De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Ricordi teramani

di Francesco Balsimelli

In "il Popolo Sammarinese" dell'11 Novembre 1934 (1634 d.F. R.)

Da Giulianova a Teramo il viaggio non è dei più agevoli (1): un autobus con trenta posti reca quaranta passeggeri all'inizio, i quali crescendo lungo il percorso diventano quarantacinque e più. Quindici siamo in piedi, curvi col cappello in mano per non schiacciarcelo contro il cielo della carrozza, giocando d'equilibrio per non cadere sulla corolla soffice di qualche bel fiore abruzzese.

Si suda, si soffoca, le facce luccicano e brillano di perline ai riflessi della scialba luce interna, fuori nell'aria nera scroscia la pioggia: sembra un viaggio in sottomarino negli abissi oceanici.

Chi sarà questo forestiero che non ha il libretto d'abbonamento sull'autobus Giulianova - Teramo, che parla, chissà, con accento settentrionale, che fa il non breve percorso in piedi per lasciar posto come gli altri quattordici maschi ad altrettanti esemplari del bel sesso interamnita?

Si fila verso Teramo; ecco le prime luci, rare prima come lugubri torce trascorrenti, più fitte via via. Non il rumore ed il movimento caratteristici che preludono la città, non il rullio stridente, dei tram che raggiungono i sobborghi, non rombi di macchine e fragore di klacson; solo lo scrosciar della pioggia s'ode, e il picchiettio delle gocce che si schiacciano contro i vetri dell'autobus formando piccoli e tortuosi rigagnoli.

Sono le venti, ecco la stazione di Teramo. L'autobus si ferma, fa una breve sosta, si alleggerisce di quattro o cinque persone e riprende la corsa. Stazione senza treno. Attraversiamo da Porta Reale tutto il lungo Corso San Giorgio salendo insensibilmente. È il corso che Melchiorre Delfico fece costruire abbattendo i luridi portichetti laterali, concorrendo anche finanziariamente a quell'opera di ampliamento che ora si sta pensando di portare a termine ad un secolo dalla sua morte (2).

L'autobus si ferma sulla Piazza Maggiore. Arrivati! Attendo che i più vicini allo sportello scendano per potermi muovere dall'incomoda positura e guardo intanto, spio fuori dai vetri costellati di gocce, striati di esili rigagnoli.

Ecco un volto noto: l'amico Cicognani! (3). Ci scambiamo un saluto romagnolissimo, e sono a terra per le presentazioni.

Ma che presentazioni .... Chi può essere quel signore che mi si muove incontro sorridente ed affettuoso come ad un vecchio amico atteso da gran tempo, se non il conte Marino Delfico? In vero noi ci conosciamo dal 10 gennaio 1933 quando egli ed il marchese Luciano suo fratello mi scrissero tante parole di lode e di compiacimento, troppe forse per me, dichiarandosi dispostissimi ad agevolare l'opera mia di ricerca e di studio, lasciandomi libero accesso nei penetrali della biblioteca avita. A distanza d'un anno io ero già per il conte Marino l'illustre amico e n'avevo l'offerta ospitale.

E quell'altro signore che appena mi vede scendere dall'autobus esclama «Com'è giovane!» ed ha la sagoma infallibile dello studioso, del bibliofilo, chi può essere se non il professor Savorini? (4) Ci conosciamo da due anni!

Subito mi è parso di trovarmi tra gente delle mie contrade in un paese amico e ben noto: Teramo, la patria di Melchiorre Delfico!

Una macchina è pronta, vi prendiamo posto, tranne Savorini, il piè veloce, l'uomo dai garretti d'acciaio, che preferisce marciare pur sotto l' acqua e che attraverso viuzze ci precede giungendo primo al palazzo (5).

