De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Verbale di apertura del testamento

in forma mistica di Melchiorre Delfico

di Luciana D’Annunzio

Ubicazione del manoscritto: Archivio di Stato Teramo, Atti dei Notai, Notaio Gaetano Grue di Teramo, b. 1432, vol. 1

L’anno 1835, il giorno ventidue giugno, in Teramo, alle ore undici.

Innanzi di noi Ferdinando Mozzetti Giudice Regio di questo Circondario assistito dal nostro Cancelliere

Si è presentato il Regio Notajo di questa Centrale D. Gaetano Grue, e ci ha dichiarato, che sin dal primo dicembre 1831 egli conserva un piego sigillato, in cui si contiene un testamento mistico del Sig.r Commendatore D. Melchiorre Delfico di questa Città, coll’incarico di doverlo rendere all’autorità competente subito dopo il di lui decesso.

Essendosi verificata una tanta inapprezzabile perdita sin da ier sera, alle insistenze del Sig.r Marchese D. Orazio Delfico, degno nipote del sudetto Sig. r Commendatore, esibisce il piego in parola per lo dippiù che si conviene.

Avendo rilevato da esso, che la chiusura si fece dal sudetto Sig.r Notaio coll’intervento de’ testimonj voluti dalla legge, abbiamo fatto chiamare e venire i medesimi alla nostra presenza onde divenire a quanto si conviene.

Essi sono: 1° = D.Giovanni Ciotti Ricevitor Generale della Provincia; 2° = Sig.r D. Paolo de Santi, Consigliere d’ Intendenza della Provincia; 3° = Sig.r D. Giovanni Marcozzi, proprietario; 4° = Gaetano Campana, barbiere; 5° = Isidoro di Iorio, calzolaio; 6° = Antonio Pecorale, locandiere. Tutti domiciliati in Teramo.

E’ comparso in pari tempo il sullodato Sig.r Marchese D. Orazio Delfico.

Tanto dal Notajo, che dai testimonj si sono attentamente osservate le chiusure ed i suggelli, non che la scrittura e le rispettive firme; ed eglino hanno dichiarato di riconoscere le loro soscrizioni, non che i sugelli, e quant’altro offre l’esterno, e che il tutto è nello stato intero senza che si scorgesse la benché menoma alterazione.

Di tale integrità ci siamo assicurati ancor Noi Giudice e Cancelliere.

Indi abbiamo rimarcato che la copertura del divisato piego consiste in un foglio di carta da bollo di grana dodici. La chiusura è seguita nella parte posteriore con sei suggelli sopra cera lacca rossa, imprimente un Genio alato.

Si è proceduto in pari tempo alla lettura della soprascritta di detto piego, rilevandosi quanto siegue:  "Reg. 126 = n. 1 del fascicolo. Regno delle due Sicilie = Oggi primo dicembre milleottocentotrentuno, Regnante Ferdinando secondo per la grazia di Dio, Re del Regno delle due Sicilie.

Innanzi di noi Notaro Gaetano Grue del fu Domenicantonio, residente a Teramo, e degli infrascritti sei testimonj a noi cogniti, aventi le qualità richieste dalla legge, si è personalmente costituito il Sig.r Commendatore D. Melchiorre Delfico, domiciliato in questa Città di Teramo, il quale a noi Notaro, e testimonj infrascritti cognito, ha presentato a noi medesimo Notaro in presenza degl’infrascritti testimonj una carta chiusa a forma di lettera con due suggelli di cera di Spagna rossa, che in sua presenza e degl’infrascritti testimonj di suo ordine, abbiamo chiuso dentro il presente foglio di carta da dodici, con sei suggelli anche di cera di Spagna, ed esso Sig.r Delfico ha dichiarato, che la detta carta e contenuto in essa è il suo testamento, scritto, datato e firmato di suo proprio pugno, quale testamento vuole che se per difetto di forma nella presente chiusura non fosse valido come testamento mistico, debb’allora valere come testamento olografo, a qual fine lo ha scritto datato e sottoscritto di sua mano, volendo che il presente testamento sia aperto immediatamente all’epoca della sua morte, e prima che il suo cadavere esca di casa; della quale consegna e dichiarazione ne ha richiesto un atto, il quale è stato disteso sulla carta che serve di copertura, e tutta da noi Notaro al testatore e testimonj in un atto solo, e senza interruzione.

Fatto e pubblicato a Teramo, Comune del distretto della Provincia del primo Abruzzo Ulteriore, mediante lettura chiara, ed intelligibile datone da noi Notajo ad esso testatore e testimonj e nella propria casa di abitazione del testatore medesimo, sita dentro questa Città di Teramo nel quarto di S. Giorgio, ad ore ventitre d’Italia del giorno mese ed anno come sopra, ove passa a sottoscriversi dal ripetuto Sig.r Testatore Commendatore D. Melchiorre Delfico del fu Berardo, proprietario domiciliato a Teramo, dai testimonj Sig.ri D.Giovanni Ciotti del fu Gialluca, D.Giovanni Marcozzi del fu Gregorio, D.Paolo de Santi del fu Francescantonio proprietario, Gaetano Campana del fu Saverio, barbiere, Isidoro di Iorio del fu Francesco, calzolaio, ed Antonio Pecorale del fu Nicola, cuoco tutti e sei domiciliati a Teramo e da noi Notaro.

