Note
storiche sulla famiglia Casamarte poi Casamarte Treccia |
L’origine dei
Casamarte va ricercata ben lontano, non solo in senso temporale, ma
anche geografico. Essi formarono già con i Mastrogiudice, i Sersale e
gli Spasiani il primo nucleo del patriziato di Sorrento, ascritto fin
dall’inizio all’illustre seggio di Porta ed
ebbero posto durante il sec. XII nel sindacato dei nobili, cui era
consegnato l’esclusivo governo della città, prendendo parte ai più
importanti avvenimenti della patria (1).
Degno di
memoria è Nicola Casamarte, Cappellano Maggiore di Castelnovo, sotto re
Roberto, nella cui corte stette con Barbato di Sulmona, e vi conobbe il
Petrarca. E’ da ricordare inoltre Tommaso, fatto prigioniero e condotto
schiavo a Costantinopoli dai turchi, che nel XVI secolo mettevano
scompiglio nei litorali del Mediterraneo, dopo che, questi ultimi gli avevano
crudelmente ucciso due figli. A seguito di tale triste avvenimento, la
famiglia Casamarte si trasferisce nel genovese
e poi ad Ajaccio in Corsica, dove trascorrerà diverso tempo (2).
Negli eventi
storico-politici seguiti nell’isola tra la fine del XVIII e la prima
metà del XIX secolo, la famiglia Casamarte contò personaggi insigni che
coprirono uffici importanti e godettero di larga notorietà. Tra questi,
maggiormente degni di nota sono Domenico e Francesco. L’uno, dottore di
diritto civile e canonico, di filosofia e teologia, protonotario
apostolico, vicario generale della diocesi di Ajaccio, membro del
Consiglio dipartimentale, poeta e letterato amico e sostenitore del
Pasquale Paoli, considerato "padre della Patria" e strenuo difensore
dell’indipendenza della Corsica, l’altro, membro del Consiglio
dipartimentale e controllore sempre per Ajaccio che, nel 1804, fu tra
gli otto inviati a Parigi a presentare le felicitazioni della città
natale allo stesso Napoleone quando venne incoronato imperatore. Francesco seguì le imprese del Bonaparte e militando nella "Legione
Corsa" raggiunse l’Italia meridionale (3),
dove nel 1806, con l’avvento della dominazione francese nel Regno di
Napoli ed a seguito della riorganizzazione del territorio in province e
distretti, fu nominato Sottintendente di Penne, capoluogo del secondo
distretto della provincia di Teramo e successivamente trasferito alla
Sottintendenza di Avezzano da Gioacchino Murat
con decreto del 4 agosto 1812 (4). Nel novembre 1808 era stata
avviata la procedura per la cittadinanza della famiglia Casamarte con
una lettera dell’Intendente di Teramo al Ministro dell’Interno con la
quale lo informa che il Consiglio distrettuale, avendo preso in
considerazione l’ottima condotta manifestata nei suoi disimpegni dal
Sottintendente Casamarte, ha deliberato di chiedersi al Re la sua
"naturalizzazione", poiché "cittadino dell’impero francese",
ammettendolo alla cittadinanza nazionale.Come previsto dallo statuto
costituzionale per poter essere ammesso occorreva la delibera favorevole
del decurionato di Penne e la "dichiarazione formale" dello stesso
Casamarte, fatta davanti al sindaco nella quale stabiliva la propria
dimora nel predetto comune.
|
|
Francesco Casamarte (1766(?)-1829) |
|
Nonostante fosse stato espletato tutto
l’iter previsto dalla legge nei documenti d’archivio non è conservato
l’atto relativo alla concessione della cittadinanza. Vi è invece una
comunicazione del 1 maggio 1813 di Melchiorre Delfico, Consigliere di
Stato e Ministro dell’Interno interino, con la quale informa
l’Intendente di Teramo che "…Sua Maestà l’Imperatore si è degnata di
accordare al Signor Francesco Casamarte l’autorizzazione di restare al
servizio di S. M. il Nostro Sovrano" (5).
La
cittadinanza fu invece concessa, dopo la
restaurazione, da Ferdinando I nel 1818 (6).
Francesco
Casamarte era coniugato con Giacomina Ponte, amica d’infanzia di
Napoleone ed in Ajaccio erano nati Giambattista (1792), Maddalena
(1796),
e Maria Giulia (1803), mentre Ilario era nato a Penne il 18 maggio
1809 (7).
|
|
Ilario Casamarte
(1809-1858) |
|
Il matrimonio
di Maddalena con il vedovo Vincenzo Treccia, barone di
Loreto (Aprutino) avvenuto alla fine del 1808 (8), segnò una notevole
trasformazione nella famiglia Casamarte. Infatti, venuto a mancare dopo
solo sei anni di matrimonio, Vincenzo Treccia, con testamento olografo,
tra i vari legati, dispose degli altri suoi beni come segue: "…Del
restante delle mie proprietà, e beni tutti tanto mobili che immobili,
crediti, rendite, dritti, ragioni, ed azioni di ogni sorte, ed in
qualsivoglia cosa, consistenti in oro, argenti, e danaro se vi sarà,
chiamo, e nomino mio erede Universale, e Particolare il Sig. Francesco
Casamarte di Corsica, figlio del fu Battista oggi attuale Sottintendente
di Avezzano Provincia del Aquila, quale istituisco mio legatario
Universale, a condizione però che abbia ad assumere il mio nome e
cogniome (sic) di Vincenzo Treccia, per se e suoi eredi in
futuro, ed in perpetuo, e che debba fissare la sua risenza (sic
ma residenza) e dimora qui nel Comune di Loreto, ed abitare in
questa casa di mia abitazione Strada del Bajo numero sei 6,
e di non mancare all’osservanza esatta di quanto ho disposto di
sopra, sotto la penale di dover decadere dalla mia intiera eredità in
proprietà ed usufrutto, e colla medesima nel caso che si venisse a
verificare questa decadenza per l’inosservanza di quanto ho disposto,
che di questa mia intiera eredità, usufrutto di essa se ne erigga un
ospitale qui nel Comune di Loreto per aiuto e soccorso dei poveri, e che
la persona che abbia ad avere ingerenza in amministrazione delle rendite
di questa mia eredità sempre nel detto caso di decadenza per
l’inosservanza di quanto ho prescritto al nominato erede Casamarte
l’amministratore di detti miei beni ed eredità abbiasi ad eleggere dal
Pubblico Decurionato e Sindaco di questo Comune di Loreto un
Amministratore con l’obbligo di dar conto in ogni anno del (sic)
amministrazione ed uso de frutti di essa eredità in beneficio di detto
ospidale (sic) da eriggersi nel caso detto di sopra che il mio
detto erede non adempia o non voglia adempire ai sopradetti legati fatti
da me e disposti…" (9).
Come si
evince dalle disposizioni testamentarie, oltre ad una cospicua eredità,
i Casamarte acquistarono la doppia denominazione Casamarte-Treccia
prendendo stabile dimora a Loreto, ove, accresciuto notevolmente il loro
patrimonio, inaugurarono il titolo di Baroni di Campotino. Sul feudo di
Collecorvino che i Casamarte comprarono con istrumento del 13 giugno
1828 dal Duca di Quadri, si ebbe l’autorizzazione sovrana per la
fondazione di un maggiorasco e quindi la concessione del titolo di
Baroni di Campotino (10). Maddalena passò a
seconde nozze il 7 gennaio 1816 con Felice Valentini di Loreto,
discendente di benestante casata.
Giambattista,
Cavaliere della Legione d’Onore, Uditore al Consiglio di Stato ricoprì
anche le cariche di sindaco di Loreto Aprutino e di presidente del
Consiglio provinciale di Teramo rendendosi promotore di notevoli opere
pubbliche di viabilità e d’igiene, tra le quali il progetto di un porto
canale sotto Pescara del 1828 (11).
Ilario,
mandato a studiare Lettere nell’istituto Tragli di Napoli, passò
successivamente al Liceo del Salvatore della stessa città, dove attese
allo studio delle Discipline razionali, delle Scienze esatte,
dell’Economia politica e del Diritto pubblico e civile. "Certamente di
queste discipline si derivò – scrive il Di Vestea – e nacque in lui
quella stupenda dirittura di mente, quella limpida concezion di
pensiero, quel metodo, quell’ordine, quella lucentezza di sposizione (sic),
quel ligame, così stretto delle idee, che tanta efficacia, tanta
persuasione ed evidenza prestavano al suo discorso." (12)
Tornato in patria, meno che ventenne, sposò Maria Carmela
Antonini dei baroni Castiglione di Penne e dalla loro unione nacque
numerosa prole: Francesco (1828), Giovan
Vincenzo (n-m1830), Giacomina (1832), Antonio (1834), Vincenzo (1836),
Maria Amalia (1838), Bianca (1840), Ernesta (1842), Giuseppe (1845) e
Luigia (1851) (13).
