle medesime
ragazze che un anno e mezzo fa non sapevano affatto tener l’ago
in mano, né leggere, né scrivere, ora cuciono e ricamano
sufficientemente bene ed imparano a leggere e a scrivere col
metodo di Bell e Lancaster (7). Se vi fossero un poco più di
denari quello stabilimento potrebbe andare assai bene".
Nelle lettere Angelica confida inoltre le proprie aspirazioni,
esprime desideri e preferenze circa gli studi e le letture cui
si dedica. Riferisce che sta frequentando un piccolo corso di
Logica "al quale -commenta - Mammà mette molta importanza", con
il maestro Gaetano Greco stimato tra i migliori per avere la
capacità di rendere facile la comprensione di quelle discipline
che non lo sono e con il quale ha compiuto anche la lettura di
Dante, mentre "da sola" porta avanti lo studio della fisica
chimica e storia naturale attraverso le "Lettere a Sofia" di M.r
Aimè Martin. Studia ancora la lingua italiana e francese
come pure gli elementi di storia dell’Europa moderna ed aggiunge
che, spesse volte, legge le tragedie di Corneille, Racine e
Voltaire assieme alla madre la quale desidera che conosca il
teatro francese. Ma le occupazioni più piacevoli di Angelica
sono il disegno e la musica.
Per il disegno desidera raggiungere la capacità di saper
eseguire ritratti, "… ma - scrive - da ciò sono ancor molto
lungi: per ora non fo se non figure dal gesso e mi diverto
qualche volta a dipingere de’ fiori all’acquarella" ed alla
richiesta fattale da Melchiorre di avere il ritratto del
fratello così risponde: "Ella mi domanda il ritratto di Cammillo
(sic) fatto da me, ed io se dovessi aver solo riguardo
alle mie deboli forze, non sarei in stato di farlo né potrei
aver la fortuna, ch’io reputo grandissima, di soddisfare a
questo suo desiderio; ma colla quasi certezza che il pensare di
fare a lei cosa grata mi farò esser maggiore a me stessa, tra
breve prenderò la matita e procurerò di renderle presente il
meglio che mi sarà possibile il sembiante di mio fratello che,
per quanto ella mi dice, è scancellato dalla sua memoria,
contando sulla sua grandissima indulgenza".
Per gli studi musicali Angelica non nasconde di prediligerli
indugiando nel dare maggiori dettagli. Racconta infatti: "In
quanto alla musica v’impiego piuttosto molto tempo, prendo tre
volte la settimana lezione di pianoforte per due ore e mezzo, e
l’istesso giorno ne prendo un’altra di canto per un’ora; la
domenica poi mi unisco alle signorine Minutolo mie amiche e
facciamo insieme della musica di concerto. Come già le ho detto
queste due lezioni mi piacciono assaissimo; v’impiego quasi
interamente tre giorni della settimana, e se non avessi altre
cose da fare v’impiegherei ancora più di tempo".
Sugli intrattenimenti musicali e sulle esperienze di opere in
musica al femminile realizzate tra ‘700 e ‘800 a Napoli nel
salotto delle sorelle Capece Minutolo, dove Angelica ricopriva
spesso dei ruoli in qualità di cantante, si trova testimonianza
nel libro di Carla Conti (8) nel quale si indaga da un lato sul
ruolo delle donne nella cultura musicale napoletana, dall’altro
sull’importanza della musica nell’educazione delle fanciulle
nobili e borghesi.
Per concludere si può affermare che nell’epistolario del
Delfico, tra i numerosi carteggi densi di dibattiti filosofici,
economici, politici e letterari, queste poche lettere emergono
per semplicità e naturalezza, qualità che non impediscono di
cogliere i momenti di vita familiare, le abitudini, l’ambiente
socio-culturale di una giovane aristocratica ed in particolare
le nuove tendenze sull’istruzione e sul ruolo femminile che si
andava affermando e che il vecchio Melchiorre amava leggere
traendone diletto. |
(1)
Gregorio de
Filippis Delfico, Della vita e delle opere di Melchiorre
Delfico, libri due, Teramo, presso U. Angeletti, 1836, pp.
86-87.
(2)
Ivi.
(3)
L’epistolario di Angelica Caracciolo, interamente trascritto in
appendice ed al quale si fa riferimento in questo scritto, è
conservato nell’Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico,
b. 20, f. 257, nn. 1-15.
(4) In Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico,
b. 19, f 240 si conservano 80 lettere scritte in francese da
Caterina Saliceti a Melchiorre Delfico tra il 1812 e il 1834.
(5) Luisa Potenziani, cugina per parte materna di
Angelica Caracciolo, era figlia di Angelica Saliceti sposata con
il marchese Lodovico Potenziani di Rieti. Della cugina Angelica
scrive "…mia cugina unisce alle più belle qualità del cuore
delle facoltà intellettuali non comuni nel nostro sesso: infatti
la sua istruzione è maggiore di quello in donna suol essere, ma
ciò non produce in lei quei difetti che ordinariamente ne sono
conseguenza da non potersi sì agevolmente evitare; la sua
modestia è forse più del sapere, né può mai scorgersi da’ suoi
discorsi nemmeno l’ombra del pedantismo; anzi è di un naturale
che chi la vede per la prima volta non la giudica per tale qual
ella è. Tutta poi quella famiglia è di tanto merito che credo
non se ne possa trovare una sola più degna d’amore e di stima".
Due lettere di Luisa Potenziani a Melchiorre Delfico,
trascritte in appendice, si conservano presso la Biblioteca
Provinciale "M. Delfico" di Teramo, Archivio Delfico, nn.
24 e 32.
(6) Infezione acuta virale respiratoria.
(7) Metodo didattico di insegnamento mutuo o
vicendevole, attraverso il quale i fanciulli più capaci
insegnano agli altri, elaborato ed applicato tra la fine del
XVIII e l’inizio del XIX secolo in alcune scuole primarie dei
poveri, i cui pionieri furono gli inglesi Andrew Bell e Joseph
Lancaster.
