Adagiato
su un colle dell'alto bacino del fiume Volturno, a 700 metri sul livello del
mare, sorge l'antico centro di Langaria.
Questo è il nome col quale Longano, centro agricolo molisano, in provincia
d'Isernia, veniva menzionato nei Regesti angioini del XIV secolo.
All'epoca
angioina risale anche la più antica testimonianza pervenutaci di questo paese,
e più precisamente al 1269, data in cui Carlo d'Angiò lo concesse in feudo a
Bertrando Bucca.
Verso
la fine del XIII secolo, Longano passò alla famiglia Capuano. Con la morte di
Tommaso Capuano, avvenuta nel 1284, il feudo venne assegnato in dotario alla di
lui figlia Francesca, in occasione delle sue nozze con Filippo di Luparia, la
quale nel 1330 lo permutò con Morrone e Castiglione. Si successero quindi nel
possesso del feudo le famiglie d'Isernia, Gaetani, d'Evoli, Ruffo e
Spinelli. Nella seconda metà del XV secolo, Longano giunse ai Galeota; infatti,
secondo la testimonianza dell'Ametrano (1),
nel 1488 ne risulta titolare Niccolò Galeota.
La
prima metà del XVI secolo vide come nuovi signori di Longano i Perez, mentre
qualche anno dopo tornarono nuovamente in possesso del feudo i Gaetani. Camillo
Gaetani, nel 1541, vendé il territorio a Fabrizio del Tufo, col patto del
retrovendendo. Nel frattempo Niccolò Maiorana si era fatto cedere dai Gaetani
il diritto della retrovendita, che esercitò contro il del Tufo, e nel 1544 vendé
il feudo riscattato a Berardino di Somaya per la somma di 4500 ducati. Era
questa una famiglia originaria della Toscana che dette vari titolari al feudo
dei quali si ricordano: Berardino, che lo acquistò; Carlo che il 25 febbraio
del 1577 stipulo delle Capitolazioni con l'università; Berardino, vivente nel
1544; infine Isabella, ultima della famiglia, con la quale si estinse il
cognome, che sposò un de Franchis. Erede del feudo fu il figlio, Geronimo de
Franchis, che ebbe il titolo di Duca di Longano.
Tra
la seconda metà del XVII secolo ed
i primi del XVIII, si successero ancora nella titolarità del feudo le famiglie
Vigliena e Galluccio.
Dal
1744 il feudo di Longano passò ai de Filippis, nella persona del B.ne Antonio de
Filippis (1721 - +1799), che nel 1750 sposò Maria de Secada,
figlia di D. Francisco de Secada, che nel 1730, ottenne da Carlo VI d'Asburgo,
la concessione del titolo di Conte. Secondo titolare per Longano, di questa
famiglia, fu il Conte D. Trojano de Filippis, al quale successe il figlio D.
Gregorio.
L'ultimo
passaggio feudale è quello che vide subentrare, quale nuovo titolare del feudo,
per acquisto fattone dai de Filippis, Girolamo Zona. Gli Zona erano
originari di Zuni, vicino Calvi in provincia di Caserta. La famiglia si estinse
nel cognome con Giuseppina, figlia di Girolamo Zona, mentre il titolo di Barone
di Longano, passò, per anticipata successione materna (autorizzata con D.M. del
10 aprile 1911) al di lei figlio Dionigi Magliano di Aversa. Tra XVIII e XIX
secolo, anche Longano, come molti altri paesi del meridione, conobbe il fenomeno
del brigantaggio. Qui nacque un famigerato bandito dell'epoca, Salvatore
Fiocca.
Il territorio di Longano comprendeva altri tre feudi: 1) Santa Croce, piccolo
villaggio di cui non si ricorda l'epoca in cui venne distrutto, che prendeva
il nome dall'omonima chiesetta di cui restano solo i ruderi; 2) Sant'Erasmo,
altro piccolo villaggio distrutto, non si sa quando, nel corso della storia; nel
sottosuolo sono state rinvenute tombe d'epoca romana; 3) San Chirico, che
condivise le stesse sorti dei precedenti, e di cui si conservava memoria
nell'archivio della Curia andato purtroppo distrutto in un incendio durante la
rivoluzione del 1860.
Tra le chiese presenti nel territorio si ricordano la parrocchiale, dedicata a
San Bartolomeo Apostolo, Santa Maria della Libera, di patronato della famiglia
baronale Zona, i cui eredi ne fecero vendita in favore dei Veneziale, ed infine
la piccola cappella di San Rocco.
In
cima all'abitato, sulla sommità di un massiccio roccioso sono ancora visibili
i resti del castello medievale (foto sotto); ai suoi piedi si snoda il borgo vecchio del
paese.
Resti del castello medievale |
|
|
Tra
i personaggi che hanno illustrato Longano, si conserva la memoria di Angelo
Marinelli (n. 1765), figlio del Dr. Lattanzio e di Maria Tommasone, che
dedicatosi all'insegnamento, aprì a Napoli una scuola privata. In seguito
ottenne la docenza ufficiale nel Liceo di Alessandria ed in quello di Casale.
Con R.D. 28 gennaio 1808 gli fu conferita la cattedra di eloquenza
nell'Università di Napoli. Come testimonianza della sua attività scientifica
restano la "Propulsione al corso di Eloquenza" e la "Filosofia
dell'Eloquenza". Morì a Napoli il 26 marzo 1813 e fu sepolto nella Chiesa
di Santa Caterina a Formello.
Altro
personaggio celebre fu Diomede Marinelli, fratello del precedente (n. 1760),
laureatosi in medicina a Napoli nel 1782. Aveva l'abitudine di annotare
giornalmente tutti gli eventi più importanti che avvenivano nella Capitale,
ricopiandoli poi ordinatamente in libri, di cui raccolse ben dodici volumi.
Sfortunatamente solo gli ultimi due sono sopravvissuti al tempo e sono
conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Il Masciotta giunge ad
equiparare il lavoro di Diomede Marinelli, a quello che Giovanni Bouvat fece a
Parigi con il suo "Journal de Régence". Morì a Napoli il 14 agosto 1825.
Si
ricorda, infine, Gabriele Veneziale (Longano 1849 – Boiano 1910), uomo
politico. Fu Sindaco del comune natio dal 1874 al 1885, Consigliere provinciale
del Mandamento d'Isernia dal 1883
al 1901, Deputato provinciale dal 1885 al 1896, Deputato al Parlamento nazionale
per il Collegio di Boiano per tre legislature (XX, XXI e XXII), mandato che non
vide riconfermato nelle elezioni del 1909.
Attualmente
nello stemma comunale sono presenti, in campo azzurro sette spighe di grano,
moventi dalla punta, sormontate dalle lettere, L ed O (longus) ed in capo
dalla lettera A (ager), e da cinque stelle di sei raggi, (poste 2, 3) il
tutto d'oro. Precedentemente esisteva un'altra versione dello stemma nel
quale era raffigurato uno scorpione.
|