In Penne
assunse l’incarico di Collettore del Pubblico Erario, ufficio che, a
seguito dei moti rivoluzionari di Penne del 1837, venne traslocato
assieme alla sede della Sottintendenza in Città S. Angelo dove rimase
per oltre un decennio, e che il Casamarte amministrò con incomparabile
esattezza e rettitudine fino agli ultimi giorni della sua vita.
Le molteplici
occupazioni lasciarono immutato in lui l’amore per le lettere e le
scienze, né gli impedirono di coltivare le doti dello spirito. Era
appassionato per ogni branca dell’umano sapere, prediligendo
l’architettura nella quale eccelleva, la scienza dello sviluppo dei
popoli, la pubblica economia. Scrive Camillo De Clemente ne’ "Il Paese"
"…Ci rimangono di lui non pochi discorsi letti ora a’ Consigli
provinciali, ora a’ distrettuali nella qualità di presidente; ne’ quali
discorsi non si saprebbe bene definire se è la profondità delle vedute
scientifiche che vi predomina, ovvero l’ardente amore di vantaggiare
gl’interessi morali e materiali della sua provincia, che in lui assumeva
le proporzioni della passione… Ma l’elogio più bello di lui consiste,
forse nell’affetto con cui rispondeva ai dolci sentimenti dell’amicizia,
che in tutt’altro che in vane parole egli dimostrava all’amico che gli
si volgeva per conforti e per consigli." (14)
Tra i massimi
riconoscimenti ebbe quello di ricevere da Parigi la stella a cinque
raggi per essere decorato Cavaliere della Legione d’Onore e di essere
iscritto in quell’Albo dove erano annotate le maggiori celebrità del
secolo a perenne ricordo (15).
Il grande
dolore per la scomparsa del figlio Giuseppe (Giuseppino) appena
undicenne, l’8 dicembre 1856 segnerà però moltissimo nel fisico e nel
morale Ilario Casamarte da rimanerne "…miseramente vittima; né valsero a
consolarlo le tenere cure di un’affettuosa consorte, né le assidue
sollecitudini degli altri numerosi suoi figli, né i conforti degli
amici…" scrive De Clemente (16). Finì i suoi
giorni il 1 maggio 1858, dopo che aveva dato disposizione al fratello
primogenito, il barone Giambattista, di prendersi cura dei suoi figli.
L’ultimogenita di Francesco Casamarte, Maria Giulia si unì in matrimonio
con Giacomantonio Chiola, figlio del notaio Francescantonio originario
di Ofena (Aq) ed agiata famiglia loretese che, verso la metà del 1800,
divenne proprietaria di quell’antico castello di origine medievale che
oggi ne porta ancora il nome, passato attraverso i secoli per i D’Aquino,
i D’Avalos, i Caracciolo, arroccato sulla cima del colle su cui si
avvolge l’antico borgo di Loreto.
|
|
Ernesta Casamarte |
|
Le vicende
della famiglia di Ilario Casamarte Treccia e Maria Carmela Antonini dei
baroni Castiglione proseguirono con i matrimoni di Giacoma che sposò in
Napoli Gaetano Valentini, discendente dell’agiata famiglia della
borghesia loretese con la quale i Casamarte erano già imparentati con il
matrimonio di Maddalena (17), di Maria
Amalia che si unì, sempre a Napoli, con l’editore Angelo Trani, di
Luigia che sposò Enrico Del Duca di Ortona, di Ernesta che si congiunse
con Emidio Cerulli di Teramo, figlio di una delle più importanti
famiglie teramane, sindaco della città natale dal 1878 al 1889 e
fratello dell’astronomo Vincenzo Cerulli, infine di Bianca (1840-1908)
che il 17 febbraio 1870 andò sposa a
Troiano (1821-1908), primogenito di
Gregorio De Filippis di Napoli, conte di Longano e della marchesa Marina
Delfico.
|
|
Bianca Casamarte
(1840-1908) |
|
Bianca era nata, cresciuta ed educata in una famiglia colta,
ricca di virtù, di generosità e di alti ideali, doti che le
erano state inevitabilmente trasmesse e che attuò
nell’educazione dei figli, Luciano (1871), Marino (1873) e
Beatrice (1876), avviandoli alle patriottiche e gloriose
tradizioni famigliari, e nella cura assidua e amorevole
della casa. Ma la qualità che la rendeva straordinaria era
il profondissimo sentimento della carità, senza orpelli e
senza ostentazione, che mostrava per tutti i poveri che non
ricorrevano a lei invano (18). Si può affermare senza
dubbio che fu la degna compagna di
Troiano De Filippis Delfico, che come
è noto, pagò con quasi venti anni di esilio le sue nobili aspirazioni
per l’Italia libera e che vide "coronato" il suo ideale divenendo nel
1860 prodittatore della provincia di Teramo,
Maggiore comandante della
Guardia nazionale ed infine, nel 1880, senatore del Regno (19). Relativamente
alla linea maschile della famiglia di Ilario Casamarte Treccia si ha
notizia che Vincenzo intraprese la carriera militare servendo per
quarant’anni la Marina "con intelligenza, con onore, con amore, era
Presidente dell’Orfanotrofio di Marina… e un valentuomo, gentiluomo
simpaticissimo, le cui virtù di carattere e di cuore lo avevano reso
carissimo a quanti lo conoscevano..."- scriveva Gibus ne’ "Il
Giorno" - in occasione della sua scomparsa a Napoli avvenuta nel luglio
del 1904 (20).
|
|
Antonio Casamarte
(1833-1912) |
|
Antonio
invece aveva dedicato tutta la sua vita allo studio. Dopo alcuni anni
trascorsi a Napoli, tornato a Loreto con una solida cultura storica ed
economica, dedicò tutta la sua opera principalmente a vantaggio del
popolo e delle classi disagiate. Fondò nel 1865 la Società Operaia di
Mutuo Soccorso, della quale divenne poi Presidente onorario, per molti
anni fu delegato scolastico mandamentale, promuovendo con assidua cura
l’istruzione e l’educazione dei fanciulli meno abbienti ed istituendo a
proprie spese premi di incoraggiamento ai migliori. Ricoprì anche la
carica di Consigliere provinciale e tenne il mandato con assiduità e
dignità proteso al pubblico bene. Ma si ritrasse presto dalla vita
pubblica e, seguendo la sua indole, si ritirò nella tranquillità della
sua casa per dedicarsi agli studi e alle ricerche e, per oltre mezzo
secolo, consacrò la sua vita a raccogliere con vera competenza, amore e
con non lieve dispendio libri, pergamene, codici, copie autentiche di
cronache e di documenti, diplomi, incunaboli, opuscoli, prime edizioni
della stampa abruzzese, monografie tirate a pochi esemplari e perciò
rarissime ed introvabili, collezioni di giornali e periodici, fogli
volanti ed opuscoli di occasione, ignoti, dimenticati o creduti poco
utili, libri sussidiari nei quali gli Abruzzi venivano ricordati anche
solo per incidente, a cui aggiunse una ricca collezione di
numismatica e pregiate opere d’arte. La collezione, composta da oltre ventimila
articoli di raro pregio, illustra l’archeologia, la storia, la
biografia, la bibliografia, la numismatica, la topografia, l’arte e le
industrie delle tre province abruzzesi (Pescara si aggiunse nel gennaio
del 1927), è tale da essere ritenuta anche oggi, una delle più
considerevoli tra le biblioteche regionali italiane (21).Una parte della
collezione, chiamata "La raccolta còrsa Casamarte", con
documentazione risalente alla metà del XVI secolo, è dedicata alla
Corsica, come si è già detto, terra di origine della sua famiglia. Il
livornese Ersilio Michel, esperto bibliofilo, insigne studioso e
redattore de’ "L’Archivio storico di Corsica" che l’aveva
visitata, ne dà la seguente descrizione "…La raccolta è la più ricca e
la più varia che si possa immaginare, constando di libri e di opere a
stampa, di codici manoscritti, di documenti, di autografi, di ritratti
di uomini più o meno insigni, di scene e figurazioni, di carte e piante
geografiche, di curiosità, di medaglie e monete napoleoniche"(22). La
biblioteca, sita in alcune stanze del palazzo Casamarte, in Via del Baio
dove tuttora è collocata, era aperta a tutti gli studiosi accolti con
generosità e familiarità da Antonio e, dopo la sua scomparsa avvenuta
l’8 ottobre 1912, gli eredi non hanno negato, a quanti lo hanno chiesto,
la consultazione di quei libri e di quei documenti, vere e proprie
rarità.
