De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

family web site

Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Note storiche sulla famiglia Casamarte poi Casamarte Treccia

di Luciana D'Annunzio

L’origine dei Casamarte va ricercata ben lontano, non solo in senso temporale, ma anche geografico. Essi formarono già con i Mastrogiudice, i Sersale e gli Spasiani il primo nucleo del patriziato di Sorrento, ascritto fin dall’inizio all’illustre seggio di Porta ed ebbero posto durante il sec. XII nel sindacato dei nobili, cui era consegnato l’esclusivo governo della città, prendendo parte ai più importanti avvenimenti della patria (1).

Degno di memoria è Nicola Casamarte, Cappellano Maggiore di Castelnovo, sotto re Roberto, nella cui corte stette con Barbato di Sulmona, e vi conobbe il Petrarca. E’ da ricordare inoltre Tommaso, fatto prigioniero e condotto schiavo a Costantinopoli dai turchi, che nel XVI secolo mettevano scompiglio nei litorali del Mediterraneo, dopo che, questi ultimi gli avevano crudelmente ucciso due figli. A seguito di tale triste avvenimento, la famiglia Casamarte si trasferisce nel genovese e poi ad Ajaccio in Corsica, dove trascorrerà diverso tempo (2).

Negli eventi storico-politici seguiti nell’isola tra la fine del XVIII e la prima metà del XIX secolo, la famiglia Casamarte contò personaggi insigni che coprirono uffici importanti e godettero di larga notorietà. Tra questi, maggiormente degni di nota sono Domenico e Francesco. L’uno, dottore di diritto civile e canonico, di filosofia e teologia, protonotario apostolico, vicario generale della diocesi di Ajaccio, membro del Consiglio dipartimentale, poeta e letterato amico e sostenitore del Pasquale Paoli, considerato "padre della Patria" e strenuo difensore dell’indipendenza della Corsica, l’altro, membro del Consiglio dipartimentale e controllore sempre per Ajaccio che, nel 1804, fu tra gli otto inviati a Parigi a presentare le felicitazioni della città natale allo stesso Napoleone quando venne incoronato imperatore. Francesco seguì le imprese del Bonaparte e militando nella "Legione Corsa" raggiunse l’Italia meridionale (3), dove nel 1806, con l’avvento della dominazione francese nel Regno di Napoli ed a seguito della riorganizzazione del territorio in province e distretti, fu nominato Sottintendente di Penne, capoluogo del secondo distretto della provincia di Teramo e successivamente trasferito alla Sottintendenza di Avezzano da Gioacchino Murat con decreto del 4 agosto 1812 (4). Nel novembre 1808 era stata avviata la procedura per la cittadinanza della famiglia Casamarte con una lettera dell’Intendente di Teramo al Ministro dell’Interno con la quale lo informa che il Consiglio distrettuale, avendo preso in considerazione l’ottima condotta manifestata nei suoi disimpegni dal Sottintendente Casamarte, ha deliberato di chiedersi al Re la sua "naturalizzazione", poiché "cittadino dell’impero francese", ammettendolo alla cittadinanza nazionale.Come previsto dallo statuto costituzionale per poter essere ammesso occorreva la delibera favorevole del decurionato di Penne e la "dichiarazione formale" dello stesso Casamarte, fatta davanti al sindaco nella quale stabiliva la propria dimora nel predetto comune.

Francesco Casamarte (1766(?)-1829)

Francesco Casamarte (1766(?)-1829)

Nonostante fosse stato espletato tutto l’iter previsto dalla legge nei documenti d’archivio non è conservato l’atto relativo alla concessione della cittadinanza. Vi è invece una comunicazione del 1 maggio 1813 di Melchiorre Delfico, Consigliere di Stato e Ministro dell’Interno interino, con la quale informa l’Intendente di Teramo che "…Sua Maestà l’Imperatore si è degnata di accordare al Signor Francesco Casamarte l’autorizzazione di restare al servizio di S. M. il Nostro Sovrano" (5).

La cittadinanza fu invece concessa, dopo la restaurazione, da Ferdinando I nel 1818 (6).

Francesco Casamarte era coniugato con Giacomina Ponte, amica d’infanzia di Napoleone ed in Ajaccio erano nati Giambattista (1792), Maddalena (1796),  e Maria Giulia (1803), mentre Ilario era nato a Penne il 18 maggio 1809 (7).

Ilario Casamarte (1809-1858)

Ilario Casamarte (1809-1858)

Il matrimonio di Maddalena con il vedovo Vincenzo Treccia, barone di Loreto (Aprutino) avvenuto alla fine del 1808 (8), segnò una notevole trasformazione nella famiglia Casamarte. Infatti, venuto a mancare dopo solo sei anni di matrimonio, Vincenzo Treccia, con testamento olografo, tra i vari legati, dispose degli altri suoi beni come segue: "…Del restante delle mie proprietà, e beni tutti tanto mobili che immobili, crediti, rendite, dritti, ragioni, ed azioni di ogni sorte, ed in qualsivoglia cosa, consistenti in oro, argenti, e danaro se vi sarà, chiamo, e nomino mio erede Universale, e Particolare il Sig. Francesco Casamarte di Corsica, figlio del fu Battista oggi attuale Sottintendente di Avezzano Provincia del Aquila, quale istituisco mio legatario Universale, a condizione però che abbia ad assumere il mio nome e cogniome (sic) di Vincenzo Treccia, per se e suoi eredi in futuro, ed in perpetuo, e che debba fissare la sua risenza (sic ma residenza) e dimora qui nel Comune di Loreto, ed abitare in questa casa di mia abitazione Strada del Bajo numero sei 6, e di non mancare all’osservanza esatta di quanto ho disposto di sopra, sotto la penale di dover decadere dalla mia intiera eredità in proprietà ed usufrutto, e colla medesima nel caso che si venisse a verificare questa decadenza per l’inosservanza di quanto ho disposto, che di questa mia intiera eredità, usufrutto di essa se ne erigga un ospitale qui nel Comune di Loreto per aiuto e soccorso dei poveri, e che la persona che abbia ad avere ingerenza in amministrazione delle rendite di questa mia eredità sempre nel detto caso di decadenza per l’inosservanza di quanto ho prescritto al nominato erede Casamarte l’amministratore di detti miei beni ed eredità abbiasi ad eleggere dal Pubblico Decurionato e Sindaco di questo Comune di Loreto un Amministratore con l’obbligo di dar conto in ogni anno del (sic) amministrazione ed uso de frutti di essa eredità in beneficio di detto ospidale (sic) da eriggersi nel caso detto di sopra che il mio detto erede non adempia o non voglia adempire ai sopradetti legati fatti da me e disposti…" (9).

Come si evince dalle disposizioni testamentarie, oltre ad una cospicua eredità, i Casamarte acquistarono la doppia denominazione Casamarte-Treccia prendendo stabile dimora a Loreto, ove, accresciuto notevolmente il loro patrimonio, inaugurarono il titolo di Baroni di Campotino. Sul feudo di Collecorvino che i Casamarte comprarono con istrumento del 13 giugno 1828 dal Duca di Quadri, si ebbe l’autorizzazione sovrana per la fondazione di un maggiorasco e quindi la concessione del titolo di Baroni di Campotino (10). Maddalena passò a seconde nozze il 7 gennaio 1816 con Felice Valentini di Loreto, discendente di benestante casata.

Giambattista, Cavaliere della Legione d’Onore, Uditore al Consiglio di Stato ricoprì anche le cariche di sindaco di Loreto Aprutino e di presidente del Consiglio provinciale di Teramo rendendosi promotore di notevoli opere pubbliche di viabilità e d’igiene, tra le quali il progetto di un porto canale sotto Pescara del 1828 (11).

Ilario, mandato a studiare Lettere nell’istituto Tragli di Napoli, passò successivamente al Liceo del Salvatore della stessa città, dove attese allo studio delle Discipline razionali, delle Scienze esatte, dell’Economia politica e del Diritto pubblico e civile. "Certamente di queste discipline si derivò – scrive il Di Vestea – e nacque in lui quella stupenda dirittura di mente, quella limpida concezion di pensiero, quel metodo, quell’ordine, quella lucentezza di sposizione (sic), quel ligame, così stretto delle idee, che tanta efficacia, tanta persuasione ed evidenza prestavano al suo discorso." (12) Tornato in patria, meno che ventenne, sposò Maria Carmela Antonini dei baroni Castiglione di Penne e dalla loro unione nacque numerosa prole: Francesco (1828), Giovan Vincenzo (n-m1830), Giacomina (1832), Antonio (1834), Vincenzo (1836), Maria Amalia (1838), Bianca (1840), Ernesta (1842), Giuseppe (1845) e Luigia (1851) (13).