(8) Carla Conti, Nobilissime allieve della
musica a Napoli tra ‘700 e ‘800, Napoli, Guida 2003. |
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Appendice I:
Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a
Melchiorre Delfico
Napoli, 15 settembre 1830
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 1 |
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Signor Consigliere rispettabilissimo
Non saprei dirle quanto sia grande la contentezza mia all’intendere
da Mammà ch’ella degnavasi di permettermi ch’io le dirigessi mie
lettere. Gran tempo è ch’io lo desiderava molto, anzi quando le mandai
il mio ritratto disegnava d’accompagnarlo con quattro versi ma
rispettoso timore mi ritenne dal farlo. Può ella dunque conoscere da ciò
come debba io essere riconoscente a questa singolar grazia fattami di
scrivere a una persona di sì alto merito quale è lei. Della qual cosa io
le rendo i dovuti ringraziamenti come altresì ch’ella ancor serba
memoria di me dopo molti anni di lontananza da Napoli. Io benché fossi
molto bambina quando ebbi la fortuna di conoscerla, che ora posso in
qualche modo estimare quanto sia stata grande, pure me ne rammento come
di cosa recentissima, ed ho pieno il cuore di que’ sentimenti che
onorato piacere può destare. Mi è sempre presente la somma bontà sua di
mostrarmi particolar affezione, della quale le sarò sempre grata e che
nutre nell’animo mio affetto per lei veramente filiale.
Mi lasciò bambina quando partì da Napoli ed ora son già zia di due
nipotine l’una delle quali è per toccare il terzo anno di sua età, per
nome Doristella e figlia di Carolina. Mammà si è almeno per ora
incaricata di sua educazione, sta con noi e forma il nostro gran
divertimento. Ella pure, signor consigliere, è circondato da molti
nipotini, uno de’ quali appartiene a Mammà per legami spirituali.
Fortunati fanciulli che hanno dinanzi agli occhi loro lei, nobil modello
di virtù e di sapere.
Non voglio abusare del favore fattomi scrivendo più a lungo, non
senza alcuna sua noia, se me lo permette mi procurerò ogni tanto il bene
di dirigerle i miei caratteri. La prego di richiamarmi alla memoria di
D.a Checchina e di presentare i miei ossequi alle Dame di sua
casa; Papà e Mammà fanno l’istesso con esso lei; mia sorella Lauretta,
Nicolino e la sig.a Ottavia desiderano ch’io faccia
particolar menzione di loro: gradisca i loro rispettosi complimenti nel
mentre che io con profonda stima ed ossequioso rispetto mi dico
Di Napoli 15 settembre 1830
la sua umil.[issi]ma e ubb.[idientissi]ma serva
Angelica Caracciolo
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Appendice II: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 11 Dicembre
1830
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
2
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Veneratissimo Signor
Consigliere
Ella sarà senza dubbio
sorpresa, e con ragione, come io non abbia ancora risposto
all’amabilissima lettera ch’ella ha avuto la bontà di scrivermi;
l’essere io stata priva sino ad ora di vedere D.a Checchina
è stata la ragione perché ho ritardato d’adempiere ad un dovere sì
piacevole per me, non avendo avute le sue notizie a voce e desiderandole
prima di scriverle.
Ma adesso benché non sia
stato soddisfatto il mio desiderio, mi parrebbe esser troppo degna di
rimprovero se indugiassi ancora a rispondere alle gentili domande
ch’ella mi fa per sapere quali sono le mie occupazioni; domande che mi
fan sempre più conoscere quanto io abbia ragione d’esserle grata per
l’interesse ch’ella prende alla mia persona ch’io so non meritare né pun(?)
né poco e di cui ella mi onora per sola sua bontà. Le dirò dunque che la
lezione più seria ch’io ho in questo momento è quella di un piccolo
corso di Logica al quale Mammà mette molta importanza; dicono che questo
studio sia affatto inutile a chi non è dotato di una certa logica
naturale, il Ciel faccia ch’io non sia fra questi. Il mio maestro è il
sig.r Gaetano Greco e credo cosa difficilissima il trovarsene
uno migliore; egli spiega le cose difficili in modo sì chiaro e semplice
che le fa divenir facili. Io ho letto tutto il Dante con esso lui, e
benché il capir bene questo poema, specialmente il Paradiso, fosse opera
forse al di sopra della mia intelligenza, pure, spiegata dal sig.r
Greco, questa lettura mi è riuscita più facile di
quello che mi sarei dovuto aspettare.
Il disegno e la musica
sono per me le occupazioni più piacevoli; il mio scopo pel disegno è
quello di saper far ritratti, ma da ciò sono ancor molto lungi: per ora
non fo se non figure dal gesso e mi diverto qualche volta a dipingere
de’ fiori all’acquarella. In quanto alla musica v’impiego piuttosto
molto tempo, prendo tre volte la settimana lezione di pianoforte per due
ore e mezzo, e l’istesso giorno ne prendo un’altra di canto per un’ora;
la domenica poi mi unisco alle signorine Minutolo mie amiche e facciamo
insieme della musica di concerto. Come già le ho detto queste due
lezioni mi piacciono assaissimo; v’impiego quasi interamente tre giorni
della settimana, e se non avessi altre cose da fare v’impiegherei ancora
più di tempo. E’ inutile ch’io le dica che tra le mie occupazioni vi è
quella del lavorare, da che non si può supporre che una donna non impari
a fare quello che per lei è forse la cosa più necessaria. Mammà spesse
volte mi fa legger con esso lei delle tragedie di Corneille, Racine e
Voltaire, affine di farmi conoscere il teatro francese, e sola poi leggo
le lettere a Sofia di M.r Aimè Martin che trattano della
fisica chimica e storia naturale ma d’assai leggermente. A dire il vero
ho poco tempo da piegare alle lettere ma spero che in appresso non sarà
così, quando avrò finito e mi (…)lingua italiana e francese, quando non
avrò più da imparare a mente, come fo adesso, gli elementi delle
principali storie dell’Europa moderna, e quando specialmente avrò
formato uno stile se non bello almeno mediocre nella qual cosa ella ben
vedrà quanto io sia indietro.
Papà Mammà i miei
fratelli e le mie sorelle stanno tutti bene e le presentano i loro
distinti complimenti; l’istesso fo io con tutti l’individui della sua
famiglia, che mi giova il credere godranno perfetta salute unitamente a
lei Signor Consigliere. Mi conservi il suo prezioso affetto e mi creda.
