Origini e sviluppi del Liceo
Ginnasio "M. Delfico" di Teramo |
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di Giovanni Di
Giannatale |
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Il Liceo Ginnasio "Melchiorre Dèlfico" di Teramo trae le sue origini dal
Regio Liceo Ginnasiale, istituito dalla Legge Casati (n. 3725 del
13.11.1859) (1) e introdotto nell'ex Regno delle Due Sicilie, in luogo
dei Reali Collegi e Licei, dal decreto n° 218 del 10.2.1861, promulgato
dal governo luogotenenziale. Soffermiamo quindi l'attenzione sulle
caratteristiche didattiche del Collegio, che costituisce in ordine di
tempo l'archetipo del "Delfico", e poi su quelle del Liceo, che del
Collegio rappresentò il coronamento, fino alla soppressione, determinata
dal decreto dianzi richiamato, da cui sorse un nuovo organismo
scolastico. denominato Liceo Ginnasiale, che, modificato dalla riforma
Gentile (1923) (2) e da quella Bottai (1940) (3), è il ceppo diretto
dell'istruzione classica, formata dal biennio ginnasiale, che è il
superstite "ginnasio superiore" (conseguente al "Ginnasio inferiore",
triennale) (4), e dal triennio liceale.
Il Collegio può esser considerato senza alcun dubbio il risultato più
maturo della politica scolastica perseguita dalla Francia nel Regno di
Napoli durante il decennio del proprio dominio, sia per aver fondato
l'istruzione pubblica o statale (5), sottratta in gran parte alla
gestione degli Enti ecclesiastici e dei privati, sia per aver distinto
la stessa in primaria, secondaria ed universitaria, introducendo una
gradazione sulla quale si è basato e continua a basarsi l'intero sistema
scolastico europeo.
La scuola secondaria a sua volta è articolata dal R. D. n° 1146 del
29.11.1811 (6) in una secondaria di primo grado e una secondaria di
secondo grado. La prima è costituita dai Reali Collegi, oltre che dai
Seminari e da eventuali istituti eretti da privati e da Comuni, la
seconda dai Reali Licei (7). Per delineare la fisionomia didattica del
Collegio, occorre risalire a tre testi legislativi: il decreto
giuseppino n. 140 del 30.5.1807, quello murattiano n. 1146/1811, e,
infine, gli "Statuti pe' Collegi e per le scuole secondarie",
promulgati da Ferdinando I di Borbone il 14.2.1816. La normativa
contenuta negli ultimi due testi si ricollega, per quanto concerne
caratteri e finalità del Collegio, al R. D. n. 140/1807, presentando
solo qualche divergenza nella strutturazione e distribuzione temporale
degli insegnamenti. Secondo l'art. 8 di questo decreto, il Collegio si
profila come una scuola di formazione generale, a sfondo essenzialmente
umanistico, della durata di otto anni, alla quale, come prescrive l'art.
26, poteva accedere chi avesse otto anni compiuti e meno di quattordici,
fosse in grado di "leggere e scrivere correttamente", e inoltre "nello
stato di comprendere le lezioni dell'ultima classe della lingua latina
(8). Erano previste sette discipline fondamentali e cinque discipline
complementari. Quelle fondamentali, insegnate da docenti obbligati a
risiedere nel Collegio, erano le seguenti: Lingua italiana, Lingua
latina e greca, Retorica ed archeologia greca e latina, Scienze
matematiche, Logica metafisica ed etica, Geografia e cronologia,
Elementi di fisica. Quelle complementari, insegnate da docenti non
obbligati a risiedere nel Collegio, e perciò denominati anche "maestri
esterni", erano le seguenti: Lingua francese, Calligrafia, Disegno,
Scherma, Ballo. L'art. 13 del Regio Decreto n. 1146/1811
ridimensiona il disposto dell'art. 8 del precedente testo, in quanto non
menziona gli insegnamenti complementari, prescrivendo per i Collegi un
organico-base di "almeno quattro professori, cioè due di grammatica, uno
di rettorica ed uno di filosofia e matematiche".
