Biografia
di Lodovico De Filippis Delfico |
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Lodovico De Filippis
Delfico
(dal
dipinto che ritrae la famiglia
De Filippis Delfico)
(Fotografia del dipinto di proprietà della Biblioteca
Provinciale "Melchiorre Dèlfico", Teramo)
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Lodovico nacque a Teramo il 2 gennaio 1833 da Gregorio e Marina De Filippis
Delfico. Unico dei fratelli a frequentare una pubblica scuola, entrò, come
alunno interno, nel Real Collegio S. Matteo (1) della città nel dicembre del
1841 (2). Nonostante le diverse assenze causate da ripetuti e noiosi problemi di
salute (3), seguì gli insegnamenti con impegno e lodevole profitto come
testimoniano tutti i verbali degli esami sostenuti per essere ammesso ai
successivi anni scolastici (4). Difatti nella prova del 1844 di Lingua italiana,
Geografia ed Aritmetica pratica sotto la guida del prof. Andrea Palombieri,
Lodovico riportò il giudizio di "ottimo" e l’assegnazione di una medaglia
d’argento approvata dal ministro degli Affari Interni (5).
Nel 1845, sempre negli esami di Lingua italiana, meritò "la caratteristica
di ottimo" e l’attribuzione di un premio disposto dal Rettore coadiutore Liborio
Manca che consisteva nel leggere una lettera scelta tra quelle composte nel
corso dell’anno ed inoltre l’inserimento per merito nel Giornale delle due
Sicilie, come si legge in una nota del Consultore presidente della Regia
università degli studi e della Giunta di pubblica istruzione di Napoli (6). Nel
settembre 1846 sostenne l’esame di Latinità inferiore, la cui cattedra era
tenuta dal prof. Luigi Vinciguerra, ed anche in questa prova ottenne il massimo
giudizio, mentre nelle Belle Arti, che comprendevano Lingua francese,
Calligrafia, Disegno, Musica strumentale - questa disciplina sostituì
l’insegnamento della Scherma mancando l’istruttore - e Ballo e che erano degli
insegnamenti diremmo oggi extra curriculari, si distinse nella prova di
Ballo il cui maestro era Giuseppe de Cicco. Nel 1847 frequentò la classe di
Latinità sublime e Lingua greca con l’eccellente prof. Michelangelo Forti
ottenendo ancora ottimi risultati, come pure fu fatto degno di elogio per la
prova di Calligrafia appresa dall’insegnante Lorenzo De Sanctis.
Alcuni saggi, molto belli, conservati nel Fondo Delfico
presso la Biblioteca Provinciale "M. Delfico" di Teramo, dimostrano ampiamente
l’abilità di Lodovico in questa disciplina.
Peraltro le prove di esame, tenute ogni anno in settembre, e dopo le quali era
consentito trascorrere il mese di ottobre, il solo di vacanza in famiglia, erano
un evento pubblico e solenne. Infatti, oltre alla commissione, composta dai
professori delle diverse cattedre e presieduta dal Rettore intervenivano "previo
invito con biglietti stampati" le autorità civili e religiose della Provincia,
personaggi distinti e uomini di lettere". Si concludevano, di norma, con
declamazioni di poesie, esecuzioni musicali e di ballo e con la mostra dei
disegni e dei saggi calligrafici.
Dal febbraio 1847 la
recrudescenza del male di cui era affetto non permise a Lodovico di rientrare in
Collegio e, da questo momento, le notizie su di lui si fanno veramente esigue.
