De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Per Caterina Delfico

di Claudia Malpeli e Vanna Tabarini

Sono trascorsi più di duecento anni da quando San Marino fu teatro di questa storia, che ha visto come protagonisti  alcuni membri dell'illustre famiglia teramana, Delfico, che su queste libere, aspre rocce aveva cercato riparo.

Percorrendo le strade del centro storico possiamo solo provare ad immaginare cosa e come potevano vivere allora questi esuli. Sicuramente in Repubblica erano stati ben accolti e a testimonianza di ciò parlano i fatti e le affettuose parole che Melchiorre Delfico esterna nelle sue innumerevoli carte.

I Delfico avevano trovato ospitalità in un palazzo distante pochi metri dal Pianello (Piazza della Libertà), casa Ramelli. Ancor oggi sulle mura esterne dell'abitazione possiamo leggere la lapide commemorativa . Da alcune lettere che zio Melchiorre scriveva ad uno de suoi tanti corrispondenti fuori confine, sappiamo che era una casa in cui facilmente penetravano gli spifferi dei freddi venti invernali, che dal mare o dai monti raggiungevano l'alta vetta. In questa casa Melchiorre vi abitava insieme al nipote Orazio, figlio del fratello Giambernardino, alla di lui giovane moglie Diomira Mucciarelli ed alla piccola,  adorata Caterina.  

Il legame tra la famiglia teramana e quella ospitante, col tempo, divenne tanto stretta, al punto che Ramelli accompagnò Delfico fuori confine, quando questi divenne consigliere di stato sotto il governo di Giuseppe Bonaparte. Ma prima di allora, un primo saldo vincolo tra le due famiglie si creò quando la nipote Diomira Mucciarelli, il 26 settembre del 1801 fece da comater, da madrina, al battesimo della figlia di Ramelli, la piccola Maria Magdalena Diomira. 

Melchiorre vi aveva cercato rifugio  alla fine del diciottesimo secolo, nel 1799, durante un periodo caldo come quello che fece seguito alla Rivoluzione Francese. Di Orazio Delfico invece, sappiamo che ...dopo un lungo e penoso peregrinare…raggiunse lo zio Melchiorre nel suo rifugio di San Marino verso la fine del 1800. Più tardi arrivò la moglie Diomira con la figlioletta nata nel marzo 1799 durante la prigionia dei Delfico nel loro palazzo ov'erano rinchiusi "per soli sospetti di aver sostenuto la buona causa…"  

San Marino si configurava allora come un'eccezione, un'anomalia rispetto alla Storia. Nella realtà, la storia di questo paese non è un'alternativa, ma una storia parallela ed estraniarsi da quanto avveniva fuori i confini fu una scelta quasi obbligata e favorita da più combinazioni: la collocazione geografica dello stato ed una povertà che non suscitava le bramosie di nessuno. Questo rinchiudersi in se stessi da parte del popolo sammarinese ha favorito il mantenimento della libertà ma in cambio ha mantenuto sicuramente il paese in una condizione di arretratezza politica, culturale ed economica. 

Detto ciò non ci è dato sapere la causa precisa del perché Melchiorre Delfico fu seguito fin quassù dall'amato nipote. Orazio  è sempre stato nel cuore di Melchiorre che lo aveva accompagnato e seguito nella sua istruzione scientifica e che lo aveva affidato alle cure del carissimo amico Alberto Fortis, illustre personaggio del panorama scientifico-naturalista del XVIII sec. Nonostante il ritiro tra questi monti, sappiamo da una lettera di Delfico datata 4 dicembre 1800 che Orazio si manteneva attento alle scoperte scientifiche attraverso la stampa, forse poca, che giungeva in Repubblica. Egli, infatti, si mostra desideroso di conoscere tutto ciò che riguarda una nuova scoperta di procedura per ottenere l'acido vitriolico. Per il resto, purtroppo non abbiamo molte notizie di come occupassero il loro tempo.