Le notizie
che si hanno su Francesco, primogenito di Ilario, purtroppo non sono
molte. Studiò anche lui a Napoli e tornato in Loreto prese ad occuparsi
dell’amministrazione famigliare, anche perché era prematuramente venuto
a mancare il padre. Inoltre una malattia agli occhi lo costrinse a
vivere molto spesso al buio di una stanza tanto che nella gestione degli
affari di famiglia successe il fratello Antonio. Dal matrimonio con
Margherita Montuoro di Napoli nacquero Maria Anna (1863) che sposò
Emidio Ciafardoni di Giulianova, Olga Maddalena (1865) che contrasse
matrimonio con Nicola Emilio De Caesaris di Penne, Ilario (1868),
Giovanni Battista (1871), Lucia (1878) che andò sposa ad Alfredo
D’Annunzio di Pescara ed Annetta (1885-1888).
|
|
Giovanni Battista
Casamarte (1871-1928) |
|
Giovanni
Battista fu invece colui il quale diede nuova linfa al vincolo parentale
già esistente
sposando a Montesilvano il
1° febbraio 1905 la cugina
Beatrice, nata da Bianca Casamarte Treccia e Troiano De Filippis Delfico.
Questo matrimonio, probabilmente perché univa due giovani nati da
famiglie considerate al vertice della società dell’intera provincia, fu
avvertito come momento sociale talmente rilevante per la collettività
che di esso si occuparono ampiamente i giornali e le cronache locali
dandone le più dettagliate notizie: dall’abito della sposa al menu del
banchetto nuziale del giorno e del buffet serale, dalle musiche alle
composizioni poetiche che allietarono la cerimonia, dalla luna di miele
ai festeggiamenti organizzati per il loro ritorno e per finire…la lista
completa dei doni ricevuti (23). Della originale "cronaca" se ne dà la
trascrizione in appendice proprio per la straordinarietà dell’evento e
per il coinvolgimento emotivo di tutta la popolazione di Loreto Aprutino,
di Montesilvano e finanche di Teramo. La famiglia venne allietata dalla
nascita di Margherita (1906-1907) che ebbe purtroppo breve vita e di
Maria Carmela (1911). Giovanni
Battista, più noto come Gianni, fu quindi l’ultimo discendente di quella
illustre famiglia arrivata dalla Corsica e dai suoi antenati aveva
ereditato tutte quelle doti come la cortesia, la bontà, la generosità,
l’amor di patria. Doti che senza dubbio lo resero benevolo verso il
prossimo, premuroso per il pubblico vantaggio, inesauribile nel
soccorrere chi era nel bisogno anche nell’esercizio della carica di
Podestà di Loreto Aprutino. La morte lo colse prematuramente il 9
gennaio 1928 (24). Conclude questa breve storia della famiglia Casamarte
Treccia baroni di Campotino la notizia del sontuoso matrimonio,
celebrato il 29 ottobre 1934 nella chiesa di S. Zopito in Loreto
Aprutino dal Vescovo di Penne Monsignor Penza, tra Maria Carmela, unica
figlia di Giovanni e Beatrice, e l’avvocato Giacomo Bassino. Anche in
questa occasione, com’era avvenuto precedentemente per le nozze dei
genitori, i giornali diedero molto risalto alla cerimonia corredando
l’accurata cronaca con delle belle immagini fotografiche (25).
|
Maria Carmela Casamarte (1911-1984) |
|
.
|
|
Nozze Casamarte Bassino,
29 ottobre 1934, Il corteo nuziale |
Nozze Casamarte Bassino,
29 ottobre 1934, Gli sposi |
|
_______________ |
(1)
Annuario della Nobiltà italiana, 1903.
(2) L. Di
Vestea, Note Genealogiche, per nozze Casamarte-Delfico,
Loreto Aprutino, Tipografia del Lauro, 1905.
(3)E.
Michel, La raccolta còrsa Casamarte a Loreto Aprutino,
Estratto dall’Archivio Storico di Corsica, anno XI, n. 9,
luglio-settembre 1935-XIII, Livorno, 1935.
(4)
Archivio di Stato di Teramo d’ora in poi A.S.Te, Intendenza
Borbonica, b. 1509.
(5)
A.S.Te, Intendenza Francese, b. 112, f. 2448 e b. 120, f.
2509.
(6)
A.S.Te, Intendenza Borbonica,b. 122/a, f. 7.
(7)
Archivio di Stato di Pescara, d’ora in poi A.S.Pe, Stato Civile
di Penne e Loreto Aprutino.
(8)
A.S.Pe, Atti dei Notai, Notaio Francesco Paolo Bucchianica di
Penne, b. 241, vol. 4.
(9)
A.S.Pe, Atti dei Notai, Notaio Pietrangelo Vitacolonna di
Loreto (Aprutino), b. 130, vol. 2. La trascrizione integrale del
testamento è in appendice.
(10)
A.S.Te, Atti Demaniali, b. 48, f. 2 e L. Di Vestea,
Note…op. cit.
(11) L.
Di Vestea, Note…op. cit.
(12)
Ibidem.
(13)
A.S.Pe, Stato Civile di Loreto (Aprutino).
(14) "Il
Paese" Anno II, n. 1 – Napoli 21 aprile 1860 in Per Ilario
Casamarte – Ricordo funebre – nel centenario della sua nascita (MCMIX),
Loreto Aprutino, Stabilimento Tipografico del Lauro, 1909.
(15) La
Legione d’onore è un ordine cavalleresco francese istituito da
Napoleone il 19 maggio 1802, tuttora esistente è regolato da un
codice emanato nel 1962 e modificato nel 1981. Il presidente della
repubblica ne è il Gran maestro.
(16) "Il
Paese" cit.
(17)
A.S.Pe, Stato Civile di Loreto (Aprutino). Tra i discendenti
della famiglia Valentini si ricordano Zopito(1890-1939) giornalista,
scrittore ed operatore culturale, il quale volle che la rivista da
lui fondata "Aprutium", fosse l’eco di tutto il movimento
letterario, artistico e scientifico moderno, avvalendosi pertanto
della collaborazione di personalità di rilievo del panorama
culturale contemporaneo come Pirandello, Capuana, Deledda, Croce,
Gozzano ed Edoardo che seppe far parlare ai vini d’Abruzzo una
lingua universale. Il famoso marchio continua a prosperare con il
figlio Francesco.
(18)
Biblioteca Provinciale "M. Delfico", d’ora in poi B.P.M.D.,"Corriere
Abruzzese" 15 marzo 1908, "L’Italia Centrale"11-12 marzo 1908,
B.A.G-III-8/2.
(19) R.
Aurini, De Filippis Delfico Troiano, in Dizionario
Bibliografico della Gente d’Abruzzo, Andromeda Editrice,
Colledara (Te), 2002.
(20)
B.P.M.D. "La Provincia" 31 luglio 1904, B.A. G-III 1/5.
(21)
B.P.M.D. "Per Antonio Casamarte- Il discorso del Prof. Bindi al
Consiglio Provinciale" in "Il Popolo Abruzzese", 24 novembre
1912, B.A. G-I 6/13. Vincenzo Bindi (Giulianova 1852- Napoli 1928),
storico e collezionista era stato amico di Antonio Casamarte per
oltre quarant’anni ma a volte anche "concorrente". A questo
proposito ricorda "… come spesso nelle pubbliche vendite, ci
trovavamo, senza saperlo, competitori; ma io arrivavo quasi sempre
dopo di lui, perché egli, per speciale contratto coi librai,
riceveva il Catalogo prima di me, e appena vedeva segnato un libro
importante e raro nel Catalogo stesso, ne dava per telegrafo
l’ordine dell’acquisto, e così la mia richiesta giungeva quando
l’acquisto era fatto."
La
Biblioteca Casamarte fu riordinata alla fine degli anni Venti da
Luigi Savorini, direttore dal 1906 e sino alla sua morte avvenuta
nel 1937, della Biblioteca Provinciale "M. Delfico" di Teramo. A
quest’ultima, quando era ancora la Biblioteca del liceo-ginnasiale
"Melchiorre Dèlfico", il Cav. Antonio Casamarte aveva regalato
parecchie opere di autori abruzzesi, "che saranno allogate negli
scaffali degli scrittori patri" si legge in una nota apparsa su "La
Provincia" del 19 dicembre 1886, cfr. G. Palmieri, La "Melchiorre Dèlfico" nei decenni post-unitari. Appunti per una storia della
biblioteca teramana, in "Notizie dalla Delfico", 2/1996,
Edigrafital, S.Atto (Te).
