Verona 1
ottobre 1789
Sig.
Padre e Zio Carissimi = Vi ringrazio delle consolanti notizie che mi
date del vostro buono stato di salute lo stesso vi dico di me, di D.
Berardo, di zia Elisabetta, e suoi figliuoli; solo Giuseppe che tornò da
Padova, si trova tormentato da un reuma quasi generale, che invece di
andare in meglio è andato in peggio; io non so quanto gli potrà durare
ma voglio sperare che gli finisca presto, acciò prima di tornare a Pavia
possa avere un poco di riparo, poiché il travaglio dè dolori l’hanno
alquanto sfinito. Ho ricevuta la seconda di cambio della cambiale di
ducati 103, ma non ne ò fatto uso poiché avevo ricevuta la prima, ed
intanto non riscontrai subito D. Giuseppe Caselli, perché non l’aveva
potuta cambiare; poiché dal primo mercante a cui mi portai che è detto
il Sig. Erbisti non volle accettarla perché con quel Sig. Fratelli di
Napoli disse non averci nessuno rapporto, e che quella firma non la
conoscea. Mi ricordai poi che Zio Melchiorre avea conosciuto un altro
mercante che è il Sig. Albertini, e mi portai da questo il quale
l’accettò. Da questo secondo mercante col quale mi fermai a parlare per
un poco sentii quanto guadagno porta il negozio della seta, e che in
Verona entra annualmente un milione solo della non lavorata. I gelsi che
sono per queste campagne sono innumerevoli, e quasi tutti tirano seta.
Colla occasione che la mattina mi vado a fare una passeggiata in
campagna ò avuto campo di vederla alquanto. Le viti sono coltivate come
le nostre e tutte a capanne; i prati artificiali sono inferiori a quelli
della Lombardia Austriaca. Gli alberi di ogni specie sono affollati per
tutto, ed anche un po’ troppo. Le strade che conducono per i campi sono
per lo più alberati da olmi, e altri alberi d’acqua, che ci toccano con
la cima, e questo fa che si possano fare delle miglia in campagna sempre
per l’ombra. In somma le campagne, sarebbero più belle quelle della
Lombardia Austriaca, ma non sono così piantate, sono più abbondanti di
prati, ma sono così piane che stancano la vista quando queste di Verona
non cessando di aver le larghe pianure à anche delle amenissime colline.
Di me non ò altro che dirvi che mi apparecchio ai nuovi studj i quali si
avvicinano. Lunedì scorso ricevei una lettera di zio Melchiorre da
Venezia, dove mi diceva che non si trovava molto contento di quel
soggiorno. Vi trovò Spallanzani il quale ora è a Padova, vi trovò anche
Codronchi, ed anche il Conte Savioli che avevamo conosciuto a Bologna.
D. Berardo vi saluta come fa anche Giuseppe. Vi prego de miei saluti a
tutti gli amici e resto baciandovi la mano.
[Indirizzo]
A Sua Eccellenza
Il Sig. Gian Bernardino Delfico
Presidente della Regia Camera della Sommaria
Macerata Ascoli per Teramo |