De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Biografia di Lodovico De Filippis Delfico

di Luciana D'Annunzio

Lodovico De Filippis Delfico

Lodovico De Filippis Delfico

(dal dipinto che ritrae la famiglia De Filippis Delfico)

(Fotografia del dipinto di proprietà della Biblioteca Provinciale "Melchiorre Dèlfico", Teramo)

Lodovico nacque a Teramo il 2 gennaio 1833 da Gregorio e Marina De Filippis Delfico. Unico dei fratelli a frequentare una pubblica scuola, entrò, come alunno interno, nel Real Collegio S. Matteo (1) della città nel dicembre del 1841 (2). Nonostante le diverse assenze causate da ripetuti e noiosi problemi di salute (3), seguì gli insegnamenti con impegno e lodevole profitto come testimoniano tutti i verbali degli esami sostenuti per essere ammesso ai successivi anni scolastici (4). Difatti nella prova del 1844 di Lingua italiana, Geografia ed Aritmetica pratica  sotto la guida del prof. Andrea Palombieri, Lodovico riportò il giudizio di "ottimo" e l’assegnazione di una medaglia d’argento approvata dal ministro degli Affari Interni (5). Nel 1845, sempre negli esami di Lingua italiana, meritò "la caratteristica di ottimo" e l’attribuzione di un premio disposto dal Rettore coadiutore Liborio Manca che consisteva nel leggere una lettera scelta tra quelle composte nel corso dell’anno ed inoltre l’inserimento per merito nel Giornale delle due Sicilie, come si legge in una nota del Consultore presidente della Regia università degli studi e della Giunta di pubblica istruzione di Napoli (6). Nel settembre 1846 sostenne l’esame di Latinità inferiore, la cui cattedra era tenuta dal prof. Luigi Vinciguerra, ed anche in questa prova ottenne il massimo giudizio, mentre nelle Belle Arti, che comprendevano Lingua francese, Calligrafia, Disegno, Musica strumentale - questa disciplina sostituì l’insegnamento della Scherma mancando l’istruttore - e Ballo e che erano degli insegnamenti diremmo oggi extra curriculari, si distinse nella prova di Ballo il cui maestro era Giuseppe de Cicco. Nel 1847 frequentò la classe di Latinità sublime e Lingua greca con l’eccellente prof. Michelangelo Forti ottenendo ancora ottimi risultati, come pure fu fatto degno di elogio per la prova di Calligrafia appresa dall’insegnante Lorenzo De Sanctis.

Alcuni saggi, molto belli, conservati  nel Fondo Delfico presso la Biblioteca Provinciale "M. Delfico" di Teramo, dimostrano ampiamente l’abilità di Lodovico in questa disciplina.

Peraltro le prove di esame, tenute ogni anno in settembre, e dopo le quali era consentito trascorrere il mese di ottobre, il solo di vacanza in famiglia, erano un evento pubblico e solenne. Infatti, oltre alla commissione, composta dai professori delle diverse cattedre e presieduta dal Rettore intervenivano "previo invito con biglietti stampati" le autorità civili e religiose della Provincia, personaggi distinti e uomini di lettere". Si concludevano, di norma, con declamazioni di poesie, esecuzioni musicali e di ballo e con la mostra dei disegni e dei saggi calligrafici.

Dal febbraio 1847 la recrudescenza del male di cui era affetto non permise a Lodovico di rientrare in Collegio e, da questo momento, le notizie su di lui si fanno veramente esigue. E’ ipotizzabile che, a seguito dell’esilio dei fratelli maggiori Troiano e Filippo per i moti rivoluzionari del 1848 a Teramo e della residenza in Napoli dell’altro fratello Melchiorre, Lodovico si occupasse prevalentemente dell’amministrazione del patrimonio di famiglia, le cui rilevanti proprietà erano situate in Montesilvano dove, difatti, aveva trasferito la propria residenza nel 1860 e dove aveva ricoperto anche alcune pubbliche cariche. La nuova amministrazione municipale, sorta dopo l’unità d’Italia, che tra i primi obiettivi aveva posto l’incremento delle strutture viarie e ferroviarie lo nominò, infatti, dal maggio 1861 per un triennio, deputato per le Opere pubbliche (7) mentre, il 2 dicembre dello stesso anno, assumeva il comando della locale Guardia Nazionale col grado di Capitano (8), ruolo che ricoprì sino alla morte avvenuta, a soli trentatre anni, il 17 novembre 1866 nella sua abitazione di contrada Piazzetta. Lasciò dei figli naturali dei quali si prese cura il fratello Troiano nel rispetto di quanto disposto nelle ultime volontà dalla loro madre Marina (9).