L'art. 1 degli "Statuti" apporta un'ulteriore e definitiva
modifica alla strutturazione curricolare,stabilendo sei insegnamenti
fondamentali (senza menzionare, in analogia con l'art. 13 del ricordato
decreto, quelli complementari), distribuiti in otto anni di corso:
Grammatica italiana, Grammatica latina, Lingua latina sublime e
grammatica di lingua greca, Rettorica, Filosofia, Matematica sublime
e fisica-matematica. Riguardo alla denominazione è bene chiarire
che in molti Collegi il primo insegnamento figurava come Lingua
italiana, il secondo come Latinità inferiore, il terzo come
Latinità sublime e lingua greca, il quarto come
Eloquenza e il quinto come Filosofia e matematica
elementare. Occorre inoltre fare una precisazione sugli insegnamenti
complementari. Pur non essendo stati previsti dal R. D. 1146 e dall'art.
1 degli "Statuti", continuano a sussistere, in vari Collegi, con
denominazioni diverse, segno che la legislazione murattiana e quella
borbonica, pur omettendo i "maestri esterni", non avevano soppresso
l'art. 8 del R. D. n. 140/1807, il quale appunto istituì le cattedre
complementari.
Il Real Collegio di Teramo, pur essendo stato progettato nel 1807, fu
istituito a Teramo temporaneamente senza Convitto, solo sei anni dopo,
in virtù del decreto n. 1767 del 16.5.1813. L'art. 1 prescriveva che era
destinato all'educazione ed all'istruzione della gioventù nelle scienze
e nelle arti liberali (9); l'art. 2 stabiliva le seguenti quattro
cattedre, di cui all'art. 13 del R.D. 1146/1811: Grammatica inferiore
e media, Grammatica superiore, Umanità e
retorica, Filosofia e matematica. Per l'apertura
dell'istituto bisognò attendere ancora un anno: infatti solo il
20.1.1814 iniziò l'attività didattica, peraltro limitata, per tutto
l'anno scolastico 1814/15, a sole tre cattedre, esclusa la Grammatica
superiore (10).
I professori che inaugurarono il Collegio furono: Giuseppe Luciani, per
Grammatica inferiore e media, Giacinto Chiarizia, per
Filosofia e matematica (entrambi però destituiti nel 1815 per
ragioni disciplinari) (11), e Fulgenzio Lattanzi, per Umanità e
retorica (destituito nel 1821 per ragioni politiche) (12). Primo
Rettore fu il canonico don Giulio Quartaroli, nominato
con
R.D. 16.12.1813
(parimenti destituito nel 1821 per ragioni politiche).
E' interessante accennare all'ubicazione della scuola e all'attivazione
del Convitto (13). Il Collegio nel 1814 venne sistemato provvisoriamente
nei locali dell'ex Convento di San Francesco dei Frati Minori
Conventuali. Poiché il Convento si era rivelato inidoneo alle
esigenze didattiche della scuola, il Ministro dell'Interno indicò come
edificio atto ad ospitare il Collegio l'ex Monastero delle Benedettine
di San Matteo, ove si trovava l'ex Compagnia dipartimentale, scartando i
locali del Seminario Aprutino, proposti dal Consiglio provinciale di
Abruzzo Ultra I. Il Collegio entro l'estate del 1816 passò nell'ex
Monastero di San Matteo, debitamente trasformato in edificio scolastico,
per una spesa di ducati 1925 e carlini 57, sostenuta
dall'Amministrazione provinciale col concorso del Decurionato di Teramo.
Per l'attivazione del Convitto trascorsero due anni, come si evince da
una lettera datata il 7.10.1818, indirizzata dalla Commissione di P.I.
al Rettore del Collegio. Fu sistemato dapprima nel palazzo Ippoliti,
dove fu aperto il 4/12/1818, e poi dal 22/11/1820 nell'ex Monastero di
San Matteo, dopo l'ultimazione dei lavori di ampliamento e di
ristrutturazione (14).
