Ci sono sei meraviglie in Italia per cui un
viaggio vale la pena di esservi fatto. Indovinate? Roma, beninteso;
Venezia, è naturale; il Vesuvio, si poteva ben credere; Pesto – qui si
comincia a trovar originale, specie pei suoi tempi, il viaggiatore –; Ercolano e Pompei
– dato Pesto, si potrebbe dire che il resto
ne consegue –. E, finalmente e sopratutto, la Repubblica
di S. Marino! "che merita più di ogni altra ed è la meno conosciuta".
Il brav'uomo che esprime così originali e
motivati convincimenti merita almeno l'onore di un ricordo in questi
giorni in cui tutto ciò che riguarda Melchiorre Delfico affiora più
vivacemente alla memoria dei sammarinesi: è George Washington Erving
(1), diplomatico americano, che visse dal 1769 al 1850; e viaggiò in
Italia dall'ottobre del 1812 al 1813, quindi dovette entro questi brevi
limiti di tempo visitare la nostra Repubblica.
Non è vietato credere che ne avesse avuto
nozione o dal testo dell'Addison (2)
che certo dovette avere risonanza nel mondo colto dei suoi tempi e dei
seguenti; o da qualche rapporto di console americano (ricordiamo che sui
primi dell'ottocento gli Stati Uniti avevano in Ancona un Consolato che
poi fu soppresso); o attraverso relazioni parigine, tanto più che a
Parigi si parlò molto, a testimonianza di contemporanei, del messaggio
di Berthier, della missione di Monge e della corrispondenza napoleonica
del 1797 coi sammarinesi, nonché dei trattati del 1789 e del 1802.
(Forse non occorre ricordare che il 5 dicembre di quello stesso anno fu
ricevuto da Bonaparte il primo ministro residente di San Marino
residente a
Parigi, Francesco Apostoli).
Dallo stesso Erving abbiamo notizia di un
suo concittadino che si era recato a San Marino una quindicina di anni
prima di lui, dunque verso il 1797-1798. Chi era (3)? Tutto questo episiodietto di rapporti
sammarinesi americani varrebbe forse la pena di essere studiato un po'
più diffusamente, se non altro a titolo di curiosità.
L'americano è accolto a San Marino, con
grande cordialità e cortesia, dai fratelli Onofri (4), che gli riescono
subito simpatici (5), per il "sincero e profondo affetto" che dimostrano
alla Repubblica stellata, da loro considerata "con
rispetto e gratitudine, come il grande esemplare e conservatore dei loro
puri principii…né ho mai trovato in Europa, nemmeno fra i più
intelligenti visitatori degli Stati Uniti, gente che conoscesse così a
fondo le nostre istituzioni e i particolari amministrativi della nostra
costituzione e dei nostri rapporti con l'estero, sebbene nessuno dei due
fosse uscito dai confini della sua repubblichetta, salvo il maggiore che
era stato inviato a Milano a complimentare Napoleone in occasione della
sua incoronazione a Re d'Italia"…
Qui il visitatore risulta un pò scarso
d'informazioni: Antonio Onofri, oltre che a Milano nel 1805, era anche
stato a Parigi nel 1802, a preparare la strada per la nomina del
Ministro, col noto trattato.
Interessante invece la sua testimonianza
circa alla biblioteca Onofri "tra le private, la meglio fornita di
libri opuscoli e documenti d'ogni sorta, riguardanti l'America". (Anche questa è un'indicazione che
potrebbe essere seguita e approfondita da qualche giovane studioso di
buona volontà). Siamo nel periodo delle teorie che
seguono l'Enciclopedia e appassionano gli studiosi delle dottrine
politiche messe in valore dalla Rivoluzione e in rotta dal Dittatore; e
come l'Americano cercava in Europa e trovava a San Marino la conferma alla
sua tesi, così forse i Sammarinesi, che pure avevano avuto il trattato
di Lodovico Zuccolo (6),
cercavano in America "la città" più "felice". Infatti l'Erving stesso ci dice che le
ragioni della sua ammirazione per San Marino erano morali e politiche:
si compiaceva di aver trovato in San Marino "gli unici e autentici
repubblicani d'Europa".
Con l'occasione, Antonio Onofri – Don
Antonio, lo chiama l'Erving – offrì all'ospite una lettera di
presentazione per Melchiorre Delfico, che era già tornato a Napoli dopo
gli anni passati in Repubblica, e da tempo ormai aveva pubblicato il suo
opus princeps.
Infatti l'americano andò, ebbe in dono
dall'autore le "Memorie storiche", e non solo le lesse e le gustò,
ma se ne entusiasmò, "per lo spirito di imparzialità e di
filosofia" che ebbe a riscontrarvi, fino al punto da tradurle o
farle tradurre in
inglese, con animo di pubblicarle, impresa nella quale non consta agli
studiosi – per esempio Prezzolini che se ne è occupato – che riuscisse
altrimenti.
Dal viaggio a San Marino è rimasto invece,
scritto dall'Erving stesso, un modesto articolo – una dozzina scarsa di
pagine fitte – piuttosto pomposamente intitolato: History of the
Republic of San Marino, pubblicato nel sesto volume dell'American
Quarterly Review dell'anno 1829.
Vi è narrata la visita alla Repubblica e e
sono
esposte brevemente la storia, la costituzione, le condizioni di
popolamento della medesima.
A. A. Bernardy
E Melchiorre Delfico ahimè, vi si trova a
diventare Del Fico…
Diciamo, quanto meno Delfico. |