Firmati = Melchiorre Delfico = Giovanni Ciotti testimonio, che conosce il testatore = Giovanni Marcozzi testimonio, che conosce il testatore = Paolo de Santi testimonio che conosce il testatore = Gaetano Campana testimonio, e conosce il testatore = Isidoro di Iorio testimonio, e conosce il testatore = Antonio Pecorale testimonio, che conosce il testatore.

Tutta la scrittura e le soscrizioni non offrono alcuna viziatura, o altra alterazione. La scrittura occupa le due facciate del piego. In tutti gli spazi in bianco si sono tirate delle linee.

In piedi di detto piego è seguita l’apertura, tagliandosi la carta e staccandosi da tre suggelli. Nella facciata in cui corrispondono i tre suggelli rimasti, e propriamente vicino ad essi si è segnata la data di questo giorno colle soscrizioni del Sig.r Marchese Delfico, de’ testimonj, del Notajo, e di noi Giudice e Cancelliere.

Avvenuta così l’apertura si è tirata fuori una carta chiusa a forma di lettera con due suggelli di cera di Spagna rossa. Giusta ci siamo accertati con i testimonj e col Notajo, l’esterno non offre nessuna scrittura, ed i suggelli sono interi. Tolti questi, ed aperta detta carta si è estratto un foglio di carta da bollo di grana sei, scritto interamente, avente nel principio una croce. Datasi lettura del tenore si è rilevato quanto siegue.

 

Testamento in forma mistica di mio proprio carattere e da me stesso scritto colla data del giorno oggi corrente e che si dovrà aprire immediatamente dopo la mia morte dal Sig.r Notaro D. Gaetano Grue, al quale sarà consegnato e dato a conservare colla corrispondente sopra iscrizione. Ed incomincio dall’istituire mio erede generale e particolare il Marchese D.Orazio Delfico mio carissimo nipote, come figlio unico del Commendatore D.Giamberardino Delfico, mio amatissimo fratello, cui mi strinse sempre la più verace stima e gratitudine. Quindi incarico il detto mio erede Marchese Orazio ad adempire e soddisfare le seguenti disposizioni, e legati, cioè:

1° = Che il mio funerale e seppellimento siano eseguiti senz’alcun lusso; così il trasporto del cadavere sarà sopra del piccolo feretro, o sia cataletto, scortato dal parroco, e suoi assistenti, e portato da quattro vecchi poveri de’ quattro quartieri della Città, scelti dai quattro Parrochi rispettivi. Si daranno a detti quattro poveri ducati dieci per ciascuno, ducati quindici al Sig.r Parroco per una messa semplice, e ducati nove per i suoi assistenti a sacrestia, cioè divisibili fra essi. Proibisco quindi qualunque altro accompagnamento, fuori di quello degli amici e benevoli, e così pure intendo vietati gli onori di campana, castellana, musica, iscrizioni, orazioni funebri e qualunque altra funzione fuori di quella della Chiesa comune a tutti i Fedeli.

2° = Incarico in seguito il mio erede a soddisfare i seguenti legati, cioè al Sig.r Vincenzo Majani, già mio cameriere, ducati quaranta pel lungo ed esatto servizio che mi ha renduto, per cui anche al mio erede lo raccomando = ai servitori di sala, Francesco Moranti e Giovanni ed a Pasquale, attualmente infermo, ducati venti per ciascuno, e così pure al cuoco Berardo Cordone. A tutti gli altri individui che si troveranno nell’attuale servizio nel tempo della mia morte tanto maschi che femine, lascio ducati dieci per ciascuno, compresavi la Teresa, che ora si trova maritata, e la donzella Fantini.

3° = Lascio al Sig.r Costanzo Ramelli di S. Marino scudi cento, o sia ducati cento venticinque per una sola volta per la buona ed onorata assistenza che mi fece in tutto il tempo che mi trattenni nella Rep.ca di S. Marino ed in quelle contrade: questa somma però il mio erede dovrà farla pervenire l’anno successivo alla mia morte al Sig.r Pietro Zozi, che da me sarà prevenuto, e che avendo corrispondenza in Ancona, potrà facilitarne il ritiro. Per questi legati però da soddisfarsi per una sola volta, se non si troveranno denari sufficienti nel tempo del mio transito, non si dovranno toccare i capitali, ma prenderli dalla rendita dell’anno stesso.

4° = Confermo alla nobile donzella Sig.a D. Checchina Coleta l’assegnamento di ducati venti al mese che le feci in Napoli per mano del Sig.r Notar Cacaci, dichiarando che sebbene quell’istrumento fosse per soli ducati diciotto al mese, pure sulla mia parola lo accrebbi a ducati venti al momento che determinai ritirarmi in Provincia, e così lo confermo per sempre per sincera gratitudine, e per la stima che ho avuto costantemente per la medesima e per la continua amichevole assistenza fattami dopo la mia disgrazia della frattura del femore nel mille ottocento tredici, che mi lasciò tanto impedito della persona. E benché ve ne sia il bisogno, pure per maggior conferma della mia volontà, dichiaro che in qualunque cosa restino ipotecate per tale atto legale le masserie comprate nel territorio di Montesilvano dai Signori Toppi di Spoltore: Benché detto assegnamento debba pagarsi mensilmente, o qui o in Napoli, o altrove come a lei piacerà; spero che il mio erede non avrà difficoltà di pagarlo con qualche anticipazione.