E’ ipotizzabile che, a seguito dell’esilio dei fratelli maggiori Troiano e
Filippo per i moti rivoluzionari del 1848 a Teramo e della residenza in Napoli
dell’altro fratello Melchiorre, Lodovico si occupasse prevalentemente
dell’amministrazione del patrimonio di famiglia, le cui rilevanti proprietà
erano situate in Montesilvano dove, difatti, aveva trasferito la propria
residenza nel 1860 e dove aveva ricoperto anche alcune pubbliche cariche. La
nuova amministrazione municipale, sorta dopo l’unità d’Italia, che tra i primi
obiettivi aveva posto l’incremento delle strutture viarie e ferroviarie lo
nominò, infatti, dal maggio 1861 per un triennio, deputato per le Opere
pubbliche (7) mentre, il 2 dicembre dello stesso anno, assumeva il comando della
locale Guardia Nazionale col grado di Capitano (8), ruolo che ricoprì sino alla
morte avvenuta, a soli trentatre anni, il 17 novembre 1866 nella sua abitazione
di contrada Piazzetta. Lasciò dei figli naturali dei quali si prese cura il
fratello Troiano nel rispetto di quanto disposto nelle ultime volontà dalla loro
madre Marina (9). |
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(1) Il Real Collegio di
Teramo, designato dal decreto di Gioacchino Murat del 16 maggio 1813, iniziò a
funzionare il 23 gennaio 1814, con solo tre delle quattro cattedre previste
(Grammatica inferiore e media, Grammatica superiore (esclusa), Umanità e
retorica, Filosofia e matematica) e senza Convitto, che invece si aprì con una
grande cerimonia inaugurale nel dicembre del 1818, quando il Collegio si spostò
dalla sede nell'ex convento di S. Francesco (attuale S. Antonio) al convento
benedettino di S. Matteo, in Corso S. Giorgio, dal quale poi ne derivò il nome e
dove rimase sino al 1934, anno in cui venne trasferito nella prestigiosa e nuova
sede in Piazza Dante. Il 20 agosto 1857, Ferdinando II che, dal 1849, aveva
assegnato l'istruzione e l'amministrazione del Collegio di Teramo ai Padri
Barnabiti, lo elevò a Liceo. L’unità d’Italia estese la legge Casati del 1859
alle province meridionali dell’ex Regno delle Due Sicilie con il decreto
luogotenenziale del 10 febbraio 1861 trasformando il Liceo in Liceo-Ginnasio,
mentre un decreto reale del 21 ottobre 1861 conservava l'unità didattica e
amministrativa del Liceo e del Convitto, ma attribuiva al primo il nome di
Liceo-Ginnasiale e al secondo quello di Convitto Nazionale: durante il periodo
murattiano e poi borbonico Scuola e Convitto si erano mantenuti indistinti sia
amministrativamente, sia didatticamente sotto il comune nome di Real Collegio.
Nel 1865 con regio decreto il Liceo-Ginnasio si intitolò a Melchiorre Delfico.
(2) Archivio di Stato di Teramo (da questo momento A.S.Te),
Intendenza Borbonica, b. 50/b, f. 204,
(3) A.S.Te, Intendenza
Borbonica, b. 40, ff. 30-31. Come si evince
da una nota del 2 settembre 1842 nel Libro della Corrispondenza del Real
Collegio inviata al presidente della giunta amministrativa, Lodovico,
colpito da febbre gastrica, uscì dal R. Collegio, e per il successivo anno
scolastico 1842-43 non vi fece rientro perché ancora malato. Frequentò da
interno i tre successivi anni scolastici, assentandosi solamente, per brevi
periodi nei mesi di luglio del 1845 e 1846, per prendere i bagni di mare
prescritti dal medico ordinario del Collegio. Ma fu costretto a lasciare
nuovamente la scuola nel febbraio 1847, non facendovi più ritorno come
comunicato con nota del 28 febbraio 1848.
(4) A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 50/a, f. 194. Secondo
quanto indicato dall’art. 6 degli Statuti pe’ Reali Licei del Regno di Napoli
– che era valido anche per i Collegi – l’alunno studiava le materie non tutte
insieme secondo una sequenza oraria scandita settimanalmente, ma a "blocchi",
l’una dopo l’altra, in senso "modulare". Concludeva il ciclo annuale degli studi
la sessione degli esami di profitto di settembre, necessari per essere ammessi
al seguente anno scolastico, cfr. G. Di Giannatale,
Le origini del Real Collegio di Teramo,
in "Notizie dalla Delfico", nn. 1-3/2003.
(5) A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 50/a, ff. 191.
(6) A.S.Te, Ibidem,
f.191.
(7)A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 461 e cfr. O Galli,
Montesilvano nella storia ambientale e socio-antropologica dell’Abruzzo dalle
origini alla metà del 1900, S.Atto Teramo, Edigrafital S.p.A. 1990.
(8)
A.S.Te, Prefettura II/7, s. I, cat. XVI, b. 4, f.
15
(9) Biblioteca provinciale "M. Delfico"
Teramo, Fondo Delfico. |
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