(22) E.
Michel, La raccolta…op. cit.
(23)
B.P.M.D. "Corriere Abruzzese" 26 gennaio 1905; 5 febbraio 1905;
"Vita Abruzzese" 5 febbraio 1905; "L’Italia Centrale" 8-9 febbraio
1905; 9-10 febbraio 1905; 11-12 febbraio 1905; 23-24 febbraio 1905;
2-3 marzo 1905; "Corriere Abruzzese" 2 marzo1905; Fiori
d’arancio, Nozze Casamarte – Delfico, Loreto Aprutino,
Tipografia del Lauro di Luigi Di Vestea e &,
1905.
(24)
B.P.M.D. "La Nuova Provincia" 31 gennaio 1928, B.A. G-III 1/5.
(25)
B.P.M.D. "L’Italia Centrale" 11novembre 1934; "Il Mattino", Napoli 7
novembre 1934; "Il Popolo di Roma – Cronache degli Abruzzi" 3
novembre 1934, B.A. G-III 1/5.
|
-----
~ ----- |
Altri
riferimenti bibliografici:
Per
Giuseppino ed Ilario Casamarte, Iscrizioni ed elogi,
Napoli,1859.
In
memoria di Annetta Casamarte, Milano, 1888.
In
memoria di Margherita Casamarte 12.11.1906 – 14.07.1907, Loreto
Aprutino, 1907
Abate Luigi
Di Vestea, Per nozze Alfredo D’Annunzio e Lucia Casamarte-
29 febbraio 1908- Parole dette nel benedire le nozze, Loreto
Aprutino, 1908.
Ricordo
funebre di Ilario Casamarte nel centenario della sua nascita 1909,
Loreto Aprutino, stabilimento Tipografico del Lauro, 1909 - In
questo op. è ristampato anche quello del 1859.
In
memoria di Giovanni Casamarte Barone di Campotino, nel primo
anniversario, Loreto Aprutino, 9 gennaio1929. |
-----
~ ----- |
Doverosi quanto opportuni ringraziamenti per
la cortesia, la disponibilità e la preziosa collaborazione vanno al
Direttore dott.ssa Maria Teresa Iovacchini e al sig. Pasqualino
Carota dell’Archivio di Stato di Pescara, a Franca Saraullo, a
Massimo De Filippis Delfico ed a Fausto Eugeni. Un ringraziamento, infine, all'Ing. Adolfo De
Marco di Teramo, discendente dalla famiglia Casamarte, per la
pubblicazione della fotografia di Ernesta Casamarte. |
|
Appendice
I: Testamento di Vincenzo Treccia
Archivio
di Stato Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di
Loreto, b. 130, vol. 2. |
|
|
Testamento Treccia c.179 r.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.179 v.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.180 r.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.180 v.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.181 r.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.181 v.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.182 r.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.182 v.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.183 r.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.183 v.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
|
Testamento Treccia c.184 r.
Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not.
Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2
(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007,
per concessione del Ministero Beni e Attività
Culturali) |
|
Trascrizione |
|
c.179
r. Io sottoscritto Vincenzo Treccia Figlio del fu Giuseppe
benestante domiciliato in questo Comune di Loreto nella strada del Bajo
numero sei 6. Intanto che per Divina provvidenza mi trovo perfettamente
sano di corpo e di mente e senza ascendenti e discendenti vengo
liberamente a disporre di tutte le mie facoltà col presente mio Olografo
Testamento fatto scritto e sottoscritto di mia mano nel modo segue.
Raccomando l’anima mia all’Onnipotente Iddio, acciò si degni accoglierla
nel suo Beato soggiorno. Voglio che il mio funerale sia eseguito colla
possibile e maggiore decenza in modo che la spesa non ecceda la somma
di
c.179
v. docati cento venti 120, e voglio che nel giorno del mio decesso
l’infrascritto mio Erede abbia da consegnare e pagare al Signore Curato
della Parrocchia di S. Pietro o a quello che fosse allora in attuale
esercizio la somma di docati sessanta 60 all’oggetto di celebrare per
l’anima mia messe duecento alla ragione di carlini tre l’una e voglio
ancora che otto giorni dopo seguita la mia morta abbiasi a dispensare ai
più poveri di questo comune previa la nota del Parroco di essere tali
tombola cento cinquanta di grano 150. Ordino e comando dappiù che
l’infrascritto mio Erede facci celebrare per suffragio dell’anima mia e
dei miei in perpetuum in ogni anno messe duecento 200 l’anno lette alla
raggione di carlini tre l’una ed una messa cantata di requie colla
libera in anniversa
c.180
r. rio del giorno che avverrà la mia morte, e così in anno in
perpetuum, e che dette messe lette si abbiano a far celebrare vita
durante al Sacerdote D. Michele Cianfrioli attualmente mio Cappellano e
Segretario, e per fondo di questo perso e lascito assegno da ora il
Capitale di docati mille e duecento di censo[…] che ho contro i fratelli
Francesco ed Angelantonio Cristallini di Collecorvino giacchè colla
rendita di questo capitale può soddisfarsi questo legato pienamente, e
nel caso di dismissione di detto capitale se ne faccia prontamente un
nuovo rimpiego, ho (sic) in simile capitale, ho (sic) in
acquisto di fondi stabili acciò sussista questo mio legato
c.180
v. in perpetuo mundo durante.
Dono e
lascio alla mia Cara Moglie Sig.a Maddalena Casamarte Figlia di
Francesco oltre all’antefatto costituitogli nelli Capitoli Matrimoniali
di docati mille e cinquecento 1500 altri docati mille volendo passare a
seconde nozze e di questa somma debbiasi fare in due paghe la prima in
atto che seguirà l’affido, e l’altra un anno dopo seguito il matrimonio,
portando poi l’abito vedovile, oltre alli docati venti, l’uso
dell’intiera casa e dei mobili e di tutto altro convenuto in detti
Capitoli; altri docati dieci che in tutto debbano essere docati trenta
al mese 30 portando come ho detto l’abito vedovile li sudetti docati
trenta al mese con anticipazione, l’uso dell’intiera casa con tutti i
mobili esistenti in essa. Dono dappiù e lascio alla sudetta mia moglie
Maddalena
c.181
r. tutte le gioie di brillanti, ed altri ornamenti femminili di oro
questi, e biancherie addette per suo uso, e dovendosi rinvenire detti
Capitoli essi furono stipulati in Penne dal Sig. Notar Bucchianica a 16
novembre 1808 dico milleottocento e otto.
Dono e
lascio al mio cugino Signor Carlo de Nobili figlio del fu Domenico
docati Mille e duecento 1200 in contanti, o in stabili a piacere del mio
infrascritto Erede da contarseli in due paghe cioè a docati seicento
l’anno in due anni dopo seguita la mia morte.
Dono e
lascio al Sig. Giulio Treccia mio parente figlio del fu Domenico tutti i
jussi e dritti che si possiede da me e da lui parte divisi e parte
indivisi tanto in proprietà, che in usufrutto col peso del adempimento
di
c.181
v. obbligo di messe od altro, giusta i legati per se suoi eredi e
successori liberamente senza che altri possono averci il menomo dritto
di successione.
Dono e
lascio a tutti quei che si trovano al mio servizio in tempo della mia
morte docati cento 100 per una sol volta, e ciò da dividersi
gradatamente secondo la qualità del loro servizio, ed abbiasi ciò da
eseguire prontamente dal mio infrascritto erede.
Ordino e
comando all’infrascritto mio Erede che Benigna Angeluccia oggi in questo
Comune di Loreto per il buono e fedele servizio prestato alla mia casa
tanto da essa che dal fu suo marito vita sua durante portando l’abito
vedovile non sia rimossa dalla casa che attualmente abita, e
propriamente dalle stanze addette ora per suo uso perché questa è la mia
volontà.
Voglio
dappiù e comando al mio Erede
c.182
r. che tutti i coloni delle intiere mie possidenze che saranno
debitori, o con scritture o per partite di libri, non siano molestati
giuridicamente, ma che gli si accorda la dilazione di soddisfare il
debito proporzionalmente al credito in tante rate entro lo spazio di
anni dieci e voglio che così si eseguisca dall’infrascritto mio Erede
perché questa è la mia volontà.