Con la promulgazione del R.D. 6.11.1849 n. 1336 il Real Collegio di
Teramo, a cominciare dal 1.1.1850, fu affidato ai Padri Barnabiti della
Provincia Napoletana. Tutti i docenti in servizio, ad eccezione di
quelli di Storia naturale e di Giurisprudenza, furono
licenziati e collocati a riposo con la "metà del soldo" (cioè dello
stipendio percepito fino al 31.12.1849), ai sensi dell'art. 5 del
predetto decreto (15).
La ragione di questo provvedimento deve iscriversi nel contesto della
generale reazione posta in essere dal governo borbonico contro i
movimenti costituzionali affermatisi nel corso del 1848 in molte parti
del Regno, coinvolgendo anche le scuole secondarie. Per ricondurre
l'ordine e la normalità in vari Collegi e Licei, il sovrano si servì
abilmente della collaborazione degli ordini religiosi (tra cui
soprattutto i gesuiti), che sostituirono, talora radicalmente, tutti
quei corpi direttivi e docenti che avevano dato segno, con atti e con
parole, di atteggiamenti ostili al regime borbonico. La situazione
creatasi nel R. Collegio di Teramo. dove, in tutto il 1848, come scrive
il Rettore uscente, Carlo de Girolamo, in una relazione del 31/12/1848
"le scuole erano state deserte" e l'edificio era stato trasformato
in "sito caro e preferito pel maggior numero di memorabili
pranzi del 1848" (16), consente di comprendere appieno il
senso dell'intervento governativo, che dall'opera dei PP. Barnabiti,
come dichiarava la Real Segreteria di Stato in una lettera del
15.12.1849 all'Intendente di Teramo, si attendeva "sommissioni (sic)
e vantaggi nell'educazione della gioventù, sì quanto agli studi, e sì
perciò che riguarda la civile e morale educazione" (17). A partire dal
1857 il Collegio fu "elevato" a Liceo in virtù del R.D. n. 4356
del 20.8.1857, che all'art. 1 stabiliva appunto: "Il Reale
Collegio di Teramo è elevato a Liceo" (18). Il Liceo, come
già scritto, è una scuola secondaria di secondo grado, che diverge dal
Collegio per il fatto che è in grado di conferire i diplomi di
"approvazione" o "baccellierato" e di "licenza", ai sensi dell'art. 7
degli "Statuti pe' Licei" del 1816. Tuttavia ha una
conformazione didattica sui generis, in quanto è da un lato
scuola secondaria e dall'altro istituto universitario. E' costituito
infatti da un corso ottennale, in cui si impartiscono gli insegnamenti
propri dell'istruzione collegiale, e da uno o più corsi specialistici o
"facoltà", che possono essere di indirizzo letterario,
fisico-matematico, medico e giuridico. Quanto ai titoli, il diploma o
cedola di approvazione/baccellierato e quello di licenza erano
rilasciati rispettivamente dopo il 2° anno (nella facoltà con 4 anni di
corso) e dopo il 3° anno (nella facoltà in cui per la laurea occorrevano
cinque anni di corso). Tuttavia l'art. 4 del R.D. n. 3926 del
2.4.1857, abrogando in parte l'art. 10 degli "Statuti pe'
Licei", permise a questi ultimi di conferire anche la laurea in
lettere, diritto e scienze fisico-matematiche, ad
eccezione di medicina e chirurgia e filosofia, il
cui dottorato poteva essere conseguito solo nell'Università di Napoli.
Il Liceo di Teramo fu provvisto di due facoltà: Medicina e Chirurgia,
che poteva conferire solo l"'approvazione" e la "licenza" (per la
laurea occorreva, come s'è detto, passare all'Università di Napoli) e
Diritto, che poteva conferire tutti i gradi accademici, fino alla
laurea. Avevano entrambi la durata di quattro anni (salvo un quinto anno
per chi intendesse conseguire la laurea in Medicina e
Chirurgia). Furono attivate sei cattedre per la facoltà di
Medicina e tre per quella di Diritto.
