Note
storiche sulla famiglia Amorotti |
La famiglia Amorotti proviene da Notaresco, paese collinare situato
nella valle del Vomano in provincia di Teramo, che, di origine romana,
passò nel XIV secolo sotto i Duchi d’Acquaviva seguendone le sorti sino
alla loro estinzione avvenuta nel 1757. Nel 1806, con la nuova legge
amministrativa introdotta dal governo francese, Notaresco costituì uno
dei Circondari nei quali venne articolata la provincia teramana.
Il nome della casata Amorotti si evince dalla lettura del Catasto
Onciario del comune, formalizzato nel dicembre del 1752, nel quale è
riportato il nucleo familiare del "Magnifico" (1) Ciro Amorotti formato
da sette persone tra i quali è anche un chierico. Possiede "una casa
palaziata, con una stanza [dotata] di bregno (2) e caldara ed anche una
terza parte di trappeto da macina". Possiede animali ed estese proprietà
terriere anche nel territorio di Guardia Vomano, come si legge nel
relativo catasto comunale del 1742 (3). Da alcuni atti di stato civile
si viene a conoscenza che dal barone Ciro e dalla moglie Francesca, non
è segnato il cognome, nacque Vincenzo (1762?-1827) che sposò Virgilia
Devincenzi, figlia di Raffaele e Cristina Michitelli e dal loro
matrimonio discesero Luigi (1795-1860), Francesca (1797-1816) e Giuseppe
(1809-?).
Luigi seguì gli studi giuridici e fu giudice supplente presso il
Giudicato Regio del suo paese, lo si apprende da una "riservata" del 12
dicembre del 1821 avente per oggetto lo "Stato degli impiegati del
Circondario di Notaresco soggetti allo scrutinio della Giunta
Provinciale di Teramo", diretta all’Intendente e firmata dallo stesso
Giudice regio, nella quale si legge, inoltre, che fece parte della
Carboneria di Notaresco e che "negli ultimi tempi non era più
intervenuto alle sedute perché minacciato di morte" (4) E’ da segnalare
che il paese di Notaresco fu luogo di
particolare vivacità culturale e sensibilità politica, vi trovarono
infatti, terreno fertilissimo, le idee carbonare prima e mazziniane poi.
Molti i cittadini che aderirono ai moti patriottici risorgimentali e a
tal proposito si ricordano, tra gli altri, Ferdinando Forcella,
Innocenzo Sabatini, Ignazio Rozzi, i Mazzoni, i Nardini, i Romualdi, i
Devincenzi.
Luigi Amorotti fu socio corrispondente della
Società Economica, della quale fu presidente anche Gregorio De Filippis
Delfico, istituzione sorta nel 1810 per promuovere e migliorare le
tecniche agricole e per incrementare l’industria e il commercio. Nel
1830 la Società gli conferì l’incarico
di relazionare, ogni quindici giorni, circa lo stato delle campagne e
del raccolto, relazioni poi trasmesse, per il tramite dell’Intendente,
al Ministro degli Affari Interni in Napoli.
Il 27 luglio 1796 si unì in matrimonio a
Castiglione Messer Raimondo con Francesca Persio o Persii, figlia di
Antonio e Maria Giuseppa Sebastiani e dall’unione nacquero Antonio
(n-m1822), Giacinto (1823-1877) e Camillo (1825-1834).
Francesca Amorotti, sorella di Luigi, andò
sposa il 1° agosto 1816 a Muzio Muzii di Teramo, figlio di Giovanni
Battista e di Margherita Marozzi. Il Muzii era discendente dell’antica e
importante famiglia teramana nonché dell’illustre storico Muzio Muzii
(1535-1602). Nato a Teramo il 14 luglio 1797 studiò a Napoli
diplomandosi maestro di disegno, diploma che gli permise di tenere,
nella sua città natale, una pubblica e rinomata scuola (5).
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Sonetto dedicato a
Francesca Amorotti
Proprietà della Biblioteca Provinciale "Melchiorre
Dèlfico", Teramo |
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Trascrizione |
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Offro in pegno d’onor tai versi indotti
All’eccelsa Francesca Amorotti
Sonetto
Della tua luce al fulgido chiarore
Che fa della tua patria il ciel sì bello
Spesso, o Francesca, il guardo ammiratore
Spicco da lungi, e mi rischiaro in quello.