In Penne assunse l’incarico di Collettore del Pubblico Erario, ufficio che, a seguito dei moti rivoluzionari di Penne del 1837, venne traslocato assieme alla sede della Sottintendenza in Città S. Angelo dove rimase per oltre un decennio, e che il Casamarte amministrò con incomparabile esattezza e rettitudine fino agli ultimi giorni della sua vita.

Le molteplici occupazioni lasciarono immutato in lui l’amore per le lettere e le scienze, né gli impedirono di coltivare le doti dello spirito. Era appassionato per ogni branca dell’umano sapere, prediligendo l’architettura nella quale eccelleva, la scienza dello sviluppo dei popoli, la pubblica economia. Scrive Camillo De Clemente ne’ "Il Paese" "…Ci rimangono di lui non pochi discorsi letti ora a’ Consigli provinciali, ora a’ distrettuali nella qualità di presidente; ne’ quali discorsi non si saprebbe bene definire se è la profondità delle vedute scientifiche che vi predomina, ovvero l’ardente amore di vantaggiare gl’interessi morali e materiali della sua provincia, che in lui assumeva le proporzioni della passione… Ma l’elogio più bello di lui consiste, forse nell’affetto con cui rispondeva ai dolci sentimenti dell’amicizia, che in tutt’altro che in vane parole egli dimostrava all’amico che gli si volgeva per conforti e per consigli." (14)

Tra i massimi riconoscimenti ebbe quello di ricevere da Parigi la stella a cinque raggi per essere decorato Cavaliere della Legione d’Onore e di essere iscritto in quell’Albo dove erano annotate le maggiori celebrità del secolo a perenne ricordo (15).

Il grande dolore per la scomparsa del figlio Giuseppe (Giuseppino) appena undicenne, l’8 dicembre 1856 segnerà però moltissimo nel fisico e nel morale Ilario Casamarte da rimanerne "…miseramente vittima; né valsero a consolarlo le tenere cure di un’affettuosa consorte, né le assidue sollecitudini degli altri numerosi suoi figli, né i conforti degli amici…" scrive De Clemente (16). Finì i suoi giorni il 1 maggio 1858, dopo che aveva dato disposizione al fratello primogenito, il barone Giambattista, di prendersi cura dei suoi figli.

L’ultimogenita di Francesco Casamarte, Maria Giulia si unì in matrimonio con Giacomantonio Chiola, figlio del notaio Francescantonio originario di Ofena (Aq) ed agiata famiglia loretese che, verso la metà del 1800, divenne proprietaria di quell’antico castello di origine medievale che oggi ne porta ancora il nome, passato attraverso i secoli per i D’Aquino, i D’Avalos, i Caracciolo, arroccato sulla cima del colle su cui si avvolge l’antico borgo di Loreto.

Ernesta Casamarte

Ernesta Casamarte

Le vicende della famiglia di Ilario Casamarte Treccia e Maria Carmela Antonini dei baroni Castiglione proseguirono con i matrimoni di Giacoma che sposò in Napoli Gaetano Valentini, discendente dell’agiata famiglia della borghesia loretese con la quale i Casamarte erano già imparentati con il matrimonio di Maddalena (17), di Maria Amalia che si unì, sempre a Napoli, con l’editore Angelo Trani, di Luigia che sposò Enrico Del Duca di Ortona, di Ernesta che si congiunse con Emidio Cerulli di Teramo, figlio di una delle più importanti famiglie teramane, sindaco della città natale dal 1878 al 1889 e fratello dell’astronomo Vincenzo Cerulli, infine di Bianca (1840-1908) che il 17 febbraio 1870 andò sposa a Troiano (1821-1908), primogenito di Gregorio De Filippis di Napoli, conte di Longano e della marchesa Marina Delfico.

Bianca Casamarte (1840-1908)

Bianca Casamarte (1840-1908)

Bianca era nata, cresciuta ed educata in una famiglia colta, ricca di virtù, di generosità e di alti ideali, doti che le erano state inevitabilmente trasmesse e che attuò nell’educazione dei figli, Luciano (1871), Marino (1873) e Beatrice (1876), avviandoli alle patriottiche e gloriose tradizioni famigliari, e nella cura assidua e amorevole della casa. Ma la qualità che la rendeva straordinaria era il profondissimo sentimento della carità, senza orpelli e senza ostentazione, che mostrava per tutti i poveri che non ricorrevano a lei invano (18). Si può affermare senza dubbio che fu la degna compagna di Troiano De Filippis Delfico, che come è noto, pagò con quasi venti anni di esilio le sue nobili aspirazioni per l’Italia libera e che vide "coronato" il suo ideale divenendo nel 1860 prodittatore della provincia di Teramo, Maggiore comandante della Guardia nazionale ed infine, nel 1880, senatore del Regno (19). Relativamente alla linea maschile della famiglia di Ilario Casamarte Treccia si ha notizia che Vincenzo intraprese la carriera militare servendo per quarant’anni la Marina "con intelligenza, con onore, con amore, era Presidente dell’Orfanotrofio di Marina… e un valentuomo, gentiluomo simpaticissimo, le cui virtù di carattere e di cuore lo avevano reso carissimo a quanti lo conoscevano..."- scriveva Gibus ne’ "Il Giorno" - in occasione della sua scomparsa a Napoli avvenuta nel luglio del 1904 (20).

Antonio Casamarte (1833-1912)

Antonio Casamarte (1833-1912)

Antonio invece aveva dedicato tutta la sua vita allo studio. Dopo alcuni anni trascorsi a Napoli, tornato a Loreto con una solida cultura storica ed economica, dedicò tutta la sua opera principalmente a vantaggio del popolo e delle classi disagiate. Fondò nel 1865 la Società Operaia di Mutuo Soccorso, della quale divenne poi Presidente onorario, per molti anni fu delegato scolastico mandamentale, promuovendo con assidua cura l’istruzione e l’educazione dei fanciulli meno abbienti ed istituendo a proprie spese premi di incoraggiamento ai migliori. Ricoprì anche la carica di Consigliere provinciale e tenne il mandato con assiduità e dignità proteso al pubblico bene. Ma si ritrasse presto dalla vita pubblica e, seguendo la sua indole, si ritirò nella tranquillità della sua casa per dedicarsi agli studi e alle ricerche e, per oltre mezzo secolo, consacrò la sua vita a raccogliere con vera competenza, amore e con non lieve dispendio libri, pergamene, codici, copie autentiche di cronache e di documenti, diplomi, incunaboli, opuscoli, prime edizioni della stampa abruzzese, monografie tirate a pochi esemplari e perciò rarissime ed introvabili, collezioni di giornali e periodici, fogli volanti ed opuscoli di occasione, ignoti, dimenticati o creduti poco utili, libri sussidiari nei quali gli Abruzzi venivano ricordati anche solo per incidente, a cui aggiunse una ricca collezione di numismatica e pregiate opere d’arte. La collezione, composta da oltre ventimila articoli di raro pregio, illustra l’archeologia, la storia, la biografia, la bibliografia, la numismatica, la topografia, l’arte e le industrie delle tre province abruzzesi (Pescara si aggiunse nel gennaio del 1927), è tale da essere ritenuta anche oggi, una delle più considerevoli tra le biblioteche regionali italiane (21).Una parte della collezione, chiamata "La raccolta còrsa Casamarte", con documentazione risalente alla metà del XVI secolo, è dedicata alla Corsica, come si è già detto, terra di origine della sua famiglia. Il livornese Ersilio Michel, esperto bibliofilo, insigne studioso e redattore de’ "L’Archivio storico di Corsica" che l’aveva visitata, ne dà la seguente descrizione "…La raccolta è la più ricca e la più varia che si possa immaginare, constando di libri e di opere a stampa, di codici manoscritti, di documenti, di autografi, di ritratti di uomini più o meno insigni, di scene e figurazioni, di carte e piante geografiche, di curiosità, di medaglie e monete napoleoniche"(22). La biblioteca, sita in alcune stanze del palazzo Casamarte, in Via del Baio dove tuttora è collocata, era aperta a tutti gli studiosi accolti con generosità e familiarità da Antonio e, dopo la sua scomparsa avvenuta l’8 ottobre 1912, gli eredi non hanno negato, a quanti lo hanno chiesto, la consultazione di quei libri e di quei documenti, vere e proprie rarità.