 

Il Palazzo dei Delfico

Sorge questo imponente palazzo dei Delfico sulla via omonima, mole maestosa iniziata alla fine del secolo XVIII e compiuta nel 1847 dall'ingegnere Quintiliani (6). Varco primo la soglia del cortile non senza commozione; non avverto neppure il portinaio che si profonde in saluti al nuovo ospite, nè altri inservienti che mi accompagnano con le valigie e l' ombrello. Salgo l'ampio scalone in istile impero e sono assorto come se nella penombra dovessi vedere in cima con passo claudicante (7) muovermi incontro la veneranda figura di un vecchione; accelero i passi come per impedire al vegliardo di farmi tanto onore : «Prego, signor cavaliere, non si disturbi, sono io che ... .e siamo alla porta d'ingresso; ognuno mi dà luogo, decisamente l'ospite sammarinese ha la precedenza sempre e dovunque. Salvatore, caro tipo di domestico tradizionale, mi dà il ben venuto, mi toglie di mano il cappello, m'aiuta a levarmi l'impermeabile e m'accompagna ad un cenno del conte, nella stanza preparata per me.

II palazzo è disabitato da trent'anni, ed i proprietari stabilitisi sulle amene colline o sulla ridente spiaggia di Montesilvano, non vi fanno che rare e fuggevoli apparizioni. Il conte Marino ha fatto questa grande eccezione per me; egli non me lo dice, ma lo intravvedo, lo intuisco, n'ho conferma dalle risposte di Salvatore. Egli ha ridato la vita a questo palazzo per una settimana: domestici, arredamento, argenterie, cristallerie, biancheria, tutto è stato mobilitato per ricevere l'illustre ospite, illustre in quanto é inviato per incarico del Comitato Governativo pro monumento a Melchiorre Delfico.

Quanto i Delfico ammirino ed apprezzino quel che San Marino fa per il grande antenato, solo chi ha dimestichezza con loro può dire: così il conte Marino, il fratello Luciano, la contessa Alba e la Baronessa Bice, la quale volle nel settembre scorso con la figlia, ora sposa, visitare la vetta ov'ebbe ospitalità il profugo teramano nel 1799, la casa ov'egli dimorò più d'un lustro e dove, nacque Marina, la nonna.

La camera ove sono alloggiato, enorme di quadratura e di volume, è terza da sinistra a destra, d'una teoria di sette vaste sale, che davano un tempo, per mezzo di artistico cavalcavia, nell'ampio giardino pensile, strappato ora dal palazzo come un arto dal corpo. Questa stanza è a me destinata per il lavoro e per il riposo, e prima comincia il lavoro.

 

La Biblioteca

Io, Savorini, il conte Marino, Cicognani, due domestici, saliamo al piano superiore ove giacciono, come in un riposo sepolcrale, migliaia di volumi, rotoli di pergamene, fasci ponderosi di manoscritti. Vi si vede l' abbandono, vi si sente il deserto, fors'anche regna un pò di disordine : la mano sapiente e paziente di Savorini mai prima d'ora vi ha potuto metter ... la mano (8).

Quanti segreti, quanti misteri racchiudono quelle vecchie carte? Esse si presentano agli sguardi avidi dello studioso con tutta la loro lusinga, con tutto il loro fascino e destano la voluttà di scoprirle, di penetrarne l' animo, di assaporarle tutte con uno sguardo, con un amplesso. Tutto si accumula. Salvatore vorrebbe scuotere un pò la polvere di su quei fasci di carte annose ed itteriche; ma Savorini, vestito color di polvere come si addice a buon bibliotecario, toglie a lui di mano il piumino: "Volete saper spolverare questa roba meglio di me?"  = Salvatore cede mortificato: "Facite pure, professò".

La valanga delle cartoffie, come una salma traslata da una tomba secolare, viene portata in mesto corteo (non mancano neppur le candele, perchè nella biblioteca ampia e ricca non v'è luce elettrica) in camera mia, pronta per il domani.

