De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Quando il R. Liceo Ginnasio "M. Delfico"

era ubicato nel Corso S. Giorgio

Una testimonianza di Riccardo Cerulli

di Giovanni Di Giannatale

Com’è noto il Regio Liceo Ginnasiale (intitolato a "M. Delfico" nel 1865), sorse nel 1861 con l’estensione della legge Casati (n. 3275 del 13/11/1859), nell’ex Regno delle Due Sicilie (1). Ebbe sede, insieme con il Convitto, nei locali corrispondenti agli edifici dell’ex Provveditorato agli studi e dell’INAIL, in Corso S. Giorgio, tra i quali si interponeva la Chiesa barocca di S. Matteo, demolita dal regime fascista. Precedentemente dal 1814 al 1861 erano stati la sede del R. Collegio e, dal 1857, del R. Liceo-Università (2). Una preziosa testimonianza dell’Avv. Riccardo Cerulli (1920-2002) [del quale si veda il denso profilo di S. Galantini, R.C., in Gente d’Abruzzo, Dizionario biografico, Andromeda ed., Recanati, 2000, pp. 317-320], consente di lumeggiare in linea di massima la strutturazione interna della Scuola, che fu trasferita nella nuova sede di piazza Dante nell’ottobre del 1933. Il nobile e impareggiabile Amico, con il quale è intercorsa una folta corrispondenza negli anni 1976/1985 (3) allorché iniziai gli studi sul Real Collegio e sull’istruzione pubblica e privata nella provincia di Teramo, mi inviò la "memoria" su mia esplicita richiesta, avendo da lui saputo che vi fu alunno fino al 1933. Così scriveva il 2 dicembre 1984 nel biglietto che accompagnava la "memoria": «Caro professore (…) Le rispondo in ritardo perché ho dovuto riordinare i miei ricordi, più che cinquantenari, sul R. Collegio. Ho scritto queste paginette, delle quali La prego di fare l’uso più discreto possibile». L’Avv. Cerulli attingeva ai ricordi di scolaro, che entrò nel R. Convitto nel 1927, per frequentarvi le classi 3^, 4^ e 5^ elementare, le classi 1^, 2^ e 3^ ginnasiale inferiore, e la 4^ ginnasiale superiore, passando nel nuovo imponente edificio di piazza Dante nell’ottobre/novembre del 1933, dove frequentò la 5^ ginnasiale e il Liceo, conseguendovi la maturità classica nel 1937. Ecco la "memoria"dell’Avvocato Cerulli: «Nell’edificio del Real Collegio si entrava in via Michitelli: poco più di una "rua" tra il corso S. Giorgio e l’artistico cancello in ferro battuto del cine-teatro Apollo. Nello spazio di forse quattro metri, tra il grande portone in rovere e una contrapposta vetrata a due ante, sostava, durante il giorno un portiere gallonato. Era Ferdinando; il suo viso paffuto e roseo era ingentilito da candidi/favoriti, raggiunti da spessi baffi merovingi. Di notte si ritirava nella sua guardiola di legno, subito a sinistra dell’entrata, divisa in due piani; quello superiore adibito a camera da letto, squallida e gelida d’inverno, caldissima d’estate. Al di là della vetrata, un androne rettangolare, molto alto, disimpegnava l’intero terraneo. Alla sua destra le porte della Biblioteca "M. Delfico" e dell’aula della IV e V elementare del semiconvitto. Alla sua sinistra, quella dei gabinetti di scienze naturali e di fisica del Liceo. Dirimpetto al portone, un piccolo palcoscenico: alla fine dell’anno scolastico vi si dava qualche rappresentazione teatrale; attori alcuni alunni scelti e preparati con cura dal professore di italiano del Liceo. Nel 1931, su quel modesto tavolato, andò in scena, applauditissima, La Locandiera di Goldoni. Nelle ricorrenze patriottiche veniva usato, come palco, per gli infiammati discorsi di quei tempi. A fianco degli oratori prendevano posto, sulle sedie meglio conservate del Collegio, le autorità civili, militari, religiose e scolastiche alcune in abiti da cerimonia, altre in camicia nera sovrabbondante di nastrini di decorazioni guerresche. All’estrema sinistra dell’androne, da un’apertura sormontata da un arco a tutto sesto, carico di ornati barocchi, si passava all’ampio vano scala, illuminato da grandi finestroni. Qui la porta dell’aula delle elementari inferiori, gestite dal semiconvitto, e di fronte la prima rampa della comoda gradinata di accesso ai piani superiori. Dalla sua destra partiva il lungo corridoio che conduceva all’oblungo refettorio e alle (odorose) cucine. Collegiali e semicollegiali sedevano – le spalle al muro – avanti a due strette tavole, imbandite con sobrietà – una da una parte – una dall’altra. Il loro comportamento durante i pasti era abbastanza rumoroso, ma quasi sempre corretto. Un vecchio istitutore, dai baffi spioventi, alla tartara, percorreva senza soste lo stretto passaggio tra le due tavole, attento ai rumori eccessivi e ad altre eventuali irregolarità, subito represse e all’occorrenza punite. Il trasgressore veniva invitato ad alzarsi e a rimanere in piedi fino alla fine del pranzo, o della cena, quando tornava a sedere, per finire di consumare le pietanze, ormai fredde! (oggi, una punizione del genere sarebbe ritenuta fuori di misura e qualificato torturatore che l’applicasse). Le scale – molto somiglianti a quelle del prossimo Palazzo Delfico – (gradini bassi di notevole ampiezza), raggiungevano il secondo ed ultimo piano, articolato in quattro rampe.. Sul ripiano della prima, su una colonna di marmo pario, l’onesto sembiante di Melchiorre Delfico, cioè il busto del Pagliaccetti. Era di buon augurio toccargli il naso. Al primo piano l’alloggio del Rettore con finestre sul corso e gli uffici del rettorato, con finestre su via Delfico; un oscuro corridoio correva avanti detti uffici e proseguiva verso le c.d "stanze di studio" e le camerate delle cinque squadre, ciascuna intitolata a un caduto della recente "grande" guerra! C’era anche una camerata – prigione – dove ad –onor del vero – assai raramente – scontavano pene reclusorie gli indisciplinati. (Debbo dire che – a mia memoria – questo tipo di punizione venne inflitto soltanto in tre o quattro casi, non dagli educatori responsabili: rettore e suoi collaboratori, ma dai terribili maestri di ginnastica, tutti autoritari come il regime voleva che fossero!). Saliamo le due ultime rampe e siamo all’aula della II Liceale, con ingresso dal pianerottolo e luce da una finestra sul corso. Dall’altra parte la III e la I liceale, due camerini. Vi si entrava da un corridoio, anch’esso buio, che passava – poi – avanti la Presidenza; svoltava a destra, serviva la V e la IV Ginnasiale e l’Aula Magna vastissima, (le pareti in tinta verde sfumata, alti scaffali stracolmi dei libri della scuola, chissà dove finiti); svolta a sinistra – quindi – e l’ultimo tratto avanti alle aule del Ginnasio inferiore, rallegrato dal sole, quando c’era, penetrante da larghe finestre sul corso S. Gorgio. Le aule inondate di luce da ponente. Vista della Catena del Gran Sasso e dei Monti e colli degradanti verso il mare, compreso il vicino Colle Izzone. Nella tarda mattinata di un giorno di ottobre, o novembre del 1933(4), un bidello sussiegoso, il Di Filippo, temuto dagli alunni, perché "spione" delle loro "mancanze" portò sulle cattedre di tutte le aule, il registro del Liceo Ginnasio; "giornale di bordo" lo chiamava il preside Giacomo Franchi. Ciascun professore fu invitato a dar lettura di una specie di proclama, redatto dallo stesso Preside, contenente l’annuncio del trasferimento della scuola a piazza Dante, decretato per l’indomani. "Domani – così cominciava il retorico ma tutt’altro che ignobile scritto – domani abbandoneremo queste vecchie mura, onuste di gloria …" Questo è quanto ricordo dell’edificio del Real Collegio, nel quale entrai nel 1927 semiconvittore scolaro di terza elementare, (Maestro Raffaele Trotta), proveniente da Giulianova, (scuola paterna) ed uscii nel 1933, alunno di IV ginnasiale, (insegnanti: di materie letterarie la fiorentina Signora Benciverni, di matematica Donato Petronio, di francese Enrico Alberto Rivoire, di religione Valdese)» (5). 