Le notizie che si hanno su Francesco, primogenito di Ilario, purtroppo non sono molte. Studiò anche lui a Napoli e tornato in Loreto prese ad occuparsi dell’amministrazione famigliare, anche perché era prematuramente venuto a mancare il padre. Inoltre una malattia agli occhi lo costrinse a vivere molto spesso al buio di una stanza tanto che nella gestione degli affari di famiglia successe il fratello Antonio. Dal matrimonio con Margherita Montuoro di Napoli nacquero Maria Anna (1863) che sposò Emidio Ciafardoni di Giulianova, Olga Maddalena (1865) che contrasse matrimonio con Nicola Emilio De Caesaris di Penne, Ilario (1868), Giovanni Battista (1871), Lucia (1878) che andò sposa ad Alfredo D’Annunzio di Pescara ed Annetta (1885-1888).

Giovanni Battista Casamarte (1871-1928)

Giovanni Battista Casamarte (1871-1928)

Giovanni Battista fu invece colui il quale diede nuova linfa al vincolo parentale già esistente sposando a Montesilvano il 1° febbraio 1905 la cugina Beatrice, nata da Bianca Casamarte Treccia e Troiano De Filippis Delfico. Questo matrimonio, probabilmente perché univa due giovani nati da famiglie considerate al vertice della società dell’intera provincia, fu avvertito come momento sociale talmente rilevante per la collettività che di esso si occuparono ampiamente i giornali e le cronache locali dandone le più dettagliate notizie: dall’abito della sposa al menu del banchetto nuziale del giorno e del buffet serale, dalle musiche alle composizioni poetiche che allietarono la cerimonia, dalla luna di miele ai festeggiamenti organizzati per il loro ritorno e per finire…la lista completa dei doni ricevuti (23). Della originale "cronaca" se ne dà la trascrizione in appendice proprio per la straordinarietà dell’evento e per il coinvolgimento emotivo di tutta la popolazione di Loreto Aprutino, di Montesilvano e finanche di Teramo. La famiglia venne allietata dalla nascita di Margherita (1906-1907) che ebbe purtroppo breve vita e di Maria Carmela (1911). Giovanni Battista, più noto come Gianni, fu quindi l’ultimo discendente di quella illustre famiglia arrivata dalla Corsica e dai suoi antenati aveva ereditato tutte quelle doti come la cortesia, la bontà, la generosità, l’amor di patria. Doti che senza dubbio lo resero benevolo verso il prossimo, premuroso per il pubblico vantaggio, inesauribile nel soccorrere chi era nel bisogno anche nell’esercizio della carica di Podestà di Loreto Aprutino. La morte lo colse prematuramente il 9 gennaio 1928 (24). Conclude questa breve storia della famiglia Casamarte Treccia baroni di Campotino la notizia del sontuoso matrimonio, celebrato il 29 ottobre 1934 nella chiesa di S. Zopito in Loreto Aprutino dal Vescovo di Penne Monsignor Penza, tra Maria Carmela, unica figlia di Giovanni e Beatrice, e l’avvocato Giacomo Bassino. Anche in questa occasione, com’era avvenuto precedentemente per le nozze dei genitori, i giornali diedero molto risalto alla cerimonia corredando l’accurata cronaca con delle belle immagini fotografiche (25).

Maria Carmela Casamarte (1911-1984)

Maria Carmela Casamarte (1911-1984)

Nozze Casamarte Bassino, 29 ottobre 1934, Il corteo nuziale.

Nozze Casamarte Bassino, 29 ottobre 1934, Gli sposi

Nozze Casamarte Bassino,

29 ottobre 1934, Il corteo nuziale

Nozze Casamarte Bassino,

29 ottobre 1934, Gli sposi

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(1) Annuario della Nobiltà italiana, 1903.

(2) L. Di Vestea, Note Genealogiche, per nozze Casamarte-Delfico, Loreto Aprutino, Tipografia del Lauro, 1905.

(3)E. Michel, La raccolta còrsa Casamarte a Loreto Aprutino, Estratto dall’Archivio Storico di Corsica, anno XI, n. 9, luglio-settembre 1935-XIII, Livorno, 1935.

(4) Archivio di Stato di Teramo d’ora in poi A.S.Te, Intendenza Borbonica, b. 1509.

(5) A.S.Te, Intendenza Francese, b. 112, f. 2448 e b. 120, f. 2509.

(6) A.S.Te, Intendenza Borbonica,b. 122/a, f. 7.

(7) Archivio di Stato di Pescara, d’ora in poi A.S.Pe, Stato Civile di Penne e Loreto Aprutino.

(8) A.S.Pe, Atti dei Notai, Notaio Francesco Paolo Bucchianica di Penne, b. 241, vol. 4.

(9) A.S.Pe, Atti dei Notai, Notaio Pietrangelo Vitacolonna di Loreto (Aprutino), b. 130, vol. 2. La trascrizione integrale del testamento è in appendice.

(10) A.S.Te, Atti Demaniali, b. 48, f. 2 e L. Di Vestea, Note…op. cit.

(11) L. Di Vestea, Note…op. cit.

(12) Ibidem.

(13) A.S.Pe, Stato Civile di Loreto (Aprutino).

(14) "Il Paese" Anno II, n. 1 – Napoli 21 aprile 1860 in Per Ilario Casamarte – Ricordo funebre – nel centenario della sua nascita (MCMIX), Loreto Aprutino, Stabilimento Tipografico del Lauro, 1909.

(15) La Legione d’onore è un ordine cavalleresco francese istituito da Napoleone il 19 maggio 1802, tuttora esistente è regolato da un codice emanato nel 1962 e modificato nel 1981. Il presidente della repubblica ne è il Gran maestro.

(16) "Il Paese" cit.

(17) A.S.Pe, Stato Civile di Loreto (Aprutino). Tra i discendenti della famiglia Valentini si ricordano Zopito(1890-1939) giornalista, scrittore ed operatore culturale, il quale volle che la rivista da lui fondata "Aprutium", fosse l’eco di tutto il movimento letterario, artistico e scientifico moderno, avvalendosi pertanto della collaborazione di personalità di rilievo del panorama culturale contemporaneo come Pirandello, Capuana, Deledda, Croce, Gozzano ed Edoardo che seppe far parlare ai vini d’Abruzzo una lingua universale. Il famoso marchio continua a prosperare con il figlio Francesco.

(18) Biblioteca Provinciale "M. Delfico", d’ora in poi B.P.M.D.,"Corriere Abruzzese" 15 marzo 1908, "L’Italia Centrale"11-12 marzo 1908, B.A.G-III-8/2.

(19) R. Aurini, De Filippis Delfico Troiano, in Dizionario Bibliografico della Gente d’Abruzzo, Andromeda Editrice, Colledara (Te), 2002.

(20) B.P.M.D. "La Provincia" 31 luglio 1904, B.A. G-III 1/5.

(21) B.P.M.D. "Per Antonio Casamarte- Il discorso del Prof. Bindi al Consiglio Provinciale" in "Il Popolo Abruzzese", 24 novembre 1912, B.A. G-I 6/13. Vincenzo Bindi (Giulianova 1852- Napoli 1928), storico e collezionista era stato amico di Antonio Casamarte per oltre quarant’anni ma a volte anche "concorrente". A questo proposito ricorda "… come spesso nelle pubbliche vendite, ci trovavamo, senza saperlo, competitori; ma io arrivavo quasi sempre dopo di lui, perché egli, per speciale contratto coi librai, riceveva il Catalogo prima di me, e appena vedeva segnato un libro importante e raro nel Catalogo stesso, ne dava per telegrafo l’ordine dell’acquisto, e così la mia richiesta giungeva quando l’acquisto era fatto."

La Biblioteca Casamarte fu riordinata alla fine degli anni Venti da Luigi Savorini, direttore dal 1906 e sino alla sua morte avvenuta nel 1937, della Biblioteca Provinciale "M. Delfico" di Teramo. A quest’ultima, quando era ancora la Biblioteca del liceo-ginnasiale "Melchiorre Dèlfico", il Cav. Antonio Casamarte aveva regalato parecchie opere di autori abruzzesi, "che saranno allogate negli scaffali degli scrittori patri" si legge in una nota apparsa su "La Provincia" del 19 dicembre 1886, cfr. G. Palmieri, La "Melchiorre Dèlfico" nei decenni post-unitari. Appunti per una storia della biblioteca teramana, in "Notizie dalla Delfico", 2/1996, Edigrafital, S.Atto (Te).