Di Napoli 11 Decembre
1830
la sua devot.[issi]ma
serva
Angelica Caracciolo |
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Appendice III: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 2 Febbraio 1831
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
3
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Signor Consigliere
rispettab[ilissi]mo
Ho tardato tanto a
rispondere alla sua gentilissima lettera che, se non credessi che ella è
ben persuaso che le occupazioni obbligatorie ch’io mi ho alle quali non
posso assolutamente mancare, mi tolgono quel tempo ch’io vorrei
impiegare a scrivere a mio piacere, temerei non m’incolpasse di poca
esattezza; ma siccome non è possibile ch’ella non sia convinta, che
all’età mia io non abbia che poco tempo a impiegare a mio talento, così
anco non debbo avere il timore che di me si lagni; ma anzi avrò invece
la dolce lusinga che avendo per me tanta bontà vorrà gradire i miei
caratteri in qualunque tempo e qual ch’egli sieno. Ella mi domanda il
ritratto di Cammillo (sic) fatto da me, ed io se dovessi aver
solo riguardo alle mie deboli forze, non sarei in stato di farlo né
potrei aver la fortuna, ch’io reputo grandissima, di soddisfare a questo
suo desiderio; ma colla quasi certezza che il pensare di fare a lei cosa
grata mi farò esser maggiore a me stessa, tra breve prenderò la matita e
procurerò di renderle presente il meglio che mi sarà possibile il
sembiante di mio fratello che, per quanto ella mi dice, è scancellato
dalla sua memoria, contando sulla sua grandissima indulgenza. Se il
giubilo loro fu grande all’avvenimento al trono di Ferdinando secondo
quanto sarà egli maggiore adesso che questo nuovo Re pare, almeno per
ora, effettuare le buone speranze che di lui s’eran formate. La gioia in
questa nostra città alla pubblicazione de’ decreti del 12 Gennaio è
stata grandissima e tutta si mostrò la mattina del 13 dell’istesso mese,
quando il Re andò al campo a passare la rivista delle truppe; al ritorno
ch’ei fece alla testa di esse il suo cavallo era circondato da una calca
di gente grandissima, tanto che egli era obbligato alle volte dimandar
la via colle mani: gli applausi e’gridi di Viva il Re erano generali,
su’ balconi tutti agitavano i loro fazzoletti, in una parola credo fosse
impossibile il farle più festa. Mi hanno detto ch’egli sia stato oltre
credere contento degli applausi ricevuti.
Mammà e Papà le fanno i
loro distinti complimenti, la prego di far l’istesso per me con tutti
gl’individui della sua famiglia. Desiderano anco d’esser rammentati alla
sua memoria Nicolino, la sig.r Ottavia, le mie sorelle e
particolarmente Cammillo, che non posso dirle quanto sia stato contento
nell’intendere ch’ella volea il suo ritratto.
Ed io pregandola di
conservarmi la sua affezione mi fo un pregio di dirmi
Di Napoli 2 Febbraio
1831
la sua aff.[ettuosissi]ma
e ubb.[idientissi]ma serva
Angelica Caracciolo |
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Appendice IV: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 22 Giugno 1831
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
4
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Signor consigliere
gentilissimo
Prima d’ogni altra cosa
mi convien dire non esser dipeso da volontà mia il non averle risposto
fin ora, ma sì da alcuni accidenti che me lo hanno impedito.
Se non piantassi questo
principio non avrei certo ardire di scriverle, pensando ch’ella
de’essere meco in collera per aver io sì lungamente indugiato a
ringraziarla della sua lettera cotanto gentile; ma quando ne avrà intesa
la cagione portando io sicura speranza ch’ella mi vorrà prestar fede
alla prima, mi farò animo allora d’esporle quello che mi ha privata del
piacere d’adempier subito il debito mio. Dee dunque sapere che quando la
sua lettera giunse a Napoli io non era qui ma in Roma dove Papà, Mammà
Lauretta ed io abbiamo fatta una corsa, e non la vidi prima che tornata
fossi in Napoli. Già m’accingea a risponderle quando mi sopravvenne la
scarlattina e morbillo insieme, che mi hanno lungo tempo tenuta a letto
senza consentirmi punto lo scrivere. Ora sono, a Dio grazie,
perfettamente rimessa, ma non ancora esco di casa, chè dicono ci voglia
molto riguardo per queste noiosissime malattie di pelle. Un viaggio ed
una malattia ecco quali sono gli ostacoli che mi hanno vietato di far la
risposta ad una lettera che non so dirle quanto mi sia stata grata e
della quale di tutto cuore la ringrazio.
Il mio soggiorno a Roma
è stato quanto breve altrettanto piacevole, primieramente per avere io
riveduto l’amabilissima Zia e le mie care cugine, e poi per avere
soddisfatta la gran curiosità mia di conoscere una città che a molti
riguardi è la più interessante d’Europa. Ne’ 12 giorni che ci fermammo
colà vedemmo quanto la brevità della dimora ci permise d’osservare, e
non poco mi rincresce di non aver potuto, per mancanza di tempo, pascere
l’occhio in tutte le sorprendenti gallerie di quadri e ne’ belli studi
de’ pittori.
Ella ben s’immaginerà
quanto effetto hanno dovuto produrre in me le bellezze della Roma antica
e moderna, e tanto più mi giova ciò credere quanto meno sufficiente
sarei a descriverglielo. Tre volte fummo a S. Pietro dove salimmo sin su
la palla, due volte al museo del Vaticano ed una a quello dal
Campidoglio; la Villa Panfilii è tra le cose di tal genere quella che
piacquemi oltremodo. Io sarei stata a Roma 2 o 3 mesi e più, tale era
l’incantesimo di quelle magnificenze; il giorno in che partimmo avevamo
appena passata la porta S. Giovanni ch’io ardeva tornare indietro, ed
anco adesso sentomi gran disio di star colà alcun tempo considerevole. E
qui parmi convenevol cosa di tacermi per non più noiarla con altre mie
inette ciarle. Mammà, Nicolino, Lauretta, la sig.a Ottavia le
presentano i più distinti ossequj, ed io pregandola raccomandarmi a
tutte le Signore di sua casa, mi dico qual sarò sempre per la vita.