 

La tavola e i convitati

Per il domani, dico, perché s'avvicina l' ora della cena e già sono convenuti nei saloni gl'invitati che il conte Marino ha voluto per fare onore all'ospite prediletto. Ed alla tavola, imbandita sempre delle più eccellenti vivande e dei vini più squisiti per opera di mastro Gaetano, il più celebre cuoco d'Abruzzo, si siedono sempre nuovi convitati. Tutta una teoria di gentiluomini viene per conoscere il professore, cittadino di quella Repubblica che tutti conoscono attraverso la storia che ne scrisse il loro grande Melchiorre, e della quale bramano conoscere tutte le vicende ulteriori: ecco l' avv. comm. Francesco Rodomonte, (il colto e faceto don Ciccio) Segretario Generale della Provincia; il cav. Alberto Scarselli (9) dell'Archivio di Stato; il comm. avv. Luigi Paris (10), fine e colto giurista; il comm. Antonini, Consigliere della Corte d'Appello di Trieste e cittadino teramano; il sig. Alberto Guerrieri, familiare dei Delfico; il prof. Lorenzo De Sanctis; il cav. uff. Giovanni Fabbri, editore delle Opere Complete di Melchiorre Delfico, ed il figlio Pasquale pubblicista e scultore che, ha ritratto in gesso anche un busto del Delfico; il capitano Franchi (11), presidente della Lega Navale; l' avv. comm. Giovanni D'Intino; il barone Giuseppe De Cesaris - Troly; il cav. Lodovico Ciavarelli; l' avv. Giacomo Bassino (12); ed altri che la memoria forse dimentica, non il cuore, e non ultimi il caro prof. Savorini e l' amico cav. Cicognani.

Tutti questi signori (senza signore, perocchè ogni fruscio di seriche vesti è bandito dal palazzo Delfico che sembra un cenobio a ristretta clausura) vogliono conoscere San Marino, tutti vogliono sapere; e per tutti il sottoscritto, coadiuvato efficacemente dall'amico e quasi concittadino Cicognani, ha una spiegazione, una notizia, un'informazione sulla storia, sulla costituzione, sulle vicende antiche e recenti, or tristi or liete, di questa millenaria Repubblica, miracolo di longevità e di saggezza, amata e rispettata sempre dai Grandi, vilipesa e minacciata solo talvolta dai reprobi.

Dovrei avere cento libri per accontentare le brame di tutti; ma la parola tiene le veci del libro. La mia parola, così avara di solito, fluisce come una vena a perenne zampillo; m'accorgo d'avere anche delle possibilità come oratore, tanto più che manca quell'apparato e quella moltitudine di uditori d'occasione o di convenienza che mi paralizzerebbe la lingua e la fantasia. Nessuna parvenza di discorso; se talvolta la foga delle parole s'accalora, è l' entusiasmo che le anima, la patria che le ispira; ed è buon segno che un Sammarinese si senta eloquente in favor del Paese fuori dei brevi confini!

Non pochi di questi illustri signori mi offrono pubblicazioni con dediche entusiastiche ed affettuosissime: Il cav. uff. Fabbri mi dona un pregevole volume di Concezio Rosa sulla preistoria e la storia d'Abruzzo da lui edito e in segno di omaggio deferente e come ricordo affettuoso di un editore che ebbe costante l'ammirazione per la bella Repubblica di San Marino, e che ebbe la ventura di ripubblicarne la storia in età giovane, dalle carte del concittadino Melchiorre Delfico»; e scrive ancora: Possa il primo centenario della morte del Delfico che sarà con egual fede e con eguale amore celebrato in San Marino e in Teramo, essere l'anello migliore delle sempre più stringenti relazioni fra i due paesi, auspice il chiarissimo prof. Balsimelli, ospite oggi graditissimo di questa città».

Il conte Marino mi offre due libri del nonno Gregorio De Filippis-Delfico, buon poeta in rapporto d'amicizia persino col Leopardi.

II cav. Alberto Scarselli,, fa omaggio di alcuni suoi pregevoli opuscoli = Al gentile e chiaro ospite . . .