5° = Resterà pure il mio erede incaricato di pagare mensilmente a questo Real Collegio di Teramo ducati sette e mezzo per l’alunno D. Michele Coletti per tutto il tempo che durerà la di lui istruzione, cioè ducati sei per la mensile pensione, e carlini quindici per i piccoli bisogni dell’alunno. E ciò come figlio del buono amico Sig.r Domenico Coletti e della mia amatissima e stimatissima nipote D. Emilia Coletti.

E similmente vorrà pure pagare sua vita durante alla Sig.a D.Rosalia Urbani, pur mia nipote per i suoi piccoli bisogni una piastra o sia dodici carlini al mese.

Null’avendo di prezioso e degno della mia amatissima nipote Marchesa D. Diomira Mucciarelli Delfico si contenterà di ricevere in ricordo della mia stima ed affezione la mia tabacchiera di oro e la piccola sacra famiglia del Battoni, che si trova cogli altri quadretti nella mia stanza da letto. E se attesa la tenuità del mio retaggio non fo menzione della mia carissima pronipote Marina Delfico e del di lei degno consorte D. Gregorio de Filippis, Conte di Longano e di quattro abnepoti, loro figli e della piccola Aurora, loro sorella, essi ben sanno che più migliaja ho speso pel palazzo di nostra abitazione.

Ricordo finalmente al mio erede come un dono di gratitudine alla memoria del fratel mio, e suo genitore di collocare con decoro in sito pubblico o proprio la raccolta delle antiche iscrizioni ch’egli fece per amor della patria, e che pubblicò nell’opera data alle stampe, apponendosi la seguente iscrizione, o simile in nostra lingua = Alla memoria del Commendatore Marchese D. Giamberardino Delfico, presidente della Regia Camera, che tali monumenti raccolse = L’Amor fraterno di Melchiorre, e la pietà filiale di Orazio. P.

Ricorderò in fine a tutta la famiglia, che l’esser buono e benefico s’è un dovere morale, è utile anche al nostro fisico, cioè alla salute; ma che difficilmente si può ottenere l’uno e l’altro senza una corrispondente educazione, quali lo spero, e così in pace tutti benedico, e così = Io Commendatore Melchiorre Delfico ho disposto in questo mio testamento scritto e firmato da me

stesso oggi in Teramo venticinque novembre milleottocentotrentuno. Amen."

 

Tutta la scrittura corre le prime tre facciate e quasi due terzi della quarta. Essa non offre alcuna cancellatura o alterazione. Solamente nella terza facciata al vigesimo secondo verso esce fuori la linea la parola "nipote" che attacca colle altre susseguenti "Marchesa D. Diomira". Nel vigesimo quarto verso vi è la postilla seguente = del Battoni = . L’ultimo verso finisce colla chiamata = tazione =

Nell’ultima facciata al primo verso dopo le parole "ricordo finalmente" vi sono frapposte le altre "al mio erede". Nel decimo quinto verso dopo le parole "ad istruzione, quali lo" vi è sovrapposta la seguente "spero".

In tutti gli spazi in bianco si sono apposti dei tratti di penna. In piedi dell’ultima facciata si è segnata la data di questo giorno di apertura colle soscrizioni del Sig.r Marchese Delfico, de’ testimonj, del Notajo, di Noi Giudice, e Cancelliere. Nel margine poi della prima facciata noi Giudice vi abbiamo apposta la seguente epigrafe = Ne varietur. Virtuti summus honos =  Il Giudice Regio = Firmato = Ferdinando Mozzetti.

Quindi in esecuzione dell’articolo 933 delle Leggi Civili, noi sudetto Regio Giudice abbiamo ordinato il deposito del divisato testamento colla corrispondente copertura presso l’anzi descritto Sig.r Notajo D. Gaetano Grue, da cui si sono al momento ricevute tali carte, onde riposte tra le sue minute, e rilasciarne copie di questo verbale, che sarà anche a lui consegnata.

Di tutto ciò ne abbiamo redatto il presente processo verbale, che dietro lettura fattane col confronto del testamento in parola, passiamo a sottoscrivere coll’interessato Sig.r Marchese Delfico, coi testimonj, e col Notajo in punto che battono le ore dodici = Firmati = Orazio Delfico = Giovanni Ciotti = Paolo de Santi = Giovanni Marcozzi = Gaetano Campana = Isidoro di Iorio = Antonio Pecorale = Notar Gaetano Grue = Ferdinando Mozzetti Giudice = Ludovico Coltella Cancelliere.

 

Num. progressivo 2491

Registrato a Teramo li ventitre giugno 1835, vol. 75, n. 3, fol.12

Per grani dieci = della Cananea