Diversa
denominazione
Phelippo;
di/de Philippo; De Filippis; De Filippo; Di Filippo
Origine
della famiglia
Afferma
il De' Santi (1),
uno storico del tardo Ottocento di Nocera Inferiore (SA), che
questa famiglia debba originarsi da "un cavaliere per nome
Filippo, cui si dava il titolo di miles o di dominus" il
quale viveva nel secolo XII. Atti del basso medioevo rendono
invece meno plausibile l'esistenza di un unico ceppo di
discendenza salernitana, come testimoniato dalle pergamene
dell'apr. 1202, dic. 1233, ago. 1234, tutti relativi a
personaggi contraddistinti dal cognome de Philippo o Phelippo
viventi nell'entroterra avellinese (2). In particolare:
aprile
1202, indizione V: alla
presenza del notar Riccardo e del giudice Giovanni, Roberto figlio
di Giaquinto vende un casalino nei pressi di Mercogliano a tal Guglielmo
Filippo figlio del quondam Riccardo Filippo;
dicembre
1233, indizione VII, in Pietrastornina (AV):
alla presenza del pubblico notaio Centrano di Pietrastornina e del
giudice Ippolito della stessa località, alcuni possessori
dichiarano i censi che sono in obbligo di corrispondere ogni anno
al monastero di Montevergine, e tra di essi compare un Giacomo
Filippo che si impegna a donare quattro "provenienti"
annui, come al tempo di re Guglielmo;
agosto
1234, indizione VII, in Mercogliano (AV):
essendo presenti il giudice e notaio Guglielmo ed il giudice
Roberto, Giovanni de Filippo, figlio del quondam
Giovanni, dona al monastero verginiano un castagneto sito nella
contrada Melenzanus di Mercogliano, a patto di poterne
rimanere usufruttuario sua vita natural durante, impegnandosi a
corrispondere al monastero un tarì d'oro annuo.
Sia
il contesto nel quale operano questi primi esponenti del casato
che la loro onomastica fanno propendere per l'attribuzione di
una discendenza normanna, come potrebbe essere implicitamente
dimostrato dalla figura dello stemma antico del casato (cfr. §
Araldica).
Diversi
rami stanziati nell'alto salernitano
La
contiguità delle aree di nostro interesse, l'alto salernitano
ed il basso avellinese, ed i fitti traffici commerciali
testimoniati dagli atti del periodo, sicuramente portarono alcuni
esponenti della famiglia a stabilirsi definitivamente in Nocera e
aree attigue.
Se possiamo effettivamente concludere che visse in
Rocca (Piemonte), presso Nocera, il suddetto miles Filippo,
da costui potrebbe essere disceso tal Matteo de Philippo
del fu Guglielmo, proprietario nel 1209 di beni in Rocca(piemonte)
ed in San Marzano (sul Sarno). I suoi figli Guglielmo e Pandolfo
vendevano nel 1218 all'abate Pietro del monastero di
Materdomini un terreno in San Marzano. La paternità del primo
esponente di questo ramo, tal Guglielmo, farebbe però intravedere
una derivazione avellinese, secondo lo schema genealogico
seguente:
Lo
schema genealogico proposto potrebbe trovare implicita conferma nel
fatto che il primo antenato eponimo, tal Philippus miles,
avrebbe potuto far parte dell'esercito di Re Guglielmo di Napoli
nel secolo XII, ed aver ricevuto da costui dei beni con obbligo di
corrispondere al monastero di Montevergine alcuni beni. L'obbligo
sarebbe stato poi rispettato anche dai discendenti. Data la scarsità
delle fonti, tuttavia, sarebbe opportuno accantonare la questione e
porla in modo soltanto ipotetico.
Ramo
di Angri e Nocera
La famiglia fiorente al tempo dei re angioini Carlo I e Carlo II,
fonda "la chiesa parrocchiale ed il benefizio familiare di San
Benedetto agli Ardinghi in Angri", al posto dell'antica e
vetusta cappella dello stesso nome. Il primo rettore curato ad
essere nominato fu il reverendus dominus don Benedetto de
Filippo nel 1401. Nel 1397 vivono stabilmente agli Ardinghi i
nobili Santullo, Filippo e la vedova di Antonio de
Philippo, la nobile Iacola Stincarello. Nel 1482 i compatroni di
S. Benedetto erano dodici e tutti della famiglia de Philippis.
In riconoscimento di tale diritto, il parroco di San Benedetto ogni
anno il 21 marzo, festa di San Benedetto, "con la massima
solennità offriva a' componenti di tale famiglia 12 pani".
Così il 21 marzo 1482 furono presentati sull'altare a don
Scipione de Philippis dodici "tortani" di pane. Inoltre
il 2 febbraio di ogni anno, festa della Candelora, spettavano alla
famiglia dodici "torce" per il diritto di
patronato su S. Benedetto, sei furono presentate al succitato
Scipione, tre a Bartolomeo e tre a Gianfranco e Nardo,
tutti di casa de Filippo. Guglielmo,
archipresbitero nocerino, citato nella bolla del 24 agosto
1321 dell'arcivescovo di Salerno Orso, presiede
all'inaugurazione della fabbrica della cappella di Maria SS. e di
S. Nicola alli Rafanoli in Angri. Nel sec. XV il giudice Bartolomeo,
già regio governatore della città di Capua nel 1442, da Angri si
trasferisce a Nocera nel luogo chiamato Borgo, edificandovi
un bel palazzo con annessa cappella dedicata a S. Antonio (non
lontano dalla chiesa di S. Biagio) e altre due cappelle
rispettivamente l'una nella chiesa di S. Francesco dei conventuali
e l'altra nella zona Grotti, sotto il titolo della SS.