(22) E. Michel, La raccolta…op. cit.

(23) B.P.M.D. "Corriere Abruzzese" 26 gennaio 1905; 5 febbraio 1905; "Vita Abruzzese" 5 febbraio 1905; "L’Italia Centrale" 8-9 febbraio 1905; 9-10 febbraio 1905; 11-12 febbraio 1905; 23-24 febbraio 1905; 2-3 marzo 1905; "Corriere Abruzzese" 2 marzo1905; Fiori d’arancio, Nozze Casamarte – Delfico, Loreto Aprutino, Tipografia del Lauro di Luigi Di Vestea e &, 1905.

(24) B.P.M.D. "La Nuova Provincia" 31 gennaio 1928, B.A. G-III 1/5.

(25) B.P.M.D. "L’Italia Centrale" 11novembre 1934; "Il Mattino", Napoli 7 novembre 1934; "Il Popolo di Roma – Cronache degli Abruzzi" 3 novembre 1934, B.A. G-III 1/5.

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Altri riferimenti bibliografici:

Per Giuseppino ed Ilario Casamarte, Iscrizioni ed elogi, Napoli,1859.

In memoria di Annetta Casamarte, Milano, 1888.

In memoria di Margherita Casamarte 12.11.1906 – 14.07.1907, Loreto Aprutino, 1907

Abate Luigi Di Vestea, Per nozze Alfredo D’Annunzio e Lucia Casamarte- 29 febbraio 1908- Parole dette nel benedire le nozze, Loreto Aprutino, 1908.

Ricordo funebre di Ilario Casamarte nel centenario della sua nascita 1909, Loreto Aprutino, stabilimento Tipografico del Lauro, 1909 - In questo op. è ristampato anche quello del 1859.

In memoria di Giovanni Casamarte Barone di Campotino, nel primo anniversario, Loreto Aprutino, 9 gennaio1929.

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Doverosi quanto opportuni ringraziamenti per la cortesia, la disponibilità e la preziosa collaborazione vanno al Direttore dott.ssa Maria Teresa Iovacchini e al sig. Pasqualino Carota dell’Archivio di Stato di Pescara, a Franca Saraullo, a Massimo De Filippis Delfico ed a Fausto Eugeni. Un ringraziamento, infine, all'Ing. Adolfo De Marco di Teramo, discendente dalla famiglia Casamarte, per la pubblicazione della fotografia di Ernesta Casamarte.

 

Appendice I: Testamento di Vincenzo Treccia

Archivio di Stato Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2.

Testamento Treccia c.179 r.

Testamento Treccia c.179 r.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.179 v.

Testamento Treccia c.179 v.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.180 r.

Testamento Treccia c.180 r.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.180 v.

Testamento Treccia c.180 v.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.181 r.

Testamento Treccia c.181 r.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.181 v.

Testamento Treccia c.181 v.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.182 r.

Testamento Treccia c.182 r.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.182 v.

Testamento Treccia c.182 v.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.183 r.

Testamento Treccia c.183 r.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.183 v.

Testamento Treccia c.183 v.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

Testamento Treccia c.184 r.

Testamento Treccia c.184 r.

Archivio di Stato di Pescara, Atti dei Notai, not. Pietrangelo Vitacolonna di Loreto, b. 130, vol. 2

(Autorizzazione Prot. n. 2529/28.34.07 del 17.09.2007, per concessione del Ministero Beni e Attività Culturali)

 

Trascrizione

c.179 r.  Io sottoscritto Vincenzo Treccia Figlio del fu Giuseppe benestante domiciliato in questo Comune di Loreto nella strada del Bajo numero sei 6. Intanto che per Divina provvidenza mi trovo perfettamente sano di corpo e di mente e senza ascendenti e discendenti vengo liberamente a disporre di tutte le mie facoltà col presente mio Olografo Testamento fatto scritto e sottoscritto di mia mano nel modo segue. Raccomando l’anima mia all’Onnipotente Iddio, acciò si degni accoglierla nel suo Beato soggiorno. Voglio che il mio funerale sia eseguito colla possibile e maggiore decenza in modo che la spesa non ecceda la somma di 

 

c.179 v.  docati cento venti 120, e voglio che nel giorno del mio decesso l’infrascritto mio Erede abbia da consegnare e pagare al Signore Curato della Parrocchia di S. Pietro o a quello che fosse allora in attuale esercizio la somma di docati sessanta 60 all’oggetto di celebrare per l’anima mia messe duecento alla ragione di carlini tre l’una e voglio ancora che otto giorni dopo seguita la mia morta abbiasi a dispensare ai più poveri di questo comune previa la nota del Parroco di essere tali tombola cento cinquanta di grano 150. Ordino e comando dappiù che l’infrascritto mio Erede facci celebrare per suffragio dell’anima mia e dei miei in perpetuum in ogni anno messe duecento 200 l’anno lette alla raggione di carlini tre l’una ed una messa cantata di requie colla libera in anniversa

 

c.180 r.  rio del giorno che avverrà la mia morte, e così in anno in perpetuum, e che dette messe lette si abbiano a far celebrare vita durante al Sacerdote D. Michele Cianfrioli attualmente mio Cappellano e Segretario, e per fondo di questo perso e lascito assegno da ora il Capitale di docati mille e duecento di censo[…] che ho contro i fratelli Francesco ed Angelantonio Cristallini di Collecorvino giacchè colla rendita di questo capitale può soddisfarsi questo legato pienamente, e nel caso di dismissione di detto capitale se ne faccia prontamente un nuovo rimpiego, ho (sic) in simile capitale, ho (sic) in acquisto di fondi stabili acciò sussista questo mio legato

 

c.180 v.  in perpetuo mundo durante.

Dono e lascio alla mia Cara Moglie Sig.a Maddalena Casamarte Figlia di Francesco oltre all’antefatto costituitogli nelli Capitoli Matrimoniali di docati mille e cinquecento 1500 altri docati mille volendo passare a seconde nozze e di questa somma debbiasi fare in due paghe la prima in atto che seguirà l’affido, e l’altra un anno dopo seguito il matrimonio, portando poi l’abito vedovile, oltre alli docati venti, l’uso dell’intiera casa e dei mobili e di tutto altro convenuto in detti Capitoli; altri docati dieci che in tutto debbano essere docati trenta al mese 30 portando come ho detto l’abito vedovile li sudetti docati trenta al mese con anticipazione, l’uso dell’intiera casa con tutti i mobili esistenti in essa. Dono dappiù e lascio alla sudetta mia moglie Maddalena

 

c.181 r.  tutte le gioie di brillanti, ed altri ornamenti femminili di oro questi, e biancherie addette per suo uso, e dovendosi rinvenire detti Capitoli essi furono stipulati in Penne dal Sig. Notar Bucchianica a 16 novembre 1808 dico milleottocento e otto.

Dono e lascio al mio cugino Signor Carlo de Nobili figlio del fu Domenico docati Mille e duecento 1200 in contanti, o in stabili a piacere del mio infrascritto Erede da contarseli in due paghe cioè a docati seicento l’anno in due anni dopo seguita la mia morte.

Dono e lascio al Sig. Giulio Treccia mio parente figlio del fu Domenico tutti i jussi e dritti che si possiede da me e da lui parte divisi e parte indivisi tanto in proprietà, che in usufrutto col peso del adempimento di

 

c.181 v.  obbligo di messe od altro, giusta i legati per se suoi eredi e successori liberamente senza che altri possono averci il menomo dritto di successione.

Dono e lascio a tutti quei che si trovano al mio servizio in tempo della mia morte docati cento 100 per una sol volta, e ciò da dividersi gradatamente secondo la qualità del loro servizio, ed abbiasi ciò da eseguire prontamente dal mio infrascritto erede.

Ordino e comando all’infrascritto mio Erede che Benigna Angeluccia oggi in questo Comune di Loreto per il buono e fedele servizio prestato alla mia casa tanto da essa che dal fu suo marito vita sua durante portando l’abito vedovile non sia rimossa dalla casa che attualmente abita, e propriamente dalle stanze addette ora per suo uso perché questa è la mia volontà.