E veggio innanzi ad esso il tenebrore
Tutto sgombrar di questo secol fello,
Chè dove è sì bel sol sempre è fulgore,
Ov’è tal Donna è di letizia ostello.
E in la tua prole della nostra etade
Quasi rimiro accogliersi la gloria
Pel senno, pel valor, per la beltade.
Ben è ragion, se t’ave ormai fregiata
Del nome d’una età degna di storia
La patria tua di tant’onor degnata
Filippo de Francesco |
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Unico discendente in linea maschile della
famiglia Amorotti è Giacinto, sul quale le notizie sono veramente
esigue: di lui si sa che il 6 aprile 1848 sposò Agata Devincenzi dalla
quale ebbe Virgilia (1849-?), Domenico (1852-?) e Concetta (1857-1866) e
che, nel 1861, venne eletto nel primo consiglio comunale dell’Italia
unita, presieduto dal sindaco Giovanni Devincenzi.
Domenico si unì in matrimonio a Notaresco il 13 novembre 1886 con Luisa
Taccorini (6), zia per parte della moglie Adele Rossi (discendente da un
ramo Rossi dell’Emilia Romagna) di Giuseppe Mario De Filippis Delfico,
nipote di Melchiorre caricaturista e musicista.
Luigi Amorotti nato da Domenico e Luisa
Taccorini sposò il 21 settembre 1912 Maria, figlia di Raffaele Baldini
Palladini e di Fermina Calvi, benestante famiglia di Loreto Aprutino. La
"cronaca rosa" dei giornali dell’epoca quali il «Corriere Abruzzese» ed
il «Il Popolo Abruzzese» ne diede particolareggiate notizie a cominciare
dalla cerimonia civile, avvenuta il 19 settembre in casa della sposa, a
quella religiosa celebrata con molta solennità nella chiesa di S. Pietro
Apostolo, dalle toilettes delle signore presenti ai regali
ricevuti, dalle musiche delle bande di Loreto e di Pescina ai copiosi
dolci e gelati serviti a tutti gli invitati ed ai concittadini. Vennero
sottolineati i discorsi tenuti dall’Abate Di Vestea e da Giacomo Acerbo,
la presenza dei due grandi artisti, amici del Baldini Palladini, quali
Francesco Paolo Michetti (7) e
Costantino Barbella (8) e della
scrittrice milanese Adele Carnelli per terminare col descrivere la
partenza degli sposi per la luna di miele, diretti per alcuni giorni
nella villa di Castellamare Adriatico di proprietà Baldini, poi alla
volta di Sorrento (9).
Parole ed espressioni di augurio, quale segno di amicizia e
partecipazione alla felice circostanza nuziale, vengono edite ed offerte
agli sposi anche da Gaetano Panbianco, direttore de «Il Popolo
Abruzzese» (10).
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Agli sposi Barone Luigi
Amorotti e Maria Baldini Palladini Proprietà della
Biblioteca Provinciale di Pescara, coll. Misc.Ab. I 349 |
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Il Castelletto
Amorotti a Loreto Aprutino |
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Dal matrimonio nacquero a
Notaresco, tra il 1913 e il 1921 Emilia, Agata,
Domenico, Raffaele e Ada, ma gli interessi
economico-finanziari dell’Amorotti si trasferirono
lentamente dal paese di origine - dove nel 1946 il
palazzo baronale degli Amorotti venne abbattuto per
esigenze urbanistiche - a Loreto Aprutino. In questa cittadina, negli
ultimi decenni dell’Ottocento, Raffaele Baldini
Palladini aveva fatto costruire quel "castelletto",
oggi noto come "Castelletto Amorotti"- si dice
disegnato proprio dal Michetti, ma la notizia non ha
nessun supporto documentario - originale esempio di
abilità costruttiva e di versatile rilettura del
linguaggio medievale.
Ebbene in
questo edificio aveva impiantato uno dei primi
opifici oleari loretesi e con la bontà dei suoi finissimi oli rese
celebre e rinomata la sua Loreto varcando i confini
nazionali fin oltre l’Atlantico (ma anche i
frantoi dei Casamarte, dei Chiola, dei Ruscitti
emergevano nel panorama fieristico internazionale)
imponendosi con successo in numerose
rassegne olearie.
