De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Biografia di Gregorio De Filippis Delfico

di Fausto Eugeni

Gregorio De Filippis Delfico

(dal dipinto che ritrae la famiglia De Filippis Delfico, la cui fotografia è

di proprietà della Biblioteca Provinciale "Melchiorre Dèlfico", Teramo)

Nota introduttiva

Il breve profilo biografico di Gregorio De Filippis-Delfico, qui pubblicato a cura di Fausto Eugeni, fa riferimento alla voce che lo stesso ha redatto per Wikipedia Italia (it.wikipedia.org), voce che viene qui ripresa, rielaborata e ampliata.

   

Gregorio De Filippis nacque il 20 Ottobre 1801 a Napoli da Troiano e da Aurora Cicconi, figlia di Francesco Cicconi, consigliere di Stato, originario di Morro d'Oro in provincia di Teramo.

Compì gli studi a Napoli e all'età di vent'anni si trasferì a Teramo in seguito al matrimonio, celebrato nel 1820, con Marina Delfico, l'unica figlia di Orazio e Diomira Mucciarelli, ultima discendente della famiglia che più di tutte aveva dato lustro alla terra d'Abruzzo e aveva riunito uno scelto gruppo di intellettuali.

 

Erano anni difficili e di grande incertezza nelle vicende politiche. Proprio in quei giorni, i nove mesi del periodo costituzionale (1820-1821) videro Melchiorre deputato a Napoli (in compagnia degli altri deputati del Collegio teramano Vincenzo Comi e Michelangelo Castagna) rivestire importanti responsabilità nel Governo, mentre Orazio, rimasto a Teramo, assumeva il comando della Guardia civica.

 

I problemi derivati ai Delfico dallo sfortunato esito della lotta politica intrapresa avevano contribuito a rendere critica la situazione economica della famiglia. La costruzione del nuovo palazzo si era arrestata e le rendite si erano ridotte al minimo, anche a motivo di una situazione generale estremamente critica. Gregorio dedicò tutte le proprie energie all'opera di ricostituzione del patrimonio e alla riorganizzazione dell'azienda agricola di proporzioni straordinarie vedendo riunite insieme le terre della famiglia Delfico, site in provincia di Teramo, nei circondari di Teramo e Penne, e  le terre della contea di Longano in Molise che Gregorio aveva ereditato dalla propria famiglia d'origine.

 

Lo zio Melchiorre  ebbe per il giovane Gregorio la massima considerazione come si trova espresso in una lettera indirizzata nel 1825 all'amico fraterno Luigi Dragonetti con la preghiera di accompagnare il nipote alla scoperta dell'Aquila: "Sarà il porgitore di questo foglio … d. Gregorio De Filippis Delfico che possiede pienamente il mio cuore … Il Delfico alloro era già secco, ed egli in quattro anni ci ha regalato tre belli germogli, i quali saranno felici, se emuli delle virtù del genitore".

 

Il successo di Gregorio in campo economico è testimoniato dalla ampia documentazione conservata nell'Archivio di Stato di Teramo dove di possono leggere i suoi diari, una via di mezzo tra libri dei conti e diari di lavoro, ricchi di informazioni sulla vita quotidiana della famiglia, sui viaggi, sui rapporti con la moglie e i figli, sugli interessi culturali e sull'impegno politico.

 

Gregorio e Marina ebbero come noto nove figli alcuni dei quali si affermarono a loro volta nei rispettivi campi di attività: Troiano (1821-1908), Giovan Bernardino (1823-1870), Melchiorre (1825-1895), Filippo (1827-1907), Aurora (1829-1894), Lodovico (1833-1866), Margherita (1835-1910), Michele (1840-1905), Rosa (1843-1930).

 

Il vecchio Melchiorre fu ricambiato dall'affetto e dalla venerazione a lui riservata dal nipote acquisito. Gregorio si interessò dell'Archivio e della Biblioteca o, almeno, di quello che ne restava dopo la malaugurata "donazione" di migliaia di cinquecentine e incunaboli che Melchiorre trasferì alla biblioteca del Re di Napoli per farsi perdonare la "troppo" entusiastica adesione al passato Governo costituzionale.

 

Alla morte dello zio, nel 1835, Gregorio pubblicò su di lui un primo accurato saggio bio-bibliografico in due volumi e "La Delficina", una celebre raccolta di aforismi, punto  di riferimento obbligato per i successivi studi sul filosofo teramano.

 

Di notevole interesse è l'impegno letterario di Gregorio, un impegno che lo occupò in modo specifico negli anni tra il 1832 e il 1836 tutti dedicati alla produzione degli scritti poetici.

Dalla sua penna uscirono poemetti, tragedie, drammi e commedie i cui titoli sono elencati in bibliografia. Di questi anni è anche la collaborazione con l'amico chietino Pasquale De Virgilii che nel 1835 fondò la "Filologia Abruzzese", una rivista letteraria che assunse subito dopo il titolo di "Giornale abruzzese di scienze lettere e arti". Il legame mai reciso con l'ambiente napoletano lo portò a una fattiva collaborazione anche con la prestigiosa rivista "Il progresso delle scienze, delle lettere e delle arti". Di recente sono state ripubblicate e analizzate le lettere. Fu in corrispondenza epistolare con Giacomo Leopardi e con numerosi altri intellettuali.

Dal 1841 nella sua vita prevalse l'impegno politico e amministrativo che lo condusse a rivestire l'incarico di presidente della Provincia di Teramo.

