L’anno milleottocentoquarantadue il giorno dodici novembre Teramo et
alle ore venti.
Noi Giovanni De Virgiliis Giudice Regio del Circondario di Teramo
assistito dal nostro Cancelliere Signor Colella
Sulla richiesta del Signor D. Trojano de Filippis Delfico, gentiluomo,
domiciliato in Teramo, con cui ci ha manifestato che il di lui avo
Signor Marchese D. Orazio Delfico sia cessato di vivere in questo
giorno, ed abbia rimasto depositato il di lui mistico testamento presso
il Notaro D. Gaetano Grue residente in Teramo, quale testamento debba
essere aperto giusta la volontà del testatore, pria che il di lui
cadavere esca di casa.
In virtù di nostra ordinanza di pari data, rilasciata per urgenza, ed
intimata dall’usciere Signor Barlecchini abbiam fatto venire alla nostra
presenza i seguenti individui:
1. Lo stesso Notaro Signor Grue
Ed i testimonj che furono adibiti alla chiusura del sudetto testamento:
2. D. Michelangelo Trosini
3. D. Domenico Montani
4. D. Giacomo Camillotti
E per gli altri testimonj D. Giacobbe Monti e D. Pietro Marcozzi passati
al numero dei più e D. Giacomo Massei assente, si sono sostituiti e
fatti venire i seguenti:
5. D. Angelo Massei
6. D. Carlo Ginaldi
7. D. Domenico Sagaria
Tutti proprietarj domiciliati in Teramo.
Al nostro invito il Notaro Signor Grue ci ha esibito il testamento di
che si tratta, consistente in un piego chiuso e suggellato di figura
cilindrica. Mostrato ai testimonj e dimandati analogamente
I Signori Camillotti, Trosini e Montani hanno col Notaro assicurato di
riconoscerne le chiusure, i suggelli e le loro rispettive soscrizioni, e
che il tutto è illeso.
Gli altri testimonj Signori Massei, Ginaldi e Sagaria han pure
assicurato.
Dopoche Noi Regio Giudice e Cancelliere ci siamo accertati della
integrità di detti suggelli, abbiamo rilevato che lo stato esteriore del
divisato piego è come segue.
Desso consiste in un foglio di carta bollata di grani dodici. Sulla
chiusura nella parte anteriore vi sono due suggelli a cera lacca rossa
precisamente nel sito inferiore del piego medesimo. Nella parte
posteriore lungo la chiusura si ravvisano altri quattro suggelli a cera
lacca rossa. Infine due altri uguali suggelli esistono sul lato
superiore. La scrittura esterna, che covre questo piego si esprime ne
seguenti termini.
Repertorio numero cento cinque, numero secondo del fascicolo.
Regno della due Sicilie. Oggi li quattordici ottobre mille ottocento
trentacinque. Regnante Ferdinando Secondo per la grazia di Dio Re del
Regno della due Sicilie. Innanzi di Noi Regio Notaro Gaetano Grue del fu
Domenicantonio residente in Teramo, e dei sottoscritti testimonj a Noi
cogniti aventi le qualità richieste dalla legge, si è personalmente
costituito il Signor Marchese D. Orazio Delfico proprietario domiciliato
in questa Città di Teramo, il quale a Noi Notaro e testimonj
infrascritti cognito ci ha esibito in presenza de’ testimonj medesimi
una carta chiusa a forma di piego, con nove suggelli di ostia torchina
sopra ciascuno de’ quali si sono soprapposte altrettanti di cera lacca
rossa imprimenti ognuno di essi lo stemma della famiglia del Signor
Delfico; sopra la quale carta vi è scritto quanto segue = Testamento
mistico del sottoscritto e poi firmato = Orazio Delfico. Che Noi Notaro
innanzi del nominato Signor Marchese Delfico e degli infrascritti
testimonj abbiamo chiuso dentro il presente foglio di carta da bollo di
grana dodici con otto suggelli anche di cera lacca rossa; ed esso
ripetuto Signor Marchese Delfico ha dichiarato, che la detta carta e
contenuto in essa è il suo testamento mistico fatto scrivere dal Signor
Consigliere d’Intendenza D. Paolo de Santi e da esso Signor Delfico
dettato e sottoscritto di proprio pugno, dopo averlo letto dal principio
sino alla fine. Quale testamento vuole che sia aperto dopo la sua morte,
e pria che il suo cadavere esca di casa, della quale consegna e
dichiarazione ne ha richiesto un atto che Noi abbiamo steso in questa
carta che serve di copertura; e letto da Noi Notaro al Signor Testatore
medesimo e testimonj in un atto solo e senza interruzione. Fatto e
pubblicato in Teramo capitale della Provincia del Primo Abruzzo
Ulteriore mediante lettura chiara ed intelligibile datane da Noi Notaro, né esso Signor Testatore e testimonj e nella propria casa di
abitazione dell’anzidetto Signor Testatore sita dentro questa Città di
Teramo nel quarto di S. Giorgio ad ore ventidue e mezza d’Italia del
giorno, mese ed anno come sopra ove passa a sottoscriverli dal Signor
Testatore medesimo marchese D. Orazio Delfico, del fu Cavaliere D.
