De Filippis

 

De Filippis-Delfico

 

(Teramo, 1820)

biblioteca - archivio virtuale

Stemma famiglia De Filippis-Delfico, Teramo, 1820

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Delfico

(Napoli, sec. XVIII)

(Teramo, sec. XV)

Stemma famiglia De Filippis, Napoli, sec.XVIII

Stemma famiglia Delfico, Teramo, sec.XV

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Un inedito documento su Orazio Delfico

e il mancato reimpiego nel Ramo forestale

di Luciana D'Annunzio

Orazio Delfico nacque a Giulianova il 12 maggio 1769 e morì a Castagneto di Teramo il 12 novembre 1842. Unico figlio di Gianbernardino, fratello maggiore di Melchiorre, e di Caterina Mazzocchi manifestò precocemente il suo interesse per la natura così che venne avviato allo studio delle scienze naturali con l’abate Berardo Quartapelle. Frequentò quindi l’università di Pavia dove, tra illustri maestri, ebbe Lazzaro Spallanzani e Alessandro Volta. Con quest’ultimo intrattenne anche un interessante scambio epistolare.

Il nome di Orazio è legato principalmente alla grande impresa, compiuta il 30 luglio 1794, di aver raggiunto per primo il versante teramano del Monte Corno sul Gran Sasso misurandone l’altezza e traendo altre scientifiche osservazioni, accompagnato dal cugino ed ingegnere Eugenio Michitelli.

Dal vescovo Pirelli e dal preside Micheroux fu accusato di cospirazione contro il Re assieme ad altri membri della sua famiglia attorno ai quali si era costituito un movimento culturale di intellettuali che lavoravano per il miglioramento economico e politico della provincia. Dal processo ne uscì assolto colpevole solamente di "qualche eccesso giovanile". Durante la Repubblica Napoletana (23 gennaio1799 - maggio 1799) partecipò all’erezione dell’Albero della Libertà ed al banchetto patriottico. Come capo della Guardia Civica combatté contro le masse ma di fronte al delinearsi della caduta della Repubblica riparò dapprima nelle Marche e poi nella Repubblica di San Marino dove, oltre allo zio Melchiorre, aveva trovato rifugio anche la moglie Diomira Mucciarelli, patrizia ascolana, che aveva sposato nel 1797 e dalla quale aveva avuto Caterina (Teramo 23 novembre 1799 - San Marino settembre 1801) e Marina (San Marino 27 settembre 1801-Teramo 19 febbraio 1867), ultima della stirpe dei Delfico. Rientrò a Teramo nel 1806, quando il Regno di Napoli era stato occupato dai Francesi e durante il decennio napoleonico ricoprì diverse cariche militari. Dal 1812 fu nominato Ispettore delle acque e foreste per il ripartimento degli Abruzzi, incarico che ricoprì sino al 1819. Durante il "nonimestre" costituzionale (1820-1821) fu Gran Maestro della vendita carbonara "Gran Sasso d'Italia", direttore dei Dazj Indiretti e, quale comandante della Guardia di sicurezza, organizzò la difesa della frontiera del Regno in collaborazione con l’intendente Nicola Lucenti.

Alcuni anni dopo l’esperienza costituzionale e, precisamente nel 1827, Orazio torna a chiedere al re Francesco I di essere nuovamente occupato nel ramo forestale ma, prima che potesse essergli concessa tale carica, Nicola Intonti, allora ministro della Polizia Generale ritenuto tra i più intransigenti, con una lettera "riservata" così, da Napoli il 15 settembre 1827, scriveva all’intendente di Teramo Francesco Perrelli, marchese di Tomacelli:

 

"Signore, D. Orazio Delfico dopo della organizzazione del ramo forestale avvenuta nell’anno 1819 continuò a servire da Ispettore nel Dipartimento Abruzzi, nonostante che colla detta organizzazione fossero state abolite le cariche d’Ispettore Dipartimentale.

Nell’epoca sovversiva dell’anno 1820 chiese ed ottenne il passaggio alla carica di Direttore de’ Dazj Indiretti in codesta Provincia.

Ripristinato poi l’ordine nel Regno nell’anno 1821 egli, per effetto degli ordini generali, dové lasciare l’impiego ne’ Dazj Indiretti né poté rioccupare il suo posto nel ramo forestale per essere stato nella organizzazione abolito.