Il R. Liceo fu in
attività per un triennio, dal 1858 al 1861. Con l'anno accademico
1860/61 si estinse il Liceo, troncato dal governo
luogotenenziale, presieduto da Eugenio di Savoia-Carignano, col decreto
n. 218 del 10.2.1861, che rendeva esecutiva nell'ex Regno delle
Due Sicilie la legge Casati (19). Ciò significa che gli studenti di
Diritto riuscirono a conseguire la licenza, mentre quelli di
Medicina, completato il terzo anno, poterono ottenere almeno la
cedola di approvazione.
Esaminiamo ora i provvedimenti più importanti del ricordato decreto.
Sono contenuti negli articoli 10, 11 e 13: il primo ordina
l'abolizione dei Licei provinciali di rango universitario (20); il
secondo prescrive la loro trasformazione in scuole secondarie di
indirizzo classico, suddivise in due cicli, il Ginnasio (di durata
quinquennale, ripartito a sua volta in triennio inferiore e biennio
superiore) ed il Liceo (di durata triennale), a decorrere dall'anno
scolastico 1861-62 (21); il terzo prevedeva l'erezione di
Istituti di istruzione di primo e secondo grado in ciascuna provincia
del Regno delle Due Sicilie (22).
Poiché la città di Teramo, in quanto capoluogo di provincia, ebbe la
possibilità di mantenere sia il corso di primo grado (Ginnasio) che
quello di secondo grado (Liceo), connettendoli in un solo stabilimento,
il nuovo Istituto assunse, secondo l'art. 6, il titolo di "Liceo
Ginnasiale" (23),
che nel 1865 fu intitolato a
"M.
Delfico".
Completiamo la ricerca con la descrizione dell'organico del Ginnasio e
del Liceo così come si era costituito, per nomina ministeriale,
nell'ottobre-novembre 1861, pronto ad aprire un nuovo capitolo
nella storia dell'istruzione secondaria della provincia di Teramo:
Preside Gaetano Jandelli, insigne filosofo (a. sc. 1861-62) (24);
Raffaele d'Ortenzio, Lettere italiane (durò dal 1861 al 1871):
Pietro Morelli, filosofia e storia (1861-62);
Settimio Costantini, Materie letterarie nella 5a
Ginnasiale (1861-1874); Felice Amoroso, Materie letterarie
nella 3a Ginnasiale. (1861-62); Ernesto Silvestri,
Materie letterarie nella 1a e 2a
Ginnasiale (1861-65); Odoardo Sgaroni, Materie letterarie nella 1a
e 2a Ginnasiale (1861-62) (25); Orsmida
Donaggio, Fisica (1861-67); Berardo Mezucelli, Materie letterarie
nella 4a Ginnasiale (1861-1873); Giuseppe Pistelli, Storia
e geografia nelle classi ginnasiali (1861-76); Teodoro Bosio,
Latino e greco (1861-62) (il Vinciguerra fu assunto a decorrere dal
1862); Melchiorre Michitelli (26), Lingua francese (1862-72 - è
da supporsi che nel 1861 fu impartita da un insegnante esperto); Nicola
Quartaroli, Aritmetica nel Ginnasio (1861-62) (27). |
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Antica facciata del R. Liceo
Ginnasio M. Delfico |
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Attuale sede
(Immagine di Proprietà della Biblioteca
Provinciale "Melchiorre Dèlfico", Teramo) |
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(1) Cfr. gli artt. 188/271 (Tit. III) per la normativa
attinente all'Istruzione classica. Rimando al mio saggio Dal Real
Collegio "San Matteo" al Real Liceo Ginnasiale "M. Delfico"
(1813-1861) – Sintesi storica, in "Annuario 1993-94"
- Liceo Ginnasio "M. Delfico" di Teramo, Edigrafital, Teramo
1994, pp. 23-43.
(2)
Cfr. il
R.D. 6.5.1923 e la legge 1.10.1923, n. 2185.
(3)
Cfr. la legge
1.7.1940, n. 899.