Di Napoli 22 Giugno 1831
la sua aff.[ettuosissi]ma
e devot.[issi]ma serva
Angelica Caracciolo |
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Appendice V: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 4 Gennaio 1832
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
5
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Signor consigliere
gentilissimo
Non lascerò,
certamente, passare il giorno del suo nome senza dirigerle una mia per
augurarle ogni bene da lei più desiderato, e tutte le felicità ch’ella
merita; e con ciò credo dir tutto, poiché a lei per giustizia ogni
fortuna è dovuta. La prego a degnarsi di gradire questo mio augurio,
come quello che veramente parte dal cuore e più sincero del quale non
potrà mai ricevere.
Nel mese di Ottobre e
Novembre dello scorso anno ho avuto il piacere di godere della compagnia
di mio cugino Potenziani che insieme al signor Balducci, amico di casa
Potenziani, è venuto a passare qualche tempo in Napoli. Credo sia di
molto difficile il trovare un giovinetto di 15 anni più istruito, più
assennato e più avanzato per l’età sua che non è mio cugino. Egli era
incantato di Napoli e a gran pena l’ha lasciata per tornarsene a Roma.
Infatti credo, che per le bellezze della natura questa nostra città sia
da poche eguagliata e superata, forse da nessuna. Io benché ci viva, e
perciò abituata a tali bellezze, tutte però le sento e le apprezzo e
ringrazio il Cielo d’avermi fatta nascere Napoletana.
Spero, che ella e tutti
i suoi godano di perfetta salute. Noi qui stiamo tutti bene e la nostra
famiglia ve crescendo ogni giorno. Io ho già 4 nipotini, tre bambini e
un maschio, e ne avrei cinque, se la seconda ragazza di Carolina non
fosse andata a godere di miglior vita. Certamente che io finirò per
essere una di quelle Zie che hanno una trentina di nipoti.
Papà e Mammà, le mie
sorelle, i miei fratelli e la sig.a Ottavia distintamente
l’ossequiano, la prego a fare i miei complimenti alle signore di sua
casa e a conservarmi nella sua memoria
Di Napoli 4 Gennaio 1832
La sua e ubb.[idientissi]ma
serva
Angelica |
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Appendice VI: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 13 Giugno 1832
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
6
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Gentilissimo sig.r
consigliere
La sua pregiatissima
lettera de’ 25 Maggio mi è pervenuta giusto l’indomani del giorno del
nostro arrivo a Napoli e proprio quando io stava pensando di scriverle.
Non so dirle quanto io sia contenta di vedere che ella continua sempre a
serbare memoria di me, e quanto piacere pruovi di ricevere sue nuove,
specialmente quando son buone come l’ultime ch’ella mi ha date. Di
queste due cose la ringrazio di tutto cuore, e solo mi dispiace non
poterle esprimere tutta la mia gratitudine verso lei e quanto abbia cara
la sua preziosa amicizia. Nell’ultima mia lettera le dissi che Mammà
avea il progetto d’andare a Roma per un mese. Con mio grandissimo
piacere questo progetto si è realizzato e abbiamo passato circa due mesi
nella città santa. Non vi è stata sacra funzione alla quale non abbiamo
assistito; gli ultimi giorni della settimana santa eravamo tutto il
giorno o a S. Pietro, o alla cappella Sistina, o a S. Giovanni Laterano.
E ben comprendo ora come, per quell’epoca, si parta tanta gente da tutte
le parti del mondo per venire a Roma, chè quelle cerimonie sono a parer
mio sì belle, sì maestose, che son degne di esser vedute da tutto il
mondo. Benché Roma non fosse molto allegra in questo momento, a cagione
degli affari politici, pure lo era abbastanza per me e mi ci sono assai
divertita. E’ vero che la principale cagione del mio divertimento era lo
stare colla Zia e i miei cugini a’ quali voglio grandissimo bene, e non
è possibile che stando con esso loro io possa non essere contenta e
molto. La famiglia Potenziani è di poco meno numerosa della nostra. Zia,
sino ad ora, ha 6 figli, un maschio e cinque femine, e l’ultima non ha
che 10 mesi. Le due sorelle Saliceti non si potranno lagnare di
sterilità. Spesse volte colla Zia ho parlato di lei e un tal discorso
era ugualmente piacevole ad ambedue. Essa si è rallegrata con me della
fortuna che ho d’avere corrispondenza con una persona quale ella è, e mi
ha incaricato, la prima volta che le scrivea, di rammentarla alla sua
memoria.
Qui a Napoli non si ha
molto timore del cholera, e, specialmente da qualche tempo a questa
parte, anco poco se ne parla. Si son prese però tutte le precauzioni
possibili ed è stata creata apposta una commissione della quale fa parte
Papà. Se questo malore viene ad infestare l nostro paese, il che io non
credo punto, non sarà certo per mancanza di cure.
Avrei gran piacere per
loro che S.[ua] M[aestà] andasse a fare una corsa negli Abruzzi; ma sino
ad ora non si è mosso da Napoli né si sente molto parlare di questo suo
viaggio. Egli molto si occupa di tutto ciò che concerne il militare e fa
manovre senza fine. Da pochi giorni è tornato da Sessa, dove ha tenuto
il campo e dove, mi è stato assicurato, egli ha dormito per qualche
notte sulla paglia come un semplice soldato.
La prego, sig.r
consigliere gentilissimo, a rammentarmi a tutte le persone di sua
famiglia; Papà, Mammà, le sorelle, i fratelli, D. Tommaso, la sig.a
Ottavia di tutto cuore le si raccomandano. Mi conservi il suo
prezioso affetto e mi creda per la vita.