Tutti li
soprascritti miei legati particolari, da me disposti, voglio che siano
liberi ed esenti dal peso del registro, volendo che questo sia solamente
pagato dall’infrascritto mio Erede Universale.
Del
restante delle mie proprietà e beni tutti tanto mobili che immobili,
crediti, rendite, dritti, ragioni, ed
c.182
v. azioni di ogni sorte ed in qualsivoglia cosa, consistenti in
oro, argenti, e danaro se vi sarà, chiamo, e nomino mio Erede Universale
e Particolare il Sig. Francesco Casamarte di Corsica, Figlio del fu
Battista oggi attuale Sottintendente in Avezzano Provincia del Aquila,
quale istituisco mio legatario Universale a condizione però che abbia ad
assumere il mio nome e cognome(sic) di Vincenzo Treccia, per se,
e suoi eredi in futuro, ed in perpetuo, e che debba fissare la sua
risenza (sic ma residenza) e dimora qui nel Comune di Loreto, ed
abitare in questa casa di mia abitazione Strada del Bajo numero sei 6, e
di non mancare all’osservanza esatta di quanto ho disposto di sopra,
sotto la penale di dover decadere dalla mia intiera Eredità in Proprietà
ed usufrutto, e colla medesima nel caso che si venisse a verificare
questa e di non mancare all’osservanza esatta di quanto ho disposto di
sopra, sotto la penale di dover decadere dalla mia intiera eredità in
proprietà ed usufrutto, e colla medesima nel caso che si venisse a
verificare questa
c.183
r. decadenza per l’inosservanza di quanto ho disposto, che di
questa mia intiera eredità, usufrutto di essa se ne erigga un ospitale
qui nel Comune di Loreto per aiuto e soccorso dei poveri, e che la
persona che abbia ad avere ingerenza in amministrazione delle rendite di
questa mia eredità sempre nel detto caso di decadenza per l’inosservanza
di quanto ho prescritto al nominato erede Casamarte l’amministratore di
detti miei beni ed eredità abbiasi ad eleggere dal Pubblico Decurionato
e Sindaco di questo Comune di Loreto un Amministratore con l’obbligo di
dar conto in ogni anno del (sic) amministrazione ed uso de frutti
di essa eredità in beneficio di detto ospidale (sic) da eriggersi
nel caso detto di sopra che il mio detto erede non adempia o non voglia
adempire ai sopradetti legati fatti da me e disposti.
c.183
v. Per la totale esecuzione del presente mio Olografo Testamento
prego di assumerne il peso il Cavalier Signor Giacinto Abbati di Penne
figlio postumo del fu Giacinto mio Parente ed Amico a cui dono e lascio
un credito che rappresento in virtù di una cambiale di docati mille e
duecento una con tutti l’interessi maturati e non pagati dal
milleottocento ed undeci contro il Tesoriere Sig. Serafino Antonini
della Provincia dell’Aquila casato in Penne ed oggi detenuto a Napoli
per causa di fallimento coll’attuale Governo e ciò per essere grato
all’anzidetto mio Parente ed Amico Signor Giacinto Abbati ed anche
perché a sue suppliche e preghiere m’indusse a fare un tal credito col
detto di sopra Sig. Serafino Antonini.
c.184
r. Revoco ed Annullo qualunque altro Testamento che potessi aver
fatto prima del presente, volendo che questo solo abbia il suo pieno
effetto e vigore. Il presente mio Olografo Testamento è stato tutto
scritto, datato e sottoscritto di mio proprio pugno.
Fatto il
Loreto oggi li ventisei del mese di settembre dell’anno mille ottocento
dodici 1812.
Io
Vincenzo Treccia Figlio del fu Giuseppe ho disposto come sopra.
A dì
ventotto dicembre mille ottocento quattordici in Teramo. Il presente
testamento è stato visto, e riconosciuto da voi, dopo essersi aperto,
come dal verbale, che per esecuzione del disposto nell’articolo
millesette del Codice Civile ne abbiam redatto. Il Presidente del
Tribunale di Prima Istanza = Di Majo = Vitacolonna
|
|
Appendice
II: Trascrizione da "Vita Abruzzese" – Città S.Angelo 5 febbraio 1905
Nozze De Filippis Delfico – Casamarte
|
|
(L.
Ballerini) – Forse mai, prima di mercoledì scorso, Montesilvano ricorda
di aver accolto tra le sue mura una più eletta schiera di dame nobili e
gentili, di distinti cavalieri e di stimate ed egregie persone. Per le
sale storiche della vetusta magione Delfico sarà corso un fremito di
gioia per così splendido attestato di devoto affetto; e dalle ciglia del
venerando Senatore lagrime irresistibili di commozione sono scese a
testimoniare che tale tributo di spontaneo omaggio, per la felicità di
due anime elette, lasciano profondo solco di vera ed indimenticabile
gratitudine.
L’invito alle
fauste nozze, esteso per ora ai soli parenti di famiglia, non ha
impedito però che sul telegrafo volassero fulminei, e per ben 24 ore
consecutive, i voti sinceri di centinaia d’anime, palpitanti per la
stessa festa, concordi, unanimi in un solo, sublime e gradito augurio:
Felicità!! Parola che tutto compendia e tutto esprime: Amore,
gioia, affetto, venerazione, gratitudine, riconoscenza, amistà.
E fiori a
fasci, dal profumo soave, si sono affratellati con la muta eloquenza del
filo telegrafico, e doni principeschi si sono confusi con i versi eletti
di rime e stornelli, e suoni dolci vibranti di passione han fatto eco ai
brindisi felici di cuori sinceri; dimodochè tutta la calda,
irrefrenabile attestazione di gioia comune della giornata
indimenticabile aleggerà per molto tempo ancora nelle semplici, ma pur
gloriose sale di Casa Delfico.
La sposa,
Beatrice de’ Conti De Filippis Delfico, la vergine bruna, dagli occhi
profondi, nei quali sempre brilla il sorriso dolce che rispecchia la
bontà infinita del cuore d’oro; la figlia eletta, amore di madre che non
ha confini, tesoro di padre vegliardo e illustre, di cui essa è l’anima
e la vita. Gioia ed orgoglio di fratelli che vantano lo stesso sangue
nobile, denso di virtù elette, fu mercoledì sera l’astro fulgido di
bellezza inenarrabile di grazia squisita, di gentilezze che la parola
esprimere non sa.
Lo sposo
Gianni de’ baroni Casamarte, il gentiluomo distinto, forte di gioventù e
di generosi sentimenti che rispecchiano fedelmente l’indiscussa nobiltà
d’animo del suo casato illustre, era raggiante a fianco dell’idolo
doppiamente amato, perché a questo già legato dal destino da più tenace
vincolo di parentela, ed era fiero di quel tesoro, ora tutto suo,
orgoglioso di poterlo trapiantare tra i suoi diletti, in una cittadina
esempio perenne di squisita ospitalità, di accoglienze superbe, di
amicizie spontanee, direi quasi devote.
Ecco in
poche, semplici parole, brevemente descritta la festa, la coppia felice,
l’omaggio ed il trionfo delle nozze cospicue ed invidiate.
Né
diversamente ed in miglior modo potrei giustamente e brillantemente dire
di più. Alla penna di eletto scrittore, od alla geniale fantasia di più
squisito poeta, sarebbe stato facile elevarsi con slancio letterario,
forbito ed elegante, alla vera realtà del fausto ed invidiabile imeneo,
celebratosi mercoledì scorso tra le illustri famiglie Delfico e
Casamarte.
Non mi resta
ora, per poi passare alla cronaca dettagliata e minuta della serata
indimenticabile, che rivolgere un grazie sincero, doveroso, alla
gentildonna signora Contessa Bianca, ai figli Marino e Luciano, per le
infinite cortesie ricevute con affettuosità squisita ed inenarrabile,
dalle quali ne serberò viva e devota riconoscenza. L’umile reporter,
immeritatamente, fu colmato dai distinti padroni di casa di attenzioni
così delicate e premurose che commuovono, e che raramente la boriosa
nobiltà d’oggidì si degna concedere con tanta spontaneità e sincera
gentilezza. Grazie, grazie!
***
In Casa Delfico
Sin dal mattino di mercoledì, sereno e smagliante di
luce e di vita primaverile, i famigliari di casa Delfico, aiutati dai
camerieri del Mago Melani, davano assetto agli ultimi preparativi.