Voglio dappiù e comando al mio Erede

 

c.182 r.  che tutti i coloni delle intiere mie possidenze che saranno debitori, o con scritture o per partite di libri, non siano molestati giuridicamente, ma che gli si accorda la dilazione di soddisfare il debito proporzionalmente al credito in tante rate entro lo spazio di anni dieci e voglio che così si eseguisca dall’infrascritto mio Erede perché questa è la mia volontà.

Tutti li soprascritti miei legati particolari, da me disposti, voglio che siano liberi ed esenti dal peso del registro, volendo che questo sia solamente pagato dall’infrascritto mio Erede Universale.

Del restante delle mie proprietà e beni tutti tanto mobili che immobili, crediti, rendite, dritti, ragioni, ed

 

c.182 v.  azioni di ogni sorte ed in qualsivoglia cosa, consistenti in oro, argenti, e danaro se vi sarà, chiamo, e nomino mio Erede Universale e Particolare il Sig. Francesco Casamarte di Corsica, Figlio del fu Battista oggi attuale Sottintendente in Avezzano Provincia del Aquila, quale istituisco mio legatario Universale a condizione però che abbia ad assumere il mio nome e cognome(sic) di Vincenzo Treccia, per se, e suoi eredi in futuro, ed in perpetuo, e che debba fissare la sua risenza (sic ma residenza) e dimora qui nel Comune di Loreto, ed abitare in questa casa di mia abitazione Strada del Bajo numero sei 6, e di non mancare all’osservanza esatta di quanto ho disposto di sopra, sotto la penale di dover decadere dalla mia intiera Eredità in Proprietà ed usufrutto, e colla medesima nel caso che si venisse a verificare questa e di non mancare all’osservanza esatta di quanto ho disposto di sopra, sotto la penale di dover decadere dalla mia intiera eredità in proprietà ed usufrutto, e colla medesima nel caso che si venisse a verificare questa

 

c.183 r.  decadenza per l’inosservanza di quanto ho disposto, che di questa mia intiera eredità, usufrutto di essa se ne erigga un ospitale qui nel Comune di Loreto per aiuto e soccorso dei poveri, e che la persona che abbia ad avere ingerenza in amministrazione delle rendite di questa mia eredità sempre nel detto caso di decadenza per l’inosservanza di quanto ho prescritto al nominato erede Casamarte l’amministratore di detti miei beni ed eredità abbiasi ad eleggere dal Pubblico Decurionato e Sindaco di questo Comune di Loreto un Amministratore con l’obbligo di dar conto in ogni anno del (sic) amministrazione ed uso de frutti di essa eredità in beneficio di detto ospidale (sic) da eriggersi nel caso detto di sopra che il mio detto erede non adempia o non voglia adempire ai sopradetti legati fatti da me e disposti.

 

c.183 v.  Per la totale esecuzione del presente mio Olografo Testamento prego di assumerne il peso il Cavalier Signor Giacinto Abbati di Penne figlio postumo del fu Giacinto mio Parente ed Amico a cui dono e lascio un credito che rappresento in virtù di una cambiale di docati mille e duecento una con tutti l’interessi maturati e non pagati dal milleottocento ed undeci contro il Tesoriere Sig. Serafino Antonini della Provincia dell’Aquila casato in Penne ed oggi detenuto a Napoli per causa di fallimento coll’attuale Governo e ciò per essere grato all’anzidetto mio Parente ed Amico Signor Giacinto Abbati ed anche perché a sue suppliche e preghiere m’indusse a fare un tal credito col detto di sopra Sig. Serafino Antonini.

 

c.184 r.  Revoco ed Annullo qualunque altro Testamento che potessi aver fatto prima del presente, volendo che questo solo abbia il suo pieno effetto e vigore. Il presente mio Olografo Testamento è stato tutto scritto, datato e sottoscritto di mio proprio pugno.

Fatto il Loreto oggi li ventisei del mese di settembre dell’anno mille ottocento dodici 1812.

Io Vincenzo Treccia Figlio del fu Giuseppe ho disposto come sopra.

A dì ventotto dicembre mille ottocento quattordici in Teramo. Il presente testamento è stato visto, e riconosciuto da voi, dopo essersi aperto, come dal verbale, che per esecuzione del disposto nell’articolo millesette del Codice Civile ne abbiam redatto. Il Presidente del Tribunale di Prima Istanza = Di Majo = Vitacolonna

 

Appendice II: Trascrizione da "Vita Abruzzese" – Città S.Angelo 5 febbraio 1905

Nozze De Filippis Delfico – Casamarte

(L. Ballerini) – Forse mai, prima di mercoledì scorso, Montesilvano ricorda di aver accolto tra le sue mura una più eletta schiera di dame nobili e gentili, di distinti cavalieri e di stimate ed egregie persone. Per le sale storiche della vetusta magione Delfico sarà corso un fremito di gioia per così splendido attestato di devoto affetto; e dalle ciglia del venerando Senatore lagrime irresistibili di commozione sono scese a testimoniare che tale tributo di spontaneo omaggio, per la felicità di due anime elette, lasciano profondo solco di vera ed indimenticabile gratitudine.

L’invito alle fauste nozze, esteso per ora ai soli parenti di famiglia, non ha impedito però che sul telegrafo volassero fulminei, e per ben 24 ore consecutive, i voti sinceri di centinaia d’anime, palpitanti per la stessa festa, concordi, unanimi in un solo, sublime e gradito augurio: Felicità!! Parola che tutto compendia e tutto esprime: Amore, gioia, affetto, venerazione, gratitudine, riconoscenza, amistà.

E fiori a fasci, dal profumo soave, si sono affratellati con la muta eloquenza del filo telegrafico, e doni principeschi si sono confusi con i versi eletti di rime e stornelli, e suoni dolci vibranti di passione han fatto eco ai brindisi felici di cuori sinceri; dimodochè tutta la calda, irrefrenabile attestazione di gioia comune della giornata indimenticabile aleggerà per molto tempo ancora nelle semplici, ma pur gloriose sale di Casa Delfico.

La sposa, Beatrice de’ Conti De Filippis Delfico, la vergine bruna, dagli occhi profondi, nei quali sempre brilla il sorriso dolce che rispecchia la bontà infinita del cuore d’oro; la figlia eletta, amore di madre che non ha confini, tesoro di padre vegliardo e illustre, di cui essa è l’anima e la vita. Gioia ed orgoglio di fratelli che vantano lo stesso sangue nobile, denso di virtù elette, fu mercoledì sera l’astro fulgido di bellezza inenarrabile di grazia squisita, di gentilezze che la parola esprimere non sa.

Lo sposo Gianni de’ baroni Casamarte, il gentiluomo distinto, forte di gioventù e di generosi sentimenti che rispecchiano fedelmente l’indiscussa nobiltà d’animo del suo casato illustre, era raggiante a fianco dell’idolo doppiamente amato, perché a questo già legato dal destino da più tenace vincolo di parentela, ed era fiero di quel tesoro, ora tutto suo, orgoglioso di poterlo trapiantare tra i suoi diletti, in una cittadina esempio perenne di squisita ospitalità, di accoglienze superbe, di amicizie spontanee, direi quasi devote.

Ecco in poche, semplici parole, brevemente descritta la festa, la coppia felice, l’omaggio ed il trionfo delle nozze cospicue ed invidiate.

Né diversamente ed in miglior modo potrei giustamente e brillantemente dire di più. Alla penna di eletto scrittore, od alla geniale fantasia di più squisito poeta, sarebbe stato facile elevarsi con slancio letterario, forbito ed elegante, alla vera realtà del fausto ed invidiabile imeneo, celebratosi mercoledì scorso tra le illustri famiglie Delfico e Casamarte.

Non mi resta ora, per poi passare alla cronaca dettagliata e minuta della serata indimenticabile, che rivolgere un grazie sincero, doveroso, alla gentildonna signora Contessa Bianca, ai figli Marino e Luciano, per le infinite cortesie ricevute con affettuosità squisita ed inenarrabile, dalle quali ne serberò viva e devota riconoscenza. L’umile reporter, immeritatamente, fu colmato dai distinti padroni di casa di attenzioni così delicate e premurose che commuovono, e che raramente la boriosa nobiltà d’oggidì si degna concedere con tanta spontaneità e sincera gentilezza. Grazie, grazie!