Di Napoli 13 giugno 1832
sua ubb.[idientissi]ma
serva e figlia
Angelica Caracciolo
[Indirizzo]
A Sua Eccellenza
Il Signor Consigliere
Melchiorre Delfico
Teramo |
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Appendice VII: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 29 Dicembre 1832
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
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Gentilissimo sig.r
consigliere,
Se ella come dice prova
piacere nel dirigermi i suoi caratteri nel suo 89 mo anno,
pensi qual gioia sia la mia di riceverli, poiché mi fan chiaro conoscere
essere sempre io presente alla sua mente; e anzi sono sì pieni
d’affezione che mi rendono certa ch’ella, senza mio merito, mi vuol bene
davvero, la qual cosa io riguardo come una delle più grandi fortune che
possa avere in questo mondo. Le dirò di più ch’io vada superba
dell’amicizia di una persona che da tutti sento sì giustamente lodare a
cielo. E a proposito di questo le racconterò una cosa accadutami in
questi giorni. Una delle figlie della marescialla Minutolo, colla quale
sono molto legata, fa collezione d’autografi delle persone più celebri
dei secoli passati e del nostro. Essa sapeva la corrispondenza che ho
con esso lei (chè io rendo informate quanti posso di una cosa che tanto
m’onora) e mi ha domandata una delle sue lettere per arricchire la di
lei collezione. Quantunque mi sieno tutte carissime non ho potuto
ricusare alla mia amica ciò che mi chiedeva: gliene ho data una e il mio
amor proprio è assai soddisfatto nel pensare che coloro i quali
conosceranno quella bella raccolta, vedranno che uno degli autografi più
interessanti è una lettera a me diretta e da Persona che mi dà
l’affettuoso nome di amica. La ringrazio di vero cuore di tutte le lodi
ch’ella mi dà; io sento di non meritarle; ma utili in gran parte mi sono
perchè accrescono in me il desiderio di diventare in avvenire quale ella
al presente mi crede. Intanto le auguro in occasione del prossimo
capodanno, epoca in cui si costuma passare a rassegna gli anni
lontani, tutte le felicità ch’ella merita a sì giusto titolo, e con
questo intendo augurarle tutti i beni che l’uomo può godere. Papà, Mammà
e tutti di mia famiglia le dicono altrettanto: la prego a raccomandarmi
a tutti di sua casa e particolarmente a D.a Checchina cui
sono molto tenuta della memoria che serba di noi. Mi conservi il suo
prezioso affetto che non ho cosa più cara a questo mondo.
Di Napoli 29 dicembre
1832
Tutta sua e sempre
Angelica |
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Appendice VIII: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 3 Marzo 1833
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
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Gentilissimo sig.r
consigliere,
Quanto fortunata mi
riputerei se potessi accettare il suo cortese invito chè il sentir … la
sua cara famigliuola sarebbe per me piacere più grande di quello ch’ella
si possa immaginare, ma le tante miglia che ci separano, purtroppo! Me
l’impediscono e non vi sarebbe che l’ippogrifo d’Ariosto che potrebbe
rimediare a questo ostacolo; ma tali bestiacce sono nel mondo
immaginario de’ poeti non al mondo nostro reale: perciò convien
rassegnarmi alla mia disgrazia che mi toglie il bene di passare qualche
bel momento con esso lei, e d’ammirare il merito comico de’ suoi
nipotini.
Intanto la prego ad
accettare i miei rallegramenti per l’accresciuta famiglia che de’ essere
ben numerosa e che non so quanto darei per tutta conoscere.
Chi sa se un giorno avrò
questo piacere!
Ella forse saprà che in
Napoli è stata una grande epidemia di morbillo: la nostra famiglia ne ha
sofferto come le altre ed ancora più delle altre, se si vuole aver
riguardo al numero degli ammalati. Io sono stata quella che ho dato il
cattivo esempio; dopo me si sono messi a letto quasi nel medesimo tempo
Papà, Laura, Cammillo e la nostra nipotina Doristella, poi Carolina e
Beatrice colla sua bambina. Ora siamo tutti perfettamente rimessi, e se
non usciamo ancora dalla stanza, è per quel riguardo che sempre si
richiede dopo le malattie di pelle; ma anco la nostra prigionia tocca al
suo termine. Tutti i nostri Morbilli sono stati assai benigni e poiché
par destinato che si dee avere questa noiosa malattia una volta in vita,
siamo ben fortunati d’aver pagato il nostro tributo a così buon mercato.
Si parla a Napoli d’un
viaggio del Re in Calabria, e prima io aveva inteso dire che lo farebbe
subito dopo Pasqua; ma ora probabilmente lo ritarderà di qualche giorno,
perché si crede che tra breve giungerà il Granduca di Toscana, il quale,
pare certo, sposerà la nostra Principessa D. Maria Antonia.
Godo di sentire che la
sua salute sia sempre buona, e gliel’auguro tale per lungo volger d’anni
e per lei e per consolazione di tutti coloro che la conoscono. Papà,
Mammà, le mie sorelle e’ miei fratelli si rammentano alla sua memoria:
mi raccomando a tutti gl’individui di sua famiglia e mi creda qual sarò
sempre
Di Napoli 3 marzo 1833
sua ubb.[idientissi]ma
ed aff.[ettuosissi]ma serva
Angelica Caracciolo |
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Appendice IX: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 20 Aprile 1833
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n.
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Gentilissimo Sig.
Consigliere
Non voglio tardare
neppure un momento a rallegrarmi per la Croce dell’Ordine di Francesco I
dal Re conferitale. In questo punto ne ho ricevuta la nuova e la
ringrazio della premura che ella ha avuta di darcela come di cosa che a
tutti noi ha recato piacere grandissimo. E potrebbe essere altrimenti?
Vedere il merito premiato è in se stessa cosa da cagionare piacere a
chiunque, pensi quanto dobbiamo essere contenti noi che la vediamo
premiata in persona sua. Mi fo una festa d’annunciarlo a tutte le
persone di mia conoscenza, e sono certa che quando si saprà ne tornerà
grande onore al Re, poiché tutti dovranno lodare assai quest’atto di
giustizia usato verso di lei.
S. M. come forse lo
saprà, è partita da Napoli l’11 di questo mese. In questo momento si
trova in Calabria ed è, credo, sul punto d’andare a Lecce; ho inteso
dire che il 10 di maggio sarà di ritorno a Napoli. I nostri morbilli,
di cui le ho parlato nell’ultima mia lettera, sono interamente finiti
grazie al Cielo, e siamo ben fortunati d’essere liberati da questa
noiosa malattia.
Mi raccomandi, la prego,
a tutti gl’individui di sua famiglia, e continui a volermi bene, che non
posso avere più niente al mondo che mi sia più grato.
