De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

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Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Giuseppe Garibaldi nelle caricature

 di Melchiorre De Filippis Delfico

di Siriano Cordoni

Introduzione alla Cartella di caricature riprodotte a tiratura limitata, a cura dell'Associazione Culturale "Il Poliorama", Teramo e del Centro Ricerche Personalistiche – Prospettiva Persona, Teramo, 2008 con testo di Maria Paola Fabiocchi

A pochi mesi dalla conclusione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi la nostra associazione propone una ristampa di caricature di Melchiorre De Filippis Delfico dedicate all'Eroe dei due Mondi e pubblicate sull' "Arlecchino – giornale caos di tutti i colori" tra il 1860 e il 1864; una sorta di continuazione delle celebrazioni di Garibaldi attraverso la bellezza grafica di piccoli capolavori irriverenti di uno dei disegnatori satirici più graffianti dell'800 italiano.

L'Arlecchino, giornale comico-politico di tutti i colori

Le caricature riprodotte sono tratte dalla seconda serie de l' "Arlecchino", uno dei più importanti giornali satirici dell'Ottocento italiano, che vide due edizioni. La prima, pubblicata a Napoli dl 18 marzo del 1848 fino alla metà del 1849, dal titolo "Arlecchino, giornale comico politico di tutti i colori" per iniziativa di Achille de Lauzière, aveva nelle pagine centrali caricature che riuscirono a rappresentare fedelmente l'arte, la vita, i costumi e, in modo particolare, la politica d'allora. Al termine del suo breve periodo di vita era riuscito a dare un quadro completo della Rivoluzione del 1848 e a rappresentare una sorta di storia del costume di allora, avendo unito l'eleganza, l'arte, l'arguzia e l'ironia delle caricature di Enrico Mattei all'estrema cura nella riproduzione dei particolari degli abiti e delle situazioni ambientali. La seconda serie riprese le pubblicazioni, dopo un periodo di interruzione, il 4 novembre del 1860 dalle ceneri della prima e dalla breve esperienza della "Torre di Babele", giornale del quale erano apparsi due soli numeri (il 28 ottobre e il 1° novembre del 1860), anche questo chiuso dalla censura napoletana. Le motivazioni della chiusura della "Torre di Babele" saranno riportate sul primo numero del nuovo "Arlecchino", pubblicato dopo pochi giorni dalla chiusura della "Torre di Babele": "BABILONIA 4 NOVEMBRE 1860. Ieri sera ad un'ora di notte, sui muri di Napoli si leggeva: Ministero di Polizia: Considerando che il giornale intitolato la Torre di Babele offende il senso morale del paese con caricature le quali si riferiscono a persone inviolabili: in virtù dei poteri straordinari conferitici dalla Dittatura: il giornale la Torre di Babele è soppresso." E la redazione così rispondeva: "MINISTERO DI BABILONIA. Articolo I. Considerando che la soppressione della Torre di Babele offende il senso comune del paese con caricatura di un'ordinanza la quale va contro i dritti inviolabili della stampa. In virtù de' poteri ordinari conferitici da Guttemberg. Il già soppresso giornale Arlecchino ritorna alla luce". Sfidando la censura l' "Arlecchino" riprendeva le pubblicazioni, grazie alla volontà di Gennaro De Luca, gerente responsabile e Angelo Mirelli, amministratore, libraio in strada Toledo 166, stampato per un lungo periodo presso la Tipografia Belle Arti. Aveva tre pubblicazioni settimanali, martedì, giovedì e domenica.

In questa seconda serie, il giornale assunse come sottotitolo la definizione di "giornale caos di tutti i colori" e, dopo meno di due mesi di pubblicazioni, dal 1° gennaio 1861, per ancor meglio evidenziare la continuità con la "Torre di Babele" cambierà l'immagine d'apertura; la maschera di Arlecchino, inizialmente identica a quella del 1848, viene spostata sulla destra nell'atto di "fotografare" la scena e al centro viene posta una torre con la frase "giornale caos di tutti i colori" scolpita in alto sotto una merlatura parzialmente distrutta e ai piedi della stessa una folla di gente vociante, arringata da una specie di garibaldino. Comunque sia, il personaggio dominante è sempre Arlecchino dal quale il giornale vuole prendere la capacità burlesca, le acrobazie verbali, il senso di affrancatura dal potere, la capacità di districarsi dalle situazioni difficili sia mentre illustra il giornale, come nella prima serie, sia mentre fotografa la scena, come nella seconda serie, capace di riportare sempre con ironia gli avvenimenti di cui è testimone.