Pasquale Fabbri figlio dell'editore, pure fa dono di scritti "All'egregio prof. Francesco Balsimelli della gloriosa Repubblica di San Marino, per deferente omaggio e per ricordo della terra che dette i natali allo Storico della Repubblica".

La sala da pranzo risuona di voci in lunghe conversazioni colte e facete, ed ogni giorno gli ospiti cambiano come per un turno prestabilito, ed ogni, giorno s'ha occasione di ripetere con amore le stesse cose per soddisfare le stesse domande. Tutti s'interessano allo stesso modo delle cose della Repubblica, pronti a scoppi di entusiasmo e d'indignazione.

 

Il conte Marino

II conte Marino, ormai edotto delle nostre vicende, ne parla talvolta con compiacimento, talvolta con disgusto:

"Chi ha potuto tramare contro l' innocente Repubblica ? Quali figli degeneri volevano macchiarsi di patricidio? Chi sono questi Coriolani, questi Catilini in miniatura?"  L'immagine di Catilina impotente tramatore di stragi e di eccidi, lo attrae; ma "anche San Marino - esclama rivolto agli ospiti ‑ ha il suo Cicerone, e la congiura è stata sventata e il tradimento posto alla gogna". L'ammirazione per la Repubblica è grande in lui; un'ammirazione disinteressata e d'una spontaneità rara. Egli ha voluto il libro della giustizia sammarinese, l'ha letto con cognizione di causa e con competenza di avvocato; egli lo farà leggere, si che per suo tramite potrà giungere in alto.

Il conte Marino ha voluto anche conoscere, attraverso le notizie fornitegli, le Autorità della Repubblica, ha voluto compiacersi con loro, in una lettera che la Segreteria conserva, per quanto 1a Repubblica fa in onore del grande antenato; ha promesso di venire sul Titano come in pellegrinaggio per sciogliere un voto, così come la sorella Bice ha fatto lo scorso settembre, e non agogna altro che di allacciare tra San Marino e la sua famiglia quei nodi che primo strinse Melchiorre ed il conte di Longano rinnovellò.

Ero presente io nelle sue sale quando, per agevolare l'associazione patriottica della Lega Navale, non esita a promettere al Presidente Capitano Franchi, che avrebbe ceduto la parte migliore del suo palazzo per una sede decorosa di quell'Associazione; ma una clausola volle che fosse sancita, quella che in occasione dei festeggiamenti teramani a Melchiorre Delfico, la Lega Navale lasciasse temporaneamente liberi i locali per potervi ospitare le Autorità Sammarinesi.

Chi non conosce in Abruzzo la liberalità di questo Signore cui nessuna opera benefica, nessuna istituzione patriottica, può mancare d'essergli grata ?

Schivo di cariche e di onori, dopo aver vissuto la sua ora di vita pubblica e politica ed essere stato anche deputato dell'ordine, si è ritirato romanamente alla vita dei campi, non per sterile assenteismo o per gretta misconoscenza; lasciando il posto all'inondante marea della nuova giovinezza, guardandone con entusiasmo la trionfale ascesa. Nessuno dimentica che le prime decine di migliaia di lire per alimentare il movimento fascista nella provincia di Teramo, furono spontaneamente offerte dal conte Marino Delfico.

 

Teramo e San Marino

Anche di questo si parla a tavola. e sulle poltrone dei salotti senz'ombra d'accademia o di convezionalismo; ma l'argomento principale d'ogni conversazione è la Repubblica di San Marino. E tale argomento ritorna al Ristorante degli uccelli ove Cicognara [sic, ma Cicognani] ha voluto una sera convitare alcuni amici, al Casino Civico, ove si offre all'ospite sammarinese dagli amici ormai comuni una cordiale e squisita cena, al salotto di casa Savorini; sacrario d'arte, e d'amore, ove le mani gentili di donna Clotilde [sic, ma Carlotta] (13), use al pennello e al bulino, e della figlia contessa Salvoni (14) servono con signorilità un the; sempre e dovunque.

