Orazio Delfico nacque a
Giulianova il 12 maggio 1769 e morì a
Castagneto di Teramo il 12
novembre 1842. Unico figlio di
Gianbernardino, fratello maggiore di
Melchiorre, e di Caterina Mazzocchi manifestò precocemente il suo
interesse per la natura così che venne avviato allo studio delle scienze
naturali con l’abate Berardo Quartapelle. Frequentò quindi l’università
di Pavia dove, tra illustri maestri, ebbe Lazzaro Spallanzani e
Alessandro Volta. Con quest’ultimo intrattenne anche un interessante
scambio epistolare.
Il nome di Orazio è legato
principalmente alla grande impresa, compiuta il 30 luglio 1794, di aver
raggiunto per primo il versante teramano del
Monte Corno sul Gran Sasso
misurandone l’altezza e traendo altre scientifiche osservazioni,
accompagnato dal cugino ed ingegnere Eugenio Michitelli.
Dal vescovo Pirelli e dal
preside Micheroux fu accusato di cospirazione contro il Re assieme ad
altri membri della sua famiglia attorno ai quali si era costituito un
movimento culturale di intellettuali che lavoravano per il miglioramento
economico e politico della provincia. Dal processo ne uscì assolto
colpevole solamente di "qualche eccesso giovanile". Durante la
Repubblica Napoletana (23 gennaio1799 - maggio 1799) partecipò
all’erezione dell’Albero della Libertà ed al banchetto patriottico. Come
capo della Guardia Civica combatté contro le masse ma di fronte al
delinearsi della caduta della Repubblica riparò dapprima nelle Marche e
poi nella Repubblica di San Marino dove, oltre allo zio Melchiorre,
aveva trovato rifugio anche la moglie
Diomira Mucciarelli, patrizia
ascolana, che aveva sposato nel 1797 e dalla quale aveva avuto
Caterina
(Teramo 23 novembre 1799 - San Marino settembre 1801) e
Marina (San
Marino 27 settembre 1801-Teramo 19 febbraio 1867), ultima della stirpe
dei Delfico. Rientrò a Teramo nel 1806, quando il Regno di Napoli era
stato occupato dai Francesi e durante il decennio napoleonico ricoprì
diverse cariche militari. Dal 1812 fu nominato Ispettore delle acque e
foreste per il ripartimento degli Abruzzi, incarico che ricoprì sino al
1819. Durante il "nonimestre" costituzionale (1820-1821) fu Gran Maestro
della vendita carbonara "Gran Sasso d'Italia", direttore dei Dazj
Indiretti e, quale comandante della Guardia di sicurezza, organizzò la
difesa della frontiera del Regno in collaborazione con l’intendente
Nicola Lucenti.
Alcuni anni dopo l’esperienza
costituzionale e, precisamente nel 1827, Orazio torna a chiedere al re
Francesco I di essere nuovamente occupato nel ramo forestale ma, prima
che potesse essergli concessa tale carica, Nicola Intonti, allora
ministro della Polizia Generale ritenuto tra i più intransigenti, con
una lettera "riservata" così, da Napoli il 15 settembre 1827, scriveva
all’intendente di Teramo Francesco Perrelli, marchese di Tomacelli:
"Signore, D. Orazio Delfico
dopo della organizzazione del ramo forestale avvenuta nell’anno 1819
continuò a servire da Ispettore nel Dipartimento Abruzzi, nonostante che
colla detta organizzazione fossero state abolite le cariche d’Ispettore
Dipartimentale.
Nell’epoca sovversiva
dell’anno 1820 chiese ed ottenne il passaggio alla carica di Direttore
de’ Dazj Indiretti in codesta Provincia.
Ripristinato poi l’ordine nel
Regno nell’anno 1821 egli, per effetto degli ordini generali, dové
lasciare l’impiego ne’ Dazj Indiretti né poté rioccupare il suo posto
nel ramo forestale per essere stato nella organizzazione abolito.
Il Ministro delle finanze
mentre mi ha comunicati tutti questi rinsegnamenti sul conto del detto
Sig. Delfico mi ha chiesto riservatamente delle informazioni sulla di
lui condotta poiché ha egli domandato di riavere il suo impiego nel ramo
forestale, ad oggetto di potersi rassegnare l’occorrente a S.(ua) M.(aestà)
a di lui riguardo nel sottomettersi alla M.(aestà) S.(ua) il progetto di
organizzazione del personale delle Acque e Foreste.
Quindi la prego di accapare
(sic) colla maggior segretezza le necessarie nozioni sulla condotta del
soggetto di cui si tratta porgendomene in seguito i risultamenti
raccomandandole sull’oggetto la massima accortezza e riserva.
Il Ministro
Segretario di Stato della
Polizia Generale
Nicola Intonti"
L’intendente Tomacelli non
fece attendere la sua risposta la cui minuta, che si conserva tra le
carte della Polizia Borbonica, non reca alcuna data che però è
deducibile dai ringraziamenti del Ministro inviati il 6 ottobre 1827.
Scriveva l’intendente:
"Gl’individui tutti della
Famiglia Delfico di questo Comune, compreso D. Orazio, oggetto del
pregevol foglio di V.E. del 15 perduto settembre, sin dal 1780 o circa,
venivano considerati per settarii, e vennero come tali perseguitati,
unitamente a’ loro aderenti, parte de’ quali furono imprigionati, ed
altri si resero latitanti.
Il Consiglier Colace venne
spedito da codesta Capitale per la corrispondente istruzione, e dagli
atti dovrebbero risultare tutte le analoghe circostanze, avendone io
riunite l’esposte notizie, senz’assumerne formal’investigazioni, ma ne’
discorsi accademicamente promossi.
Invaso il Regno, nel 1798,
vennero rilasciati i detenuti e rimpatriarono i Latitanti. Tutti
dimostrarono adesione al sistema repubblicano, ed al D. Orazio, che si
addisse al ramo militare, si attribuirono dell’eccedenze. Tornato quindi
il Sovrano legitimo (sic), D. Melchiorre Delfico, e lo stesso D. Orazio
di lui nipote fuggirono dal Regno. D. Giambernardino Delfico, ed altri
furono quindi arrestati e condannati, ma poscia tutti liberati, con
l’ultimo indulto, emanato dietro la pace di Firenze, e rimpatriarono
anche gli esuli.
Occupato nuovamente il Regno,
nel 1806, la Famiglia Delfico, godè somma influenza nel tempo
dell’occupazione militare, e lo stesso D. Orazio ebbe alti gradi
militari e gli furono pure addebitate dell’eccedenze. Fu in fine
nominato Ispettor delle Acque e Foreste nel Ripartimento degli Abruzzi.
Nel disgraziato periodo del
Nonimestre chiese ed ottenne la carica di Direttore de’ Dazj Indiretti,
ma in quelle eversive aberrazioni, non mancò far parte de’ Carbonari e
venn’elevato al grado di Gran Maestro in una delle quattro sezioni della
Vendita de’ Carbonari, ed in tali circostanze tenne regolare condotta,
ma non di meno tutti son persuasi de’ di lui sentimenti Liberali
costantemente dimostrati in ogni circostanza.
Vogliamo credere di
avergli(sic) abbandonati nella provetta età? Experimentum periculosum!
Ecco il riscontro che io
dovea a V.E. sul conto del menzionato soggetto, e che lo adempio
rispettosamente col presente
L’Intendente"
La
richiesta di Orazio Delfico fu respinta ed allora si ritirò a vita
privata per dedicarsi ai suoi studi scientifici e botanici e alla
stesura della commedia in dialetto teramano il "Medico sensale dei matrimonj". |