Annunziata. Insieme al giudice Bartolomeo "trasportò la sua
casa in Nocera" il milite e giudice Benedetto, suo
fratello, regio capitano in Solofra (1441), vice conte della baronìa
del Cilento (1450), viceré della Valle del Crati e della Terra
Giordana (1460). Dionisio è giudice annuale di Nocera negli
anni 1493 e 1505. I de Philippis nel 1576 si erano già estinti in
Nocera, mentre "alcuni loro germogli esistevano allora nel
Casale di Striano", presso Sarno.
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* *
Ramo
di Sarno
In Sarno appaiono poco dopo il 1400 e sono quelli che più tardi si
vedono dimorare nella detta Terra di Striano ove si fregiano del
titolo di "Magnifico". Nel 1576 Cesare de
Filippis di Sarno, "instava perché gli si fosse concesso
privilegio di nobiltà, presentando molti testimoni, i quali
deposero aver nobilmente vissuto suo padre Giovanni, suo avo Pietro
Stefano ed il bisavo Giovanni senior". Un Tommaso fu
Sindaco di Sarno nel 1586 ma quasi sicuramente non è lo stesso
cavaliere aurato di cui in seguito. Il giurisperito Silvestro
viene aggregato al Sedile dei Nobili di quella città con albarano
del 15 settembre 1597 "per esser disceso dall'illustre medico
sarnese Giovanni Tommaso de Philippis, cavaliere aurato, cui in
grazia di incomparabili meriti Carlo V imperatore nel 1536 concesse
di poter aggiungere lui ed i suoi discendenti alle antiche armi di
famiglia un'aquila nera coronata in campo d'oro con ali e coda
spase e rostro aperto e la celata chiusa sullo scudo, sormontata da
una stella ad 8 raggi" (3). Il medesimo nel 1612 è Maestro di
Mercato che "dovendo esser distribuito alternativamente tra
nobili e plebei, in quell'anno si spettava a' primi", mentre nel
1628 tiene l'ufficio di vicario generale "negli
Stati di Sarno e Striano per Camillo Colonna, ch'era utile Signore
di detti Stati, nomine proprio e quale procuratore del capitano frà
Paolo de Raymo dell'Ordine Gerosolimitano".
Giovanni Tommaso, nato nel 1599, nel 1628 si ritrovava Governatore della terra di
Bracigliano, importante carica che aveva tra le sue prerogativa
anche la comminazione della pena capitale (4) Nel
1682 viveva in Sarno il dottor fisico Carlo de
Philippis, ed alla fine del Settecento un colonnello Costantino
sarnese era Preside della provincia di Principato Citra (od.
provincia di Salerno). Alcuni rami però già avevano abbandonato la
città di Sarno per trasferirsi in Napoli, estinguendosi con un
padre De Filippis dei Padri Operai (5).
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Rami
di Siano, San Severino, Bracigliano, Villa di Fisciano e Baronissi
[In
preparazione]
Araldica
famigliare
Il
grifone era l'emblema dei sovrani normanni del Meridione
d'Italia, e come tale, posto su chiese, lapidi e mantelli. La
figura si ritrova in molte armi di famiglie di ascendenza normanna.
Potrebbe essere questo il motivo per cui l'animale chimerico
appare anche nello stemma della famiglia de Filippis,
richiamante le origini normanne.
Ramo
di Angri e Nocera
D'azzurro,
al grifone al naturale, coronato d'oro, movente da tre cime
all'italiana d'oro, guardante una stella (7) dello stesso posta nel
cantone destro del capo, sul tutto una fascia di rosso, caricata da
una stella (8) d'argento;
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Stemma de Filippo, ramo
di Angri e Nocera |
Stemma de Filippo, ramo
di Angri e Nocera (Per concessione della
Biblioteca Nazionale di Napoli, Sezione
Manoscritti Araldici) |
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Ramo
di Sarno (dal 1536)
Troncato
d'oro e d'azzurro: nel primo un'aquila di nero coronata del campo;
nel secondo un grifone al naturale; sulla partizione una fascia di
rosso. Motto:
Carolus dedit (in relazione al conferimento della
milizia aurata concessa da Carlo V al medico Giovan Tommaso). |
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Stemma de Filippo, ramo
di Sarno |
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I luoghi di origine
della famiglia De Filippis |
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Bibliografia:
(1)
M. De' Santi, Memorie
delle famiglie nocerine. Napoli, Tipografia Lanciano e D'Oria,
1893, vol. II, pp. 244-253 per i rami non sarnesi, pp. 253-254 per
il ramo sarnese.
(2)
G. Mongelli, Abbazia
di Montevergine. Regesto delle pergamene, Roma, 1957, vol. II
(1200-1249), p. 29 (reg. n° 1158), p. 180 (reg. n° 1778), p. 184
(reg. n° 1793).
(3)
A. Franco,
Il Sedile dei Nobili della città di Sarno attraverso le fonti
storiche, "Campania Sacra", 35 (2004) 1-2, pp. 71-120.
(4)
L'incarico è ricordato in
A.S.S., Prot. not. Sarno, fascio
6330, not. Giovanni Tommaso de Montorio, an. 1628-1629, f. 101v., Agregatio
ad Nobilitatem pro Dom.(eni)co Ant.(oni)o
Caparella Ferriolo et Leone Francisco et Didaco Grond.(ie)ro
Guimera,
1628, ottobre, 18.
(5)
Per il dott. fisico Carlo, V. Cimmelli, op. cit., p. 103. Devo all'interessamento
della prof.ssa G. Mazza la nota sul colonnello Costantino.
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