L’anno 1835, il giorno ventidue giugno, in Teramo, alle ore undici.
Innanzi di noi Ferdinando Mozzetti Giudice Regio di questo Circondario
assistito dal nostro Cancelliere
Si è presentato il Regio Notajo di questa Centrale D. Gaetano Grue, e ci
ha dichiarato, che sin dal primo dicembre 1831 egli conserva un piego
sigillato, in cui si contiene un testamento mistico del Sig.r
Commendatore D. Melchiorre Delfico di questa Città, coll’incarico di
doverlo rendere all’autorità competente subito dopo il di lui decesso.
Essendosi verificata una tanta inapprezzabile perdita sin da ier sera,
alle insistenze del Sig.r Marchese D. Orazio Delfico, degno nipote del
sudetto Sig. r Commendatore, esibisce il piego in parola per lo dippiù
che si conviene.
Avendo rilevato da esso, che la chiusura si fece dal sudetto Sig.r
Notaio coll’intervento de’ testimonj voluti dalla legge, abbiamo fatto
chiamare e venire i medesimi alla nostra presenza onde divenire a quanto
si conviene.
Essi sono: 1° = D.Giovanni Ciotti Ricevitor Generale della Provincia; 2°
= Sig.r D. Paolo de Santi, Consigliere d’ Intendenza della Provincia; 3°
= Sig.r D. Giovanni Marcozzi, proprietario; 4° = Gaetano Campana,
barbiere; 5° = Isidoro di Iorio, calzolaio; 6° = Antonio Pecorale,
locandiere. Tutti domiciliati in Teramo.
E’ comparso in pari tempo il sullodato Sig.r Marchese D. Orazio Delfico.
Tanto dal Notajo, che dai testimonj si sono attentamente osservate le
chiusure ed i suggelli, non che la scrittura e le rispettive firme; ed
eglino hanno dichiarato di riconoscere le loro soscrizioni, non che i
sugelli, e quant’altro offre l’esterno, e che il tutto è nello stato
intero senza che si scorgesse la benché menoma alterazione.
Di tale integrità ci siamo assicurati ancor Noi Giudice e Cancelliere.
Indi abbiamo rimarcato che la copertura del divisato piego consiste in
un foglio di carta da bollo di grana dodici. La chiusura è seguita nella
parte posteriore con sei suggelli sopra cera lacca rossa, imprimente un
Genio alato.
Si è proceduto in pari tempo alla lettura della soprascritta di detto
piego, rilevandosi quanto siegue: "Reg. 126 = n. 1 del fascicolo. Regno
delle due Sicilie = Oggi primo dicembre milleottocentotrentuno, Regnante
Ferdinando secondo per la grazia di Dio, Re del Regno delle due Sicilie.
Innanzi di noi Notaro Gaetano Grue del fu Domenicantonio, residente a
Teramo, e degli infrascritti sei testimonj a noi cogniti, aventi le
qualità richieste dalla legge, si è personalmente costituito il Sig.r
Commendatore D. Melchiorre Delfico, domiciliato in questa Città di
Teramo, il quale a noi Notaro, e testimonj infrascritti cognito, ha
presentato a noi medesimo Notaro in presenza degl’infrascritti testimonj
una carta chiusa a forma di lettera con due suggelli di cera di Spagna
rossa, che in sua presenza e degl’infrascritti testimonj di suo ordine,
abbiamo chiuso dentro il presente foglio di carta da dodici, con sei
suggelli anche di cera di Spagna, ed esso Sig.r Delfico ha dichiarato,
che la detta carta e contenuto in essa è il suo testamento, scritto,
datato e firmato di suo proprio pugno, quale testamento vuole che se per
difetto di forma nella presente chiusura non fosse valido come
testamento mistico, debb’allora valere come testamento olografo, a qual
fine lo ha scritto datato e sottoscritto di sua mano, volendo che il
presente testamento sia aperto immediatamente all’epoca della sua morte,
e prima che il suo cadavere esca di casa; della quale consegna e
dichiarazione ne ha richiesto un atto, il quale è stato disteso sulla
carta che serve di copertura, e tutta da noi Notaro al testatore e
testimonj in un atto solo, e senza interruzione.