Di Napoli 20 Aprile 1833
sua aff.[ettuosissi]ma
serva
Angelica
[Indirizzo]
A S. E.
Il Sig.r
Commendatore
Melchiorre Delfico
Teramo |
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Appendice X: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 17 Luglio 1833
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 10
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Gentilissimo sig.r
Consigliere,
Ho con molta pena inteso
dalla sua lettera ch’ella ha avuto de’ dispiaceri: voglio sperare che
questi non sieno stati cagionati da alcuna disgrazia accaduta a qualche
individuo della sua famiglia; ma non posso negarle che ne siamo in pena,
tanto che se non fosse il timore d’esser indiscreta pregandola di
rendermi informata di ciò ch’ella mi ha taciuto, le domanderei di farci
un po’ sapere quali sono questi funesti avvenimenti di che mi parla.
Ella sa il vero interesse che prendiamo a tutto ciò che la riguarda però
potrà comprendere quanto ci affliggiamo de’ suoi dispiaceri: io vorrei
che i suoi giorni n’andassero tutti felici, e così dovrebbe essere se la
bontà e il merito fossero sempre premiati, chè le belle qualità del suo
spirito e del cuor suo, non solo al pensar mio ma di tutti, meritano
larga ricompensa. Intanto mi rallegro che le contrarietà che ha avute
sieno finite, o almeno per finire, chè così mi appare dalla sua lettera
in che mi dice da qualche giorno sentirsi più vivo. Il primo Agosto nel
quale ricorre l’anniversario della sua nascita è giorno ben augurato per
la sua famiglia e per tutti i suoi amici fra’ quali sono certa non aver
noi l’ultimo posto. Io le auguro una buona festa e che cento volte
ancora torni a rivedere il primo giorno d’Agosto: ciò che scrivo ora a
lei lo domando sempre al Signore il più caldamente che posso.
Ella ha ben ragione di
dire che il commercio epistolare che corre fra me è cosa singolare
perché è veramente singolare che una persona qual è lei degni
spendere parte del tempo a trattenersi per iscritto con una ragazza di
niun merito come son io. E quanto io di ciò mi tenga onorato e quanto ne
sia contenta non le so dire. Ogni volta che ricevo una sua lettera provo
un vero piacere e ne fo parte a quanti posso perché così mi par diventar
presso degli altri persona di più importanza.
Mammà e Papà le mie
sorelle Nicolino e Cammillo le augurano una buona festa e tutte le
felicità da lei più desiderate. La sig.a Ottavia e D.
Tommaso sono tenuissimi alla memoria ch’ella serba di loro e le
presentano i lor più distinti ossequi. La prego a continuare a volermi
bene e a credermi sempre
Di Napoli 17 luglio 1833
la sua aff.[ettuosissi]ma
e dev.[otissi]ma serva
Angelica Caracciolo |
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Appendice XI: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 14 Settembre
1833
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 11
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Gentilissimo sig.r
Consigliere,
Io le sono tenutissima
della bontà ch’ella ha avuta di privarsi per me di due lettere di
persone che tanto onorano la nostra Italia. Elleno abbelliscono di molto
la mia collezione ed io le ho carissime per loro stesse e perché mi
vengono regalate da lei. Vorrei presto aver occasione di mostrarle col
fatto quanto le sia riconoscente della sua bontà ed amorevolezza verso
di me.
E’ stato a Napoli, il
mese scorso, Monsignor Muzzarelli, al quale ragionando di lei, mi disse
aver egli il bene di conoscerla se non di persona, come assai lo
desidererebbe, almeno per lettere e m’incaricò di richiamarlo alla sua
memoria. Egli è uno, fra tanti ammiratori del suo merito.
Il nostro giovine Re ci
dà ogni giorno motivo di viepiù ringraziare il Signore d’avercelo dato
per Sovrano. Egli ha fatto grazia della vita a quel tale frate Angiolo,
di cui certamente ella avrà inteso parlare, che l’anno scorso volea
mettere in rivolta il nostro regno felice che altro non desidera se non
che duri sempre lo stato attuale delle cose.
Questo nuovo atto di
clemenza del nostro Re ha qui cagionato un piacere grandissimo.
E di nuovo
ringraziandola a lei m’offro e raccomando.
Di Napoli 14 7: bre
1833
Angelica
[Indirizzo]
A S. E.
Il Sig.r
Commendatore
Melchiorre Delfico
Teramo |
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Appendice XII: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 27 Novembre 1833
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 12
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Gentilissimo sig.r
Consigliere,
Mi presento a lei piena
di confusione per essere stata sì lungo tempo senza rispondere a suoi
gentili caratteri, e voglio dirgliene subito la cagione, sperando che
quando l’avrà intesa vorrà scusare questa mia tardanza a renderle le
dovute grazie per la memoria ch’ella continua a serbare di me. E’ nostra
abitudine fare ogni anno un lavoro per la festa di Mammà che ricorre a’
25 di Novembre. Questa volta io m’era ridotta sugli ultimi giorni e il
mio lavoro era appena incominciato quando non ne mancavano che poche a’
25. troppo mi sarebbe dispiaciuto il non potere offrir nulla a Mammà
nella ricorrenza della sua festa, e però, affine di arrivare in tempo,
mi sono messa a lavorare quasi senza interruzione dalla mattina alla
sera. E sono giunta al mio intento. Ne sarei stata pienamente
soddisfatta se non avessi avuto il rimorso d’aver tralasciato di
ringraziarla della sua lettera amabilissima. Ora qui gliene domando
perdono colla dolce speranza che non mi sia difficile l’ottenerla. Ho
inteso con molta pena dalla sua ultima che la sua salute, nell’estate
passata, non è stata quale noi l’avremmo desiderata; ma quasi tutti poco
più poco meno hanno risentito l’influenza dell’inconstantissima
stagione. L’autunno però è stato bello e mi giova il credere che anco la
sua salute ne abbia goduto. Io ben sapeva essere uscito alla luce negli
Annali Civili un suo scritto perché ne avea molto inteso parlare, come
si parla di tutte le sue composizioni, con moltissima lode; tantoché ho
domandato che me lo facessero leggere e me l’hanno promesso da già
qualche tempo, ma ancora non l’ho avuto: l’aspetto con grandissima
impazienza e credo che forse me lo daranno questa sera.