Questo fino al giorno in cui la loro vita fu attraversata da un lungo tragico avvenimento. A seguito di un anno in cui la carestia toccò picchi vertiginosi, tanto da costringere gli abitanti del Titano all'utilizzo alimentare delle ghiande, fece seguito una forte ondata epidemica di tifo. Dal 1801 l'epidemia mortale serpeggia tra i sammarinesi, forse anche in relazione agli spostamenti delle truppe napoleoniche. Un editto del 10 novembre 1804 mette in guardia contro la "febre e morbo contagioso" e ordina a tutti gli osti, albergatori e qualunque persona a denunciare ai Signori Capitani reggenti qualunque forestiero di recente pervenuto…e proibisce l'introduzione in città, borgo…di qualsiasi persone, animali, merci…provenienti dalla Toscana.  Nonostante le misure di sicurezza il tasso di mortalità, in territorio, si mantiene alto per tutto il decennio.

Ma torniamo ai Delfico.

Da una lettera che zio Melchiorre, costernato, scrive all'amico Fortis in data 1 ottobre 1801, riusciamo in parte a ricostruire i fatti accaduti. Diomira, in dolce attesa del secondo figlio, verso la metà di Agosto si ammala di una febbre putrida. Al suo capezzale accorre il dott. Rosa, amico e medico riminese, il quale sicuramente consigliò l'allontanamento della piccola Caterina dalla madre.

Le condizioni di Diomira andarono peggiorando tanto che i parenti ritennero di doverle fare somministrare l'estrema unzione.

Separata dalle persone che amava, dopo il lungo periodo di clausura e di abbattimento, il vento della speranza, levandosi aveva acceso una febbre ed una impazienza che le toglievano ogni padronanza di se stessa; una sorta di panico la prendeva al pensiero che forse, sì vicina alla meta, poteva morire, che non avrebbe più riveduto le persone dilette e che non sarebbe stata ricompensata delle lunghe sofferenze.

Le assidue cure del dottore giovarono e le condizioni della giovane Diomira andarono migliorando…ma a quel

punto fu la piccola Caterina a mostrare i primi segni del morbo. Per lei, purtroppo, le cose ebbero un diverso corso, tanto che la piccola morì.

Gli archivi della piccola Repubblica e quelli della parrocchia  della Pieve non riportano notizie precise di questo triste fatto. Purtroppo per un buon numero di anni sui libri parrocchiali non sono stati registrati  i morti entro il quinto anno di età ed il nostro caso rientra in queste circostanze. Alcuni documenti consultati fanno supporre che il piccolo angioletto possa essere stato seppellito nella vecchia Pieve, anche se né lapide né iscrizioni ricordano la sua presenza e la sua memoria.

I cimiteri europei sono nati sostanzialmente nell`Ottocento, quando si proibì la sepoltura all'interno delle città. Fino ai primi decenni dell`Ottocento, la consuetudine era quella di seppellire i morti nelle chiese o in zone circostanti comprese nei centri abitati. Ciò aveva delle ripercussioni igieniche e sanitarie piuttosto evidenti. Così, un famoso editto napoleonico, Saint-Cloud del 1804,  impose la fine delle sepolture nelle chiese e la costruzione di grandi cimetières fuori dai centri abitati. A San Marino solo nel 1822 viene reso noto che …nel cimitero di questa Chiesa Plebale rimangono insepolte le ossa dei defunti Concittadini in maniera che si sono vedute frequentemente trasportate altrove dai cani…Il Generale Consiglio …decretò che si provvedesse…colla costruzione di un nuovo cimitero nel luogo creduto più adatto e nella maniera più conveniente…

Caterina, però, potrebbe essere stata sepolta nella piccola chiesa del Crocifisso, chiesa dedicata a San Rocco, il Santo degli appestati.

La piccola chiesa, ubicata fuori la cinta muraria, è un edificio sito  lungo la strada "della Ripa"che collega Città con Borgo Maggiore, antico Mercatale.