Fatto e pubblicato a Teramo, Comune del distretto della Provincia del
primo Abruzzo Ulteriore, mediante lettura chiara, ed intelligibile
datone da noi Notajo ad esso testatore e testimonj e nella propria casa
di abitazione del testatore medesimo, sita dentro questa Città di Teramo
nel quarto di S. Giorgio, ad ore ventitre d’Italia del giorno mese ed
anno come sopra, ove passa a sottoscriversi dal ripetuto Sig.r Testatore
Commendatore D. Melchiorre Delfico del fu Berardo, proprietario
domiciliato a Teramo, dai testimonj Sig.ri D.Giovanni Ciotti del fu
Gialluca, D.Giovanni Marcozzi del fu Gregorio, D.Paolo de Santi del fu
Francescantonio proprietario, Gaetano Campana del fu Saverio, barbiere,
Isidoro di Iorio del fu Francesco, calzolaio, ed Antonio Pecorale del fu
Nicola, cuoco tutti e sei domiciliati a Teramo e da noi Notaro.
Firmati = Melchiorre Delfico = Giovanni Ciotti testimonio, che conosce
il testatore = Giovanni Marcozzi testimonio, che conosce il testatore =
Paolo de Santi testimonio che conosce il testatore = Gaetano Campana
testimonio, e conosce il testatore = Isidoro di Iorio testimonio, e
conosce il testatore = Antonio Pecorale testimonio, che conosce il
testatore.
Tutta la scrittura e le soscrizioni non offrono alcuna viziatura, o
altra alterazione. La scrittura occupa le due facciate del piego. In
tutti gli spazi in bianco si sono tirate delle linee.
In piedi di detto piego è seguita l’apertura, tagliandosi la carta e
staccandosi da tre suggelli. Nella facciata in cui corrispondono i tre
suggelli rimasti, e propriamente vicino ad essi si è segnata la data di
questo giorno colle soscrizioni del Sig.r Marchese Delfico, de’
testimonj, del Notajo, e di noi Giudice e Cancelliere.
Avvenuta così l’apertura si è tirata fuori una carta chiusa a forma di
lettera con due suggelli di cera di Spagna rossa. Giusta ci siamo
accertati con i testimonj e col Notajo, l’esterno non offre nessuna
scrittura, ed i suggelli sono interi. Tolti questi, ed aperta detta
carta si è estratto un foglio di carta da bollo di grana sei, scritto
interamente, avente nel principio una croce. Datasi lettura del tenore
si è rilevato quanto siegue.
Testamento in forma mistica di mio proprio carattere e da me
stesso scritto colla data del giorno oggi corrente e che si dovrà aprire
immediatamente dopo la mia morte dal Sig.r Notaro D. Gaetano Grue, al
quale sarà consegnato e dato a conservare colla corrispondente sopra
iscrizione. Ed incomincio dall’istituire mio erede generale e
particolare il Marchese D.Orazio Delfico mio carissimo nipote, come
figlio unico del Commendatore D.Giamberardino Delfico, mio amatissimo
fratello, cui mi strinse sempre la più verace stima e gratitudine.
Quindi incarico il detto mio erede Marchese Orazio ad adempire e
soddisfare le seguenti disposizioni, e legati, cioè:
1° = Che il mio funerale e seppellimento siano eseguiti senz’alcun
lusso; così il trasporto del cadavere sarà sopra del piccolo feretro, o
sia cataletto, scortato dal parroco, e suoi assistenti, e portato da
quattro vecchi poveri de’ quattro quartieri della Città, scelti dai
quattro Parrochi rispettivi. Si daranno a detti quattro poveri ducati
dieci per ciascuno, ducati quindici al Sig.r Parroco per una messa
semplice, e ducati nove per i suoi assistenti a sacrestia, cioè
divisibili fra essi. Proibisco quindi qualunque altro accompagnamento,
fuori di quello degli amici e benevoli, e così pure intendo vietati gli
onori di campana, castellana, musica, iscrizioni, orazioni funebri e
qualunque altra funzione fuori di quella della Chiesa comune a tutti i
Fedeli.