A Napoli vi è stato, e
vi è ancora tuttavia una grande epidemia di grip; tutta la nostra
famiglia ne è stata esente sino ad ora e spero lo sia ancora in
avvenire.
La mia collezione
d’autografi cresce ogni giorno in bellezza. Mg.r Muzzarelli
me ne ha mandati moltissimi da Roma, e fra gli altri uno di Muratori.
Spero che fra qualche tempo la mia raccolta sarà fra le belle e questa
idea mi cagiona gran piacere. Mammà e Papà Laura Nicolino e la sig.a
Ottavia le si raccomandano. Ed io caldamente la prego a
conservarmi la sua affezione perché non vi è cosa che mi sia più cara.
Di Napoli 27 novembre
1833
sua aff.[ettuosissi]ma
amica e serva
A. Caracciolo |
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Appendice XIII: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 15 Gennaio 1834
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 13
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Signor Consigliere
gentilissimo
La prego a gradire in
occasione di questo nuovo anno l’augurio di tutte le felicità ch’ella
maggiormente desidera e creda che tale augurio parte da chi le è
sinceramente affezionato e desidererebbe sovr’ogni altra cosa avere il
bene di rivederla. E’ stata una gran sventura la mia che, quando era
piccola e non potea affatto valutare la fortuna ch’io avea di stare
spesso con esso lei, ella abitava nella stessa nostra città; ora che
potrei ritrarre tanto profitto dalla sua società e che mi sento un poco
più capace di appoggiarla, ora ella è tante miglia lontano da noi. Pure
nella mia disgrazia posso reputarmi fortunata poiché ella mi permette
ridirigerle i miei caratteri ed è tanto buona da onorarmi de’ suoi. Io
gliene sono riconoscentissima e non saprò mai ringraziarla abbastanza di
tanta bontà.
In questi giorni ho
avuto spesso occasione di parlare di lei colla Marchesa Melzi. E’ stato
un vero piacere tanto per Mammà che per tutti noi il fare la conoscenza
di persona così amabile, come pure suo marito e i suoi figli. I due
ultimi sono andati in Sicilia, ma il primo che ha la disgrazia d’essere
sordo del tutto è rimasto col Padre e colla Madre. Non so quanto tempo
si tratterranno a Napoli, in quanto a me desidererei che ci rimanessero
assai lungamente.
Mammà m’incarica di
farle i suoi più cordiali saluti. Laura Niccolino e Cammillo a
conservare il suo prezioso affetto
Di Napoli 15 gennaio
1834
alla sua aff.[ettuosissi]ma
serva
Ang: Caracciolo |
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Appendice XIV: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 22 Marzo 1834
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 14
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Gentilissimo signor
Cavaliere
La ringrazio di tutto
cuore d’avere con tanta gentilezza e sì prontamente parlato al Signor
Intendente della persona raccomandatale, e d’aver fatto avere così
presto a D. Casimiro de Nardis la risposta ch’egli desiderava. Ella non
lascia mai di darmi della sua somma cortesia e bontà per me; io gliene
sono oltremodo riconoscente e vorrei ch’ella mi porgesse l’opportunità
di mostrarglielo colle opere.
La mia indisposizione è
stata leggerissima ed ora godo perfetta salute, come pure tutti
gl’individui di mia famiglia: papà da pochi giorni è tornato da Firenze
dove insieme a Niccolino ha passato 15 giorni per affar della società
teatrale di cui egli è Presidente. Non so s’ella abbia inteso dire che
fra le tante società che si sono formate a Napoli ve n’è una che
principalmente s’incarica dell’impresa de’ Teatri Reali. Ma quello che
preme maggiormente a mio padre è lo stabilimento dell’Annunziata; egli
n’è Soprintendente, e perché la cosa veda bene vi spende le giornate
intere; infatti quelle medesime ragazze che un anno e mezzo fa non
sapevano affatto tener l’ago in mano, né leggere, né scrivere, ora
cuciono e ricamano sufficientemente bene ed imparano a leggere e a
scrivere col metodo di Bell e Lancastre. Se vi fossero un poco più di
denari quello stabilimento potrebbe andare assai bene.
Il Re, la Regina
giovine, il Principe D. Carlo sono partiti Giovedì notte per Roma dove
assisteranno alle funzioni della settimana santa e la settimana dopo
Pasqua ritorneranno. Il Principe e la Principessa di Salerno partiranno
Domenica. Questo viaggio del Re non si è saputo per Napoli che 2 ore
prima della sua partenza e con somma meraviglia di tutti quanti perché
niuna … s’aspettava. La Regina Madre avea lasciato Napoli da già qualche
tempo anch’ella sta a Roma per vedere le funzioni della settimana santa
e poi anderà a Firenze per assistere al parto della Granduchessa sua
figlia.
La prego a fare i miei
complimenti alla buona D.a Checchina e a tutti gl’individui
della sua rispettabile famiglia e a credermi sempre
Di Napoli 22 Marzo 1834
Sua aff.[ettuosissi]ma
amica e serva
Ang: Caracciolo |
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Appendice XV: Trascizione lettera di Angelica Caracciolo a Melchiorre Delfico
Napoli, 3 Maggio 1834
Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 20, f. 257, n. 15
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Gentilissimo sig.
Consigliere
Ho avuto carissimo che
la mia cugina Luisa, alla quale voglio tanto bene siasi procurato il
vantaggio di dirigerle i suoi caratteri, perché io fortunatamente per
prova quanto sia piacevole l’essere in corrispondenza di lettere con
lei; e già le ho scritto per seco congratularmene. Bramerei assai
ch’ella potesse vederla: se tutte le donne le somigliassero ella, sig.
consigliere, non avrebbe più che desiderare per quella metà del genere
umano che crede possa contribuir molto al bene dell’umanità, poiché mia
cugina unisce alle più belle qualità del cuore delle facoltà
intellettuali non comuni nel nostro sesso: infatti la sua istruzione è
maggiore di quello in donna suol essere, ma ciò non produce in lei quei
difetti che ordinariamente ne sono conseguenza da non potersi sì
agevolmente evitare; la sua modestia è forse più del sapere, né può mai
scorgersi da’ suoi discorsi nemmeno l’ombra del pedantismo; anzi è di un
naturale che chi la vede per la prima volta non la giudica per tale qual
ella è. Tutta poi quella famiglia è di tanto merito che credo non se ne
possa trovare una sola più degna d’amore e di stima.