Tappeti, drappi e fiori a profusione erano stati con semplicità
aristocratica distribuiti artisticamente per ogni dove, ed alle 12 tutti
i nobili parenti delle due famiglie erano riuniti a geniale e sontuoso
banchetto, che Iacopo Melani ha saputo con sfarzo principesco e con
prelibate vivande far gustare all’eletta riunione.
Eccone il menu:
Hors d’oeuvre – Soupe – Cèlèstine – Poisson à la
Moliere – Filet piquè – Petito patès à la Reine – Asperges – Punk à la
Trocadero – Poulet nouveau au creton – Salade à la Russe – Diplomatique
– Dessert – Fromage – Cafè.
Vins – Capri blanc, Rouge de Table, Barolo extra
vieux, Grand Mousser sicard, Bènèdictine du fecamp.
Alla tavola
di 25 coperti presero posto accanto agli sposi: la signora Contessa
Bianca Delfico, il senatore Troiano Delfico coi figli Marino e Luciano,
il Barone cav. Antonio Casamarte coi nipoti baronessina Lucia ed Ilario
Casamarte, le signore contesse Alba e Marina Delfico, i sigg. Conti
Filippo e Carlo Delfico, il Comm. On. Emidio Cerulli con la figlia
signorina Elena, il Cav. Emidio Ciafardoni con la figlia signorina
Lucrezia, il Cav. Nicola De Caesaris, il Barone Madonna coi figli
Leonardo e Guido, i sigg. Edoardo e Angelo Valentini, il sig. Alessandro
Rossi ed il prof. Sig. Adolfo Bonelli.
Durante il
pranzo la valente musica di Loreto Aprutino, novellamente riordinata dal
suo egregio maestro, svolse un delicato programma di musica moderna
molto ben eseguita.
Allo
Champagne il simpatico cav. Nicola De caesaris, cognato dello sposo, con
elette frasi dà il suo saluto alla coppia felice, per la quale risponde
commosso il venerando Cav. Antonio Casamarte. Il Conte sig. Marino
Delfico ha belle parole di ringraziamento a nome di tutta la sua
famiglia, e chiude la serie dei brindisi con frase felice ed elevata
l’On. Comm. Emidio Cerulli.
Alle 16
circa, il pranzo era al termine, tra la intima comunione di affetti che
legava in un sol fascio quel nucleo di anime in tripudio, inneggianti
col cuore e con le labbra alla felicità duratura di quei due esseri,
prossimi ad unirsi per sempre nel dolce e sacrosanto vincolo del
matrimonio.
Il ricevimento
Come se una
parola magica ne avesse dato l’ordine imperioso, poco di poi e in un
attimo, il salone venne sgombrato della mensa sontuosa e lasciato libero
agli invitati, che man mano arrivavano dal paese, dalla spiaggia, da
Cappelle, da ogni dove. Erano signore e signorine in eleganti toilettes,
erano gentili cavalieri impettiti e profumati, erano persone egregie,
amiche e conoscenti di Casa Delfico. Enumerarle, nominarle tutte non è
facile compito; lo spazio del giornale è tiranno, e non è lecito privare
il lettore delle altre solite rubriche settimanali. Ricordo solo che
vedevo qua e là persone stimate e conosciute (…), mentre la musica
Loretana ci faceva gustare due splendidi brani dell’Africana e
del Saul.
Gli onori di
casa erano fatti con squisita compitezza dall’egregio Barone Madonna,
appena convalescente da non leggero malore ed espressamente salito lassù
dalla spiaggia, sorretto dai figli baldi e amorosi; a stento si
trascinava dappertutto, nulla dimenticando, nulla trascurando,
presentando questo a quello, coll’eterno sorriso bonario e con parola
calma, tranquilla, soddisfatto di veder tanta gente, dentro e fuori il
palazzo, tra una selva di splendide corbeilles di fiori freschi,
che man mano arrivavano e che posate qua e là circondavano in un cerchio
sempre più stretto gli sposi, i parenti e gli amici, quasi che col loro
profumo delizioso volessero ammaliare, stringere vieppiù tanta comunione
di affetti, di stima e di sincero omaggio.
La cerimonia
Alle ore 18
precise tutto s’illumina d’incanto e la sposa, divina nel suo niveo
abito di raso, col tradizionale velo e serto di fiori d’arancio, entra
nel salone, più che sorretta, sorreggendo il vegliardo genitore,
l’illustre Senatore Conte Troiano. Uno scroscio d’applausi accoglie il
gruppo commovente, ed ha luogo così la cerimonia civile e religiosa.
Funziona da ufficiale di stato civile l’egr. sig. Francescopaolo Ranalli,
coadiuvato dal Segretario sig. Mazzoni. Sono testimoni degli sposo i
signori Filippo Conte Delfico, Carlo Conte Delfico, Giovanni Barone
Madonna e Francesco Marchese Nannerini. Dopo il sì e le firme
rituali, la sposa riceve in dono dal sindaco una bella penna d’oro. Gli
sposi, legati ormai in vincolo indissolubile dalla legge umana,
s’avviano poi all’altare, posto nella vicina sala, per essere uniti dal
sacerdote in nome di Dio, e il Rev. Arciprete Cavalloni legge loro un
bellissimo sermone improntato a nobili sentimenti che, sempre per la
mancanza di spazio, ci è impossibile riprodurre. E mentre la sposa
gentile, poco di poi, distribuisce i rituali confetti accompagnata dal
suo Gianni diletto, una miriade di poesie e di omaggi in istampa, lavori
pregevoli delle tipografie di Loreto e di Mosciano, passa per le mani di
tutti. Noto un dotto lavoro storico sulle due famiglie Delfico-Casamarte
del Rev. Abate di Vestea, Il canto della vita splendidi versi di
Gaetano Pambianco, dei brani dei Rosei ricordi di Pasquale
Acerbo, una squisita poesia della contessa Delfico, zia della sposa,
degli auguri in artistici cartoncini dei coniugi Cerulli-Rossi e dei
sigg. fratelli Rossi, ed infine dei sonetti di Erasmo Sciarra, Mascia,
Giovannino Acerbo, Gallerati, D’Annibale e Petrella. L’arguto e sapiente
dicitore di brindisi egr. sig. Saverio De Amicis, più che affidarli alla
stampa, li legge invece agli sposi, ai parenti, agli intervenuti tutti,
guadagnando applausi sinceri e meritati. A lui fanno eco il parroco De
Michele con versi bellissimi, ed il maestro D’Angelantonio con graziosi
stornelli.
L’egregio
Cav. Ranalli infine con uno splendido saluto inneggia alla felicità
eterna della coppia gentile ed alla nobiltà patriottica e generosa delle
famiglie distinte.
La soirée
Alle ore 20
s’apre la sala del buffet, preparata dal Mago Melani con la solita e
rara valentia, e l’eletta riunione trova colà tanta profusione di ogni
ben di Dio, da rimanerne sinceramente stupita!
Mille
ghiottonerie prelibate vengono distribuite da un irreprensibile
drappello di camerieri, l’una più squisita dell’altra: antipasti
assortiti, pietanze in cento salse, dolci, confetture, vini, liquori,
gelati, tutto viene gustato con invidiabile appetito, mentre gli stessi
sigg. fratelli Delfico con gentil pensiero versano personalmente nei
calici scintillanti lo spumante e squisito Champagne. Il brio,
l’allegria è generale, e la festa è arrivata all’apogeo. Briosi
ballabili vengono suonati dall’instancabile concerto, e la sposa
raggiante, con l’eletto consorte al fianco, s’avvicina ai gruppi del
pittoresco buffet all’inglese, ed ha una parola armoniosa, un sorriso
gentile, un ringraziamento sincero per tutti. Che sii benedetta, buona
ed avvenente donzella; che la felicità sia per te, come la primavera
dolce, mite e serena per la mammola gentile; ma perenne. duratura ed
eterna!
Dopo
l’esposizione di doni principeschi da tutti ammirati e vagliati, l’ora
si avvicina della partenza. La sposa sta per staccarsi dagli adorati
genitori, dai fratelli cari, dalla casa amata, dal paesello che tutto
l’adora, e il momento è triste invero. Abbracci e baci, singhiozzi a
stento repressi e vive raccomandazioni angosciose, e poco di poi un
rumor sordo di roteanti landau trascinati nel buio della notte da
focosi destrieri e diretti alla stazione di Castellamare, annunzia alla
Contessa Bianca Delfico che la figlia diletta è partita, e con essa il
suo sorriso, la sua gioia più cara, il suo tesoro amato. Una lagrima
calda, di quell’amore materno che descrivere non si può, sarà stata
l’unica testimone del doloroso momento, e la perla furtiva va segnata
qual dono più inestimabile delle nozze compiute. Ora gli sposi gentili
sono giunti alla riviera di Nizza, nel paradiso del Tirreno.