Le accoglienze fatte all'ospite sammarinese sono state una manifestazione incontenibile di simpatia verso la gloriosa Repubblica e una dimostrazione di gratitudine per gli onori che ella si appresta a tributare a Melchiorre Delfico. Tutti ammirano il bozzetto dello scultore Saroldi (15) e si compiacciono dell'opera che ritrae nel caratteristico atteggiamento di pensatore, nel leggiadro costume del primo '800, la figura perfetta di Melchiorre Delfico, del Melchiorre di mezza età (visse 91 anni) dall'aspetto giovanile ancora, del tempo appunto delle Memorie Storiche. Molti degli amici testè conosciuti fanno parte del Comitato Teramano per la celebrazione del centenario, comitato di cui è Presidente Onorario S. E. l'onorevole. Acerbo. Si pensa già di organizzare carovane automobilistiche e motociclistiche, si parla (e l'idea fu espressa dall'on. Savini (16), allora Podestà, nel Gabinetto del nostro Segretario di Stato il 26 aprile 1934) di treni popolari Teramo - San Marino; pare che tutta Teramo voglia riversarsi nell'estate del 1935 in Repubblica per partecipare ai festeggiamenti del grande Cittadino comune.

 

Lo studioso al lavoro

Tutto questo entusiasmo serve d'incitamento allo studioso che sente il peso della responsabilità assunta: bisogna non deludere le speranze.

E in vero miglior ambiente per concentrarsi ed ispirarsi non si poteva trovare. Nella quiete della vasta mia camera, basta volgere l'occhio d'attorno. Vecchie incisioni di Melchiorre e di Orazio Delfico sono appese alle pareti; un quadro di considerevoli dimensioni, opera del senator Troiano Delfico padre del conte Marino, rappresenta la famiglia del conte di Longano che fu sposo a Marina; in quella stessa camera riposavano Orazio e Diomira Delfico quando nella notte del 26 settembre 1798 a viva forza fu strappato dal talamo il consorte e portato in prigione col padre Gian Bernardino e con lo zio Melchiorre in altre stanze del palazzo, lasciando fra il pianto e le grida la giovanissima moglie incinta di quella creatura che morirà poi nell'esilio sammarinese. Una pregevole Madonna d'ignoto autore quattrocentesco, troneggia custodita in un grande armadio a vetri. Aggiungi quei cari caratteri ormai domestici ai miei occhi come al mio cuore, quelle pagine che tante memorie e tanti sentimenti destano nell'animo. Ecco l' abbozzo delle Memorie Storiche che rivela tutte le fonti dirette e indirette donde scaturì la nostra storia; ecco lettere di Melchiorre e di suoi amici; ecco estratti di archivio, copie di documenti; ecco persino una Novena dedicata al Patrono Marino pel quale il Delfico aveva una venerazione speciale. Si potrebbe, io penso, interessare l' Autorità ecclesiastica e proporla come la novena ufficiale da recitarsi. per la festa del 3 settembre. Di tutto per la festa del 3 settembre. Di tutto prendo appunti, molte cose integralmente trascrivo. Un mese e forse più sarebbe stato necessario per fare una esplorazione accurata e minuziosa; ma il tempo ne sospinge e devo affrettare. Ho ragione di credere però che nulla di qualche importanza mi sia sfuggito.

Finito il mio lavoro, quelle carte, come dopo la ricognizione di una Reliquia, sono tornate in mesto accompagnamento nell'arca non invano violata; ma un considerevole fascio di manoscritti è rimasto fuori, accuraamente disposti, impacchettati e legati con sopra annotato di mio pugno: - Carte riguardanti la Repubblica di San Marino, promesse alla medesima in dono dal conte Marino Delfico. - E possiamo star certi che la promessa sarà mantenuta.