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Cartolina pubblicitaria Raffaele Baldini
Palladini |
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Per l’ Esposizione Universale di Parigi del
1889 ebbe anche un designer d’eccezione che
aveva progettato le bottiglie per l’olio, il suo
amico di sempre e carissimo: Francesco Paolo
Michetti.
Ed è nel Castelletto
Amorotti, sontuoso quanto singolare palazzo
nobiliare, incastonato nella cornice di un borgo
medievale, tra i più belli della regione, che il 14
maggio 2008 è stato inaugurato il Museo dell’olio,
ospitato negli stessi ambienti dove un tempo si
trovava il celebrato e premiato frantoio di Raffaele
Baldini Palladini.
Con Domenico e Raffaele Amorotti, deceduti senza
aver contratto matrimonio e quindi senza aver
lasciato discendenti, si estinse il ramo maschile
della famiglia. Dei figli di Luigi Amorotti, solo
Emilia (chiamata Mimì) sposerà, a Loreto Aprutino,
Gaetano Montani il 31 ottobre 1934. |
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Il Castelletto Amorotti a
Loreto Aprutino (via laterale e ingresso) |
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Il Castelletto Amorotti a
Loreto Aprutino |
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(1) Nei molti atti notarili
consultati presso l’Archivio di Stato di Teramo si è avuto modo di
notare che il titolo di "Magnifico", oltre ad indicare una superiore
dignità della persona titolata rispetto alle altre, era attribuito ai
nobili di qualunque Città o Terra, siano state esse infeudate o regie.
Usato anche per i medici e per i giureconsulti, non sempre era
attribuito in maniera rigorosa ed appropriata, anzi, col passare del
tempo, l’uso sempre più "inflazionato" ha portato allo svilimento del
titolo sino a determinarne la scomparsa.
(2) Grande vaso di doghe di legno, più largo in cima che in fondo,
dove si pigiava l’uva e si lasciava fermentare il mosto. In Statuti
del Comune di Teramo del 1440: testo originale ora per la prima volta
pubblicato con note e fac-simile da Francesco Savini. Firenze. Tip.
di G.. Barbera, 1889.
(3) Gabriele Di Cesare, Notaresco. Appunti di storia moderna e
contemporanea, Comune di Notaresco, 1989.
(4)
Archivio di Stato di
Teramo,
Polizia Borbonica, b. 284, f. 5.
(5) Il Muzii si era così distinto nella sua arte che, per
interessamento del ministro dell’Interno Giuseppe Zurlo, da cui
dipendeva l’istruzione pubblica, fu proposta l’apertura a Teramo di una
scuola di disegno, a spese del comune, che avesse per maestro lo stesso
Muzii. Accolta la richiesta, non senza qualche difficoltà, dal sindaco
Catenacci la scuola fu inaugurata il 17 maggio del 1811 e rappresentò
per lungo tempo un vanto per la città aprutina, perché, unica nella
regione, accoglieva molti giovani provenienti da altre città e province.
Alla sua notorietà ed al suo sviluppo contribuì successivamente
Pasquale Della Monica, che amico di Gregorio de Filippis Delfico, era
arrivato a Teramo per sottrarsi alle persecuzioni politiche in Napoli.
Muzio Muzii insegnò disegno anche presso il Real Collegio S. Matteo dal
1818 ma, presto ne venne destituito per motivi politici. Anch’esso,
infatti, aveva preso parte al nonimestre costituzionale del 1820-21, in
A.S.Te, Intendenza Francese, b. 95, f. 2259 e Intendenza
Borbonica, b. 49/a, f. 162. A Francesca Amorotti fu dedicato il
sonetto, qui pubblicato, scritto da Filippo de Francesco - del quale non
si hanno notizie biografiche – che è conservato presso la Biblioteca
Provinciale "M. Delfico" Teramo, Fondo Muzii.