Felicità, Felicità!
Tra qualche
settimana Loreto saprà accogliere degnamente la Dama novella, e la
nobile magione Casamarte è là con ansia ed amore ne spia l’arrivo ed
attende. |
|
Appendice
III: Trascrizione da
"L’Italia
Centrale", 9-10 febbraio 1905
Dalla cronaca
di Y. - Montesilvano, 4 febbraio 1905 |
|
I doni
Lo sposo:
magnifici e grandi solitari in brillanti, pettine in perle e brillanti,
fantasia in perle e brillanti per collo, anello con grosso solitario,
anello con diamante, elegante ciondolo per collo, scatole di
necessaire da lavoro, scatola di profumi, fazzoletto di
elegantissimo pizzo, libro di preghiera.
Padre dello
sposo: elegantissimo finimento completo, collier, spilla,
orecchini e braccialetti con perle e rubini.
Dalla madre
sua diletta: Finimento di amatiste e perle, ciondolo con perle e
finissime miniature, braccialetto in oro, farfalla di topazio, ventaglio
cinese.
Dal padre
Senatore Conte Troiano: due espressivi quadri da lui dipinti con grande
amore.
Da Marino e
Luciano Delfico fratelli della sposa: colliére ricchissimo in oro
e perle con tre grosse amatiste, anello con smeraldo e brillanti.
Zio dello
sposo, Cav. Antonio Casamarte: orecchini con grossissimi smeraldi e
brillanti.
Fratello
dello sposo: ricca catena d’oro con perle, orologio d’oro con brillanti.
Sorella dello
sposo: fermaglio per orologio con perle e brillanti.
Zio della
sposa D. Filippo Delfico: ricco completo servizio da toletta in argento.
Cugina D.
Albina Delfico: porta carte in miniatura con pelle di coccodrillo.
Zio Barone
Madonna: elegante sachet con borchie d’argento cesellato.
Cognato dello
sposo sig. Nicola cav. De Caesaris: anello con brillanti e rubini.
Altro cognato
dello sposo, sig. Emidio Ciafardoni: anello con brillanti e smeraldi.
Zio degli
sposi, Comm. Emidio Cerulli:due grandi portafiori in argento di squisito
lavoro artistico.
Marchesa
Cappelli, nata Antonini, parente della sposa: ombrello di seta bianca
con frangia d’oro.
Marchesa
Caligola, nata Antonini, parente della sposa: porta ritratto in argento
dorato.
Baronessa
Coletti parente della sposa: saliera in argento con relativi cucchiai.
Donna Amalia
Trani, nata Casamarte, zia degli sposi: acquasantiera d’argento.
Sig.
Alessandro Cav. Rossi, cugino della sposa e sua distinta consorte
Filomena Cerulli: orologio da sala montato su artistico piedistallo di
bronzo, anello con brillante.
Zia
Margherita Iacobucci: elegante borsetta da viaggio.
Sig.
Signorini e sua moglie Berenice Iacobucci cugina della sposa:
ricchissimo ventaglio in penne di Marabut montato su madreperla.
Contessa
Genoino ved. Marchese Crognale parente della sposa: forchettone e
coltello d’argento dorato.
Sig. Carlo
Delfico, cugino della sposa: servizio rinfresco in argento e cristallo.
Raffaele
Valentini, zio dello sposo e sua signora: servizio da caffè in argento
dorato.
Signora
Concetta Coppa, cugina della sposa: bellissimo centro da tavola con
merletto e cifre ricamate.
Baronessa
Zinzi, cugina della sposa: borsa di pelle con ricami.
Rugiada
Madonna, altra cugina della sposa: bellissimo cuscino in seta rosa e
merletto.
Cav. Uff.
Luigi Paris e sua signora Elisabetta Delfico: servizio d’argento dorato
da dessert.
Ferrari
Scipione e sua moglie Marina Rossi, cugina della sposa: sei cucchiaini
d’argento dorato con pinzette.
Rosalia
Chiola, parente degli sposi: specchio con pregevole pittura ad olio
raffigurante gli stemmi gentilizi delle case.
Luisa
Montani: pregevole quadro in pergamena con pittura ad acquerello da lei
stessa eseguita.
Marchesa De
Felici, nata Olivieri, amica della sposa: splendido ventaglio di penna
di struzzo su madreperla.
Marchesa
Dragonetti di Roma: servizio completo da latte in argento dorato.
Maestro
Riccardo Costantini: sua composizione musicale.
Sig. Gaetano
Antico, compare dello sposo: un orologio da salotto con statuette in
bronzo.
Miss Harold,
dama di compagnia della sposa: necessaire per scrivere in
argento.
Se lima
ranalli-Serafini: elegante scatola con fine profumeria.
Signorina
Marietta Di Nicola: cuscinetto in seta da lei elegantemente ricamato.
Maestra
comunale signora Giovannina Ciavarelli: ricca borsa in seta bianca con
ricami in oro e seta di squisita fattura da lei lavorata.
Marozzi
Bettina: grazioso piccolo portafiori in argento.
Notar
Ludovico De Zelis, amico di famiglia: una poltroncina in legno-noce,
artisticamente scolpita, raffigurante un’aquila.
Francesco
Paolo Ranalli ff.. da ufficiale dello Stato Civile: una penna d’oro con
essa la sposa firmò l’atto nuziale.
Signorine
Marietta e Vittorina de’ Marchesi Nannerini: ricca borsa in seta bianca
ricamata in oro, da esse stesse lavorata.
Concettina
Serafini: elegante fazzoletto in tela, con guarnizione fantasia da essa
lavorata.
Concettina
Sciarretta, nata Cavallone: due porta salviette in argento.
Arciprete
Cavallone che benedisse l’anello nuziale: un libro di preghiere legato
in argento e oro.
Comm.
Giuseppe dep. De Riseis, vicepresidente della Camera dei Deputati: una
artistica fioriera in argento massiccio, con ricambio in argento dorato.
Camerieri del
Barone Casamarte, Zopito Pantalone e Vincenzo Labrecciosa e dal
cocchiere Fedele Colazilli: uno scrigno di metallo bianco artisticamente
lavorato.
Cameriera del
suddetto Barone, Sofia tribuni: piccolo orologio da camera in metallo
dorato.
Settimia
Colazilli, piccola segretaria del barone: alzata per tavola da pranzo in
metallo e cristallo.
Orazio
Cordone, agente del Conte Delfico e sua moglie: necessaire da
scrivere in argento dorato.
Schiavone
Giuseppe, altro agente: necessaire da lavoro in argento dorato.
Gaetano
Marzuoli, cuoco del suddetto Conte: due porta salviette in argento.
Micarone
Gaetano, cocchiere: specchio di cristallo di Murano.
Cameriera del
Conte, Salvatore Sforza: sei bicchieri per bibite con guantiera. |
|
Appendice
IV: Trascrizione dal
"Corriere
Abruzzese" Teramo, 2 Marzo 1905
Dall’incaricato in Loreto Aprutino, 27 febbraio 1905 (Iolack) |
|
Il ritorno a Loreto degli sposi
Ieri domenica 26, dopo un lieto viaggio di nozze,
giunsero gli sposi Giovanni Casamarte dei Baroni di Campotino e Bice
Delfico dei Conti di Longano. L’intera cittadinanza, che ama la famiglia
Casamarte, prendendo parte vivissima alla sua gioia, aveva preparato
agli sposi l’accoglienza più simpatica ed affettuosa; ma ciò che avvenne
superò tutte le previsioni, ed il popolo di Loreto andò in entusiasmo
per il portamento distinto, la bellezza, ed i modo simpatici della sposa
gentile, che riscaldò tutti i cuori e commosse tutti gli animi. Il
popolo loretese gridando: "Viva Bice dei Conti Delfico! Viva la nostra
protettrice! Viva la protettrice di Loreto Aprutino!" e questo grido
dovè davvero essere sentito e commuovere la soave donzella, perché le
additava la sua missione di carità e d’amore, già dai tempi lontani
compiuta da un’altra gentildonna, la Baronessa Margherita Casamarte. Sì
o Bice, tu nella nobile famiglia Casamarte, ed in Loreto Aprutino sei
destinata a rimpiazzare una Santa, la mamma del Nino tuo e che il popolo
di Loreto non ha mai dimenticata, e che ieri ha visto risorgere in te.