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 (1) Cfr. G. Di Giannatale, Dal Real Collegio "San Matteo" al R. Liceo Ginnasiale "M. Delfico", (1813-1861) in Annuario del Liceo Ginnasio "M. Delfico" di Teramo, Teramo, Edigrafital, 1994, pp. 23-43.

(2) Cfr. Il Real Liceo "S. Matteo" (1857-1861) – breve esistenza di una Università degli Studi, in "Notizie dell’economia teramana", n. 1/4 (1984), pp. 67-83.

(3) Si tratta di n. 84 lettere a me spedite  (la prima è del 4/04/1976, l’ultima del 4/06/1986), che saranno donate alla Biblioteca Provinciale "M. Delfico" di Teramo", a testimonianza di una proficua relazione culturale e umana negli anni della mia formazione storica. Mi piace ricordare che l’Avv. Cerulli scrisse la prefazione alla mia Storia di Forcella, Teramo, Tercas, 1980 e recensì i seguenti studi: 1) I Barnabiti del Real Collegio «San Matteo» di Teramolineamenti storico-culturali, in « Notizie dell’economia teramana », nn. 3-4, 1983, pp. 69-77 [ora in Atti del Quinto Convegno l’Abruzzo e il Teramano nella seconda metà dell’Ottocento, Teramo, 1983, pp. 181-196]; 2) I Barnabiti nel Real Collegio «San Matteo» (1850-1861), ibidem, nn. 7-8, 1983, pp. 54-63; 3) Il Real Liceo «San Matteo» (1857-1876)Breve esistenza di una Università degli studi, ibidem, nn. 1-2-3-4, 1984, pp. 67-83. [in Aprutium, n. 3, 1985, pp. 71-73]; 4) La cattedra di giurisprudenza nel R. Collegio "S. Matteo" di Teramo, in "Aprutium", 1/2, 1986, pp. 33-52 [nell’Araldo Abruzzese, n. 20, 1986, p. 6].

(4) Sulla costruzione del nuovo edificio di p. Dante si vd. F. Eugeni, Piazza Dante e dintorni (1703-1960), in Annuario del Liceo Ginnasio "M. Delfico" di Teramo, op. cit., pp. 207-208. Il nuovo edificio fu inaugurato il 28/X/1934 con una solenne cerimonia, alla quale partecipò il Ministro della P.I. Ercole (si vd. "Teramo", n. 9/10, 1934, pp. 26-29), dopo che le classi vi erano già state trasferite, secondo la significativa testimonianza dell’Avv. Cerulli.

(5) La prof.ssa Dora Crocetti Benciverni insegnò nel Ginnasio Superiore dall’a.s. 1930/31 all’a.s. 1933/34; il prof. Donato Petronio dall’a.s. 1928/29 all’a.s. 1936/37; il prof. Enrico Alberto Rivoire dall’a.s. 1922/23 all’a.s. 1936/37 (si vd. Liceo Ginnasio "M. Delfico", Annuario 1993-94, Teramo 1994, pp. 100-101).