 

***

 

In Casa Delfico

Sin dal mattino di mercoledì, sereno e smagliante di luce e di vita primaverile, i famigliari di casa Delfico, aiutati dai camerieri del Mago Melani, davano assetto agli ultimi preparativi. Tappeti, drappi e fiori a profusione erano stati con semplicità aristocratica distribuiti artisticamente per ogni dove, ed alle 12 tutti i nobili parenti delle due famiglie erano riuniti a geniale e sontuoso banchetto, che Iacopo Melani ha saputo con sfarzo principesco e con prelibate vivande far gustare all’eletta riunione.

Eccone il menu:

Hors d’oeuvre – Soupe – Cèlèstine – Poisson à la Moliere – Filet piquè – Petito patès à la Reine – Asperges – Punk à la Trocadero – Poulet nouveau au creton – Salade à la Russe – Diplomatique – Dessert – Fromage – Cafè.

Vins – Capri blanc, Rouge de Table, Barolo extra vieux, Grand Mousser sicard, Bènèdictine du fecamp.

Alla tavola di 25 coperti presero posto accanto agli sposi: la signora Contessa Bianca Delfico, il senatore Troiano Delfico coi figli Marino e Luciano, il Barone cav. Antonio Casamarte coi nipoti baronessina Lucia ed Ilario Casamarte, le signore contesse Alba e Marina Delfico, i sigg. Conti Filippo e Carlo Delfico, il Comm. On. Emidio Cerulli con la figlia signorina Elena, il Cav. Emidio Ciafardoni con la figlia signorina Lucrezia, il Cav. Nicola De Caesaris, il Barone Madonna coi figli Leonardo e Guido, i sigg. Edoardo e Angelo Valentini, il sig. Alessandro Rossi ed il prof. Sig. Adolfo Bonelli.

Durante il pranzo la valente musica di Loreto Aprutino, novellamente riordinata dal suo egregio maestro, svolse un delicato programma di musica moderna molto ben eseguita.

Allo Champagne il simpatico cav. Nicola De caesaris, cognato dello sposo, con elette frasi dà il suo saluto alla coppia felice, per la quale risponde commosso il venerando Cav. Antonio Casamarte. Il Conte sig. Marino Delfico ha belle parole di ringraziamento a nome di tutta la sua famiglia, e chiude la serie dei brindisi con frase felice ed elevata l’On. Comm. Emidio Cerulli.

Alle 16 circa, il pranzo era al termine, tra la intima comunione di affetti che legava in un sol fascio quel nucleo di anime in tripudio, inneggianti col cuore e con le labbra alla felicità duratura di quei due esseri, prossimi ad unirsi per sempre nel dolce e sacrosanto vincolo del matrimonio.

Il ricevimento

Come se una parola magica ne avesse dato l’ordine imperioso, poco di poi e in un attimo, il salone venne sgombrato della mensa sontuosa e lasciato libero agli invitati, che man mano arrivavano dal paese, dalla spiaggia, da Cappelle, da ogni dove. Erano signore e signorine in eleganti toilettes, erano gentili cavalieri impettiti e profumati, erano persone egregie, amiche e conoscenti di Casa Delfico. Enumerarle, nominarle tutte non è facile compito; lo spazio del giornale è tiranno, e non è lecito privare il lettore delle altre solite rubriche settimanali. Ricordo solo che vedevo qua e là persone stimate e conosciute (…), mentre la musica Loretana ci faceva gustare due splendidi brani dell’Africana e del Saul.

Gli onori di casa erano fatti con squisita compitezza dall’egregio Barone Madonna, appena convalescente da non leggero malore ed espressamente salito lassù dalla spiaggia, sorretto dai figli baldi e amorosi; a stento si trascinava dappertutto, nulla dimenticando, nulla trascurando, presentando questo a quello, coll’eterno sorriso bonario e con parola calma, tranquilla, soddisfatto di veder tanta gente, dentro e fuori il palazzo, tra una selva di splendide corbeilles di fiori freschi, che man mano arrivavano e che posate qua e là circondavano in un cerchio sempre più stretto gli sposi, i parenti e gli amici, quasi che col loro profumo delizioso volessero ammaliare, stringere vieppiù tanta comunione di affetti, di stima e di sincero omaggio.

La cerimonia

Alle ore 18 precise tutto s’illumina d’incanto e la sposa, divina nel suo niveo abito di raso, col tradizionale velo e serto di fiori d’arancio, entra nel salone, più che sorretta, sorreggendo il vegliardo genitore, l’illustre Senatore Conte Troiano. Uno scroscio d’applausi accoglie il gruppo commovente, ed ha luogo così la cerimonia civile e religiosa. Funziona da ufficiale di stato civile l’egr. sig. Francescopaolo Ranalli, coadiuvato dal Segretario sig. Mazzoni. Sono testimoni degli sposo i signori Filippo Conte Delfico, Carlo Conte Delfico, Giovanni Barone Madonna e Francesco Marchese Nannerini. Dopo il e le firme rituali, la sposa riceve in dono dal sindaco una bella penna d’oro. Gli sposi, legati ormai in vincolo indissolubile dalla legge umana, s’avviano poi all’altare, posto nella vicina sala, per essere uniti dal sacerdote in nome di Dio, e il Rev. Arciprete Cavalloni legge loro un bellissimo sermone improntato a nobili sentimenti che, sempre per la mancanza di spazio, ci è impossibile riprodurre. E mentre la sposa gentile, poco di poi, distribuisce i rituali confetti accompagnata dal suo Gianni diletto, una miriade di poesie e di omaggi in istampa, lavori pregevoli delle tipografie di Loreto e di Mosciano, passa per le mani di tutti. Noto un dotto lavoro storico sulle due famiglie Delfico-Casamarte del Rev. Abate di Vestea, Il canto della vita splendidi versi di Gaetano Pambianco, dei brani dei Rosei ricordi di Pasquale Acerbo, una squisita poesia della contessa Delfico, zia della sposa, degli auguri in artistici cartoncini dei coniugi Cerulli-Rossi e dei sigg. fratelli Rossi, ed infine dei sonetti di Erasmo Sciarra, Mascia, Giovannino Acerbo, Gallerati, D’Annibale e Petrella. L’arguto e sapiente dicitore di brindisi egr. sig. Saverio De Amicis, più che affidarli alla stampa, li legge invece agli sposi, ai parenti, agli intervenuti tutti, guadagnando applausi sinceri e meritati. A lui fanno eco il parroco De Michele con versi bellissimi, ed il maestro D’Angelantonio con graziosi stornelli.

L’egregio Cav. Ranalli infine con uno splendido saluto inneggia alla felicità eterna della coppia gentile ed alla nobiltà patriottica e generosa delle famiglie distinte.

La soirée

Alle ore 20 s’apre la sala del buffet, preparata dal Mago Melani con la solita e rara valentia, e l’eletta riunione trova colà tanta profusione di ogni ben di Dio, da rimanerne sinceramente stupita!

Mille ghiottonerie prelibate vengono distribuite da un irreprensibile drappello di camerieri, l’una più squisita dell’altra: antipasti assortiti, pietanze in cento salse, dolci, confetture, vini, liquori, gelati, tutto viene gustato con invidiabile appetito, mentre gli stessi sigg. fratelli Delfico con gentil pensiero versano personalmente nei calici scintillanti lo spumante e squisito Champagne. Il brio, l’allegria è generale, e la festa è arrivata all’apogeo. Briosi ballabili vengono suonati dall’instancabile concerto, e la sposa raggiante, con l’eletto consorte al fianco, s’avvicina ai gruppi del pittoresco buffet all’inglese, ed ha una parola armoniosa, un sorriso gentile, un ringraziamento sincero per tutti. Che sii benedetta, buona ed avvenente donzella; che la felicità sia per te, come la primavera dolce, mite e serena per la mammola gentile; ma perenne. duratura ed eterna!

Dopo l’esposizione di doni principeschi da tutti ammirati e vagliati, l’ora si avvicina della partenza. La sposa sta per staccarsi dagli adorati genitori, dai fratelli cari, dalla casa amata, dal paesello che tutto l’adora, e il momento è triste invero. Abbracci e baci, singhiozzi a stento repressi e vive raccomandazioni angosciose, e poco di poi un rumor sordo di roteanti landau trascinati nel buio della notte da focosi destrieri e diretti alla stazione di Castellamare, annunzia alla Contessa Bianca Delfico che la figlia diletta è partita, e con essa il suo sorriso, la sua gioia più cara, il suo tesoro amato. Una lagrima calda, di quell’amore materno che descrivere non si può, sarà stata l’unica testimone del doloroso momento, e la perla furtiva va segnata qual dono più inestimabile delle nozze compiute. Ora gli sposi gentili sono giunti alla riviera di Nizza, nel paradiso del Tirreno. Felicità, Felicità!