2° = Incarico in seguito il mio erede a soddisfare i seguenti
legati, cioè al Sig.r Vincenzo Majani, già mio cameriere, ducati
quaranta pel lungo ed esatto servizio che mi ha renduto, per cui anche
al mio erede lo raccomando = ai servitori di sala, Francesco Moranti e
Giovanni ed a Pasquale, attualmente infermo, ducati venti per ciascuno,
e così pure al cuoco Berardo Cordone. A tutti gli altri individui che si
troveranno nell’attuale servizio nel tempo della mia morte tanto maschi
che femine, lascio ducati dieci per ciascuno, compresavi la Teresa, che
ora si trova maritata, e la donzella Fantini.
3° = Lascio al Sig.r Costanzo Ramelli di S. Marino scudi cento, o
sia ducati cento venticinque per una sola volta per la buona ed onorata
assistenza che mi fece in tutto il tempo che mi trattenni nella Rep.ca
di S. Marino ed in quelle contrade: questa somma però il mio erede dovrà
farla pervenire l’anno successivo alla mia morte al Sig.r Pietro Zozi,
che da me sarà prevenuto, e che avendo corrispondenza in Ancona, potrà
facilitarne il ritiro. Per questi legati però da soddisfarsi per una
sola volta, se non si troveranno denari sufficienti nel tempo del mio
transito, non si dovranno toccare i capitali, ma prenderli dalla rendita
dell’anno stesso.
4° = Confermo alla nobile donzella Sig.a D. Checchina Coleta
l’assegnamento di ducati venti al mese che le feci in Napoli per mano
del Sig.r Notar Cacaci, dichiarando che sebbene quell’istrumento fosse
per soli ducati diciotto al mese, pure sulla mia parola lo accrebbi a
ducati venti al momento che determinai ritirarmi in Provincia, e così lo
confermo per sempre per sincera gratitudine, e per la stima che ho avuto
costantemente per la medesima e per la continua amichevole assistenza
fattami dopo la mia disgrazia della frattura del femore nel mille
ottocento tredici, che mi lasciò tanto impedito della persona. E benché
ve ne sia il bisogno, pure per maggior conferma della mia volontà,
dichiaro che in qualunque cosa restino ipotecate per tale atto legale le
masserie comprate nel territorio di Montesilvano dai Signori Toppi di
Spoltore: Benché detto assegnamento debba pagarsi mensilmente, o qui o
in Napoli, o altrove come a lei piacerà; spero che il mio erede non avrà
difficoltà di pagarlo con qualche anticipazione.
5° = Resterà pure il mio erede incaricato di pagare mensilmente a
questo Real Collegio di Teramo ducati sette e mezzo per l’alunno D.
Michele Coletti per tutto il tempo che durerà la di lui istruzione, cioè
ducati sei per la mensile pensione, e carlini quindici per i piccoli
bisogni dell’alunno. E ciò come figlio del buono amico Sig.r Domenico
Coletti e della mia amatissima e stimatissima nipote D. Emilia Coletti.
E similmente vorrà pure pagare sua vita durante alla Sig.a
D.Rosalia Urbani, pur mia nipote per i suoi piccoli bisogni una piastra
o sia dodici carlini al mese.