Giamberardino, proprietario, domiciliato in Teramo dai testimonj Signori
D. Giacobbe Monti del fu Pietropaolo, Canonico della Cattedrale Chiesa
Aprutina, D. Pietro Marcozzi del fu Gregorio, D. Michelangelo Trosini
del fu Giuseppe, D. Giacomo Massei del fu Gaetano, tutti proprietarj, D.
Domenico Montani del vivente D. Berardo patrocinatore e D. Giacomo
Camillotti del fu Carlo, Dottor Fisico tutti e sei domiciliati in
Teramo, e da Noi Notaro e firmati = Orazio Delfico = Giacobbe Monti
testimonio = Pietro Marcozzi testimonio = Michelangelo Trosini
testimonio = Giacomo Massei testimonio = Domenico Montani testimonio =
Giacomo Camillotti testimonio = presente = Notar Gaetano Grue del fu
Domenicantonio, residente in Teramo = Numero progressivo settecento
dodici, volume terzo, numero trenta nove ricevuto per drittto d’archivio
oggi in Teramo li sedici ottobre mille ottocento trentacinque, grani
dieci = Della Cananea.
Il suggello di che è parola impresso sulla cera lacca rossa è un
suggello particolare e tutta la scrittura non contiene alcuna
interlinea, cassatura o altra alterazione.
Indi si è aperto il piego facendo rimanere illesi per quanto è stato
possibile i sigilli in parola sotto la linea de’ quali abbiamo fatta la
nostra indicazione della presente apertura colle soscrizioni del Notaro,
de’ testimonj e di Noi Giudice e Cancelliere.
Dietro abbiamo estratto un altro piego coverto da carta ordinaria non
bollata chiuso e suggellato sopra cera lacca rossa in nove punti che
circondano la chiusura. Si è rilevato che il suggello impressovi è
un’arma di famiglia, di cui è appunto menzione nella soprascritta
dichiarazione di chiusura fatta dal Notaro.
Nella parte opposta si legge = Testamento mistico del sottoscritto =
Orazio Delfico I testimonj Signori Camillotti, Trosini, e Montani han
dichiarato col Notaro essere quello stesso piego che a costui venne
esibito dal Testatore Signore Marchese Delfico e suggellato alla loro
presenza come si è di sopra cennato e degli altri testimonj ancora D.
Giacobbe Monti, D. Pietro Marcozzi, defunti, e D. Giacomo Massei
assente, che la chiusura ed i suggelli sono intatti, di che siamoci
assicurati Noi Giudice e Cancelliere cogli altri testimonj Signori
Ginaldi, Sagaria e Massei.
Tale secondo involto o sia piego non contiene alcun’altra scrittura
sull’estremo, tranne quella indicazione colla firma del Testatore che di
sopra abbiamo riportato; per cui si sono apposte le soscrizioni de’
testimonj, di Noi Giudice e Cancelliere sotto tale soprascritto.
Rimossi due suggelli laterali del detto secondo piego, si è dal medesimo
tirato fuori un foglio di carta bollata di grani sei scritto, che letto
si è rilevato essere il testamento mistico in ricerca, il quale è
concepito ne seguenti termini.
Testamento mistico fatto da me sottoscritto Orazio Delfico datato
e scritto dal mio amico Paolo de Santi cui l’ho dettato e soltanto da me
firmato, e che dovrà essere aperto per avere la sua esecuzione dopo la
mia morte. Sarà esso intanto da me consegnato al Notaro D. Gaetano Grue
o a qualunque altro Notaro per redigersene a norma della legge il
corrispondente atto di chiusura.
Dichiaro che avendo l’unica mia diletta figlia Marina Delfico
maritata col Signor Conte di Longano D. Gregorio de Filippis feci alla
stessa donazione di molti miei beni siti in Montesilvano, dei quali
soltanto fino a ducati ventimila furono dichiarati dotali, e con varii
patti, giusta l’atto nuziale stipulato dal Notar Signor Altobrando de
Paulis del giorno quindici giugno mille ottocento venti. E poiché io
credo che il valore di detti beni donati possa compire la metà
indisponibile del mio intiero patrimonio, e volendo seguire i dettami
della legge confermo alla detta mia figlia la donazione dei beni
medesimi, colla spiega che se il di loro valore non giungesse per
ipotesi alla detta metà a lei per legge assegnata allora sul resto della
mia eredità libera abbia la ripetuta mia figlia ad averne il compimento
istituendovela erede. Sopra la mia eredità rimasta tolta la metà come
sopra la mia consorte Donna Diomira Mucciarelli rappresenta il di lei
credito dotale di ducati tredicimila cento ottantuno e grani
ottantasette, e per i quali obbligai i miei beni, giusta l’istrumento
de’ nove ottobre mille ottocento ventisette stipulato dal Notar Grue,
oltre dello spillatico annuale. Ora seguita che sarà la mia morte,
voglio che sia nelle facoltà della detta mia consorte di riavere le
dette sue doti, come è giusto, o in beni fondi da prescegliersi da essa
sopra quelli obbligati al valore fondiario moltiplicato per venti, o in
danaro contante. E fatta questa prelevazione non che di qualunque altro
peso che potesse trovarsi esistente all’epoca della mia morte, del resto
della mia eredità ne dispongo come segue.