Arlecchino, giornale-caos di tutti i colori

Nella sua pur breve vita il giornale riuscì a evidenziare il proprio carattere democratico, di opposizione alla dittatura, di sentimento anticlericale, capace di interpretare quella nascente coscienza nazional popolare che si andava diffondendo dal 1848 e di lasciare una traccia indelebile nella storia della stampa satirica dell'Ottocento. Questa, pur non avendo una larga tiratura e una diffusione capillare, ebbe il merito di riuscire a smuovere le coscienze di una classe dirigente distratta e di allargare il consenso anche alle classi sociali analfabete tramite la sintesi dei contenuti degli articoli in una scena, una vignetta, una rappresentazione.

Ripubblicare tali pagine può sembrare anacronistico, poiché le immagini caricaturali dopo un lungo periodo dalla pubblicazione possono essere difficili da percepire nei loro significati, sottintesi e allusioni, avendo il tempo attenuato la conoscenza delle circostanze storiche che le hanno stimolate, ma resta comunque sempre la valenza artistica del disegno, lo humor, restano le caratterizzazioni dei personaggi, le ironiche sintesi linguistiche che le coronano e le sottolineano e vi si apprezza una attualità che supera il tempo, la lotta contro i pericoli della sopraffazione e il desiderio di poter esprimere serenamente e pubblicamente le proprie opinioni, senza i lacci di una censura, ora come allora in agguato sotto le più varie forme. Quando poi le si riesce a ricollocare nei periodi storici, quando si riesce a cogliere i fatti e le simbologie che le hanno stimolate, allora si captano appieno tutte le caratteristiche di quelle che possono essere definite "satire illustrate".

Arlecchino, giornale-caos di tutti i colori

Anche Delfico, come è consuetudine nella storia della caricatura, caratterizza i propri personaggi con elementi e attributi che ripete nel corso del tempo.

Napoleone III è visto come il gran "tessitore" dell'Europa. Paradigmatica è la caricatura del 20 gennaio 1861, dal titolo "Gran tela di ragno europea" dove un imperturbabile Napoleone III, con gli usuali baffi e pizzetto, è rappresentato nelle sembianze di un ragno con otto zampe che dal centro della tela manipola i personaggi europei a proprio vantaggio. Una composizione particolarmente efficace nella propria sintesi. Qualche personaggio viene stritolato dalle zampe, come l'aquila bicefala simbolo dell'impero d'Austria o Francesco II Re di Napoli, qualche altro è imbrigliato dalle maglie della tela, come Cavour e lo stesso Papa.

L'Inghilterra viene rappresentata come un liocorno, o con un personaggio con il corno in fronte, dall'araldica dello stemma della nazione, dove è presente un unicorno incatenato, simbolo dell'ardore, della forza e delle vittorie del popolo. Ne è esempio la caricatura qui riprodotta, "Fluido e Magnetismo", dove l'Inghilterra dall'angolo in basso a destra, soffiando sospinge Garibaldi, che con la sola sua presenza, con il solo suo carisma e magnetismo, riesce a infondere il senso di libertà nei popoli oppressi, in questo caso l'Ungheria. Ma, sembra di percepire dalla matita di Delfico un senso di velata critica al "suo" Garibaldi che sembra quasi diventare un paravento, strumento apparentemente inconsapevole della nascosta potenza inglese.

Cavour, il tessitore dell'Unità d'Italia, è inconfondibile dietro gli occhialini tondi e la barbetta mandibolare. Delfico non nasconde la sua antipatia per il grande statista e non perde occasione per sminuirne la statura. In "D. Camillo Soldato, e D. Peppe paglietta. Così tutti son contenti", Garibaldi statuario, in cattedra, senza tentennamenti, indica la strada da seguire a una platea affascinata, mentre il soldato Cavour a mò di marionetta marcia al ritmo delle parole del Generale.

L'Italia è rappresentata come nella più classica iconografia come una donna statuaria, dalla vesti fluenti e con la corona turrita, mentre maggiore attenzione ve posta nella distinzione fra l'austriaco e il croato. Il primo rappresentato con il naso rincagnato e con un berretto militare con visiera, tanto da dargli un'aria da stolto beone, mentre il secondo è rappresentato con due baffoni, rigidi di sego, all'insù.