Null’avendo di prezioso e degno della mia amatissima nipote
Marchesa D. Diomira Mucciarelli Delfico si contenterà di ricevere in
ricordo della mia stima ed affezione la mia tabacchiera di oro e la
piccola sacra famiglia del Battoni, che si trova cogli altri quadretti
nella mia stanza da letto. E se attesa la tenuità del mio retaggio non
fo menzione della mia carissima pronipote Marina Delfico e del di lei
degno consorte D. Gregorio de Filippis, Conte di Longano e di quattro
abnepoti, loro figli e della piccola Aurora, loro sorella, essi ben
sanno che più migliaja ho speso pel palazzo di nostra abitazione.
Ricordo finalmente al mio erede come un dono di gratitudine alla
memoria del fratel mio, e suo genitore di collocare con decoro in sito
pubblico o proprio la raccolta delle antiche iscrizioni ch’egli fece per
amor della patria, e che pubblicò nell’opera data alle stampe,
apponendosi la seguente iscrizione, o simile in nostra lingua = Alla
memoria del Commendatore Marchese D. Giamberardino Delfico, presidente
della Regia Camera, che tali monumenti raccolse = L’Amor fraterno di
Melchiorre, e la pietà filiale di Orazio. P.
Ricorderò in fine a tutta la famiglia, che l’esser buono e
benefico s’è un dovere morale, è utile anche al nostro fisico, cioè alla
salute; ma che difficilmente si può ottenere l’uno e l’altro senza una
corrispondente educazione, quali lo spero, e così in pace tutti
benedico, e così = Io Commendatore Melchiorre Delfico ho disposto in
questo mio testamento scritto e firmato da me
stesso oggi in Teramo venticinque novembre milleottocentotrentuno.
Amen."
Tutta la scrittura corre le prime tre facciate e quasi due terzi della
quarta. Essa non offre alcuna cancellatura o alterazione. Solamente
nella terza facciata al vigesimo secondo verso esce fuori la linea la
parola "nipote" che attacca colle altre susseguenti "Marchesa D. Diomira".
Nel vigesimo quarto verso vi è la postilla seguente = del Battoni = .
L’ultimo verso finisce colla chiamata = tazione =
Nell’ultima facciata al primo verso dopo le parole "ricordo finalmente"
vi sono frapposte le altre "al mio erede". Nel decimo quinto verso dopo
le parole "ad istruzione, quali lo" vi è sovrapposta la seguente
"spero".
In tutti gli spazi in bianco si sono apposti dei tratti di penna. In
piedi dell’ultima facciata si è segnata la data di questo giorno di
apertura colle soscrizioni del Sig.r Marchese Delfico, de’ testimonj,
del Notajo, di Noi Giudice, e Cancelliere. Nel margine poi della prima
facciata noi Giudice vi abbiamo apposta la seguente epigrafe = Ne
varietur. Virtuti summus honos = Il Giudice Regio = Firmato =
Ferdinando Mozzetti.
Quindi in esecuzione dell’articolo 933 delle Leggi Civili, noi sudetto
Regio Giudice abbiamo ordinato il deposito del divisato testamento colla
corrispondente copertura presso l’anzi descritto Sig.r Notajo D. Gaetano
Grue, da cui si sono al momento ricevute tali carte, onde riposte tra le
sue minute, e rilasciarne copie di questo verbale, che sarà anche a lui
consegnata.
Di tutto ciò ne abbiamo redatto il presente processo verbale, che dietro
lettura fattane col confronto del testamento in parola, passiamo a
sottoscrivere coll’interessato Sig.r Marchese Delfico, coi testimonj, e
col Notajo in punto che battono le ore dodici = Firmati = Orazio Delfico
= Giovanni Ciotti = Paolo de Santi = Giovanni Marcozzi = Gaetano Campana
= Isidoro di Iorio = Antonio Pecorale = Notar Gaetano Grue = Ferdinando
Mozzetti Giudice = Ludovico Coltella Cancelliere.
Num. progressivo 2491
Registrato a Teramo li ventitre giugno
1835, vol. 75, n. 3, fol.12
Per grani dieci = della Cananea |