Istituisco mia erede in usufrutto e proprietà la mia diletta
consorte sudetta Diomira Mucciarelli sopra tutto ciò che si troverà dopo
la mia morte, e che dal mio zio Commendatore Melchiorre Delfico mi fu
lasciato col di lui mistico testamento. Intendo, cioè, gli acquisti suoi
in crediti e fondi comprati in Montesilvano e Spoltore dal Signor Toppi
di quest’ultimo comune, meno ciò che potesse essere dovuto a mia figlia
in supplemento della di lei quota legittima come sopra, che per altro
potrà esser preso sopra i beni antichi di famiglia.
Istituisco poi erede usufruttuaria soltanto vita di lei durante la
predetta mia moglie Diomira sopra il resto dei miei beni antichi sudetti
di famiglia Delfico, e che mi riserbai nei sudetti capitoli matrimoniali
di mia figlia tolto prima le doti della detta mia moglie. Ed erede
proprietaria sopra detti beni istituisco la menzionata mia figlia Marina
da godersi dopo la morte della usufruttuaria riunendosi a tale epoca
l’usufrutto alla proprietà.
Voglio che il mio funerale sia semplice. Il cadavere sarà
trasportato chiuso nella cassa dalla sola Compagnia del Rosario di cui
sono Confratello, e dal Parroco colla Croce, e seppellito così chiuso
nel Duomo nella sepoltura gentilizia di mia famiglia tra le ossa dei
miei buoni antenati, proibendo ogni altra qualsiasi pompa funebre e
precisamente il luttuoso suono dei sacri bronzi. Raccomando alla mia
diletta consorte Diomira Mucciarelli le persone di servizio, e lascio a
lei le facoltà di gratificare come erede quelle che se ne sono rese
meritevoli.
E questa è l’ultima mia volontà.
Teramo li quindici luglio mille ottocento trentacinque = Orazio
Delfico ho testato, letto e firmato il presente.
Tutta la scrittura è scritta in due facciate e mezzo e non contiene
alcuna alterazione, lacuna, postilla o altro. Solamente nella prima
facciata dopo il principio del ventesimo verso si legge soprapposta la
parola "libera" la quale è tra le due parole "eredità", abbia. Nella
seconda facciata nel verso duodecimo quinto dopo le parole "voglio che
il mio funerale sia" segue l’altra "semplice" ma le lettere se sono
dello stesso carattere corrente, le altre sono più grandi e ritoccate;
le ultime linee che compiono al parola " semplice" sono soprapposte
vicino alla "p" di carattere più piccolo.
Null’altro essendovi a rimarcare si sono tirate dei tratti di penna in
tutti gli spazi in bianco. Dopo la firma del testatore si è segnata la
data di questo dì, in cui ha avuta luogo l’apertura del testamento
apponendosi poscia le soscrizioni del Notaro, dei testimonj e di Noi
Giudice e Cancelliere.
Solennizzata a questo modo la nostra incombenza, ed in esecuzione
dell’articolo novecento trentatre delle leggi Civili abbiamo ordinato il
deposito del divisato testamento mistico colle due corrispondenti
coperture presso l’anzinominato Notaro Gaetano Grue, da cui si sono al
momento ricevute tali carte onde porne fra le sue minute come di dovere,
e rilasciarne copia a chi di dritto, unitamente alla copia di questo
verbale che sarà anche a lui consegnato.
Di tutto ciò ne abbiamo redatto il presente processo verbale che dietro
lettura datane anche col confronto del testamento in parola, è stato
sottoscritto dai testimonj, da Noi Giudice e Cancelliere in punto che
battono le ore ventiquattro precise = Firmati = Notar Gaetano Grue =
Carlo Ginaldi testimonio = Michelangelo Trosini testimonio = Domenico
Sagaria testimonio = Domenico Montani testimonio = Angelo Massei
testimonio = Giacomo Camillotti testimonio = Giovanni de Virgiliis =
Ludovico Colella Cancelliere.
Num. progressivo 5046
Registrato a Teramo li 14 novembre 1842,
vol. 113, n. 3, fol.22
Per grani dieci = della Cananea |