Tra qualche settimana Loreto saprà accogliere degnamente la Dama novella, e la nobile magione Casamarte è là con ansia ed amore ne spia l’arrivo ed attende.

 

Appendice III: Trascrizione da "L’Italia Centrale", 9-10 febbraio 1905

Dalla cronaca di Y. - Montesilvano, 4 febbraio 1905

I doni

Lo sposo: magnifici e grandi solitari in brillanti, pettine in perle e brillanti, fantasia in perle e brillanti per collo, anello con grosso solitario, anello con diamante, elegante ciondolo per collo, scatole di necessaire da lavoro, scatola di profumi, fazzoletto di elegantissimo pizzo, libro di preghiera.

Padre dello sposo: elegantissimo finimento completo, collier, spilla, orecchini e braccialetti con perle e rubini.

Dalla madre sua diletta: Finimento di amatiste e perle, ciondolo con perle e finissime miniature, braccialetto in oro, farfalla di topazio, ventaglio cinese.

Dal padre Senatore Conte Troiano: due espressivi quadri da lui dipinti con grande amore.

Da Marino e Luciano Delfico fratelli della sposa: colliére ricchissimo in oro e perle con tre grosse amatiste, anello con smeraldo e brillanti.

Zio dello sposo, Cav. Antonio Casamarte: orecchini con grossissimi smeraldi e brillanti.

Fratello dello sposo: ricca catena d’oro con perle, orologio d’oro con brillanti.

Sorella dello sposo: fermaglio per orologio con perle e brillanti.

Zio della sposa D. Filippo Delfico: ricco completo servizio da toletta in argento.

Cugina D. Albina Delfico: porta carte in miniatura con pelle di coccodrillo.

Zio Barone Madonna: elegante sachet con borchie d’argento cesellato.

Cognato dello sposo sig. Nicola cav. De Caesaris: anello con brillanti e rubini.

Altro cognato dello sposo, sig. Emidio Ciafardoni: anello con brillanti e smeraldi.

Zio degli sposi, Comm. Emidio Cerulli:due grandi portafiori in argento di squisito lavoro artistico.

Marchesa Cappelli, nata Antonini, parente della sposa: ombrello di seta bianca con frangia d’oro.

Marchesa Caligola, nata Antonini, parente della sposa: porta ritratto in argento dorato.

Baronessa Coletti parente della sposa: saliera in argento con relativi cucchiai.

Donna Amalia Trani, nata Casamarte, zia degli sposi: acquasantiera d’argento.

Sig. Alessandro Cav. Rossi, cugino della sposa e sua distinta consorte Filomena Cerulli: orologio da sala montato su artistico piedistallo di bronzo, anello con brillante.

Zia Margherita Iacobucci: elegante borsetta da viaggio.

Sig. Signorini e sua moglie Berenice Iacobucci cugina della sposa: ricchissimo ventaglio in penne di Marabut montato su madreperla.

Contessa Genoino ved. Marchese Crognale parente della sposa: forchettone e coltello d’argento dorato.

Sig. Carlo Delfico, cugino della sposa: servizio rinfresco in argento e cristallo.

Raffaele Valentini, zio dello sposo e sua signora: servizio da caffè in argento dorato.

Signora Concetta Coppa, cugina della sposa: bellissimo centro da tavola con merletto e cifre ricamate.

Baronessa Zinzi, cugina della sposa: borsa di pelle con ricami.

Rugiada Madonna, altra cugina della sposa: bellissimo cuscino in seta rosa e merletto.

Cav. Uff. Luigi Paris e sua signora Elisabetta Delfico: servizio d’argento dorato da dessert.

Ferrari Scipione e sua moglie Marina Rossi, cugina della sposa: sei cucchiaini d’argento dorato con pinzette.

Rosalia Chiola, parente degli sposi: specchio con pregevole pittura ad olio raffigurante gli stemmi gentilizi delle case.

Luisa Montani: pregevole quadro in pergamena con pittura ad acquerello da lei stessa eseguita.

Marchesa De Felici, nata Olivieri, amica della sposa: splendido ventaglio di penna di struzzo su madreperla.

Marchesa Dragonetti di Roma: servizio completo da latte in argento dorato.

Maestro Riccardo Costantini: sua composizione musicale.

Sig. Gaetano Antico, compare dello sposo: un orologio da salotto con statuette in bronzo.

Miss Harold, dama di compagnia della sposa: necessaire per scrivere in argento.

Se lima ranalli-Serafini: elegante scatola con fine profumeria.

Signorina Marietta Di Nicola: cuscinetto in seta da lei elegantemente ricamato.

Maestra comunale signora Giovannina Ciavarelli: ricca borsa in seta bianca con ricami in oro e seta di squisita fattura da lei lavorata.

Marozzi Bettina: grazioso piccolo portafiori in argento.

Notar Ludovico De Zelis, amico di famiglia: una poltroncina in legno-noce, artisticamente scolpita, raffigurante un’aquila.

Francesco Paolo Ranalli ff.. da ufficiale dello Stato Civile: una penna d’oro con essa la sposa firmò l’atto nuziale.

Signorine Marietta e Vittorina de’ Marchesi Nannerini: ricca borsa in seta bianca ricamata in oro, da esse stesse lavorata.

Concettina Serafini: elegante fazzoletto in tela, con guarnizione fantasia da essa lavorata.

Concettina Sciarretta, nata Cavallone: due porta salviette in argento.

Arciprete Cavallone che benedisse l’anello nuziale: un libro di preghiere legato in argento e oro.

Comm. Giuseppe dep. De Riseis, vicepresidente della Camera dei Deputati: una artistica fioriera in argento massiccio, con ricambio in argento dorato.

Camerieri del Barone Casamarte, Zopito Pantalone e Vincenzo Labrecciosa e dal cocchiere Fedele Colazilli: uno scrigno di metallo bianco artisticamente lavorato.

Cameriera del suddetto Barone, Sofia tribuni: piccolo orologio da camera in metallo dorato.

Settimia Colazilli, piccola segretaria del barone: alzata per tavola da pranzo in metallo e cristallo.

Orazio Cordone, agente del Conte Delfico e sua moglie: necessaire da scrivere in argento dorato.

Schiavone Giuseppe, altro agente: necessaire da lavoro in argento dorato.

Gaetano Marzuoli, cuoco del suddetto Conte: due porta salviette in argento.

Micarone Gaetano, cocchiere: specchio di cristallo di Murano.

Cameriera del Conte, Salvatore Sforza: sei bicchieri per bibite con guantiera.

 

Appendice IV: Trascrizione dal "Corriere Abruzzese" Teramo, 2 Marzo 1905

Dall’incaricato in Loreto Aprutino, 27 febbraio 1905 (Iolack)

Il ritorno a Loreto degli sposi

Ieri domenica 26, dopo un lieto viaggio di nozze, giunsero gli sposi Giovanni Casamarte dei Baroni di Campotino e Bice Delfico dei Conti di Longano. L’intera cittadinanza, che ama la famiglia Casamarte, prendendo parte vivissima alla sua gioia, aveva preparato agli sposi l’accoglienza più simpatica ed affettuosa; ma ciò che avvenne superò tutte le previsioni, ed il popolo di Loreto andò in entusiasmo per il portamento distinto, la bellezza, ed i modo simpatici della sposa gentile, che riscaldò tutti i cuori e commosse tutti gli animi. Il popolo loretese gridando: "Viva Bice dei Conti Delfico! Viva la nostra protettrice! Viva la protettrice di Loreto Aprutino!" e questo grido dovè davvero essere sentito e commuovere la soave donzella, perché le additava la sua missione di carità e d’amore, già dai tempi lontani compiuta da un’altra gentildonna, la Baronessa Margherita Casamarte. Sì o Bice, tu nella nobile famiglia Casamarte, ed in Loreto Aprutino sei destinata a rimpiazzare una Santa, la mamma del Nino tuo e che il popolo di Loreto non ha mai dimenticata, e che ieri ha visto risorgere in te.