(4) Si estinse a
partire dall'a. sc. 1943/44, giacché l'art. 23 della legge Bottai
statuiva che la prima classe della scuola media avrebbe sostituito la
prima ginnasiale inferiore dal 1.10.1940. La scuola media, istituita da
questa legge, soppiantò progressivamente anche i corsi inferiori
dell'istruzione magistrale e di quella tecnica: l'Istituto Magistrale
inferiore e l'Istituto Tecnico inferiore (entrambi della durata di
quattro anni).
(5) Cfr. i Principi generali della Legge
30.5.1807, n. 140, i quali, in conformità all'ideale egalitario,
sanciscono che l'istruzione "deve essere pubblica. perché debba essere
uguale in tutte le classi del popolo". II R.D. n. 1146 del 29.11.1811
sottopose l'intera rete dell'istruzione ad un Direttore di P.I.,
nominato dal Ministro dell'Interno e degli Affari ecclesiastici
(competente per la pubblica istruzione, ai sensi della legge 3.3.1806),
obbligato a prestare giuramento nelle mani del Sovrano, dichiarandola
sotto la "vigilanza e la protezione del governo". Infine i docenti erano
reclutati per concorso, come ordinava un decreto del Consiglio di Stato
dell'11.10.1815, regnante il Murat (che dava piena applicazione
all'art. 24 della Legge n. 140/1807). La Presidenza della Commissione di
P.I. in data 15.10.1815 ne dava comunicazione all'Intendente di Teramo
in questi termini: 'Il nostro augusto Sovrano ... decise nel
Consiglio di Stato del cadente ottobre, che in avvenire per le cattedre
vacanti ne' Reali Licei e Collegi, e nelle scuole secondarie del Regno,
non debbono proporsi alla sua approvazione se non quelle persone, le
quali previo concorso saranno giudicate meritevoli a coprire tali
cattedre". (G. DI GIANNATALE, Il personale docente del Real
Collegio di Teramo nei suoi primi anni di vita (1814-1819), in
"Notizie dalla Delfico", 1/1993, p. 4). E' da ricordare che Carlo III e
Ferdinando IV di Borbone fecero alcuni tentativi apprezzabili di
statizzazione della scuola primaria, ma senza oltrepassare il piano dei
propositi e delle intenzioni per le forti resistenze opposte dalle
gerarchie ecclesiastiche, che miravano a conservare il monopolio
dell'istruzione attraverso Seminari diocesani e gli Studentati
conventuali, i quali costituivano gli unici Istituti di istruzione
secondaria. Rimando, in merito, a G. DI GIANNATALE, Il Seminario di
Atri - lineamenti storici, in corso di stampa a.c. del Centro
culturale "L. Illuminati" di Atri; Il controllo
dell'istruzione ecclesiastica da parte dei primi governi unitari
– Il caso del Seminario di Teramo, in "Trimestre", in
corso di stampa; lo Studentato teologico di S. Gabriele
dell'Addolorata, di prossima pubblicazione a cura dei PP.
Passionisti della Provincia della Pietà. Per una ricognizione della
situazione scolastica napoletana in rapporto a quella antecedente al
"decennio francese", si può consultare ancora con profitto A. ZAZO,
L'istruzione pubblica e privata nel napoletano (1767/1860), Città di
Castello, 1927, pp. 200 e sgg.
(6) Il R.D. n. 1146/1811, citato alla nota 5, è noto
anche come Decreto organico per l'istruzione pubblica, la cui
stesura fu effettuata da una Commissione presieduta da Luigi Zurlo,
Ministro dell'Interno, il cui progetto di riforma fu preferito dal Murat
a quello presentato da V. Cuoco. Ai lavori della Commissione partecipò
anche Melchiorre Delfico.
(7)
Cfr. il
R.D. n. 1146/1811, tit. Il e tit. III (artt. 12/14).
(8) Chi intendeva iscriversi al primo anno di corso del
Collegio doveva aver terminato gli studi della scuola primaria,
riformata dal R.D. n. 735 del 15.10.1810. Poiché il programma, di cui
all'art. 2 di quest'ultimo decreto, non prevede la lingua latina, è da
supporsi che il giovane aspirante dovesse completare la sua preparazione
con l'apprendimento della morfologia di base, necessaria per accedere
alla cattedra di Latinità inferiore e media (come induce a
ritenere il programma di quest'ultima, per la cui visione rimando a G.