Fu animatore instancabile della locale Società economica alla quale aderì fin dal 1829 e della quale divenne socio ordinario dopo il 1840. Contribuì istituire l'Orto Botanico (dopo il 1884 trasformato in Villa comunale)

Le sue doti di agronomo e di imprenditore attento e lungimirante lo portarono a sperimentare nuove tecniche di coltivazione anche attraverso l'istituzione di una serie di "poderi modello" che suscitarono l'ammirazione degli esperti.

Sul piano dell'impegno pubblico contribuì a delineare un progetto di ampio respiro nel settore delle comunicazioni stradali che collegassero l'Adriatico a Roma, soprattutto con l'intento di far uscire la provincia di Teramo dal tradizionale isolamento.

I suoi progetti in campo finanziario per una riforma del Credito precorsero le futura istituzione delle Casse di Risparmio.

 

Bisogna ancora accennare allo stile di vita di Gregorio che viaggiò a lungo in Italia e in Europa, che si prodigò perché i figli avessero una istruzione completa scegliendo per loro i migliori maestri privati. Fu lui a riprendere la costruzione del palazzo e a renderlo bello e accogliente. Negli anni della sua vita  e anche oltre la sua casa fu il più importante cenacolo culturale della provincia, frequentato da pittori, musicisti e intellettuali. Una storia che in gran parte è ancora da scrivere quella di una delle personalità più straordinarie della nostra provincia. Negli ultimi anni, benché tormentato da una grave malattia non smise mai di lavorare.

La morte lo colse a Notaresco sulla ia del ritorno dalla villa di Montesilvano al palazzo di Teramo.

Era il 4 Maggio del 1847. I figli, secondo l'augurio rivolto loro dallo zio Melchiorre Delfico, seguirono l'esempio del padre. L'anno successivo alla morte di Gregorio il figlio maggiore, Troiano, ventisettenne, partecipava come volontario alla prima guerra d'indipendenza. la moglie Marina, i figli Troiano e Filippo e la figlia Aurora furono in prima fila nella lotta per l'unità e l'indipendenza d'Italia.

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Tutta la sezione bibliografica ricalca per il momento quella contenuta nella voce di Gregorio De Filippis Delfico redatta da Fausto Eugeni per Wikipedia.

Opere:

Il genio degli Appennini. Idillio nella faustissima occasione della venuta in Teramo di Sua Maestà Ferdinando II … , Teramo, Marsili, 1832;

Il giudizio universale, poema di Gregorio De Filippis-Delfico, conte di Longano, Napoli, Da' torchi di Raffaello Di Napoli, 1832;

La valle di Simmentall, poemetto boschereccio, Napoli, Da' torchi di Raffaello Di Napoli, 1832

La sventura europea ; Le epistole ai monti e La visione, poesie, Firenze, co' tipi di V. Batelli e figli, 1833;

La Peleide e la Risomania, poemetti burleschi, Firenze, Per Batelli e figli, 1833;

Gl' incanti soavi della solitudine e della malinconia, Firenze, stamp. Magheri, 1833;

Ricordi e fantasie su Bagni di Lucca, Firenze, Magheri, 1834;

Dirce, Napoli, Azzolina, 1834;

Della vita e delle opere di Melchiorre Delfico, Teramo, Presso Ubaldo Angeletti, 1836;

La campana di quaresima ; e La Madonna del pianto ; con una epistola, Napoli, da R. De Stefano e socii, 1836;

Discorso sulla importanza d'una storia generale dell'industria e del commercio degli italiani, Teramo, Angeletti, 1836;

Poche idee di miglioramento per le contrade del Primo Apruzzo Ultra, discorso pronunciato il primo maggio 1841 nell'apertura del Consiglio generale della provincia medesima, Teramo, stamp. Angeletti, 1841;

La Delficina, o sia raccolta di pensieri di Melchiorre Delfico sopra svariati argomenti rinvenuta fra gli scritti postumi di lui, con un discorso ed alcune note dell'editore, Napoli, Trombetta, 1841;

Archivio, scritti inediti e carteggi:

Le carte private, gli scritti inediti e il ricco epistolario sono esaminate in:

Donatella Striglioni Ne' Tori, L'inventario del fondo Delfico. Archivio di Stato di Teramo, Teramo, Centro abruzzese di ricerche storiche, 1994;

Marcello Sgattoni, Il "Fondo Delfico" della Biblioteca provinciale di Teramo, in "Aprutium", 1995, nn. 1-2;

Bibliografia:

Niccola Palma, Storia eccelsiastica e civile della Regione più settentrionale del Regno di Napoli … oggi città di Teramo e Diocesi di Teramo, Teramo, Angeletti, 1832-1836, vol. V, ad nomen; e nuova edizione: Storia della città e diocesi di Teramo, Teramo, Tercas, 1978, vol. V, ad nomen;

Carlo Campana, Elogio del caonte di Longano Gregorio De Filippis-Delfico, Teramo, Scalpelli, 1847;

Melchiorre Delfico, Opere complete, Teramo, Fabbri, vol.IV, Epistolario, passim;

Riccardo Cerulli, La famiglia Delfico nel Risorgimento, Pescara, 1964, passim

Vincenzo Clemente, De Filippis Delfico, Gregorio, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Treccani, vol. 33, 1987, pp. 760-761;

Lo scambio epistolare tra Giacomo Leopardi e Gregorio De Filippis Delfico, a cura di Luciano Artese e Manuelita De Filippis, Teramo, Amici della Delfico, 1998;

Nicola Scarpone, Le "cose patrie" di Pasquale De Virgiliis nelle lettere inedite a Gregorio De Filippis Delfico, in "Critica letteraria", 2001, fasc.IV, n. 113, pp. 715-760.