L’entrata degli sposi nel territorio di Loreto Aprutino

Fin dai confini del territorio di Loreto, dove la via provinciale si biforca per Loreto e Collecorvino, nell’ora che doveva esser presso al giunger del corteo, cominciarono gli abitatori delle campagne ad affluire lungo il percorso; ed appena dal Ponte sul Tavo si videro apparire le carrozze degli sposi e del seguito, fu un accorrere festoso di donne, di fanciulli, di giovani e di vecchi; e molti correndo accompagnavano gli sposi fino al paese; e quella folla ingrossava sempre, si che le carrozze dovevano procedere al passo.

Il corteo

Il corteo era composto di 5 carrozze: prima la carrozza della famiglia Casamarte tirata da splendida pariglia di morelli infiorati; in essa vi erano gli sposi, la signora Matilde Voltattorni Valentini e Marino Delfico dei Conti di Longano, fratello primogenito della sposa; seconda, una carrozza di casa Delfico con Luciano Delfico, fratelli Madonna ed il Sig. Edoardo Valentini; terza, carrozza De caesaris col Signor Emidio Ciafardoni e figlio Carlo, Barone Madonna, ed Ilario Casamarte; quarta, la carrozza Valentini, e poi altra ancora col signor Ballerini direttore della "Vita Abruzzese" di Città S. Angelo.

L’arrivo al paese

Quando dal paese, dopo lunga aspettativa, si vide apparire il corteo, lungo la recente rettifica della via provinciale, si scorgeva una massa di popolo plaudente che agitava fazzoletti e cappelli, mentre un’altra folla compatta so muoveva dal paese con la Musica ad uscire incontro. Giunti al Largo S. Nicola fu un’accoglienza entusiastica, indimenticabile. Mai tanta folla si era vista riunita nelle più solenni occasioni. Le vie gremite, gremito il giardino dei signori Chiola, gremite le terrazze, le finestre, i balconi; e tutta quella fiumana di popolo seguendo le carrozze del corteo si riversava verso la via Baio, plaudente nel giubilo; mentre gli sposi od i parenti commossi avevano per tutti un sorriso, per ognuno un ringraziamento gentile.

In casa Casamarte

Nella casa Casamarte, attorno al venerando Barone Francesco, al Cavaliere Antonio e alla signorina Lucia, fin dalle prime ore pomeridiane erano riuniti i parenti tutti di Loreto, la signorina Clotilde Valentini col fratello Angelo, e le nipotine Ferrara, il signor Raffaele Valentini con la figlia Teresa, i coniugi Antonio e Gina Chiola, Arbace ed Annina Chiola, e la gentildonna Maddalena Casamarte, maritata De Caesaris, sorella dello sposo. Quando giunse l’avviso che gli sposi stavano per arrivare, tutti, ad eccezione del Barone Francesco impedito dall’età e dalla commozione, tutti scesero appiè dello scalone, e quando essi giunsero fu un’emozione intensa, fortissima. Le stesse grida del popolo cessarono come per incanto, quando la sposa sorretta dal suo Gianni scese di carrozza tra le braccia ed i baci del Cav. Antonio e dei parenti, mentre le due bambine Teresa Valentini e Bice Ferrara porgevano agli sposi due splendidi bouquet di orchidee e camelie.

La prima dimostrazione

Poi un grido fragoroso, potente un delirio d’applausi, di evviva, magicamente contenuto in quel momento solenne. Come descrivere la dimostrazione che ne seguì? Ve ne ho data l’intonazione nelle impressioni riportate al principio di questa corrispondenza. La sposa aveva soggiogato tutti gli animi ed il popolo aveva compreso che quella era la donna attesa, la benefattrice riacquistata. Tre, quattro, cinque volte, dovettero gli sposi comparire al balcone davanti al popolo plaudete, che non si stancava, anzi s’inebriava vieppiù dinanzi a quella giovane bruna nei cui occhi brillava l’emozione e la gioia!

In famiglia

Nell’intervallo delle chiamate, gli sposi e quelli giunti con loro si recarono a salutare il vecchio Barone Casamarte, che solo nella sua cameretta, attendeva per abbracciare la novella figlia sua, mentre a lui fioca giungeva l’eco dei plausi e degli evviva. Quanta emozione in quel cuore di padre, quanti ricordi, quante liete speranze! Poi la più cordiale lietezza regnò tra i parenti riuniti, mentre si servivano bevande calde squisite, dolci, liquori.

I doni

Ricchissimi i nuovi doni sopraggiunti durante il viaggio di nozze degli sposi. Ma ne seguitano ad arrivare tuttora, sicchè ne darò l’elenco preciso dopo finite le feste; vale a dire dopo il ricevimento che la famiglia Casamarte darà alla Borghesia Loretese la sera di lunedì 6 prossimo marzo. Una ricca Corbeille, tutta di camelie e garofani bianchi aveva inviato il Circolo Garibaldi di cui lo sposo è Presidente; ed un’altra pure bella di fiori rari e variati la famiglia di Gaetano Valentini. Ricchissimi gli albums del Corpo Musicale, del personale amministrativo di casa Casamarte.

Il bombardamento

Verso le ore 20 un colpo d’avviso annunziò che stava per essere incendiato un bombardamento eseguito dal Cav. Baiocchi venuto di persona da Città S. Angelo; ed il bombardamento fu formidabile, magnifico. Tutti conoscono la valentia artistica del Cav. Baiocchi, la bellezza dei colori delle sue bombe a due, a tre ed a quattro spaccate; il bagliore accecante dei suoi lampi, la ponderosità dei suoi colpi oscuri. Splendido il finale che coprì il cielo, ed illuminò la terra di luce e colori!

La fiaccolata

e la seconda dimostrazione

Frattanto si organizzava la fiaccolata che giunse verso le ore 22. Erano centinaia e centinaia di lampioncini alla veneziana dai mille colori; erano eleganti, trasparenti con motti gentili, auguri ed evviva. E qual serpente luminoso la fiaccolata preceduta dalla musica si svolgeva per le vie del paese, finchè giunse sotto il palazzo Casamarte. Qui si rinnovò più delirante più entusiastica la dimostrazione alla sposa, allo sposo, all’intera famiglia Casamarte, mentre il Cav. Baiocchi faceva dar fuoco simultaneamente ai numerosi bengala disposti lungo la via del Baio, ed alle candele a pioggia di fuoco; sì che come per incanto l’intera strada fu trasformata in un tunnel di fuoco e di luce abbagliante e meraviglia! Quel fuoco piovente su di una folla enorme, non bruciava, era innocuo. Poi cinque o sei bombe poderosissime furono sparate presso il cancello dei signori Chiola, e l’eco dei colpi, rimbalzante di colle in colle portava a Montesilvano il rimbombo dell’entusiasmo loretese. Questa la cronaca della serata indimenticabile.

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Oggi 27 ci è stato pranzo in famiglia con riunione intima affettuosa.

Ecco il Menu

Consommé Hollandais

Timballe à la sicilienne

Poisson à la mayonaise

Boeuf a la jardiniere

Vol-au-vent aux petits pois

Roti de faisans

Salade à la russe

Plombiére de chocolat

Gateau Marguérite

Dessert

Fromage

VINS

Capri Blanc

Marsala

Cremant Lafitte

Muscat Laureto

Allo Champagne il Cav. Antonio Casamarte brindò all’amore che apriva alla sua casa un’Era nuova, superba, brindò alla sposa che nella famiglia aprirà cose degne della sua bellezza del suo amore. Il Concerto Musicale diretto dal valente Maestro Bonelli, svolse il seguente programma.

Parte I

Marcia Sinfonica – L’augurio – Bonelli

Sinfonia – Rienzi – Wagner

Pot-Pourry – Africana – Meyerbeer

Mazurca – Occhi di Fata – Bonelli

Parte II

Piccola africana – Danza – Bonelli

Regina di Saba – Goldmark

Rapsodia Ungherese – Listz

Momento Musicale – Schubert

Polka – Rosina – Cavina

Poi la riunione si protrasse lungo la sera animatissima sino a tarda ora.

Domani tornando a Montesilvano ed alla casa paterna i fratelli ed i parenti della sposa diranno entusiasti al vecchio genitore, alla contessa Bianca, che la loro figlia è felice già adorata da un popolo intero, come l’angelo di carità e d’amore.