DI GIANNATALE, I Barnabiti nel Real Collegio "S. Matteo" di Teramo
(1850-1861), II parte, in "Notizie dell'economia teramana", nn. 718,
1983, p. 62). L'espressione "ultima classe" può significare, molto
probabilmente, l'anno terminale dell'istruzione primaria, nel corso
della quale il maestro, in previsione dell'iscrizione dell'alunno al
Collegio, impartisce lezioni di lingua latina atte a consentirgli di
proseguire lo studio della stessa nella cattedra di
Latinità inferiore e media.
(9) L'art. 1 specifica "sarà stabilito in Teramo un
Collegio, in cui per ora non conviveranno gli alunni né i professori
riceveranno il vitto". L'art. 4 indica la dotazione patrimoniale atta a
finanziare tutte le spese di esercizio del Collegio, che aveva piena
autonomia amministrativa e giuridica. Tale dotazione era costituita dai
beni "addetti alla pubblica istruzione ne' comuni di Bellante, di Nereto,
e Campli"; dalla corresponsione di una somma da parte dell'Ospizio di S.
Andrea di Atri "per lo stesso oggetto"; dalle somme che a decorrere dal
1.1.1814 dovevano essere erogate dai comuni del Distretto di Teramo nel
modo seguente: Teramo per lire 1000; Atri e ville per lire 500; Cellino
per lire 300; Colonnella per lire 396; Pietracamela, Cerqueto, Fano
Troyano e Intermesoli per lire 300; Civitella del Tronto per lire 100
(per un ammontare complessivo di lire 2596). A questi beni erano da
aggiungersi i censi dei Reali Demani e i proventi ricavati dalle rette
pagate dai convittori (con l'eccezione di quelli che erano esentati).
(10) Archivio di Stato di Teramo, Intendenza borbonica,
b. 44, f. 244. Si vd. G. DI GIANNATALE, Le origini del Real Collegio
di Teramo, in "Notizie dalla Delfico", n. 1-3, 2003, pp. 78-84.
All'atto dell'istituzione del R. Collegio erano in atto a Teramo altri
tre Istituti di istruzione secondaria: La Scuola Comunale di Disegno,
fondata nel 1811 (si vd. il mio saggio La Scuola Comunale di disegno
– origini e sviluppi, in "Notizie dalla Delfico", n. 3, 2005, pp.
11-21), il Seminario aprutino, con le scuole classiche e
teologiche (si vd. G. DI GIANNATALE Il Seminario di Teramo,
nell'"Araldo Abruzzese" 13/05/2007, p. 13) e la Scuola Magistrale,
che nel 1883 diventò Scuola Normale femminile (si vd. G. DI GIANNATALE,
Le origini dell'Istituto Magistrale "G. Milli" di Teramo,
Deltagrafica, Teramo, 2001, pp. 1-22).
(11) Per le nomine del Luciani e del Chiarizia, e per le
vicende relative alla loro destituzione, vedi G. DI GIANNATALE, Il
personale docente del R. Collegio di Teramo, op. cit.,
pp. 6-9.
(12) Riguardo alla nomina del Lattanzi si veda il mio
precedente saggio, II personale docente ecc., op.cit.,
p. 7; per la destituzione si veda Archivio di Stato di Teramo,
Intendenza borbonica, b. 39, f. 107 (ed anche G. DI GIANNATALE.
Il personale docente del R. Collegio di Teramo, 1820/1849, II
parte, nel n. 3/1994 di "Notizie della Delfico" pp. 4-23)
(13) Per tutti i dati e i documenti sulla sistemazione,
sull'apertura e sulla cerimonia dell'inaugurazione del (convitto) si vd.:
Archivio di Stato di Teramo, Intendenza borbonica,
b.44, f. 244 e b. 32, f. 153.
(14) Si vd. G. DI GIANNATALE,
Le origini del Real Collegio di Teramo, in op.cit., n.
