TROIANO DELFICO DE FILIPPIS (*)
Figlio di Gregorio De Filippis, possidente, e Marina Delfico, nato a
Teramo il 24 luglio 1821, coniugato con Bianca Casamarte, morto a
Montesilvano, Teramo – oggi Montesilvano, Pescara - , il 9 maggio 1908
Conte di Longano; nobile di San Marino; patrizio di San Marino.
Curriculum
Possidente
Pittore
Maggiore comandante della Guardia nazionale di Teramo dal 1860; socio
fondatore della deputazione di storia patria negli Abruzzi dal 1888;
socio della Deputazione di storia patria di Napoli; socio fondatore
della Società nazionale "Dante Alighieri"
Onorificenze
Decorato dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia
Cariche politico-amministrative
Consigliere comunale e provinciale di Teramo
Servizi bellici
Volontario, moti del 1848
Senato del Regno
Nominato il 15 febbraio 1880, cat. 21, conv. 19 luglio 1880, giur. 15
novembre 1880
Atti parlamentari - (...)
Giuseppe Manfredi Presidente
Signori Senatori! Durante la sospensione delle nostre sedute, la morte
ci ha rapiti due colleghi, […] Sull’aprico colle di Montesilvano,
ridente terra abruzzese in quel di Teramo, nel suo palazzo avito, in
mezzo a campi ubertosi, viveva ridotto a vita privata ed agricola, sotto
il peso degli anni gravi, per cui da qualche tempo non era ricomparso
fra noi il nostro collega marchese Troiano Delfico e Filippis conte di
Longano; modestissimo nel lustro antico del casato, e nella devozione
dei conterranei ond’era circondato, pure portando rinomanza di studioso
e scrittore di soggetti sociali, pur anche ornato di cultura artistica.
Nulla avendo mai ambito per sé, a nulla più aspirava; soddisfatto del
dovere adempito verso la patria e del bene operato; pago di vedere
l’Italia risorta, libera ed una, qual fu l’anelito della sua giovanile
età, in cui l’aveva veduta divisa e serva. Ma perduta la dolcezza
domestica, quando nel marzo esalò lo spirito la compagna de’ suoi
giorni, la forte fibra del vegliardo sull’ottantasettesimo anno piegò,
ed alla diletta si ricongiunse al di là di questa vita il 9 del corrente
maggio. Il tumulo in Teramo, nella cappella gentilizia, dirà che il
marchese troiano non fu degenere dagli illustri antenati: da quel
Melchiorre, ingegno colto e fecondo, storico, pubblicista, economista e
scrittore anche in giurisprudenza e lettere; che fu assessore militare
della Provincia di Teramo nel 1790, governò gli Abruzzi per la
Repubblica partenopea, poi esule ebbe cittadinanza in S. Marino;
rimpatriato nel 1806, fu presidente delle cose interne nel Consiglio di
Stato, promotore di utili istituzioni; da quel Melchiorre, di cui fu il
primo appello per l’unità italiana, appello diretto a Napoleone il
grande, e che la rivoluzione del 1820 ebbe capo della giunta provvisoria
di governo. Degno suo nipote il nostro, fu ardente quanto lui di amore
di patria e di libertà, partecipò ai moti liberali abruzzesi con il
fratello Filippo e combatté da prode nel 1848 e 1849. La reazione
borbonica lo condannò nel capo; scampò la vita, rifugiando in Grecia,
insieme al detto fratello ed al iuniore Melchiorre; ma la confisca lo
costrinse nell’esilio a guadagnarsi il pane e campò dando lezioni di
musica e pittura.
Ancora da lontano l’esule, quando poteva, teneva viva la cospirazione
patria nella regione nativa; e, rimpatriato nel 1860, festeggiato ed
elevato sulle cose pubbliche locali, fu di quel novero egregio, cui
appartennero i Tommasi, i Devincenzi, i De Blasiis, gli Acquaviva, i De
Virgili, con i quali si pose a propugnare le idee liberali unitarie; e
con quegli accorti ed arditi adoperò efficacemente ad aprire nel 1861al
Re liberatore il passo del Tronto, attraversato dalla reazione e dal
partito repubblicano. La resa della fortezza di Civitella del Tronto,
piccoli baluardo degli estremi dei borbonici, alle truppe italiane
condotte dal generale Mezzacapo, cui tenne dietro quella del forte di
Messina fu l’ultimo strappo ai brandelli della bandiera della mala
signoria. Fortuna d’Italia e virtù de’ suoi migliori figli, rese vani i
conati della discordia. Un benemerito della Patria, quale Troiano
Delfico, un carattere sì fermo, nobile, disinteressato, era ben degno di
rappresentare, e degnamente rappresentò, il collegio di Teramo alla
Camera dei deputati, come degnamente sedette tra noi. Ora ne addolora
acerbamente la scomparsa della veneranda figura abruzzese. L’Abruzzo,
che gli s’inchinava, come a sua gloria, lamenta il perduto concittadino
insigne; ed agli abruzzesi devono il compianto tutti gli italiani,
perché un altro non è più di quei forti, che furono i militi
dell’indipendenza, i vindici della libertà, gli operai veri dell’unità
d’Italia. (Approvazioni).
Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 19 maggio 1908
(*) Il
nome completo risulta essere: Troiano Bernardino Melchiorre Filippo
Gaetano
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