La stagione è adesso qui
molto bella perché è finito il freddo e non è venuto ancora il caldo
forte dell’estate; voglio sperare ch’ella ne senta tutto il vantaggio e
che continuerò sempre ad aver buone notizie della sua preziosa salute.
Papà, Mammà, Laura e Niccolino desiderano essere rammentati alla sua
memoria. Mi voglia bene e m’abbia sempre per sua
Di Napoli 3 Maggio 1834
aff.[ettuosissi]ma ed
ubb.[idientissi]ma serva ed amica
Angelica |
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Appendice XVI: Trascizione lettera di Luisa Potenziani a Melchiorre Delfico
Roma, 5 Aprile 1834
Ubicazione del manoscritto: Biblioteca Provinciale
"M. Delfico" Teramo, Armadio Delfico - Epistolari, n. 24
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Stimatissimo Signore,
Un forte mal di gola
accompagnato da febbre ha obbligato mammà a starsene per varii giorni in
letto, e le ha tolto di vedere il suo sig. nipote prima di iersera. E
questi partendo subito, essa non può nemmeno scriverle per suo mezzo, e
darle nuove della nostra famiglia, come sarebbe stato suo desiderio. Ha
fiducia per altro che queste nuove non torneranno a Lei meno gradite, se
le vengono per lettera della sua prima figlia; e però m’impone di
scriverle, e di dirle quanto abbia avuto caro il parlar di Lei con suo
nipote, e con quanto piacere abbia inteso il suo bene stare in salute, e
come sieno sempre egualmente ferme ed invariabili quei sensi di stima e
di affezione che nutre verso di Lei. Né potea darmi più gradito
incarico: perché io, avendo inteso mille volte ragionare di Lei, e
sapendo che le mie cugine talvolta le scrivono, molto desiderava di
esserle in qualche modo particolarmente nota, e di presentarmele con una
mia lettera. Desidero ch’Ella segua come adesso a godere di buona
salute; non ardisco dire di conoscerla di persona, essendo per noi
troppo difficile e quasi impossibil cosa il fare un viaggio nel regno di
Napoli. E salutandola da parte de’ miei genitori, e d’ogni persona di
mia famiglia reputo a ventura il potermi segnare
Di Roma 5 Aprile 1834
Sua Dev.[otissi] ma
Serva
Luisa Potenziani
[Indirizzo]
A Sua Eccellenza
Il Signor Consigliere
Melchiorre Delfico
Teramo |
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Appendice XVII: Trascizione lettera di Luisa Potenziani a Melchiorre Delfico
Rieti, 13 Settembre 1834
Ubicazione del manoscritto: Biblioteca Provinciale
"M. Delfico" Teramo, Armadio Delfico - Epistolari, n. 32
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Di Rieti 13 Settembre 1834
Stimatissimo Signore,
Che la mia lettera
potesse recarle tanto piacere quanto Ella dimostrò nella sua risposta,
era cosa alla quale davvero non mi attendeva. E meco stessa me ne
congratulo e rendo a lei per tutte le gentili cose che mi scrisse quelle
grazie che maggiori si possono. Certo, s’Ella dice che le si permetta un
poco di vanità per essere all’età di novant’anni in corrispondenza
epistolare con due giovinette, noi pure anderemo superbe di far contento
colle nostre letture un tutore nonagenario delle nostre madri. E come io
provassi piacere nel ricevere la sua risposta non saprei dirlo ma mi
propongo di mostrarlo col fatto, dandole ogni tanto le nostre nuove, e
procurandomi così il bene di ricevere direttamente le sue. Né sono
troppo indiscreta chiedendole qualche sua lettera, poiché il
corrispondere cogli amici, per quanto Ella mi scrive, le giova di molto.
Ed io non posso fare a meno di rallegrarmi con lei, che essendo così
avanti negli anni, stia tanto bene di salute, e scriva in modo tanto
degno di ammirazione.
Dopo avere imitata la
mia cugina Angelica nello scriverle, avrei voluto seguire il suo esempio
anche in altra cosa facendo com’essa qualche ritratto di famiglia per
mandarlo a Lei; ma questa volta il bon volere non mi basta, poiché nel
disegno non ho studiato che un poco il paese. Mi contenterò dunque di
rammentarmi a lei con qualche lettera. Mammà le dice tante e poi tante
cose ch’Ella si può figurare e anche tutte le altre persone di nostra
famiglia mi dicono di presentarle i loro saluti. Noi siamo adesso in
campagna e vi rimarremo tutto il mese di Ottobre. Io desiderava di
leggere subito la sua lettera intorno alla Preferenza de’ sessi ma
dovetti stare un poco prima di averla; e quando la persona a cui l’avea
chiesta me la mandò, non venne in mia mano per un certo equivoco, e dopo
non la potei ritrovare. Appena tornata a Roma farò di riaverla e ne
proverò sicuramente molto piacere: qui sarebbe inutile il cercarne,
perché di libri v’è penuria. Certo che molte donne vi sono state
mirabili e ricchissime di cognizioni in ogni genere, e molte può
vantarne la nostra Italia; ma se fosse lecito su questo l’osservare
alcuna cosa, io direi che tutto più risalta in loro perché meno se
n’attende: altre occupazioni ed altre cure distraggono il più delle
volte anche quelle che si danno allo studio. Che seppure alcuna vi
dedica la maggior parte del tempo mi sembra verosimile che giunga a
tanto da sostenere il paragone di [ … strappo del sigillo] un
uomo il quale abbia realmente studiato di proposito e bene. Lasciamo
stare le eccezioni, che anzi confermano la regola.
Faccia di star sano e mi
abbia sempre nella sua grazia com’io desidero, e talvolta nella sua
memoria
Luisa Potenziani
[Indirizzo]
Al Chiarissimo Signore
Il Signor Consigliere
Melchiorre Delfico
Regno di Napoli
Teramo |
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