1-3, 2003, p. 80.
(15) Per il il periodo relativo alla gestione barnabitica
cfr. G. DI GIANNATALE, I Barnabiti nel R. Collegio San Matteo di
Teramo: lineamenti storico-culturali, in "Atti del V Convegno
'L'Abruzzo e il teramano nella seconda metà dell' 800"', Teramo, 1983,
pp. 181-196; I Barnabiti nel Real Collegio "San Matteo" di Teramo,
in "Notizie dell'economia teramana", nn. 7/8, 1983, pp. 54-64 (in cui
viene delineato l'organico-docenti barnabitico in servizio dal 1.1.1850
al 30.6.1861).
(16) Si vd. G. Di Giannatale, Il personale docente del
Real Collegio di Teramo (1820-1849), in "Notizie dalla Delfico", n.
3/1994, pp. 21-23.
(17) Si vd. G. Di Giannatale, I Barnabiti nel Real
Collegio "San Matteo" di Teramo: lineamenti storico-culturali,
op. cit. 184-187.
(18) La richiesta di "elevazione" del Collegio a Liceo fu
espressa dal Consiglio provinciale di Abruzzo Ultra I nella seduta
dell'11.5.1833 (cfr. Archivio di Stato di Teramo, Atti del Consiglio
provinciale dell'Abruzzo Ultra I, vol. III, f. 22) sulla
scorta di un disegno di riforma in direzione universitaria elaborata da
Ignazio Rozzi, che la manifestò alle autorità locali
nel 1832 e le riprese organicamente nel 1842 nella memoria
intitolata Di un progetto di riforma dell'attual sistema de' Collegi
del Regno, letta nella tornata del 31.12.1842 della R. Società
Economica di Teramo (si vd. per tale aspetto G. DI GIANNATALE, La
riforma dell'istruzione secondaria nel Regno delle Due Sicilie secondo
I. Rozzi, in "Aprutium" n. 2, 1992, pp. 5-21). Sul R. Liceo di
Teramo, sulle sue caratteristiche, sulla sua soppressione e infine sulla
genesi del R. Liceo Ginnasiale "M. Delfico", si veda G. Di GIANNATALE,
Il Real Liceo "S. Matteo" (1857-1861), breve esistenza di una
Università degli studi a Teramo, in "Notizie dell'economia teramana",
nn. 1/4, 1984, pp. 67-83.
(19) La trasformazione del sistema scolastico napoletano
non fu brusca, ma neppure lenta. In un primo tempo, nel corso del
governo dittatoriale, presieduto dal Garibaldi, si ebbe la provvisoria
conservazione dei Licei-università provinciali, ma con un'importante
innovazione, apportata dal decreto n. 165 del 25.10.1860 (a firma di F.
De Sanctis, che il 24 ottobre fu nominato Ministro della P.I.), che
cancellava il decreto n. 3926 del 2.4.1857 (vietante l'accesso
all'Università di Napoli dei naturali delle altre province). Esso recava
il seguente titolo: Decreto che abilita gli studenti di tutte le
province a venire in Napoli a fare gli studi e gli esami presso questa
Università degli studii. L'art. 1 così ordinava: "Durante la
conservazione de' licei provinciali, gli studenti di tutte le province,
contro le disposizioni del decreto del lì 2 aprile 1857, sono abilitati
a venire in Napoli, ove loro piaccia, ed a studiare e fare gli esami
presso questa Università degli studii". Il De Sanctis, il cui Ministero
andò dal 24 ottobre al 6 novembre 1860, si interessò solo
dell'Università di Napoli, che in due settimane riformò ab imis,
licenziando una trentina di professori (di varie facoltà, tra cui
Gennaro Seguino, che insegnò nel Collegio di Teramo), definiti "per
verità in massima parte ignoranti e retrivi" (rapporto di P.S. Mancini
al Cavour del 30.10.1860 [cfr. La liberazione del Mezzogiorno,
III, Bologna, 1925, p. 254], istituendo con il decreto del
29.10.1860 sei facoltà (Filosofia e Lettere,
Giurisprudenza, Scienze matematiche, Scienze naturali,
Medicina, Teologia) - di cui le prime due ebbero il
rinnovamento del piano degli studi - , e ordinando la chiusura del Liceo
del Salvatore (R.D. 25.10.1860, n. 44), al posto del quale istituì il
Liceo "V. Emanuele" (R.D. 30.10.1860, n. 47). - Per una delineazione di
questo periodo così importante dell'attività politico-statistica del De
Sanctis, vd. G. TALAMO, F. De Sanctis da Zurigo a Napoli, in
"La cultura", f. 1 (1965), pp. 23-27 ed anche L. RUSSO, De
Sanctis e la cultura napoletana, 1860-1885, Bari, 1943, pp. 25 e
sgg.
