De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Epistolario

Orazio Delfico al padre Giambernardino e allo zio Gianfilippo

Lettera datata Verona, 1 ottobre 1789

Orazio Delfico scrive una lettera al padre Giambernardino e allo zio Gianfilippo dove, oltre alle notizie sulla salute del cugino Giuseppe Coletti, figlio di Elisabetta Delfico, unica sorella dei predetti e di Melchiorre, la quale si era trasferita a Verona per gli studi dei figli, parla delle colture che vi si trovano, della differenza del paesaggio veronese con il lombardo e della lavorazione e commercio della seta. Dà notizia, infine, dello zio Melchiorre che si trovava a Venezia dove aveva incontrato lo Spallanzani, il Codronchi e il Conte Savioli.

Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato di Teramo, Fondo Delfico, b. 24, f. 453/b, n. 4

A cura di Luciana D'Annunzio

Trascrizione

Verona 1 ottobre 1789

 

Sig. Padre e Zio Carissimi = Vi ringrazio delle consolanti notizie che mi date del vostro buono stato di salute lo stesso vi dico di me, di D. Berardo, di zia Elisabetta, e suoi figliuoli; solo Giuseppe che tornò da Padova, si trova tormentato da un reuma quasi generale, che invece di andare in meglio è andato in peggio; io non so quanto gli potrà durare ma voglio sperare che gli finisca presto, acciò prima di tornare a Pavia possa avere un poco di riparo, poiché il travaglio dè dolori l’hanno alquanto sfinito. Ho ricevuta la seconda di cambio della cambiale di ducati 103, ma non ne ò fatto uso poiché avevo ricevuta la prima, ed intanto non riscontrai subito D. Giuseppe Caselli, perché non l’aveva potuta cambiare; poiché dal primo mercante a cui mi portai che è detto il Sig. Erbisti non volle accettarla perché con quel Sig. Fratelli di Napoli disse non averci nessuno rapporto, e che quella firma non la conoscea. Mi ricordai poi che Zio Melchiorre avea conosciuto un altro mercante che è il Sig. Albertini, e mi portai da questo il quale l’accettò. Da questo secondo mercante col quale mi fermai a parlare per un poco sentii quanto guadagno porta il negozio della seta, e che in Verona entra annualmente un milione solo della non lavorata. I gelsi che sono per queste campagne sono innumerevoli, e quasi tutti tirano seta. Colla occasione che la mattina mi vado a fare una passeggiata in campagna ò avuto campo di vederla alquanto. Le viti sono coltivate come le nostre e tutte a capanne; i prati artificiali sono inferiori a quelli della Lombardia Austriaca. Gli alberi di ogni specie sono affollati per tutto, ed anche un po’ troppo. Le strade che conducono per i campi sono per lo più alberati da olmi, e altri alberi d’acqua, che ci toccano con la cima, e questo fa che si possano fare delle miglia in campagna sempre per l’ombra. In somma le campagne, sarebbero più belle quelle della Lombardia Austriaca, ma non sono così piantate, sono più abbondanti di prati, ma sono così piane che stancano la vista quando queste di Verona non cessando di aver le larghe pianure à anche delle amenissime colline. Di me non ò altro che dirvi che mi apparecchio ai nuovi studj i quali si avvicinano. Lunedì scorso ricevei una lettera di zio Melchiorre da Venezia, dove mi diceva che non si trovava molto contento di quel soggiorno. Vi trovò Spallanzani il quale ora è a Padova, vi trovò anche Codronchi, ed anche il Conte Savioli che avevamo conosciuto a Bologna. D. Berardo vi saluta come fa anche Giuseppe. Vi prego de miei saluti a tutti gli amici e resto baciandovi la mano.

 

[Indirizzo]

A Sua Eccellenza

Il Sig. Gian Bernardino Delfico

Presidente della Regia Camera della Sommaria

Macerata Ascoli per Teramo