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(1) Il Real Collegio di Teramo, designato dal decreto di Gioacchino Murat del 16 maggio 1813, iniziò a funzionare il 23 gennaio 1814, con solo tre delle quattro cattedre previste (Grammatica inferiore e media, Grammatica superiore (esclusa), Umanità e retorica, Filosofia e matematica) e senza Convitto, che invece si aprì con una grande cerimonia inaugurale nel dicembre del 1818, quando il Collegio si spostò dalla sede nell'ex convento di S. Francesco (attuale S. Antonio) al convento benedettino di S. Matteo, in Corso S. Giorgio, dal quale poi ne derivò il nome e dove rimase sino al 1934, anno in cui venne trasferito nella prestigiosa e nuova sede in Piazza Dante. Il 20 agosto 1857, Ferdinando II che, dal 1849, aveva assegnato l'istruzione e l'amministrazione del Collegio di Teramo ai Padri Barnabiti, lo elevò a Liceo. L’unità d’Italia estese la legge Casati del 1859 alle province meridionali dell’ex Regno delle Due Sicilie con il decreto luogotenenziale del 10 febbraio 1861 trasformando il Liceo in Liceo-Ginnasio, mentre un decreto reale del 21 ottobre 1861 conservava l'unità didattica e amministrativa del Liceo e del Convitto, ma attribuiva al primo il nome di Liceo-Ginnasiale e al secondo quello di Convitto Nazionale: durante il periodo murattiano e poi borbonico Scuola e Convitto si erano mantenuti indistinti sia amministrativamente, sia didatticamente sotto il comune nome di Real Collegio. Nel 1865 con regio decreto il Liceo-Ginnasio si intitolò a Melchiorre Delfico.

(2) Archivio di Stato di Teramo (da questo momento A.S.Te), Intendenza Borbonica, b. 50/b, f. 204,

(3) A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 40, ff. 30-31. Come si evince da una nota del 2 settembre 1842 nel Libro della Corrispondenza del Real Collegio inviata al presidente della giunta amministrativa, Lodovico, colpito da febbre gastrica, uscì dal R. Collegio, e per il successivo anno scolastico 1842-43 non vi fece rientro perché ancora malato. Frequentò da interno i tre successivi anni scolastici, assentandosi solamente, per brevi periodi nei mesi di luglio del 1845 e 1846, per prendere i bagni di mare prescritti dal medico ordinario del Collegio. Ma fu costretto a lasciare nuovamente la scuola nel febbraio 1847, non facendovi più ritorno come comunicato con nota del 28 febbraio 1848.

(4) A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 50/a, f. 194. Secondo quanto indicato dall’art. 6 degli Statuti pe’ Reali Licei del Regno di Napoli – che era valido anche per i Collegi – l’alunno studiava le materie non tutte insieme secondo una sequenza oraria scandita settimanalmente, ma a "blocchi", l’una dopo l’altra, in senso "modulare". Concludeva il ciclo annuale degli studi la sessione degli esami di profitto di settembre, necessari per essere ammessi al seguente anno scolastico, cfr. G. Di Giannatale, Le origini del Real Collegio di Teramo, in "Notizie dalla Delfico", nn. 1-3/2003.

(5) A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 50/a, ff. 191.

(6) A.S.Te, Ibidem, f.191.

(7)A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 461 e cfr. O Galli, Montesilvano nella storia ambientale e socio-antropologica dell’Abruzzo dalle origini alla metà del 1900, S.Atto Teramo, Edigrafital S.p.A. 1990.

(8) A.S.Te, Prefettura II/7, s. I, cat. XVI, b. 4, f. 15

(9) Biblioteca provinciale "M. Delfico" Teramo, Fondo Delfico.