Pavia 9 marzo 1789
Padre e zio Carissimi = Ieri in casa Botta dove era stato a pranzo
con zio Melchiorre, ricevemmo due vostre, e con piacere sentimmo il
vostro buono stato di salute, come posso dirvi di tutti noi. Mi reca
veramente meraviglia come cinque lettere scritte da noi consecutivamente
l’una dopo l’altra si siano attrassate in maniera che la prima à
aspettata la seconda, questa la terza e siano poi giunte tutte insieme.
Qui già le scuole si son ricominciate fin dal primo Lunedì di
Quaresima, come parmi avervi accennato nella mia che vi scrissi in
passata, ed alla fine si son già cominciate le esperienze fisiche; ma
solo dal Cavalier Volta; Barletti si dice che comincerà il Lunedì dopo
la Domenica in Albis. Sabato adunque fu il primo giorno delle
esperienze, che incominciano dalle qualità dell’aria atmosferica.
Veramente non cominciano qui quelle che lui à spiegate in scuola, ma
dalle diverse combinazioni delle sostanze, delle attrazioni di ogni
genere, fermentazioni, inalzamento dei fluidi per tubbi capillari, che
come vedete sono più esperienze Chimiche che Fisiche; ma io avrò campo
di vederle quest’altro anno dal Sig. Noccetto, che le fa in casa ma dove
a un piccolo laboratorio. Le esperienze adunque di Volta si ridussero la
prima, a mostrare che tutti i corpi sono circondati da una sostanza
corporea (…) l’aria, che questa sia fluida che sia pesante, e che a tal
motivo si sostengano i fluidi in vasi rovesciati con l’orificio stretto
perché non si sostengono in vasi con l’orificio largo e viddi due belle
macchine Pneumatiche l’una più composta, e più spesosa, l’altra, più
semplice più servibile, e meno spesosa, dico più servibile perché non
solo serve per rarefare l’aria che si contiene nella campana, (…) di
questo si volesse addenzarla, si può anche fare collo stesso giuoco del
medesimo pistone, voltando semplicemente la chiave. Questa macchina
lavorata qui potrebbe costare circa 30 ducati. Non so qual altro giorno
il detto professore abbia scelto per far le altre esperienze, e credo
che muterà anche l’ora, perché se portano un poco alla lunga si perde la
lezione di Barletti come è succeduto la prima volta. Avanti ieri fui con
D, Berardo all’orto botanico che veramente ci è da vedere, non già per
le piante, ed erbe che sono sparse qua e là per il giardino, perché
poche son quelle piante che qui si tengono allo scoperto (parlo delle
piante da giardino) ma nelle stufe che veramente sono ben fatte, vi si
vede una grandissima quantità di piante esotiche.
Oltre delle canne del zuccaro, del cacao, del pepe, delle palme, ed
infinite altre, ci è il cafè, il quale produce i suoi frutti sino alla
maturità, e (…) ne era una pianticella, che un vecchio giardiniere che
ci mostrava le piante, e ci diceva i nomi, mi disse che era figlia d’un
acino di cafè della pianta grande. Quest’altro anno spero di fare questo
studio, ma non andrò alle lezioni del Professore che è quello stesso
della Chimica, che è generalmente riputato molto strano, ma andrò dal
Sig. rizotomo Scannagatti, che ne è il ripetitore, e custode dei
giardini. Ho piacere che il gelo costì non abbia fatto molto male, qui
sono giunti gli alberi nel gran freddo a crepare; ma è stata detta
questa notizia in relazione di pochi; non so se ancora ànno scoverte le
viti per vedere che cosa gli à fatto il gelo; poiché qui vi è il
costume, di metterle distese per terra, e rincalzarle di zolle e
ristoppia, perché in altro caso nell’inverno perirebbero sempre. Nelle
stufe che vi ò nominate di sopra ò vedute delle piante che da noi stanno
sempre allo scoperto, e che qui non vi viverebbero, queste sono la gazia,
quelle viole gialle che costì vencono generalmente chiamate fiori della
pasqua e nascono sopra i muri.
D. Berardo vi saluta, e ringrazia, zio Gianfilippo, e dice che
aspetterà i suoi favori, ed io pregandovi de miei a tutti gli amici
resto baciandovi le mani.
[Indirizzo]
A Sua Eccellenza
Il Sig. D. Giambernardino Delfico
Bologna per Ascoli
Teramo |