L’entrata degli sposi nel territorio di Loreto
Aprutino
Fin dai confini del territorio di Loreto, dove la via
provinciale si biforca per Loreto e Collecorvino, nell’ora che doveva
esser presso al giunger del corteo, cominciarono gli abitatori delle
campagne ad affluire lungo il percorso; ed appena dal Ponte sul Tavo si
videro apparire le carrozze degli sposi e del seguito, fu un accorrere
festoso di donne, di fanciulli, di giovani e di vecchi; e molti correndo
accompagnavano gli sposi fino al paese; e quella folla ingrossava
sempre, si che le carrozze dovevano procedere al passo.
Il corteo
Il corteo era composto di 5 carrozze: prima la
carrozza della famiglia Casamarte tirata da splendida pariglia di
morelli infiorati; in essa vi erano gli sposi, la signora Matilde
Voltattorni Valentini e Marino Delfico dei Conti di Longano, fratello
primogenito della sposa; seconda, una carrozza di casa Delfico con
Luciano Delfico, fratelli Madonna ed il Sig. Edoardo Valentini; terza,
carrozza De caesaris col Signor Emidio Ciafardoni e figlio Carlo, Barone
Madonna, ed Ilario Casamarte; quarta, la carrozza Valentini, e poi altra
ancora col signor Ballerini direttore della "Vita Abruzzese" di Città S.
Angelo.
L’arrivo al paese
Quando dal paese, dopo lunga aspettativa, si vide
apparire il corteo, lungo la recente rettifica della via provinciale, si
scorgeva una massa di popolo plaudente che agitava fazzoletti e
cappelli, mentre un’altra folla compatta so muoveva dal paese con la
Musica ad uscire incontro. Giunti al Largo S. Nicola fu un’accoglienza
entusiastica, indimenticabile. Mai tanta folla si era vista riunita
nelle più solenni occasioni. Le vie gremite, gremito il giardino dei
signori Chiola, gremite le terrazze, le finestre, i balconi; e tutta
quella fiumana di popolo seguendo le carrozze del corteo si riversava
verso la via Baio, plaudente nel giubilo; mentre gli sposi od i parenti
commossi avevano per tutti un sorriso, per ognuno un ringraziamento
gentile.
In casa Casamarte
Nella casa Casamarte, attorno al venerando Barone
Francesco, al Cavaliere Antonio e alla signorina Lucia, fin dalle prime
ore pomeridiane erano riuniti i parenti tutti di Loreto, la signorina
Clotilde Valentini col fratello Angelo, e le nipotine Ferrara, il signor
Raffaele Valentini con la figlia Teresa, i coniugi Antonio e Gina Chiola,
Arbace ed Annina Chiola, e la gentildonna Maddalena Casamarte, maritata
De Caesaris, sorella dello sposo. Quando giunse l’avviso che gli sposi
stavano per arrivare, tutti, ad eccezione del Barone Francesco impedito
dall’età e dalla commozione, tutti scesero appiè dello scalone, e quando
essi giunsero fu un’emozione intensa, fortissima. Le stesse grida del
popolo cessarono come per incanto, quando la sposa sorretta dal suo
Gianni scese di carrozza tra le braccia ed i baci del Cav. Antonio e dei
parenti, mentre le due bambine Teresa Valentini e Bice Ferrara porgevano
agli sposi due splendidi bouquet di orchidee e camelie.
La prima dimostrazione
Poi un grido fragoroso, potente un delirio
d’applausi, di evviva, magicamente contenuto in quel momento solenne.
Come descrivere la dimostrazione che ne seguì? Ve ne ho data
l’intonazione nelle impressioni riportate al principio di questa
corrispondenza. La sposa aveva soggiogato tutti gli animi ed il popolo
aveva compreso che quella era la donna attesa, la benefattrice
riacquistata. Tre, quattro, cinque volte, dovettero gli sposi comparire
al balcone davanti al popolo plaudete, che non si stancava, anzi
s’inebriava vieppiù dinanzi a quella giovane bruna nei cui occhi
brillava l’emozione e la gioia!
In famiglia
Nell’intervallo delle chiamate, gli sposi e quelli
giunti con loro si recarono a salutare il vecchio Barone Casamarte, che
solo nella sua cameretta, attendeva per abbracciare la novella figlia
sua, mentre a lui fioca giungeva l’eco dei plausi e degli evviva. Quanta
emozione in quel cuore di padre, quanti ricordi, quante liete speranze!
Poi la più cordiale lietezza regnò tra i parenti riuniti, mentre si
servivano bevande calde squisite, dolci, liquori.
I doni
Ricchissimi i nuovi doni sopraggiunti durante il
viaggio di nozze degli sposi. Ma ne seguitano ad arrivare tuttora,
sicchè ne darò l’elenco preciso dopo finite le feste; vale a dire dopo
il ricevimento che la famiglia Casamarte darà alla Borghesia Loretese la
sera di lunedì 6 prossimo marzo. Una ricca Corbeille, tutta di camelie e
garofani bianchi aveva inviato il Circolo Garibaldi di cui lo sposo è
Presidente; ed un’altra pure bella di fiori rari e variati la famiglia
di Gaetano Valentini. Ricchissimi gli albums del Corpo Musicale, del
personale amministrativo di casa Casamarte.
Il bombardamento
Verso le ore 20 un colpo d’avviso annunziò che stava
per essere incendiato un bombardamento eseguito dal Cav. Baiocchi venuto
di persona da Città S. Angelo; ed il bombardamento fu formidabile,
magnifico. Tutti conoscono la valentia artistica del Cav. Baiocchi, la
bellezza dei colori delle sue bombe a due, a tre ed a quattro spaccate;
il bagliore accecante dei suoi lampi, la ponderosità dei suoi colpi
oscuri. Splendido il finale che coprì il cielo, ed illuminò la terra di
luce e colori!
La fiaccolata
e la seconda dimostrazione
Frattanto si organizzava la fiaccolata che giunse
verso le ore 22. Erano centinaia e centinaia di lampioncini alla
veneziana dai mille colori; erano eleganti, trasparenti con motti
gentili, auguri ed evviva. E qual serpente luminoso la fiaccolata
preceduta dalla musica si svolgeva per le vie del paese, finchè giunse
sotto il palazzo Casamarte. Qui si rinnovò più delirante più
entusiastica la dimostrazione alla sposa, allo sposo, all’intera
famiglia Casamarte, mentre il Cav. Baiocchi faceva dar fuoco
simultaneamente ai numerosi bengala disposti lungo la via del Baio, ed
alle candele a pioggia di fuoco; sì che come per incanto l’intera strada
fu trasformata in un tunnel di fuoco e di luce abbagliante e meraviglia!
Quel fuoco piovente su di una folla enorme, non bruciava, era innocuo.
Poi cinque o sei bombe poderosissime furono sparate presso il cancello
dei signori Chiola, e l’eco dei colpi, rimbalzante di colle in colle
portava a Montesilvano il rimbombo dell’entusiasmo loretese. Questa la
cronaca della serata indimenticabile.
________________
Oggi 27 ci è stato pranzo in famiglia con riunione
intima affettuosa.
Ecco il Menu
Consommé
Hollandais
Timballe à la
sicilienne
Poisson à la
mayonaise
Boeuf a la
jardiniere
Vol-au-vent
aux petits pois
Roti de
faisans
Salade à la
russe
Plombiére de
chocolat
Gateau
Marguérite
Dessert
Fromage
VINS
Capri Blanc
Marsala
Cremant
Lafitte
Muscat Laureto
Allo Champagne il Cav. Antonio Casamarte brindò
all’amore che apriva alla sua casa un’Era nuova, superba, brindò alla
sposa che nella famiglia aprirà cose degne della sua bellezza del suo
amore. Il Concerto Musicale diretto dal valente Maestro Bonelli, svolse
il seguente programma.
Parte I
Marcia
Sinfonica – L’augurio – Bonelli
Sinfonia –
Rienzi – Wagner
Pot-Pourry –
Africana – Meyerbeer
Mazurca –
Occhi di Fata – Bonelli
Parte II
Piccola
africana – Danza – Bonelli
Regina di Saba
– Goldmark
Rapsodia
Ungherese – Listz
Momento
Musicale – Schubert
Polka – Rosina
– Cavina
Poi la
riunione si protrasse lungo la sera animatissima sino a tarda ora.
Domani
tornando a Montesilvano ed alla casa paterna i fratelli ed i parenti
della sposa diranno entusiasti al vecchio genitore, alla contessa
Bianca, che la loro figlia è felice già adorata da un popolo intero,
come l’angelo di carità e d’amore. |
|
|
|