(20) Art. 10: "Le scuole universitarie, che presentemente
si trovano unite a Licei di queste province meridionali d'Italia, sono
abolite per norma generale". Altri interventi appoggiano questa
disposizione. L'art. 1, comma 2, del R.D. n. 225 del 16.2.1861
stabilisce che l'istruzione universitaria è affidata all'Università di
Napoli (dando ragione - si notino i corsi e i ricorsi storici - al
legislatore francese del 1811); il R.D. n. 952 del 19.11.1862 ordinò la
definitiva abolizione di ogni cattedra universitaria nei Licei
borbonici.
(21)
Art. 11: "Le presenti scuole secondarie stabilite in
diversi luoghi di quelle province sono conservate, ma verranno
modificate secondo la presente legge. Quindi potranno divenire o scuole
primarie o ginnasi o licei, secondo la loro importanza".
(22) Art. 13: "Ogni provincia sarà dotata di uno
stabilimento di istruzione tanto di primo grado quanto di secondo grado
con convitto annesso. I capoluoghi di distretto potranno avere de'
ginnasii e de' licei, purché possano dotarli dell'entrata necessaria a
sostenerne la spesa."
(23) Art. 6 del citato decreto: "Gli istituti ne' quali
si daranno gli studi del primo grado si dicono ginnasii: quei del
secondo, licei. Ove entrambi i gradi sono uniti nel medesimo
stabilimento si appellano "Licei ginnasiali". Il Consiglio provinciale
prendeva atto delle disposizioni del
decreto luogotenenziale nella sessione del 6.9.1861: "La commissione per
l'istruzione pubblica ha riferito (...) che l'abolito Liceo di Teramo
venga dichiarato Liceo Ginnasiale". (Cfr. Giornale del Governo di
Abruzzo Ultra I, verb. n. 5, a. 1861, n. 7). Stando all'art. 200 (t.
III) della Legge Casati, il Liceo di Teramo è di Il classe, in quanto
figura in un capoluogo con una
popolazione inferiore ai 40.000 abitanti. Sono di I classe quelli che si
trovano in località con popolazione superiore a tale limite; sono di III
classe quelli che si trovano in località con popolazione inferiore ai
20.000 abitanti.
(24) L'ultimo verbale in cui compare il Preside Jandelli
è del 2.8.1862 (cfr. Deliberazioni del Consiglio
degl'Insegnanti-Liceo Ginnasiale-Teramo, nell'Archivio storico della
Biblioteca "M. Delfico" di Teramo).
(25) Lo Sgaroni insegnò per breve tempo nell'a.s.
1861-62. Fu sostituito dal Silvestri, che completò l'anno scolastico.
(26) Figura come componente del Consiglio dei professori
il 23.12.1862. Nei verbali del gennaio-agosto dell'a.s. 1861-62 non
compare. E' da supporsi che l'insegnamento del francese fu impartito da
altri professori supplenti o temporaneamente incaricati. (Si veda sempre
le Deliberazioni degl'insegnanti, nell'Archivio storico della
Biblioteca "M. Delfico" di Teramo).
(27) Fu sostituito nell'a.s. 1862-63 da Biagio Beri (che
compare come componente del Consiglio dei docenti il 20.11.1862; si vd.
le Deliberazioni, cit.). |
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