Presso la Biblioteca Provinciale "M. Delfico" di Teramo tra le carte
dell'archivio privato della Famiglia Delfico e De Filippis-Delfico si
conserva il manoscritto musicale di un canto patriottico
dal titolo "Viva
il Re. La Bandiera. Inno popolare
e marziale dedicato ai Fratelli Piemontesi". Sul
frontespizio, oltre al titolo, sono indicati gli autori: "Poesia di G.
del Grosso, Musica di M. G. Pagani" mentre, con altra grafia, sono stati
successivamente aggiunti ulteriori elementi: accanto a "Viva il Re" è scritto "Carlo Alberto" e in basso a destra "Ad uso d'Aurora de Filippis
[Delfico]" (1).
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Particolare del manoscritto,
"Ad uso di Aurora De Filippis [Delfico]". Questa nota è
scritta sul
frontespzio del manoscritto in basso a destra e
ciò a conferma dell'impegno patriottico
di Aurora, che
secondo una tradizione orale avrebbe ricamato la
famosa bandiera del 1848 |
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Si tratta di una delle numerose espressioni artistiche che salutarono
entusiasticamente la svolta liberale del sovrano sabaudo Carlo Alberto
che, nel 1847, innovò la legislazione giudiziaria ed amministrativa,
ponendo le basi per la concessione della Costituzione. La presenza del
documento in casa Delfico conferma l'orientamento ideale di questa
famiglia e in particolare dei fratelli Troiano
(2), Filippo,
Melchiorre, con le sue
famose caricature politiche, ed Aurora che parteciparono con tutto
l'ardore giovanile al clima politico che precedette la prima guerra
d'indipendenza, quando sembrava che la fatidica unità d'Italia fosse a
portata di mano.
Si può ipotizzare che l'Inno, pubblicato in Piemonte nel 1847 (3),
potrebbe essere arrivato in possesso dei Delfico e di Aurora, in
particolare, per mano di Troiano che aveva combattuto nella prima guerra
d'indipendenza, o pervenuto alla giovane patrizia teramana per altre vie
clandestine. In ogni caso la presenza di questo documento fra le carte
della più prestigiosa famiglia teramana conferma quanto fossero forti
gli ideali risorgimentali per i giovani della prima metà dell'Ottocento
e come circolassero le idee nonostante le difficoltà logistiche e
l'intenso controllo della Polizia Borbonica.
Dei sentimenti patriottici e della vitalità degli ideali di
Aurora e di
Ambrogio Rossi, suo marito, si è già detto in altro scritto, ma qui
piace richiamare una testimonianza orale dei discendenti della famiglia
Rossi i quali narrano sia stata la stessa Aurora a confezionare la
bandiera portata a Napoli nel 1848 dal futuro suocero Francescantonio
Rossi e che, ricondotta a Mosciano, è oggi esposta presso la Sala
consiliare del Municipio.
Testo
O fratelli! Chi sa d'esser figlio
D' una patria che crede e che spera,
Alzi un plauso all' eletto consiglio
Del buon Padre, del provvido Re :
Carlo Alberto la regia bandiera
Erge altera — all' amore, alla fé.
Per la santa munifica Legge,
Che tant'alti diritti ci avvera,
Benedetta la man che ci regge:
Essa il voto del secol compì :
Benedetta la Regia bandiera
Che alla vera — sua gloria salì.
Viva
! Viva ! gridiamo a una voce,
Con fidanza, con gioia sincera,
Viva ! Viva ! la candida croce
Che nel campo vermiglio compar:
Viva ! Viva ! la Regia bandiera
Sacra all' èra — che sorgo a segnar.
Fu ben questa I'
insegna dei prodi
Che formaron dei petti barriera
Di Bisanzio all' eccidio e di Rodi,
E d' Italia alle sorti talor :
E a noi pure la Regia bandiera
La carriera — aprirà dell'onor.
Sì, se avvenga quel dì che a cimento
Scenda in armi la furia straniera,
Splenda al sole la croce d' argento
Nel purpureo vessillo, e seguir
Saprem tutti la Regia bandiera,
Fida schiera — a vittoria o a morir. |