 

F. B. [Francesco Balsimelli (17)]

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(1) L'arrivo di Balsimelli a Teramo è da collocarsi nei primi giorni del mese di Ottobre o, addirittura, alla fine di Settembre del 1934. Scrive infatti Giovanni Fabbri, su L'Italia Centrale dell'8 ottobre: " … è da molti giorni a Teramo ospite graditissimo del gentiluomo perfetto on. Don Marino conte Delfico, l'illustre prof. Francesco Balsimelli, valoroso letterato e benemerito degli studi storici, inviato speciale del Governo della gloriosa Repubblica di S. Marino per raccogliere ulteriori notizie sulle opere di Melchiorre Delfico e in ispecial modo sul largo epistolario da Lui tenuto con i maggiori uomini del suo tempo", in [Giovanni Fabbri], Per Melchiorre Delfico, "L'Italia Centrale", n. 2352 dell'8 ottobre 1934.

(2) Il riferimento è allo scritto di Vincenzo Irelli, Breve cronaca …

(3) Si tratta certamente di Lorenzo Cicognani che figurava come componente della "Commissione per il piano regolatore della Città" in rappresentanza della Delegazione Prov. Fascista della Proprietà edilizia. Della commissionne facevano parte altri tra i presenti alla cena e persino Luigi Paris.

(4) Luigi Savorini (Bologna 1875 - Teramo 1937). Professore del liceo ginnasio di Teramo e direttore della Biblioteca Melchiorre Delfico dal 1903 fino alla morte. Era figlio di Vittorio Savorini, il professore bolognese trasferitosi nel 1881 a Teramo dove partecipò più tardi alla fondazione della "Rivista abruzzese" Luigi Savorini curò, con Giacinto Pannella, l'edizione delle Opere complete di Melchiorre Delfico, pubblicata dall'editore Giovanni Fabbri. In quell'anno 1934, con Francesco Savini ormai novantenne, era lui lo storico ufficiale della città di Teramo: in questa veste aveva pubblicato la ben nota Introduzione storica ed artistica agli studi sul piano regolatore della città di Teramo, in "Teramo", marzo-aprile 1934.

(5) Aproposito delle doti di camminatore di Savorini, voglio ricordare che in una delle lettere inviate più di trent'anni prima da Città Sant'Angelo all'allora fidanzata Carlotta De Colli, scriveva: "Oggi me ne sono andato giù per questi colli sino alla Piomba, di là ho risalito un po' l'altro versante … Sono un forte camminatore … Quando ero a Pisa non ti dico che passeggiate che facevo soprattutto quando non avevo voglia di studiare. Figurati che una volta siamo andati a Livorno in meno di sei ore …", cfr L'arte ama l'arte. Brani scelti dalle lettere di Luigi Savorini a Carlotta De Colli (marzo-settembre 1900), a cura di Fausto Eugeni, in Extra limites. Studi abruzzesi in onore di P. Candido Donatelli, Teramo, Demian Edizioni, 1997, p. 46.

(6) Si tratta di Pietro Quintiliani.

(7) È noto che l'anziano Melchiorre Delfico, malato di osteoporosi e incerto sulle gambe, nel corso dell'anno 1813 era stato investito da una carrozza che lo aveva scaraventato a terra e gli aveva provocato la frattura del femore; la frattura non si risaldò mai perfettamente e Delfico fu costretto a zoppicare per il resto dei suoi giorni; cfr Melchiorre Delfico, in "Teramo", 1934, n. 7-8, luglio-agosto, p. 16, che ripropone il Necrologio pubblicato negli "Annali civili del Regno delle Due Sicilie", 1835, fasc. XIV.

(8) Scrive su "La Tribuna" un anonimo articolista, forse Alberto Scarselli che della Tribuna era il corrispondente ufficiale, che "Nell'autunno ultimo decorso la Repubblica mandò a Teramo un suo fiduciario,il prof. Francesco Balsimelli, che fu ospite del conte Marino Delfico. Insieme col prof. Luigi Savorini egli esaminò le carte che si conservano nell'archivio della famiglia Defico e ne trasse buoni elementi per uno studio, che sarà pubblicato in occasione del centenario, sui rapporti tra Melchiorre Delfico e la Repubblica di San Marino", cfr La Repubblica di San Marino per il centenario di Melchiorre Delfico, in "La Tribuna", 17 marzo 1935.

