All'inizio del 1918, in
un momento particolarmente delicato per le sorti della I guerra
mondiale, dopo la disfatta di Caporetto, per sostenere il quinto
prestito nazionale diretto a finanziare lo sforzo bellico, furono
pubblicate, per iniziativa dell'editore Luigi Bertelli di Roma, le
riproduzioni di 18 giornali che avevano visto la luce nel periodo
risorgimentale e venivano inviate in tre serie da sei dietro il
versamento di una lira. Era evidente l'intento di sottolineare come la
partecipazione dell'Italia al conflitto fosse in continuità ideale con
il processo risorgimentale avviatosi nel secolo precedente. Si trattava
di testate che accompagnarono i principali periodi del Risorgimento: da
titoli più noti quali "Il Conciliatore", "La Giovine Italia", "Il
Risorgimento", "L'Opinione" a fogli come "La Torre di Babele. Giornale
caos di tutti i colori", periodico napoletano che si ricollegava
esplicitamente al quarantottesco "Arlecchino", presente nella prima
serie. La copia riprodotta era il numero 2 del I novembre 1860 che
conteneva una vignetta di Melchiorre De Filippis Delfico dal titolo "Incontro
fortuito". Si era nei giorni in cui si compiva l'unità d'Italia;
Garibaldi era entrato a Napoli il 7 settembre e successivamente aveva
sconfitto l'esercito borbonico sul Volturno mentre Francesco II si
rifugiava nella fortezza di Gaeta. Nello stesso periodo Vittorio
Emanuele II scendeva la penisola alla testa dell'esercito piemontese e
sconfiggeva le truppe pontificie a Castelfidardo rendendo possibile
l'annessione al regno d'Italia dell'Umbria e delle Marche. Varcato il
fiume Tronto il 15 ottobre, il 29 dello stesso mese il monarca sabaudo
incontrava l'eroe dei due mondi a Caianello, ed è a tale circostanza che
fa riferimento la caricatura con le sembianze di Vittorio Emanuele II,
di Garibaldi e del re di Napoli. Realizzata a pochi giorni dall'evento
la vignetta coglie la storicità del momento, ma anche gli stati d'animo
dei protagonisti. Al sopraggiungere di un Vittorio Emanuele accigliato,
fa da contrappunto un Garibaldi in rilassata attesa, mentre Franceschiello è spettatore impotente asserragliato nella fortezza di
Gaeta. Melchiorre De Filippis Delfico, vignettista ilare e sagace,
evidentemente vuole sottolineare il disagio del monarca che sta per
ricevere un regno conquistato da un personaggio quale Garibaldi, visto
dai benpensanti come un "irregolare" non titolato. Ma proprio a causa
di tale vignetta il giornale, che aveva visto la luce solo due giorni
prima, fu soppresso dal governo dittatoriale perché "(…) offende il
senso morale del paese con caricature le quali si riferiscono a persone
inviolabili". Il giornale risorse con il nome di "Arlecchino" dopo pochi
giorni ironizzando sul provvedimento di Polizia: "Considerando che la
Torre di Babele offende il senso comune con caricatura di un ordinanza
la quale va contro i diritti inviolabili della stampa: in virtù dei
poteri conferitici da Guttemberg, il già soppresso giornale "Arlecchino"
ritorna alla luce". |