(6) La famiglia Taccorini trae
le proprie origini da Giuseppe Laurenzii (ma si trova anche Laurenzij o
Laurenzj) e da Orsolina Paduani, dai quali nascono Domenica
(1758?-1814), Pietro (1758?-1817), Emidio (1761?-1817) e Carlo
(1754?-1815) che sposa Mariantonia, figlia di Felice Core entrambi di
Monsampolo (Ascoli Piceno) e dal loro matrimonio il 23 dicembre 1784,
nasce a Controguerra (Teramo), dove la famiglia si è trasferita,
Silvestro Laurenzii. Quando però il 29 novembre 1809 sempre in
Controguerra viene celebrato il matrimonio tra Silvestro e Anna Saveria
Ettorre (10.06.1786-19.02.1850), figlia di Pietro originario di
Migliaritto nel comune di Fermo (Ascoli Piceno) e di Maria Rosa Giordano
di Bozza nel comune di Atri (Teramo), negli atti dello Stato Civile
compare il cognome Taccorini, senza nessuna nota che dia una motivazione
di questo cambiamento. Il cognome Laurenzii ricompare nell’atto di
nascita dell’ultimogenita Teresa (1826) dove è scritto "figlia di
Silvestro Laurenzj" (unica dei figli ad avere questo cognome) e poi nell’atto di morte di Anna Saveria Ettorre del
19 febbraio 1850, dove scritto "moglie di Silvestro Laurenzii", ed in
una copia dell’atto di morte della stessa del 1854, allegato al
processetto matrimoniale del figlio Pasquale, dov’è scritto "moglie di
Silvestro Laurenzii detto Taccorini". Una ulteriore ricerca effettuata
sugli atti anagrafici porta ad individuare un atto di rettifica di
cognome datato 15 settembre 1858 su delibera del Tribunale Civile di
Teramo, di Rosa Taccorini, sorella di Silvestro, dove è scritto che
"Taccorini era un soprannome della famiglia Laurenzii, e che perciò tale
errore debba attribuirsi a puro errore". Silvestro muore a Giulianova il
13 novembre 1862 lasciando sei figli Maria Colomba (1811-?), Vincenza
(1815-?), Carlo (1819-?), Pasquale (1822-1862), Emidio (1823-?) e Teresa
(1826-?). Nel ramo che da lui deriva non si individua alcuna rettifica,
pertanto il cognome resta Taccorini per tutta la discendenza.
(7) Francesco Paolo Michetti, pittore
(Tocco da Casauria 2 ottobre 1851 - Francavilla al Mare 5 marzo 1929).
Studia pittura a Chieti e all’Istituto di Belle Arti di Napoli col
maestro Domenico Morelli ed a Portici ha contatti con il grande
innovatore delle tecniche fotografiche Mariano Fortuny (pittore,
scenografo, fotografo). Pur risentendo dell’influenza dei suoi maestri,
ha uno stile assolutamente originale. Partecipa con molto successo a
diverse esposizioni in Italia ma anche a Parigi Vienna e Berlino ed a
soli 29 anni è un artista di fama internazionale. Tornato in Abruzzo,
tra il 1880 e il 1885, fonda a Francavilla al Mare il famoso "Cenacolo",
dove si incontravano grandi artisti ed amici come Gabriele D’Annunzio,
Francesco Paolo Tosti, Costantino Barbella, Edoardo Scarfoglio, per
citarne alcuni. Stimato dal re Umberto I è chiamato a Roma ad eseguire i
ritratti del sovrano e della regina Margherita. Nel 1909 diventa
senatore del Regno.
(8) Costantino Barbella, scultore (Chieti
31 gennaio 1852 – Roma 5 dicembre 1925). Studia disegno nella sua città
e poi, nel 1872, con una borsa di studio, all’Istituto di Belle Arti di
Napoli con Stanislao Lista, dove nel 1878 è annoverato nell’albo dei
professori onorari. Legato per tutta la vita da affetto fraterno e da
profonda amicizia a Francesco Paolo Michetti, con lui partecipa a
moltissime esposizioni in Italia ed all’estero ottenendo preziosi
riconoscimenti e condividendone l’esperienza del "Cenacolo". Nel 1895 si
trasferisce con la famiglia a Roma per seguire da vicino le
realizzazioni delle sue opere e le fasi delle fusioni in bronzo, opere
esposte nei principali musei del mondo.
(9) «Corriere Abruzzese» 26.09.1912 e «Il Popolo Abruzzese»
29.09.1912.
(10) In occasione delle nozze tra Luigi Amorotti e Maria
Baldini Palladini, Gaetano Panbianco scrisse un testo augurale di cui
pubblichiamo l'immagine. Alla fine del primo rigo, coperto
dall'etichetta della collocazione bibliotecaria, è scritto "Trovan le
vie...". |
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