(9) Alberto Scarselli (Teramo, 1880-1957), giornalista, scrittore e direttore dell'Archivio di Stato di Teramo. Militante socialista, legato alla Massoneria. Su di lui si appuntarono gli attacchi dei fascisti che nel 1923 lo scelsero a bersaglio di una campagna di denigrazione della intera classe dirigente liberale.

(10) Luigi Paris (*Teramo,1859 +1936) avvocato, per due volte Sindaco di Teramo, nel 1895 e nel 1914. Aveva sposato Elisabetta De Filippis-Delfico, figlia di Bernardino. Marino De Filippis-Delfico dunque era suo cugino acquisito. Affiliato alla Massoneria, era stato un attivo oppositore del fascismo e nelle elezioni politiche del 1924 aveva sostenuto la lotta della lista dell'Opposizione costituzionale al fianco dell'avvocato Giacomo Bassino.

(11) Si tratta di Gioacchino Franchi, da poco eletto presidente della Lega navale.

(12) Giacomo Bassino, avvocato di Chieti, esponente della Massoneria; in occasione delle elezioni politiche del 1924 si pose al fianco del molisano Errico Presutti, a sostegno della lista di Opposizione costituzionale promossa da Giovanni Amendola. Sposa a Loreto Aprutino il 29.10.1934 Maria Carmela Casamarte Treccia, figlia di Giovan Battista e di Beatrice De Filippis Delfico, figlia del senatore Troiano.

(13) Carolina De Colli, detta Carlotta [e non Clotilde, come erroneamente scrive Balsimelli], (Notaresco 1873 - Teramo 1935), pittrice e insegnante di disegno alla scuola Normale di Teramo.

(14) Grazia Savorini, (Teramo, 1907 - 1943), storica dell'arte, studiosa di miniatura e bibliotecaria della Delfico, dopo la morte del padre, dal 1937 fino al 1943, anno della sua prematura scomparsa. Era sposata al notaio Curzio Salvoni.

(15) Enrico Saroldi, nato a Carmagnola in provincia di Torino il 19 marzo 1878. Fu allievo di E. Butti all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha eseguito monumenti sepolcrali, bassorilievi, busti, ritratti. Assai vasta la sua produzione medaglistica. Le sue prime medaglie sono dell'inizio del '900 e, s'infittiscono per numero e qualità, con il passare degli anni. Tra tutte, da ricordare almeno la medaglia che, nel 1911, celebrò l'Esposizione Internazionale di Torino, in occasione del 50° della Proclamazione del Regno d'Italia, e quella per l'inaugurazione della Ferrovia S. Marino-Rimini del 1932. Per la Repubblica di S. Marino preparò anche i modelli per la monetazione degli anni 1931-1935. È morto a Milano nel 1954 (Note biografiche tratte da sito Internet).

(16) Vincenzo Savini era stato podestà di Teramo. Era figlio di Giuseppe, il dialettologo.

(17) Francesco Balsimelli, sammarinese, visse dal 29 gennaio 1894 al 21 febbraio 1974. Iniziata la sua carriera all'Istituto Guinicelli di Bologna, dove insegnò dal 1918 al 1923, fu chiamato a ricoprire la cattedra di lettere presso il ginnasio-liceo di San Marino, occupando poi quella di italiano, latino greco e diritto costituzionale sammarinese nel liceo classico. Preside dal 1958 al 1967, anno in cui raggiunse la meritata pensione, fu Capitano Reggente nel semestre aprile-ottobre 1944, periodo burrascoso e politicamente difficile. Perseverante ricercatore, diede un grande contributo all'approfondimento delle memorie sammarinesi (Leggi l'articolo dedicato a F. Balsimelli, di C. Malpeli).

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Ricerche a cura di Fausto Eugeni