A conclusione di queste brevi note, che vogliono essere solo un'occasione per ammirare alcune opere del nostro illustre concittadino, sperando siano di stimolo per più approfondite ricerche da parte degli studiosi del settore, mi è gradito ringraziare Pietro Marcattili per la disponibilità a trarre fuori dalla sua miniera di belle, curiose e antiche cose le tavole dell' "Arlecchino" che grazie alla sua passione e lungimiranza è riuscito a collezionare nel corso del tempo e Maria Paola Fabiocchi per la straordinaria passione iniziata per studio e portata avanti con dedizione tanto da farla diventare un punto di riferimento nelle conoscenze su de Filippis Delfico. Un ringraziamento a parte a coloro che con la loro sottoscrizione e fiducia permettono tale iniziativa culturale.

A mò di addenda, una riflessione su di una pagina controversa della biografia del Delfico, riguarda una sua eventuale collaborazione con un rivista inglese o la sua presenza nella capitale londinese. Per anni si sono cercate le tracce di ciò tra le pagine del giornale satirico inglese "Punch", per giungere alla conclusione di scartare categoricamente tale ipotesi, non essendone stata trovata alcuna. Solo ultimamente si è affacciata l'ipotesi di una sua collaborazione con il giornale inglese "Vanity Fair".

Nel mio peregrinare fra mercati, mercatini, antiquari e rigattieri, ho acquisito il volume di Roy T. Matthews e Peter Mellini, dal titolo "In Vanity fair", edito in prima edizione nel 1982, dove Melchiorre De Filippis Delfico non solo è citato come maestro napoletano dell'arte della caricatura, capace di influenzare i più importanti caricaturisti della rivista, come Carlo Pellegrini (1839-1889) meglio conosciuto con lo pseudonimo di Ape e Adriano Cecioni (1838-1886) scultore oltre che caricaturista, ma fornisce anche l'elenco di sette caricature a lui attribuite (anche queste rintracciate dal mercato antiquario) e pubblicate sulla rivista nel seguente ordine, la prima il 14.12.1872 dal titolo Baron Paul Jiulius Reuter, Telegrams; la seconda il 21.12.1872 dal titolo Henry Fawcett MP, A Radical Leader; la terza il 28.12.1872 dal titolo Gabriel Goldney MP, Practical; la quarta il 04.01.1873 dal titolo William Amelius, Duke of St Albans, Hereditary Grand Falconer; la quinta il 11.01.1873 dal titolo Robert Wigram Crawford MP, A Man of Weight; la sesta il 18.01.1873 dal titolo Charles Gilpin MP, Capital Punishment; la settima il 01.02.1873 dal titolo Earl of Galloway, Army Reorganization. Caricature che penso possano riaprire il discorso della collaborazione di Delfico con una rivista londinese, in questo caso il "Vanity Fair", o direttamente tramite un breve soggiorno a Londra visto il breve lasso di tempo in cui le caricature furono pubblicate o indirettamente tramite l'invio di bozze, poi trasformate in litografie di stampa da qualche altro collaboratore della rivista. Questa seconda ipotesi potrebbe essere la più attinente, viste le caratteristiche stilistiche delle caricature che perdono un po' di quella straordinaria freschezza e godibilità tipiche del nostro e che si ritrovano ancora una volta in un'altra strenna di caricature poco nota dal titolo "Il ritorno da Parigi – Album di Delfico – da distribuirsi in una sol volta – ventiquattro tavole colorate con legatura analoga", la cui immagine introduttiva è riprodotta qui a fianco.

Il ritorno da Parigi (Introduzione della raccolta)

Ad altri gli studi, a noi la soddisfazione di poter ammirare l'arte di Melchiorre De Filippis Delfico.

In Teramo

lunedì cinque maggio duemilaotto

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno I, n. 9, Napoli, 22.11.1860

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno I, n. 9, Napoli, 22.11.1860

 (Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 50, Napoli, 25.04.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 50, Napoli, 25.04.1861

 (Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 56, Napoli, 09.05.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 56, Napoli, 09.05.1861

 (Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 61, Napoli, 21.05.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 61, Napoli, 21.05.1861

 (Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 76, Napoli, 25.06.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 76, Napoli, 25.06.1861

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 115, Napoli, 24.09.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 115, Napoli, 24.09.1861

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 124, Napoli, 15.10.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 124, Napoli, 15.10.1861

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 127, Napoli, 22.10.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 127, Napoli, 22.10.1861

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 149, Napoli, 12.12.1861

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno II, n. 149, Napoli, 12.12.1861

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno V, n. 4, Napoli, 05.01.1864

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno V, n. 4, Napoli, 05.01.1864

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno V, n. 61, Napoli, 29.03.1864

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno V, n. 61, Napoli, 29.03.1864

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno V, n. 74, Napoli, 29.03.1864

Arlecchino, giornale caos di tutti i colori - Anno V, n. 74, Napoli, 29.03.1864

(Ass.Culturale "Il Poliorama" - Teramo)