Si ha menzione della esistenza di questa chiesetta negli antichi catasti del settecento.  Come tutte le cappelle dedicate a San Rocco, probabilmente, venne edificata per devozione al Santo protettore della peste.

Essa…per la sua dolce umiltà…è tanto cara alla popolazione.Questa chiesa è maggiormente cara al popolo perché in essa sono sepolte decine e decine di spoglie di contagiosi morti di peste nel 1540-1549-1630-1656 ed in tutte le altre epidemie che posteriormente colpirono il paese (1).

A tale proposito è interessante ricordare che all'interno dell'edificio vi è una lapide che ricorda che quel luogo è stato un luogo di sepoltura della vittime delle epidemie che afflissero la Repubblica per circa 200 anni "Qui nella pace di nostro Signore riposano le vittime delle epidemie che funestarono il paese del 1621 al 1835 dai fedeli invocando la prece".

Diomira a causa dell'immenso dolore per la scomparsa della piccola fu colta da doglie di parto, come descrive accoratamente zio Melchiorre.

Nacque prematuramente Marina "la piccola repubblicana" come la chiama affettuosamente zio Melchiorre, battezzata nel dì 27 settembre 1801.

Ecco quanto è riportato nell'antico registro dei battesimi conservato nell'Archivio della Pieve di San Marino:

"Catharina Marina, Anno D[omi]ni 1801 die v[ero] 27 septembris Reverend[issi]mus D[omi]nus Archip[resbyte]r Marinus Mercurj Coadiutor baptizavit Infantem natam ex Nob[ilibus] D[omi]nis Oratio Delfico Terami in Aprutio, ac Diomira Mucciarelli Conj[uge] cui nom[inata], ut sup[r]a comater fuit Nob[ilis] D[omi]na Catharina Angeli huius Paroeciae"

Marina lasciò ben presto la piccola Repubblica. Diomira sua madre continuava a stare male, la sua salute era in pericolo ed il medico consigliò alla piccola famiglia un trasferimento in luogo più adeguato.

Cresciuta la giovane donna andò in sposa al nobile Gregorio De Filippis conte di Longano da cui ebbe ben 9 figli. Di lei si ha ulteriore memoria a San Marino quando nel 1855 "penetrata la disgrazia sofferta dalle giovanette Marina e Caterina Gobbi in Bollini (figlie di Maria Magdalena Diomira Ramelli?), per la perdita della loro progenitrice…" ella tramite Filippo Belluzzi, invia loro una moneta di 5 scudi "onde poter soccorrere a qualche loro principale bisogno…"

Questa non è che una delle tante piccole storie che hanno contribuito alla Storia di noi tutti e del nostro Paese.

Forse le cose non sono andate esattamente come narrate, ma pochi sono gli elementi con i quali effettuare una più precisa ricostruzione.

Cosa importante è ricordare che un angioletto di nome Caterina Delfico riposa nella nostra terra. Zio Melchiorre non solo ci ha consegnato alla Storia con le sue Memorie, ma ci ha affidato un pezzetto del suo cuore.

Forse vale la pena ricordare questa storia, perché ognuno di noi si possa arricchire con un elemento in più del passato nella costruzione del proprio futuro.

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(1) Il popolo sammarinese 16 nov. 1930  "Cronaca cittadina  Storia di una piccola chiesa".

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Caterina Delfico, prima figlia di Orazio e Diomira Mucciarelli, nacque a Teramo nel marzo 1799 e morì a S. Marino in  Settembre 1801. Per quanto riguarda l'atto di morte di Caterina, gli autori dell'articolo hanno riscontrato che per un buon numero di anni i registri parrocchiali non riportano i morti entro il quinto anno di età. Per questo, nell'elenco visionato nell'archivio della Pieve, non figura il nome di Caterina. Pubblichiamo con affetto questa bellissima ricostruzione storica di una vicenda non a tutti nota  ringraziando sentitamente gli autori ai quali ci sentiamo vicini per il legame che lega la gloriosa Repubblica di San Marino alla famiglia Delfico (Nota di Massimo De Filippis Delfico).