Il Ministro delle finanze mentre mi ha comunicati tutti questi rinsegnamenti sul conto del detto Sig. Delfico mi ha chiesto riservatamente delle informazioni sulla di lui condotta poiché ha egli domandato di riavere il suo impiego nel ramo forestale, ad oggetto di potersi rassegnare l’occorrente a S.(ua) M.(aestà) a di lui riguardo nel sottomettersi alla M.(aestà) S.(ua) il progetto di organizzazione del personale delle Acque e Foreste.

Quindi la prego di accapare (sic) colla maggior segretezza le necessarie nozioni sulla condotta del soggetto di cui si tratta porgendomene in seguito i risultamenti raccomandandole sull’oggetto la massima accortezza e riserva.

Il Ministro

Segretario di Stato della Polizia Generale

Nicola Intonti"

 

L’intendente Tomacelli non fece attendere la sua risposta la cui minuta, che si conserva tra le carte della Polizia Borbonica, non reca alcuna data che però è deducibile dai ringraziamenti del Ministro inviati il 6 ottobre 1827.

Scriveva l’intendente:

 

"Gl’individui tutti della Famiglia Delfico di questo Comune, compreso D. Orazio, oggetto del pregevol foglio di V.E. del 15 perduto settembre, sin dal 1780 o circa, venivano considerati per settarii, e vennero come tali perseguitati, unitamente a’ loro aderenti, parte de’ quali furono imprigionati, ed altri si resero latitanti.

Il Consiglier Colace venne spedito da codesta Capitale per la corrispondente istruzione, e dagli atti dovrebbero risultare tutte le analoghe circostanze, avendone io riunite l’esposte notizie, senz’assumerne formal’investigazioni, ma ne’ discorsi accademicamente promossi.

Invaso il Regno, nel 1798, vennero rilasciati i detenuti e rimpatriarono i Latitanti. Tutti dimostrarono adesione al sistema repubblicano, ed al D. Orazio, che si addisse al ramo militare, si attribuirono dell’eccedenze. Tornato quindi il Sovrano legitimo (sic), D. Melchiorre Delfico, e lo stesso D. Orazio di lui nipote fuggirono dal Regno. D. Giambernardino Delfico, ed altri furono quindi arrestati e condannati, ma poscia tutti liberati, con l’ultimo indulto, emanato dietro la pace di Firenze, e rimpatriarono anche gli esuli.

Occupato nuovamente il Regno, nel 1806, la Famiglia Delfico, godè somma influenza nel tempo dell’occupazione militare, e lo stesso D. Orazio ebbe alti gradi militari e gli furono pure addebitate dell’eccedenze. Fu in fine nominato Ispettor delle Acque e Foreste nel Ripartimento degli Abruzzi.

Nel disgraziato periodo del Nonimestre chiese ed ottenne la carica di Direttore de’ Dazj Indiretti, ma in quelle eversive aberrazioni, non mancò far parte de’ Carbonari e venn’elevato al grado di Gran Maestro in una delle quattro sezioni della Vendita de’ Carbonari, ed in tali circostanze tenne regolare condotta, ma non di meno tutti son persuasi de’ di lui sentimenti Liberali costantemente dimostrati in ogni circostanza.

Vogliamo credere di avergli(sic) abbandonati nella provetta età? Experimentum periculosum!

Ecco il riscontro che io dovea a V.E. sul conto del menzionato soggetto, e che lo adempio rispettosamente col presente

L’Intendente"

La richiesta di Orazio Delfico fu respinta ed allora si ritirò a vita privata per dedicarsi ai suoi studi scientifici e botanici e alla stesura della commedia in dialetto teramano il "Medico sensale dei matrimonj".

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Riferimenti archivistici e bibliografici:

Niccola Palma, Storia della città e diocesi di Teramo, 3° ed.,Teramo Cassa di Risparmio, 1978-1981, vol. V

Massimo De Filippis Delfico, Orazio Delfico, in Gente d’Abruzzo. Dizionario biografico, Castelli (Te), 2006, vol.4

Archivio di Stato Teramo, Polizia Borbonica, b.146, f.9